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Nuova Venezia – Le paratoie del Mose superano il primo test.

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

13

ott

2013

Mose, le paratoie funzionano

Superato il primo test: le quattro dighe mobili (su 79) si sono alzate

Le paratoie del Mose si sono alzate. Alle 15, 07 e 53 secondi sono affiorate dall’acqua: la prima prova generale delle dighe mobili, quattro su 79 totali, ha funzionato. Il ministro Lupi: «Simbolo della grandezza d’Italia».

Le paratoie del Mose superano il primo test

Prova fra gli applausi a Santa Maria del Mare: «Sono le 15.07, funzionano»

Il ministro Lupi entusiasta: «Lavori tassativamente conclusi entro il 2016»

IL CONSORZIO VENEZIA NUOVA – I dubbi sulle cerniere sono stati superati, questo congegno difenderà la città fino a una quota di marea di tre metri

il sindaco orsoni – È un’opera che cambierà il modo di vedere Venezia Non siamo un parco giochi ma una città della contemporaneità

VENEZIA «Si alza!» Alle 15.07 e 53 secondi, come annunciato con un filo di emozione dall’ingegner Giovanni Cecconi, responsabile delle operazioni di cantiere, la prima paratoia giallorossa emerge dall’acqua. Il Mose entra nella sua fase «operativa». Dopo trent’anni di studi, polemiche non ancora sopite e contestazioni ecco la prima schiera di 4 paratoie che vengono su. 158 metri cubi di aria compressa sollevano in 7 minuti lo «scatolone» di acciaio di 20 metri per 30 largo 5. Primo esperimento pubblico riuscito, tra gli applausi delle autorità, la curiosità di fotografi, giornalisti e tv invitati da mezzo mondo. «Un simbolo della grandezza italiana», commenta il ministro per le Infrastrutture Maurizio Lupi, appena arrivato dalla commemorazione delle vittime del Vajont. L’adunata in grande stile è stata voluta dai nuovi dirigenti del Consorzio Venezia Nuova. Per «inaugurare» le prime quattro paratoie su un totale di 78. Ma soprattutto per voltare pagina e far dimenticare gli scandali che hanno portato negli ultimi mesi agli arresti dell’ex presidente Giovanni Mazzacurati e dell’ex presidente della Mantovani Piergiorgio Baita (i padri del progetto Mose, ieri nemmeno invitati) e all’arresto di un manager della padovana Fip, l’azienda che ha costruito le cerniere, cuore del sistema Mose. «Ma l’evento era già programmato da tempo», dice il neopresidente Mauro Fabris.

I cassoni. Il lungo viaggio in laguna dei cento giornalisti e operatori invitati comincia di buon mattino. Destinazione Santa Maria del Mare, dove sono stati costruiti i giganteschi cassoni in calcestruzzo che saranno calati sul fondo per ospitare cerniere e paratoie. Sul terrapieno di 13 ettari davanti alla spiaggia ce ne sono allineati 18. I più grandi pesano fino a 22 mila tonnellate. Un quartiere grigio dove sono allineati i blocchi alti come palazzi di dieci piani, con l’incavo per le paratoie, le gallerie. Saranno sollevati da una gru speciale con giunti idraulici, poi calati in mare con il «Syncrolift», meccanismo con motori Rolls Royce. «Un lavoro che ci ha impegnato per anni», dice Enrico Pellegrini, direttore del cantiere.

La conca. Quasi ultimata a Malamocco è anche la conca di navigazione, costruita dopo la demolizione della vecchia diga per far entrare le navi in porto nei periodi di chiusura del Mose. Ma in pochi anni è già obsoleta, le grandi navi non ci passano più.

Redi. Tocca al nuovo direttore Hermes Redi illustrare con foto e filmati il lavoro fatto dal Consorzio negli ultimi trent’anni. barene, rive, difese a mare. E, soprattutto, Mose. «I dubbi sollevati sulle cerniere sono stati superati», assicura, «il Mose difenderà la città fino a una quota di marea di tre metri, e sarà in grado di sopportare l’aumento del livello dei mari fino a 60 centimetri.

