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Camponogara. La perizia al processo sulla casa di riposo Anni Sereni, tra gli imputati l’ex sindaco

CAMPONOGARA. Per il consulente tecnico del pm Francesca Crupi, l’ingegner Lino Bonan, è per almeno quattro motivi che la variante approvata prima dalla giunta comunale di Camponogara allora guidata dal sindaco Desiderio Fogarin poi dal Consiglio era illegittima. Lo ha spiegato ieri al Tribunale presieduto dal giudice Stefano Manduzio.

Il processo è quello per la costruzione della casa di riposo «Anni Sereni», che vede imputati, oltre all’ex primo cittadino del centrodestra, il figlio Nicola, il capo dell’Ufficio tecnico comunale Maurizio Bullo, la responsabile del Servizio urbanistica Claudia Lazzaretto, i proprietari dell’area dove è poi sorta la casa di riposo Giuliano Masenadore e la moglie Bruna Paoletto e la rappresentante legale del Consorzio sociale Cps di Treviso Paola Mason, ora proprietaria della struttura.

L’accusa è quella di concorso in abuso d’ufficio e di violazione delle norme urbanistiche (la Mason deve rispondere soltanto di una contravvenzione per non aver controllato la legittimità della procedura comunale per la costruzione).

«I privati non possono predisporre varianti agli strumenti urbanistici perché è un compito che spetta alla pubblica amministrazione.

La pianificazione urbanistica spetta a chi ha una visione generale e non al privato, in questo caso invece sono i proprietari dell’area agricola, poi divenuta edificabile seppur per servizi pubblici, ad averla predisposta» ha spiegato il consulente dell’accusa.

E ancora: «Gli architetti Bullo e Lazzaretto, in qualità di pubblici dipendenti, non potevano svolgere incarichi per privati in quanto in evidente conflitto d’interesse, visto che poi hanno espresso un giudizio sulla regolarità tecnica della variante».

Quindi, l’ingegner Bonan ha affrontato il ruolo dell’ex sindaco Fogarin: «Avrebbe dovuto astenersi, invece ha partecipato e votato sia in giunta sia in Consiglio comunale per approvare la variante, pur sapendo che i vecchi proprietari avevano venduto ad una società, Abitalia srl, che faceva riferimento anche a suo figlio Nicola».

Infine, il professionista si è espresso nel merito della variante, spiegando che era illegittima, perché giunta e Consiglio avrebbero dovuto intervenire non sul Piano d’intervento per cambiare la destinazione d’uso da agricola a servizi, bensì sul Piano di assetto territoriale, insomma quello strategico.

La variante, dunque, è passata pur essendo in contrasto col Pat.

Infine, ha ricordato che «Abitalia» ha comperato i due ettari per 150 mila euro ed ha venduto per oltre due milioni: la variante ha fatto lievitare il prezzo e il guadagno di 17 volte.

Giorgio Cecchetti

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