Gazzettino – Niente carbone per il Polesine
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10
nov
2013
ROVIGO – Parere interlocutorio, restano spiragli
Porto Tolle, no del ministero alla centrale Enel a carbone
INDUSTRIA – Il ministero dell’Ambiente stoppa il progetto di riconversione della centrale Enel di Porto Tolle
Nel mirino della Commissione Via il controllo dell’impatto sul territorio. Ma il “no” non è assoluto
Il ministro dell’Ambiente stoppa il carbone. Con un parere interlocutorio negativo da parte della Commissione via nazionale, che sta esaminando per l’ennesima volta i documenti prodotti da Enel, che vorrebbe alimentare con combustibile fossile la centrale di Polesine Camerini. Una notizia riservatissima, trapelata nella giornata di ieri. E che, senza dubbio, equivarrà a un terremoto in provincia di Rovigo. Dove, da anni, il mondo economico e sindacale guarda con trepidazione a questo progetto, parlando di indotto e posti di lavoro.
Il percorso della riconversione dell’impianto di Porto Tolle, tuttavia, non è stato certo lineare, o agevole. La prima richiesta di Valutazione di impatto ambientale, infatti, risale al 31 maggio del 2005. Non proprio dieci anni fa, ma quasi. E, già nell’immediatezza, spaccò il Polesine in due: da una parte quanti vedevano nell’idea un volano per lo sviluppo economico e territoriale, dall’altra quanti giudicavano una follia piazzare una mega centrale elettrica a carbone nel cuore del Parco del Delta del Po. Proprio in quegli anni, tra l’altro, era in corso ad Adria il processo per gli episodi di ricadute e danneggiamento ambientale prodotti dalla “vecchia” centrale, alimentata a olio combustibile.
Il ministero, a luglio 2006, aveva chiesto a Enel integrazioni, per poi pronunciare già una volta un parere interlocutorio negativo. Spiegando che il progetto cozzava in maniera irrimediabile con la legge che istituisce il parco del Delta. E che prevede, all’interno di questo, che eventuali attività produttive siano alimentate a metano, o con combustibile a pari o minore impatto ambientale. L’allora governo Berlusconi superò questo problema varando una nuova normativa che portò, nel 2009, al parere positivo della commissione. Impugnato, tuttavia, da ambientalisti e comitati cittadini che, al Tar del Lazio, ne ottennero nel 2010 l’annullamento. La procedura riparte ad agosto 2012, con il deposito di una nuova istanza di Via, sempre da parte di Enel. Proprio lo scorso settembre, tra l’altro, è scaduto il termine per la presentazione delle osservazioni. E il 22 ottobre si è tenuta l’udienza in Cassazione per chiarire a quale normativa avrebbe dovuto fare riferimento la Commissione Via: la legge istitutiva del parco o le nuove norme varate successivamente, per gli ambientalisti ad hoc, solo per avere ragione di uno scoglio altrimenti non insuperabile?
Una problematica che, però, appare ora superata dai recenti sviluppi. Da Roma, infatti, giunge voce di una pronuncia negativa da parte della Via. Negativa nel senso che, allo stato, non può essere rilasciato l’ok. Il problema maggiore riguarda il controllo sull’impatto ambientale, che il ministero vorrebbe in continuo, per tutto l’arco dell’attività produttiva. Il «no», insomma, non è assoluto: se Enel soddisfacesse questa richiesta, gli spiragli potrebbero esserci. Ma l’azienda, di fronte all’ennesimo problema, vorrà ancora mettere mano a un progetto il cui travaglio dura da 10 anni?