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GRANDI NAVI Il sindaco Giorgio Orsoni attacca la Capitaneria: «Ordinanze decise in solitudine»

Pronto il ricorso al Tar contro le norme sulla riduzione del traffico marittimo

CANALE CONTORTA – Italia Nostra e Wwf scrivono ai ministri: «I cittadini devono potersi esprimere»

Il sindaco Giorgio Orsoni non ha gradito per nulla il fatto che l’ordinanza della Capitaneria di porto sulla limitazione del traffico marittimo sia stata fatta senza neppure consultare Ca’ Farsetti. Nonostante sia stato il Comune a pretendere a gran voce il vertice governativo del 5 novembre, il sindaco si è trovato di fronte al fatto compiuto. Per questo ha annunciato che chiederà una riunione urgente del Comitatone e predisporrà tutte le carte per l’impugnazione delle ordinanze dell’autorità marittima di fronte al Tar.

«È una questione di metodo, spiega Orsoni – perché il comandante fa queste cose in assoluta solitudine e non interpella mai il Comune. Forse non c’è nulla di male, ma mentre il Governo si preoccupa di convocare il Comune, noto come a livello locale non ci sia lo stesso garbo».

Il sindaco, ad esempio, solleva il caso della riduzione del traffico del 12.5 per cento, quando il Governo aveva detto “fino al 20 per cento”.

«L’obiettivo che si era proposto Letta – continua – era di arrivare ad una riduzione teorica del 20 per cento del traffico. Va bene, il 20 per cento era un obiettivo, ma gli obiettivi vanno centrati, non mancati. Qui stiamo parlando della metà».

L’altra questione riguarda il canale Contorta Sant’Angelo, che seppur non menzionato nelle ordinanze della Capitaneria, tra le righe viene dato come l’unica alternativa possibile al transito sul canale della Giudecca.

«Constato un travisamento di ciò che era stato deciso a palazzo Chigi – puntualizza – a questo punto, visto il poco rispetto dell’autorità marittima, non mi rimane che chiedere una convocazione del Comitatone per chiarire una volta per tutte di cosa si sta parlando. Mi pare una leggerezza commessa dall’autorità marittima senza rendersi conto delle conseguenze. Per questo stiamo preparando anche il ricorso contro queste norme, ricorso che passerà prima per la maggioranza. Dato che ciò che si è deciso a Roma sembra non contare – conclude – la città dovrà fare delle scelte sullo sviluppo della portualità, anche alla luce degli accessi dal mare in funzione del Mose e del porto offshore».

Contro l’ipotesi di scavare il nuovo canale si sono mossi i vertici nazionali di Italia Nostra e del Wwf, che hanno scritto al Governo un appello circostanziato.

«Chiediamo – dicono Marco Parini e Dante Caserta, presidenti di Italia Nostra e Wwf – che i cittadini non siano defraudati del diritto di poter partecipare e dire la loro su un progetto contestato dagli ambienti scientifici, che deve essere valutato adeguatamente».

Grandi navi

 

ANCORA UNA VOLTA NULLA DI FATTO

Dopo l’incontro a Roma per il traffico delle grandi navi non è stato raggiunto alcun compromesso, semplicemente è stata sostenuta la linea dell’Autorità Portuale e di chi sostiene ancora l’idea di un turismo a qualsiasi prezzo per l’ambiente e la salute dei cittadini. Ora le navi avranno due percorsi d’arrivo: alterando due zone anziché una! Già a marzo di quest’anno l’Autorità Portuale e il Magistrato alle Acque si erano visti bocciare dalla Salvaguardia il progetto di raddoppiare, in larghezza e in profondità, il canale dei Petroli. Ora si potrà fare, anzi se ne scaverà un altro di nuovo che si separerà dal primo per arrivare nella zona portuale di Venezia. È un braccio di ferro tra chi vuole mantenere un’ottica obsoleta di disinteresse verso l’ambiente, antieuropea, e una moderna che vorrebbe progettare anteponendo la preservazione in primis della laguna e dei suoi residenti: quest’ultima ha nuovamente perso.

Il canale dei Petroli, una sciagura per la laguna a detta di tutti, ha sconvolto l’idrodinamismo lagunare a partire dagli anni ‘60, spostando persino lo spartiacque a ridosso di Venezia e ricordiamo i suoi effetti sulla laguna centrale.

1) erosione dei fondali e interramento dei canali minori;

2) aumento dell’ampiezza di marea, per il volume d’acqua che entra dalla bocca di porto di Malamocco (con conseguente aumento delle acque alte nei centri storici).

In un piano di ripristino della morfologia lagunare si sarebbero dovuti prevedere degli interventi di riduzione di questi impatti negativi del canale dei Petroli e di certo il raddoppio dello stesso sarebbe una follia. Se poi si considera l’idea, oramai concreta, di scavare quello del Contorta, sembra di ritornare ai primi anni ’60, in piena espansione industriale, questa volta, invece, per il turismo.

Quando entrerà in funzione il Mose, ci si è posti la domanda qualora ci fosse un cedimento e/o un’apertura improvvisa delle paratoie in piena acqua alta? Dove andrà a finire il volume d’acqua che si riverserà nella laguna?

Sarà un effetto Vajont, un’onda di marea che si riverserà, lungo il canale dei Petroli, sia sulla zona industriale che, attraverso il nuovo canale Contorta, su Venezia.

Come si può pensare che la stessa Autorità Portuale che mantiene imperterrita la propria linea di puro interesse commerciale possa improvvisamente essere lungimirante verso la salvaguardia della laguna? I vertici e quindi la linea politica rimarrà la stessa, mentre l’incontro a Roma avrebbe dovuto riconoscere il fallimento di questa progettazione e sostituire il direttivo. Ci troviamo invece con un nulla di fatto, anzi con una nuova ferita sulla Laguna, che proporrei di chiamare canale Costa, dal presidente dell’Autorità Portuale, ad imperituro ricordo.

Dario Gallotti –  Venezia

 

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