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Risultati pessimi nell’incontro promosso da Dolomiti Prealpi

L’esempio della Val Venosta, rinata in quindici anni

PEDAVENA – C’è molto da invidiare, ma anche tanto da imparare. Sono sempre di più le suggestioni che arrivano dalle vicine province di Trento e Bolzano per una politica vincente nella gestione della montagna. A cominciare dalla mobilità sostenibile, un tasto dolente per il turismo bellunese ciclopedonale e a bordo treno.

I dati illustrati venerdì sera nella veranda della Birreria durante un incontro informativo indetto dal consorzio turistico Dolomiti Prealpi lasciano poco spazio all’interpretazione. Le piste ciclabili in provincia sono poche, come segnala Bortolo Calligaro parlando dei due itinerari tra Belluno e Feltre in sinistra e destra Piave, mal segnalate e non collegate fra di loro. E sono numerosi i punti in cui correre su strada può diventare davvero pericoloso. Sull’unico binario della linea ferroviaria non elettrificata corrono treni vecchi e obsoleti, che non si integrano con il trasporto su gomma e non dialogano con le associazioni di promozione turistica. Le stazioni sono abbandonate, l’attesa sui binari è spesso una sofferenza. Questo condanna la provincia a un servizio scadente e poco utilizzato, di cui non sempre si riesce a giustificare la sopravvivenza.

Difficile a credersi, ma 15 anni fa anche in Val Venosta la mobilità su rotaia era a questi livelli. Però grazie a una condivisione di intenti ampia e a fondi pronti all’uso, la provincia, che è la proprietaria del tratto ferroviario, è riuscita a creare un circuito gioiello del trasporto su rotaia in montagna. Il padrino di questa rivoluzione è Helmuth Moroder, ex direttore tecnico della linea.

«Con 135 milioni di euro abbiamo rimesso a posto 60 chilometri di infrastruttura ferroviaria, materiale rotabile compreso», spiega il city manager di Bolzano durante la conferenza, di fronte a una platea di oltre un centinaio di interessati, tra cui si intravvedono anche sindaci e assessori, «circa 1 milione e mezzo a chilometro, meno del costo di mantenimento di una strada. Dal 1999 al 2005 abbiamo aggiunto 19 fermate, risanato 70 ponti, soppresso 50 passaggi a livello. Quindi abbiamo voluto far dialogare in modo stretto il treno con la ciclabilità. Devo dire che il sistema di integrazione funziona anche troppo bene, tanto che abbiamo dovuto aggiungere un servizio di trasporto bici su strada».

A confronto lo stato della linea bellunese, descritto dal direttore di Confindustria Dolomiti Marco Melchiori secondo uno studio commissionato a un ufficio svizzero, è impietoso.

«Siamo secondi solo a Biella come provincia peggiore in Italia per quanto riguarda la dotazione infrastrutturale», denuncia il direttore.

«I bellunesi usano pochissimo il treno, con una frequenza dello 0,5 per cento rispetto al 20 per cento degli spostamenti con altri mezzi pubblici. Ma se consideriamo che il bacino di utenza potenziale è di 150 mila persone, di cui la metà occupate, e se fossimo davvero in grado di rilanciare il servizio, l’indotto economico e turistico sarebbe enorme. Serve un orario cadenzato sulla mezz’ora, fermate nuove, la copertura su gomma del trasporto in sinistra Piave e un piano di valorizzazione turistica». Ma il problema è soprattutto politico: «Vi voglio incoraggiare a investire nelle ferrovie», incalza Moroder, «spero che la vostra tenacia trovi orecchie aperte».

