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Studenti e lavoratori chiedono aiuto ai sindaci: «Penalizzati dalle corse in vigore dal 15 dicembre, useremo altri mezzi»

ODERZO – Il comitato pendolari e studenti della tratta Treviso-Portogruaro scrive ai sindaci del comprensorio chiedendo un intervento sul nuovo orario dei treni che dovrebbe entrare in vigore tra meno di un mese. Contemporaneamente organizza una raccolta firme per far sentire la propria voce ai vertici delle Ferrovie dello Stato.

«Siamo venuti in possesso dell’ultima bozza di orario dei treni della linea Treviso-Portogruaro che dovrebbe entrare in vigore dal 15 dicembre prossimo», scrive ai sindaci Maria Cristina Furlan, portavoce di lavoratori e studenti pendolari, «Si tratta di una bozza che risale al 16 ottobre e, rispetto alla precedente, è peggiorativa per i servizi forniti agli utenti. Ci viene detto che è ancora possibile cambiarla ed è per questo che ci stiamo attivando per far conoscere quali siano le effettive esigenze di chi, studenti e lavoratori in primis, è costretto a prendere il treno ogni giorno».

Secondo il comitato, il nuovo orario non tiene conto delle esigenze dei pendolari. E questo sembrerebbe evidente già scorrendo gli orari della mattina: da Oderzo per Treviso sarebbero previsti due treni, uno alle 6.16 e l’altro alle 8.01. L’orario attualmente in vigore invece prevede treni da Oderzo per Treviso alle 6.30, 6.56, 7.34 e 8.51.

«I pendolari», continua Furlan, «hanno assoluta necessità di arrivare a Treviso entro le 8, orario di normale inizio attività sia lavorative che scolastiche».

Con il nuovo orario, il primo treno farebbe giungere a Treviso i lavoratori troppo presto, mentre il secondo troppo tardi. I pendolari che terminano alle 14 sono poi completamente scoperti ed «è per questo che proponiamo di mantenere un treno verso le 14.15. In serata sarebbe auspicabile poi un treno verso le 18.30».

I pendolari faranno partire una raccolta firme e chiedono ai sindaci di agire negli interessi dei propri cittadini presso Regione e Trenitalia.

«Un orario così cadenzato, come quello nella bozza, provocherebbe una massiccia diserzione di pendolari dall’uso del treno, giustificando (a pensare male a volte ci si azzecca) la soppressione della linea per i passeggeri o, quanto meno, un suo forte ridimensionamento», conclude Furlan, «Chi non usufruirà più del treno sarà costretto a muoversi con mezzi propri, intasando le strade e provocando nuovo inquinamento».

Claudia Stefani

 

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