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PROJECT SOTTO ACCUSA – L’Ospedale dell’Angelo

La Cgil contesta i conti del project financing: «Canone annuo da 54 milioni ai privati con un investimento di 120: era molto più conveniente un mutuo»

Chi ha costruito l’ospedale dell’Angelo (e il padiglione Rama) ha fatto tredici. Nel senso che vedrà moltiplicati per 13 i soldi investiti nel progetto. Quello di Mestre è stato il primo ospedale in Veneto ad esser costruito in project financing (finanza di progetto), con i privati che partecipano alla costruzione di un’opera pubblica, la formula magica del Veneto targato Galan. La Cgil del Veneto ha provato a mettere in fila i conti dei project dei nuovi ospedali veneti, a partire da quello dell’Angelo: il privato che ha investito negli ospedali pare abbia fatto un vero affare.

Per costruire l’Angelo, calcola la Cgil, ci son voluti circa 255 milioni (iva compresa), 120 milioni li hanno messi i privati con una Ati (azienda temporanea di imprese) formata principalmente da Astaldi, Mantovani, Gemmo, Cofatech progetti, Mattioli, APS Sinergia e studio Altieri. Il resto del capitale, circa 130 milioni, li misero Regione e Ulss 12. In cambio del intervento, i privati, tramite Veneta Sanitaria Finanza di Progetto, la spa creata per l’operazione dell’Angelo, hanno ottenuto la concessione per 30 anni (dal 4 dicembre 2002) della gestione di una serie di servizi tecnici e sanitari, come gli esami diagnostici, ma anche pulizie, manutenzioni e restituzione delle opere eseguite. Il tutto, in cambio di un canone annuale cumulativo di 45 milioni e 900mila euro, che con l’Iva arriva a 54 milioni e 677mila euro. Ciò vuol dire che ogni anno l’Ulss – quindi la Regione – paga al concessionario quasi 55 milioni di euro. In totale, secondo le cifre messe insieme dal sindacato, si parla quindi di 1 miliardo e 650 milioni per i privati. Fatti due calcoli, una cifra 13 volte superiore a quella investita.

«Con il project la Regione si è venduta il futuro», tuona Emiliano Viafora, segretario regionale della Cgil. «La finanza di progetto è un’ipoteca per le generazioni che verranno, senza contare che un semplice mutuo sarebbe costato molto di meno, a tutti. A causa della finanza di progetto si mettono a rischio le risorse per l’assistenza e la cura».

Viafora si riferisce anche al peso dell’Iva del canone annuale, che per l’ospedale dell’Angelo vale quasi 9 milioni. Si tratta, dice la Cgil, di un costo che le Aziende Sanitarie non possono detrarre (in quanto spese per prestazioni di servizi) e che quindi va messo tra le spese correnti, quindi su quelle per il funzionamento dell’Ulss stessa.

«Inoltre – incalza Viafora – questo tipo di operazioni mancano di trasparenza. Si è cercato di avere in mano i documenti dei contratti, per saperne di più e anche per sapere qual’era il capitale di rischio dei privati, ma non abbiamo mai ottenuto risposta».

Marco Dori

 

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