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Altolà degli amministratori al testo che sta per approdare in Consiglio regionale «Deciderà tutto Venezia, inaccettabile che i Comuni non abbiano voce in capitolo»

VENEZIA – Il piano casa? L’è tutto da rifare. Parte dal territorio la fronda alla misura urbanistica che la settimana prossima inizierà il suo cammino verso l’approvazione in consiglio regionale. E parte proprio dal partito che esprime il maggior numero di sindaci nel Veneto, quella Lega Nord che ora lamenta l’esclusione dei primi cittadini dalle decisioni sull’assetto del territorio.

«Ma quale piano casa – esclama Franco Zorzo, sindaco di Tombolo e vice responsabile enti locali della Lega Nord del Veneto – : questo non è solo un piano casa, è un piano capannoni. Consente ampliamenti incontrollati anche ai volumi industriali e questo è inaccettabile. Come assolutamente inaccettabile è che la Regione riservi a sè ogni decisione, escludendo i sindaci. Non possiamo accettarlo».

Rincara Ivano Faoro, sindaco di Arsiè e responsabile nazionale enti locali: «É chiaro l’intento degli alleati di forzare la mano per estromettere dal controllo del territorio i sindaci, da sempre baluardo della politica nazionale della Lega Nord. C’è assoluta incongruenza tra il denominato piano casa ed un piano invece che prevede ampliamenti incontrollati delle zone industriali e dei capannoni. Diamo quindi indicazione ai consiglieri regionali della Lega Nord di votare secondo il chiaro indirizzo politico espresso dal partito».

Praticamente uno stop sulla strada di una norma fortemente voluta dal vicegovernatore Marino Zorzato e che sta per approdare in aula.

Il malumore dei sindaci viene raccolto da Andrea Bassi, presidente della seconda commissione consiliare: «Ho preso in seria considerazione il documento redatto dal gruppo dei sindaci. Con loro ho avuto un confronto che ritengo sia stato utile ed importante perché concentrato sulla proposta normativa e non sulle chiacchiere. Alcune loro perplessità iniziali avevano in parte già trovato risposta grazie alle modifiche apportate in commissione alla proposta di legge iniziale; altre problematiche le andremo a risolvere con appositi emendamenti in aula».

Bassi annuncia che la Lega predisporrà delle proposte di modifica che andranno nella direzione di accogliere le richieste dei sindaci, in particolare sulla semplificazione e sulla coerenza con i piani regolatori generali.

Ma l’uscita dei sindaci leghisti, giusto alla vigilia della discussione sul piano casa 3, non è stata gradita dal Pdl «tendenza Zorzato», cioè il gruppo che fa riferimento al vicegovernatore, che da mesi lavora alla delicata norma urbanistica che negli ultimi 4 anni ha consentito 62 mila interventi per un volano economico di 2,5 miliardi. Rispetto a come era partito (Zorzato voleva rendere definitivo, invece è stato inserito un limite temporale di 5 anni) il piano casa 3 ha già subito delle modifiche.

Le novità principali riguardano l’introduzione di un bonus minimo per tutti pari a 150 metri cubi; l’estensione dei benefici a tutto il patrimonio edilizio esistente (non solo le abitazioni, dunque); l’agevolazione delle procedure di demolizione ricostruzione; gli incentivi alla messa in sicurezza dei fabbricati in zone a rischio idraulico e sismico; il premio al risparmio energetico; il sostegno all’insediamento di attività commerciali nei centri urbani e la sottrazione di ogni competenza in materia ai sindaci, accusati dalla giunta di aver svolto «un’azione burocratica frenante».

Daniele Ferrazza

 

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