Francesca Valente

 

Treni, confermate le quattro fermate a S. Croce del Lago

Ieri l’ok della Regione già a partire da domenica prossima

L’impegno di Venezia di migliorare il piano entro gennaio

BELLUNO – Confermate le quattro fermate alla stazione di Santa Croce del Lago, due in partenza e due in arrivo. La Regione e in particolare l’assessorato alla mobilità hanno introdotto ieri nell’orario cadenzato che entrerà in vigore da domenica prossima, queste attese novità. Si tratta di fermate che rispondono alle esigenze non solo degli studenti ma anche dei lavoratori. Sulla linea Conegliano-Belluno, come l’assessore Renato Chisso aveva promesso il 20 novembre scorso agli amministratori di Farra d’Alpago, sono previste due fermate nella mattinata a Santa Croce alle 7.14 e 14.14: la prima riguarda il treno 5600/01 che parte da Conegliano alle 6.41 e arriva a Belluno alle 7.42 e la seconda è relativa al 5610/11 che parte da Conegliano alle 13.41 e arriva a Belluno alle 14.42.

Per il ritorno, si dovranno attendere i treni delle 14.46 e 18.46: il primo è il 5640/41 in partenza da Belluno alle 14.16 (arrivo a Conegliano alle 15.18) e il secondo è il 5648/49 in partenza dal capoluogo montano alle 18.16 (arrivo a Conegliano alle 19.18).

I quattro treni ripartiranno poi ai minuti 15 (i primi) e 47 (i secondi). Ma si profilano anche altre novità, come annunciato da Chisso al sindaco di Belluno, Jacopo Massaro in risposta alla sua lettera preoccupata sui disagi che sarebbero susseguiti con l’orario cadenzato.

«Nella tratta Belluno-Conegliano arriveranno convogli termici con prestazioni migliori rispetto a quelli attuali, istituiremo un tavolo di confronto periodico con il comitato del Bellunese e dell’Alto Trevigiano per l’analisi delle eventuali problematiche e predisporremo con Rfi un protocollo d’intesa con cui definire i tempi e le risorse economiche di finanziamento per la realizzazione degli interventi infrastrutturali individuati».

Per quanto riguarda le coincidenze con Dolomitibus, l’assessore veneto alla mobilità, precisa che si sta cercando di modificare l’orario entro il 10 dicembre. Inoltre, fa sapere che sta prevedendo entro metà gennaio un eventuale servizio sostitutivo con autobus, se richiesto, nella tratta Belluno-Padova, mentre un servizio diretto Belluno-Venezia si potrà pensare una volta completati i lavori sul ponte della Libertà a Venezia.

Ma le lamentele continuano, da parte dei pendolari e degli utenti del treno e in particolare da parte dell’associazione Trenitardo.com. L’associazione ha reso noti i dati dal 18 novembre a oggi: si evince che il 25.7% dei treni che transitano per le stazioni di Padova, Treviso e Venezia presentano un ritardo non trascurabile superiore ai 5 minuti o sono stati in parte cancellati.

In particolar modo sulla tratta Belluno-Padova i minuti di ritardo accumulati dal 18 novembre sono stati 1.462, su 219 treni considerati con un ritardo medio di 6.7 minuti, mentre sulla tratta Padova-Belluno i minuti accumulati di ritardo sono stati 1.764 su 302 corse per 5.8 minuti medi di ritardo.

Ed è proprio questa la tratta con maggiori criticità, con ritardi medi cronici di 6.7 minuti a treno mentre la Padova – Calalzo in questi 19 giorni di osservazioni vanta un ritardo medio di 13 minuti.

Paola Dall’Anese

 

De Carlo: «Orario da cambiare, noi qui penalizzati»

«Questo orario allungherà i tempi di percorrenza sia sulla tratta per Padova che su quella per Venezia: non esisteranno più treni diretti da Calalzo e nemmeno la possibilità per i nostri ragazzi di andare a scuola a Belluno in treno visto che, oltre a cambiare a Ponte avranno un orario di rientro fortemente penalizzante».

Critica fortemente l’orario cadenzato il sindaco di Calalzo, Luca De Carlo che aggiunge:

«Problemi ci saranno anche per chi intenda trasportare la bici vista l’assenza di vagoni dedicati e i due cambi prima di giungere a Calalzo».

Per il sindaco c’è una «situazione fortemente penalizzante peri l nostro territorio. Ma un plauso va ai ragazzi che hanno partecipato ai tavoli tecnici di pendolari e appassionati, che hanno in questi mesi cercato di ottenuto di lenire gli elementi negativi e l’introduzione di questo nuovo orario».

 

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