Nuova Venezia – Dimezzata la compravendita di case.
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21
ott
2013
In provincia dal 2004 a oggi le transazioni sono diminuite con una “perdita” di oltre un miliardo, 350 milioni solo in città
Dall’inarrestabile boom di inizio secolo al tracollo degli ultimi anni: vendite dimezzate, case sfitte, negozi vuoti, agenzie che chiudono. Il settore immobiliare veneziano è in piena crisi e il mercato è fermo al palo, come testimoniano i dati dell’Agenzia del territorio.
Guardando al solo Comune di Venezia, nel 2012 si sono vendute 2 mila case in meno del 2004, cioè la metà. In provincia 7mila case in meno rispetto a nove anni prima. E anche nel 2013 non si vedono segnali rassicuranti.
«Per far ripartire il mercato», dice Alessandro Simonetto, presidente provinciale Fimaa-Confcommercio, «è necessario che il pubblico intervenga abbassando le tasse sulla casa».
Il tracollo. Nel 2004 in provincia si sono vendute (o acquistate, a seconda della prospettiva) circa 14 mila e 600 abitazioni. Nove anni dopo il numero della compravendite s’è in pratica dimezzato, passando a meno di 8 mila.
Prendendo solo il capoluogo, la situazione risulta pressoché analoga: 4 mila compravendite nel 2004, circa 2 mila e 200 nove anni dopo. Il tracollo è avvenuto in modo progressivo ma è evidente che la crisi cominciata nel 2008 è stata deleteria. E pure il 2013 non promette nulla di buono. Osservando gli ultimi dati disponibili (giugno 2013), infatti, è chiaro che il trend continua a essere negativo. Rispetto ai primi sei mesi del 2004, nel primo semestre di quest’anno sono state vendute 3mila e 900 case in meno in provincia e 862 nel capoluogo. Ma anche rispetto al periodo gennaio-giugno del 2012 si registra una nuova contrazione nel Veneziano: 593 abitazioni in meno acquistate nel primo semestre 2013. Va un po’ meglio nel capoluogo dove la compravendita ha riguardato sei case in più.
Perdita economica. Considerando la più frequente tipologia di abitazione, 80 metri quadrati, in buono stato, collocata in una zona semicentrale del costo medio di 180 mila euro, è facile calcolare, in modo non statistico, il mancato guadagno sul territorio causato dal dimezzamento delle compravendite. Si può dire che rispetto a nove anni prima, in provincia sono venute a mancare transazioni per un valore superiore al miliardo e 200 milioni di euro. Nel territorio comunale la “perdita” si aggira attorno ai 350 milioni di euro.
Attività immobiliare. I contraccolpi della crisi si abbattono anche sulle attività direttamente coinvolte nelle compravendite. Come mostrano i dati dell’ufficio statistica della Camera di Commercio di Venezia, sono soprattutto i soggetti che si occupano di “compravendita di beni immobili effettuata su beni propri”, ovvero gli immobiliaristi, a pagare dazio.
In provincia nel 2009 si contavano 1666 attività di questo tipo, sono diventate 1560 nel 2012 e 1543 nel primo semestre 2013. Solo lo scorso anno le cessazioni sono state 112.
Giù le tasse. Per invertire la rotta in un settore trainante come quello immobiliare, è anzitutto necessario che le famiglie tornino a respirare a livello economico e che le banche concedano credito. Però «è necessario anche un intervento del pubblico», spiega Alessandro Simonetto. «Per dare fiducia al mercato e per farlo ripartire serve una contrazione della tassazione sulle case, perché attualmente c’è una imposizione che strangola tutti gli attori in campo».
Naturalmente bisogna anche rivedere la strategia degli investimenti perché «non è più pensabile di costruire ancora case, come è successo in particolare nel 2003, dato che restano vuote come dimostrano le circa 3mila abitazioni invendute di Mestre.
In questo momento», conclude Simonetto, «bisogna puntare sugli interventi edilizi, sulle ristrutturazioni sul recupero dell’esistente».
Gianluca Codognato
UN SETTORE IN GINOCCHIO
Negozi, alberghi e garage “superfici” senza acquirenti
Se vendere case di questi tempi è un compito più che ostico, vendere negozi o spazi commerciali in genere pare ancora più complesso. Anche il settore del “non residenziale” vive una crisi senza precedenti. Secondo i dati dell’Agenzia del territorio, infatti, anche in questo comparto le compravendite si sono di fatto dimezzate. Nel 2004 in provincia le transazioni andate a buon fine hanno riguardato 1.060 fra negozi e centri commerciali, nonché 43 alberghi. Nel capoluogo, sempre nove anni fa, erano stati venduti 344 attività commerciali e 22 hotel. Ebbene, nell’arco di nove anni le compravendite si sono viavia assottigliate tanto che nel 2012 le transazioni hanno coinvolto in provincia 498 negozi/centri commerciali (188 nel capoluogo) e 22 hotel (11 dei quali a Venezia). Il primo semestre del 2013 non regala segnali confortanti con 232 compravendite nel Veneziano (nel primo semestre 2004 si era giunti a quota 520) e 95 nel capoluogo (rispetto alle 159 del periodo gennaio-giugno 2004). Il comparto del non residenziale è in ginocchio non solo per quanto concerne il “commerciale”. Analizzando il settore produttivo si intravede un tracollo generalizzato. Per quanto riguarda i magazzini, nel 2012 ne sono stati venduti/acquistati 848 in provincia di cui 279 nel capoluogo: nel 2004 le compravendite hanno riguardato 1.460 magazzini nel Veneziano e 449 nel solo comune di Venezia. Per quanto riguarda box, posti, auto, stalle, si registrano lo scorso anno 6.485 transazioni (1.520 nel capoluogo); nel 2004 ce ne furono 10.444 (2.479 a Venezia). Il settore delle pertinenze conferma il trend. 359 capannoni (o industrie) venduti nel 2004 in provincia (di cui 83 nel capoluogo). Quota scesa a 183 (29 a Venezia) nel 2012.
(g.cod.)