Nuova Venezia – Venezia. Comune, doppio ricorso a Napolitano
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31
ago
2013
VINCOLI PAESAGGISTICI »URBANISTICA ALLO STALLO
Ca’ Farsetti alla controffensiva contro il limite dei 300 metri imposto dal ministero e le norme “miopi” della Regione
Vincoli e pareri che pesano come macigni sullo sviluppo della terraferma e che rischiano di allontanare investimenti importanti, come è stato per i miliardi andati in fumo del Palais Lumière di Pierre Cardin, che ha rinunciato minacciando azioni legali. Ora, nell’incertezza ingenerata, scatta la controffensiva del Comune di Venezia con un doppio ricorso al Presidente della Repubblica.
Il primo ricorso, affidato ieri dalla giunta Orsoni alla Avvocatura civica, è quello contro il parere dell’ufficio legislativo del ministero dei Beni culturali che ha causato lo stop al progetto di Cardin: ovvero il vincolo che bloccherebbe ogni sviluppo fino a 300 metri dalla battigia, secondo l’interpretazione recente del ministero dei Beni culturali.
Il secondo ricorso in via precauzionale lo hanno preparato gli uffici dell’Urbanistica di Mestre per contrastare l’inattesa pioggia di vincoli che rischia di ricadere, in particolare sulla terraferma, per colpa della variante al Piano territoriale regionale di coordinamento adottata dalla giunta Zaia.
Una ennesima grana nello sviluppo della città in barba ai dettami del Piano di assetto del territorio. Il caso dei 300 metri. Nove mesi fa (il 27 novembre 2012) l’ufficio legislativo del ministero dei Beni culturali e paesaggistici ha formalmente confermato a Regione e Comune l’esistenza della tutela paesaggistica per una fascia territoriale di trecento metri lungo la conterminazione lagunare. «Non ci muoviamo in base al caso specifico del Palais Lumière ma sulla questione generale, quel parere noi pensiamo sia un potenziale vincolo e in via prudenziale ci rivolgiamo con un ricorso al Capo dello Stato», spiega il sindaco Giorgio Orsoni. 120 i giorni possibili per un ricorso al presidente che, continua a spiegare il sindaco, porterà all’espressione prima di un parere da parte del Consiglio di Stato e poi al provvedimento finale. Alfiero Farinea, assessore allo Sviluppo economico, che ha lavorato col sindaco, i suoi uffici di Urbanistica Marghera e quelli del collega Ferrazzi spiega: «Crediamo che ci sia un errore madornale alla base dell’interpretazione del vincolo dei 300 metri coincidente con la linea di contermine lagunare. Un articolo del Codice dei beni culturali, ( il 142, comma 2 alla lettera C) stabilisce che quel vincolo non si applica ai Comuni con zone di edificazione diffusa sviluppatesi entro il settembre 1985». E in questo caso ricade, spiega Farinea, il Comune di Venezia con le aree di Porto Marghera e del Petrolchimico, del Vega, della terraferma di Mestre, compresa l’area universitaria di via Torino. Aree che gli uffici hanno identificato e sottoposto a zonizzazione. Farinea cita questi casi come quelli a rischio di blocco: «Questo parere rischia di creare una fortissima incertezza su tutti i possibili investimenti sia a Porto Marghera che nella terraferma e rappresentare un ostacolo. È nostro compito invece dare delle certezze per portare avanti investimenti che significano nuove prospettive occupazionali».
Il contenzioso con la Regione. Altra partita l’opposizione alle nuove norme della variante parziale al Ptrc, il piano territoriale regionale con valenza paesaggistica. «Vincoli miopi, che bloccano lo sviluppo qualitativo del nostro Comune e che avranno come risultato quello di mantenere inutilizzati edifici e aree già oggi fatiscenti», denuncia Andrea Ferrazzi. Due le azioni della giunta Orsoni: il mandato al sindaco di firmare le osservazioni alla variante che presentate ieri alla Regione. E poi, in via cautelativa, l’autorizzazione al sindaco per il ricorso straordinario al Capo dello Stato.
Mitia Chiarin