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Gazzettino – Grandi navi a Marghera? Non si puo’

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

17

gen

2013

UN DIBATTITO ROVENTE

SIMULAZIONE – Secondo gli esperti la soluzione indicata dal sindaco Orsoni è impraticabile

Studio di Ca’ Foscari: lo spostamento determinerebbe il tracollo dell’attività del porto commerciale

SCAVO DEL CONTORTA – Per l’autorità portuale è la sola opzione: si attende la risposta del ministero

LA CAPITANERIA – No al terminal crociere fuori delle bocche di porto: troppo moto ondoso con i lancioni

Bisogna scordarsi di poter trasferire la Marittima a Porto Marghera. Ieri mattina Paolo Costa lo ha ribadito, «e non lo dico solo io, la stessa Capitaneria di porto spiega che non è possibile. Inoltre lo dimostra uno studio di Ca’ Foscari» e questa è la vera novità.    Il presidente dell’Autorità portuale veneziana (Apv) ha parlato ieri mattina alla fine del Comitato portuale che ha approvato a larga maggioranza il nuovo Piano operativo triennale 2013-2015 (Pot).
Il sindaco Giorgio Orsoni lunedì pomeriggio al Consiglio comunale aveva ribadito, a sua volta, che l’Amministrazione veneziana non è convinta dal progetto di scavare il canale Contorta-Sant’Angelo e che, invece, pensa ad una soluzione più semplice, meno costosa e meno impattante sulla laguna, ossia spostare le navi da crociera a Marghera.
Lo studio del dipartimento di Matematica dell’Università di Ca’ Foscari, invece, dimostra che al massimo si possono spostare a Marghera una o due navi da crociera senza creare grossi disagi al porto commerciale, ma se si spostano tutte le sette navi che abitualmente stazionano alla Marittima si dimezza il porto commerciale.
L’Università ha raccolto tutte le ordinanze della Capitaneria di porto, i dati delle navi in transito e via di seguito, e hanno realizzato una simulazione di cosa succede se cambi anche una sola variabile.
Se si esclude anche l’idea di realizzare un porto crociere appena fuori delle bocche di porto del Lido perché, ha spiegato nuovamente l’ammiraglio Tiberio Piattelli comandante della Capitaneria, significherebbe movimentare almeno 200 lancioni granturismo al giorno che provocherebbero un aumento spropositato del moto ondoso, rimane dunque solo lo scavo del canale Contorta.
Lo studio sulla sua fattibilità, realizzato dal Magistrato alle acque e dalla Capitaneria di porto, è stato inviato mesi fa al ministero dei Trasporti ed ora si è in attesa di una risposta, anche e soprattutto per obbedire al decreto Clini-Passera che impone l’allontanamento delle grandi navi dal bacino di San Marco. Tra l’altro, ha ricordato ieri Costa, il 14 dicembre 2011 lui e il sindaco Giorgio Orsoni firmarono un comunicato congiunto sul traffico crocieristico e già lì erano spiegate le ragioni per le quali lo spostamento delle crociere a Marghera confligge con la sicurezza della navigazione e con le esigenze del porto commerciale (anche in vista dell’aumento del traffico dovuto alla realizzazione delle Autostrade del mare a Fusina, dei terminal logistici sui terreni ex Montefibre e Syndial, e dell’allargamento del molo Sali); e in quello stesso documento si aggiungeva la richiesta al Magistrato alle acque di uno studio di fattibilità per un nuovo accesso alla Marittima che riduca il passaggio in bacino di San Marco. Dove?
Il canale Vittorio Emanuele è ritenuto impraticabile per motivi tecnici, rimane appunto il Contorta-Sant’Angelo.

 

PER IL TRIENNIO 2013-2015

Approvato il Piano di sviluppo astenuti i Comuni e la Provincia

Il Pot 2013-2015 è stato approvato ieri mattina a larga maggioranza dai membri del Comitato portuale. Astenuti il capitano Giovanni Anci in rappresentanza della Provincia, l’assessore all’Urbanistica del Comune di Mira Luciano Claut e il responsabile delle Attività produttive del Comune di Venezia, Antonio Paruzzolo.
«Il Porto ha ridisegnato la strategia di lungo periodo fissando i suoi obiettivi – ha commentato dopo il voto Paolo Costa, presidente dell’Autorità portuale veneziana (Apv) -. Ora abbiamo un piano programmatico per il futuro supportato dalle linee operative per l’immediato».
Anche l’assessore regionale Renato Chisso ha espresso soddisfazione: «L’approvazione del Piano operativo triennale presentato, con le dovute integrazioni, è un manifesto programmatico importante per la crescita del porto e del territorio».
Per Beppe Caccia della civica “In Comune”, invece, «l’approvazione senza il consenso dei comuni lagunari di Venezia e Mira e della Provincia, resta solo un elenco disorganico di progetti. Lo si potrebbe definire il “libro degli incubi” del presidente Costa» riferendosi al mantenimento del traffico delle grandi navi alla Marittima o allo scavo del canale Contorta-Sant’Angelo. Per Caccia «è solo il Piano Regolatore Portuale, che dev’essere approvato “d’intesa” con i Comuni interessati e non può confliggere con la loro pianificazione urbanistica, a definire le scelte che riguardano il rapporto tra portualità e territorio».
Quattro sono i punti principali attorno ai quali si articola il nuovo Piano triennale: il primo è il Terminal delle autostrade del mare, il cui primo nucleo sarà pronto per fine 2013, inizio 2014 (e permetterà di recuperare nuovi traffici con i traghetti ro-ro, per i camion con container, oltre a quelli provenienti dalla Grecia che sono in crisi); il secondo è lo spostamento del punto franco dalla Marittima a Marghera; il terzo è il controllo dei costi per aumentare la competitività grazie all’automazione di tutti i processi; il quarto, infine, è l’installazione della banda larga in tutta Marghera per eliminare tutti i documenti cartacei e aumentare la trasparenza e la velocità delle operazioni. (e.t.)

 

Il Piano operativo triennale anche chiamarsi offshore, visto che il futuro dello scalo veneziano, sintetizzando al massimo le 126 pagine di analisi e programmi per lo sviluppo a medio-lungo termine dello scalo veneziano, è affidato alla realizzazione di un nuovo porto otto miglia al largo di Malamocco. Ed ora la sua costruzione, come ha affermato anche l’assessore regionale Renato Chisso, «è una realtà. Un’occasione magnifica da realizzare senza tanti se e tanti ma. E che sia fattibile lo dimostrano le risorse stanziate nell’ultima Legge di stabilità». Cento milioni di euro dallo Stato che, ormai, sono un finanziamento acquisito e che permettono al presidente Paolo Costa di «cominciare a cercare gli investitori privati pronti a partecipare al project financing». I cento milioni dello Stato servono per costruire la diga foranea che proteggerà il nuovo porto dai venti prevalenti e sono il segnale che i privati già contattati attendevano per entrare nell’impresa da due miliardi di euro. «Entro fine marzo arriveremo alla profondità di 12 metri nei canali portuali e questo consentirà di aumentare i traffici nel breve-medio periodo – ha detto Costa -. Per il futuro, invece, anche a causa dell’entrata in funzione delle dighe del Mose e delle navi sempre più grandi, non si può pensare di non realizzare il porto offshore». (e.t.)

 

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