Nuova Venezia – Evasione fiscale, la Finanza da Baita
Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments
15
lug
2012
Il presidente della «Mantovani» ha presentato ricorso al Tribunale del riesame per riavere i documenti sequestrati
Piergiorgio Baita, uno dei maggiori imprenditori veneziani e presidente della «Mantovani», rivuole i documenti che i finanzieri del Nucleo di Polizia tributaria si sono portati via dai suoi uffici. E per riaverli si è scelto lo stesso legale dell’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, l’avvocato Piero Longo. Martedì, infatti, il Tribunale del riesame di Venezia presieduto dal giudice Lucia Bartolini discuterà del ricorso presentato dall’avvocato padovano dovrà decidere se gli incartamenti resteranno a disposizione del pubblico ministero Stefano Ancillotto o se Baita potrà riaverli subito. Baita le aule di giustizia, addirittura anche il carcere, li ha già conosciuti. Nei primi anni Novanta, in piena bufera di Mani pulite a Milano e quando a Venezia erano finiti sotto inchiesta i ministri Gianni De Michelis e Carlo Bernini per gli appalti veneti, Baita era stato arrestato, a Santa Maria Maggiore aveva illustrato al pubblico ministero il sistema delle tangenti, poi venne prosciolto. Nel 2003 era finito sotto inchiesta per evasione fiscale, ma se l’era cavata con un patteggiamento, una pena di sei mesi, cancellati grazie al pagamento di poco meno di novemila euro. Quindi, per quasi dieci anni la pace e soprattutto passi da gigante nel mondo degli appalti pubblici e non solo. Un mese fa la visita delle «fiamme gialle». In verità, quelli delle «fiamme gialle» erano arrivati in viale Ancona a Mestre per una verifica fiscale che riguardava i bilanci dal 2005 al 2010, un’operazione di routine per imprese grandi e piccole, al centro le attività della «Palomar» di via Torino di cui Baita è rappresentante legale e che fa parte del gruppo «Mantovani». Durante quei controlli sarebbero nati i sospetti su numerose fatture provenienti da una ditta con sede nella Repubblica di San Marino, la «B.M.C. Broker srl» . Il sospetto è che si trattasse di fatture in realtà per operazioni commerciali inesistenti. Numerosi i lavori su cui sarebbero scattati i controlli: i lavori del Mose alle bocche di porto del San Nicolò e degli Alberoni, quelli sul prolungamento dell’A 27 per Belluno, gli interventi in via Torino a Mestre, il terminal di Porto Levante a Rovigo, via Moranzani a Marghera. Gli accertamenti, a quel che si può capire, sono all’inizio anche se la verifica fiscale è partita alcuni mesi fa, ma si tratta di accertamenti diversi e che seguono strade diverse: da una parte quello amministrativo che può concludersi con verbali di contestazione e pagamenti di ammende anche consistenti, dall’altra il penale, che viene avviato se i finanzieri scoprono un’evasione fiscale che supera la soglia prevista dalla legge o se c’è il sospetto di fatture per operazioni inesistenti, indagine di cui si occupa un pubblico ministero. L’ingegner Baita vuole riavere la documentazione, anche perché gli investigatori si sarebbero presi gli originali, mentre solitamente lasciano l’originale in modo che negli uffici possa continuare il lavoro, e si portano via le copie. L’indagine penale è alle prime battute e non ci sono ancora indagati, neppure Baita, pur essendo rappresentante legale di «Palomar» e presidente di «Mantovani spa». Il ricorso al Tribunale del riesame, infatti, l’ha presentato solamente in quanto persona alla quale sono stati sequestrati i documenti. I giudici veneziani discuteranno del ricorso martedì 17 e già nel pomeriggio decideranno se accoglierlo, restituendoli o meno.
Giorgio Cecchetti