L’isola del bacàn. La grande motonave con ospiti e giornalisti arriva all’isola artificiale del bacàn. In mezzo alla bocca di Lido, l’isola artificiale di 12 ettari ospita nuovi edifici e la centrale elettrica che deve azionare i meccanismi delle paratoie. Immettere l’aria compressa per sollevarle, pompare l’acqua di mare per rimetterle adagiate sul fondo.

Il sollevamento. La prima volta, nel giugno scorso, una paratoia non si era alzata. «Mi raccomando», sibila Fabris ai suoi tecnici prima di imbarcarsi con il ministro. L’operazione va liscia. Mare calmo, assenza di vento, condizioni climatiche ideali. Cosa succede in caso di mare agitato? «Nessun problema», rassicura Redi, «ogni paratoia deve tenere un peso relativamente piccolo». A distanza di sette minuti una dall’altra – il tempo necessario per riempirle di aria compressa – si alzano una dopo l’altra le paratoie 4, 5, 6 e 7. Nel canale di Treporti, tra Punta Sabbioni e l’isola, sono quattro adesso le paratoie montate sui cassoni e in funzione su un totale di 20.

Le autorità. Il ministro Lupi scherza e si diverte. «Questa, dice, «è la migliore risposta a chi ha criticato la Legge Obiettivo. Adesso garantiremo i fondi necessari per completare l’opera e anche quelli per la manutenzione». «Un’opera importante», commenta il sindaco Giorgio Orsoni, «che cambierà il modo di vedere Venezia. Non siamo un parco giochi ma una città della contemporaneità». Per Francesca Zaccariotto, presidente della Provincia siamo «all’ingegneria che tocca l’emozione». Per il presidente della Regione Luca Zaia i cantieri del Mose sono stati un grande volano per la nostra economia. Tecnologìa che va esportata». «Adesso vediamo», mormora il giovane sindaco grillino di Mira Alvise Maniero, «la Serenissima puniva severamente gli ingegneri che sbagliavano».

L’opera finita. La fine dei lavori del Mose, per il ministro Lupi, sarà il 2016. Data «tassativa». «E intanto penseremo, tutti insieme, alla gestione». Ogni paratoia mostra davanti i due grandi fori con cui dovrà essere sollevata (in media una ogni 23 giorni) per essere trasportata da navi speciali all’Arsenale per la manutenzione. Fine lavori prevista per il 2016, e intanto occorrerà monitorare («Lo faremo, anche con gli enti pubblici», ha garantito Redi) gli effetti della grande opera sull’equilibrio lagunare.

Alberto Vitucci

 

Manifestanti fermati alle Zattere «Nessuna festa»

«Non c’è niente da festeggiare. Invece di fare propaganda per rilanciare tutte le grandi opere inutili e devastanti del nostro Paese il ministro Lupi farebbe bene a rispondere alle domande della nostra comunità. A far luce sugli intrecci del malaffare che sono emersi nella concessione unica e darci presto risposte sulle grandi navi».

I comitati Ambiente Venezia, No Mose, No Grandi navi, Laboratorio occupato Morion, hanno provato ieri a seguire la cerimonia del varo delle prime paratoie al Lido. Ma alle Zattere, dove volevano imbarcarsi, sono stati bloccati dalla polizia. «Nessuno ha mai garantito che le paratoie siano sicure», dicono, «un nuovo Vajont su Venezia sarebbe disastroso».

(a.v.)

 

Uno spettacolo sobrio

Politici in passerella a favore di telecamere

Cento giornalisti da tutto il mondo, elicottero e barconi

Ma sull’evento aleggiano inchieste giudiziarie e arresti

VENEZIA – La sobrietà è proporzionata all’evento, non ancora biblico ma spettacolare quanto basta, quanto deve e quanto può. Per la prima movimentazione delle quattro paratoie del Mose, in una giornata che sembra ordinata direttamente a chi regola il sole, il Consorzio Venezia Nuova raccoglie autorità e stampa, conia un nuovo slogan dal sapore obamiano («Venezia forever») e nel verde della laguna, in un ribollire d’acqua da mostro di Loch Ness, fa spuntare come denti le prime barriere gialle. Alle 15.07, trent’anni dopo che il Mose era stato immaginato per la prima volta, tre mesi dopo il repentino cambio dei vertici e tre giorni dopo la notizia di un’altra inchiesta che ha coinvolto l’azienda costruttrice delle cerniere delle paratoie, arriva l’applauso liberatorio con un vago sentore apotropaico perchè l’opera è onestamente molto complicata.

