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Mattino di Padova – Argini, la sicurezza e’ lontana.

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

1

dic

2013

Mancano gli assessori regionali alla serata sul Brenta e anche i progetti per accedere ai fondi europei

PIOVE DI SACCO – È stato un po’ come fare i conti senza l’oste, per il comitato Brenta Sicuro che venerdì sera ha tenuto a Piove un incontro pubblico sul tema del rischio idraulico del territorio: nessun rappresentante politico del governo regionale si è presentato all’appuntamento. Il governatore Luca Zaia si è limitato al comunicato stampa in cui si è dichiarato in sintonia con il comitato, e intenzionato a proseguire sulla via degli investimenti per la messa in sicurezza dei fiumi. Dichiarazione, tra l’altro, che gli esponenti del comitato hanno preso molto sul serio, ripromettendosi di tornare a chiedere un confronto. Al dibattito hanno partecipato l’onorevole Margherita Miotto del Pd e numerosi sindaci. Dopo l’introduzione del presidente di Brenta Sicuro Marino Zamboni, che ha sottolineato come da settembre a oggi i Comuni che hanno aderito all’iniziativa siano saliti da dieci a venti, è stata illustrata una ricerca effettuata lungo il Brenta nel 2011 nel territorio di Campolongo Maggiore (Venezia) che ha rilevato come il 45% degli argini fossero interessati da frane: oltre tre chilometri e mezzo su un totale di otto. E le numerose foto di smottamenti, fessurazioni, alberi sradicati e fontanazzi non hanno avuto bisogno di molte spiegazioni. Carlo Martin, capogruppo di maggioranza a Campolongo, ha presentato lo studio del professor Luigi D’Alpaos sui problemi della difesa idraulica fra Brenta e Bacchiglione: da una parte la necessità di adeguare la rete idrografica minore di competenza dei Comuni e dei Consorzi, dall’altra di intervenire sui fiumi che necessitano di manutenzione e rinforzo degli argini, ma anche della creazione di invasi a monte per alleggerirne la portata.

Nel dibattito si è imposto il tema dell’idrovia: «Un anno fa abbiamo consegnato il progetto di fattibilità alla commissione competente del consiglio regionale» ha sottolineato il dirigente del Genio civile, «ma stiamo ancora aspettando una risposta per andare avanti con la progettazione vera e propria. L’opera deve riuscire a distogliere dal Brenta dai 350 ai 400 metri cubi di acqua al secondo. Negli ultimi mesi sul Brenta sono iniziati i lavori sugli argini e sono stati investiti già 15 milioni di euro: una goccia nel mare rispetto a quanto servirebbe».

Il consigliere regionale del Pd Bruno Pigozzo ha sottolineato come la prima opera pubblica del Veneto debba essere la salvaguardia idraulica e che per questo è necessario redigere progetti strutturali per poter attingere ai fondi europei.

Elena Livieri

 

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