Gazzettino – Venezia. Raddoppio del canale Petroli tecnici e No Navi denunciano.
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13
ott
2013
LA POLEMICA «Il progetto del Porto in vista dello scavo del Contorta è già stato portato in Salvaguardia, stravolgerà l’equilibrio lagunare»
LA POLEMICA – No Navi e tecnici contro il raddoppio del canale dei Petroli
«Le grandi navi creano danni di erosione, devono rimanere fuori dalla laguna».
La bocciatura arriva dal massimo conoscitore dei problemi idraulici della laguna, Luigi D’Alpaos, docente all’università di Padova, che ieri al convegno sulla portualità promosso dall’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti non ha avuto esitazioni:
«Il passaggio delle grandi navi forse non crea danni nel canale della Giudecca – ha detto D’Alpaos – ma li crea nei fondali dei canali adiacenti, destinati ad essere erosi. Il processo erosivo che si genera è sostenuto dalla circolazione secondaria dell’acqua indotta dalla nave nel suo transito nel canale. Si determina poi un sollevamento di sedimenti che interrano il canale e che periodicamente deve essere scavato».
Quanto alla soluzione appoggiata da Costa per portare le grandi navi in Marittima spiega: «Nessuno scavo del canale Contorta sant’Angelo deve essere fatto se non dopo accurate indagini teoriche e sperimentali sui danni che ne conseguono».
Le navi per poter circolare in laguna, ha spiegato D’Alpaos, dovrebbero adeguarsi alla condizione dei canali lagunari. L’esperto boccia il Canale dei petroli e il nuovo progetto di arginatura dello stesso.
«Deve cambiare l’atteggiamento dei tecnici – ha detto lapidario – Gli ingegneri che finora hanno lavorato in laguna devono prendersi una lunga vacanza. I controllori poi devono essere tali e non giunchi che si piegano prima che il vento cominci a soffiare».
Contro l’arginatura del Canale dei Petroli è anche il Comitato No grandi navi. «Costa ha svelato il suo vero volto – afferma il portavoce Silvio Testa – A proposito dello scavo del canale Contorta sant’Angelo parla di ripristino morfologico della laguna, poi dal progetto di arginatura del Canale dei Petroli presentato a sorpresa in Commissione di Salvaguardia si capisce che cosa realmente ha in mente: la divisione in due della laguna con una scogliera lunga 8 chilometri e larga 26 metri da San Leonardo a Fusina, lungo l’intero bordo del canale. Una diga di massi tra una e tre tonnellate, propedeutica allo scavo del Contorta. Il progetto contraddice e rovescia gli indirizzi di tutte le leggi, le norme, i piani e i pareri che si sono susseguiti dalla grande acqua alta del 1966».
La presidente della sezione veneziana di Italia Nostra, Lidia Fersuoch, è preoccupata e chiede con urgenza un nuovo disegno pianificatore, bocciando pericolosi scavi di canali e barene che diverrebbero casse di colmata per 5 milioni e 600 metri cubi di fanghi, contraddicendo tutte le normative vigenti in laguna.
IL PRESIDENTE – Costa: «Fissare un tetto ai turisti e numero chiuso per le crociere in laguna»
Numero chiuso per i turisti a Venezia e grandi navi nel porto offshore fuori dalle bocche di porto di Malamocco. È questa la ricetta per salvaguardare la città di Paolo Costa, presidente dell’Autorità portuale, intervenuto ieri al convegno su “Il Porto di Venezia”, promosso dall’Istituto di Scienze, Lettere ed Arti, nell’ambito delle iniziative della sua Commissione di studio per la città e la laguna di Venezia.
«La pressione turistica su Venezia è troppa, deve essere normata. Quando ero sindaco si era iniziato a lavorare sul progetto del numero chiuso. Ora, con tecnologie più moderne, ci vorrebbe niente a realizzarlo».
Costa ieri è stato sottoposto a un vero fuoco “amico” di ex colleghi docenti universitari degli atenei veneziano e patavino che non gli hanno risparmiato accuse, motivate da studi universitari, sulle sue scelte in tema di Grandi Navi.
«Venezia è ormai ridotta – è stata l’accusa di Gherardo Ortalli dell’Università di Ca’ Foscari – ad un quartiere di una costruzione urbana, a cui la nostra cultura amministrativa non ha saputo trovare altro se non una destinazione di turismo di massa che a lungo non può più reggere. La vera ricchezza di Venezia è città stessa, il Porto è al suo servizio e non il contrario».
«Il turismo porta ricchezza – ha detto l’economista di Ca’ Foscari Ignazio Musu – ma anche problemi di impatto ambientali, di sviluppo di capitale umano, delle conoscenze e della qualità tecnologica delle attività economiche e di distribuzione dei ricavi per la copertura dei costi sociali. Serve una strategia di sviluppo sostenibile».
«L’attività crocieristica – ha detto Giuseppe Tattara di Ca’ Foscari – porta rilevanti ricavi gravati da costi altrettanti elevati».
«Le grandi navi sono solo una parte molto marginale dell’attività del Porto – ha risposto Costa – Il business non è il turismo, ma il traffico merci: abbiamo domande potenziali per nove milioni di euro».
(d.gh.)