Dimagrita per via dei tempi, delle circostanze e del buon gusto, la festa del Mose non rinuncia all’elicottero, che ronza come una mosca su Punta Sabbioni, a un’intera motonave con un centinaio di giornalisti arrivati da tutto il mondo (inclusa Al Jazeera) e portati in giro in laguna per sette ore, e a un’altra che all’ora di colazione fa apparire tutti quelli che ci devono essere. Il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, il governatore Luca Zaia, la presidente della Provincia Francesca Zaccariotto, il sindaco Giorgio Orsoni, il presidente della Biennale Paolo Baratta, quello del Porto Paolo Costa, e ancora il presidente del Magistrato alle Acque Roberto Daniele, il responsabile dell’Ufficio salvaguardia Fabio Riva, il presidente della fondazione Venezia 2000 Marino Folin, svariati consiglieri regionali, provinciali e comunali, e un drappello di assessori in un vorticoso rotear di targhette sulle sedie, incroci di mani e qualche silenzio di troppo. Mai nominato, nemmeno per un ringraziamento a distanza considerata la primogenitura del Mose, l’ex presidente Giovanni Mazzacurati. «Non abbiamo invitato nessun presidente precedente – mormora lievemente tirato il nuovo Mauro Fabris – L’ingegnere è il padre del Mose, la storia non può essere cambiata. L’avevamo invitato a vedere le prove tecniche ma non è venuto». Per mettere insieme tutto l’ambaradan, in un lavoro di settimane day & night, l’ufficio stampa del Consorzio è stato affiancato da Enrico Cisnetto (e dalle sue collaboratrici molto Charlie’s Angels) che ora magari medita un Venezia InConTra. La sobrietà evidentemente non esclude il nuovo nè l’improvvido tacco a spillo su calza a rete di un’ospite che confonde la motonave con un red carpet. Include invece tre scatoloni di impermeabilini Muji che non servono ma fanno molto chic. Ed è quindi raggiante nel sole, pago e quasi commosso, che il direttore Hermes Redi annuncia: «E, con questo, tutto quello che c’era da tirare su l’abbiamo tirato su».

Manuela Pivato

 

Domani la commissione d’inchiesta a Ca’ Farsetti

Orsoni parla della Mantovani

Audizione del sindaco sui rapporti della società con il Comune

Sarà il sindaco Giorgio Orsoni a riferire domani su tutti i rapporti intercorsi tra il Comune e l’impresa Mantovani negli ultimi anni, di fronte alla Commissione d’indagine consiliare che si è già costituita da qualche mese a Ca’ Farsetti – dopo l’inchiesta della magistratura per frode fiscale che ha portato nei mesi scorsi all’arresto dell’ex presidente della società Pier Giorgio Baita – proprio stabilire se ci sia eventualmente qualche zona d’ombra nelle trattative che hanno riguardato Ca’ Farsetti e l’impresa.

Orsoni riferirà in particolare delle trattative che riguardano il Mercato ortofrutticolo di Mestre, la sponsorizzazione per la Coppa America, la vendita di una quota minoranza della società autostrade Venezia-Padova – che contribuì due anni fa ad evitare l’uscita dal Patto di Stabilità – e ancora le vicende che riguardano la vendita poi fallita dell’ex Ospedale al Mare (in cui Mantovani era in cordata con EstCapital per l’acquisto) e dello stesso Mose, limitatamente agli aspetti che possono riguardare l’Amministrazione comunale.

La Commissione d’indagine sulla Mantovani si riunirà poi nuovamente giovedì per ascoltare anche una relazione dei dirigenti comunali in particolare sull’operazione del Mercato ortofrutticolo di Mestre.

Tra le successive audizioni, previste quella con il nuovo presidente del Consorzio Venezia Nuova Mauro Fabris – che ha da poco preso il posto dell’indagato Giovanni Mazzacurati – con il direttore Ermes Redi, con i sindaci uscenti Massimo Cacciari e Paolo Costa, con gli ultimi tre presidenti del Magistrato alle Acque (Maria Giovanna Piva, Patrizio Cuccioletta e Ciriaco D’Alessio).

(e.t.)

 

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