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Per la dismissione definitiva dell’impianto serviranno 2 mesi «Possibile grazie all’aumento della raccolta differenziata»

MARGHERA – Festa ieri a Fusina per la chiusura dell’inceneritore dei rifiuti di Veritas, dopo 15 anni di attività. L’impianto di termovalorizzazione dei rifiuti solidi urbani, deliberato dalla Regione agli inizi degli anni Novanta ed entrato in funzione nel 1998, si avvia alla dismissione definitiva, per cui saranno necessarie delle complesse operazioni che saranno realizzate nei prossimi due mesi.

«La chiusura dell’inceneritore» ha detto l’assessore all’Ambiente Gianfranco Bettin «segna una tappa importante nella strategia che ci consente oggi di giungere a questo esito, più unico che raro in un’Italia in cui gli inceneritori di solito si chiudono solo per aprirne di più grandi o più moderni, sempre tuttavia di forte impatto sulla salute e sull’ambiente. Tutto questo è il risultato di una strategia che si è sviluppata in più fasi. La prima è stata la rinuncia a realizzare la seconda linea dell’inceneritore, prevista in origine. La seconda è stata la trasformazione in combustibile di una parte dei rifiuti (cdr), che grazie a uno specifico accordo con l’Enel viene utilizzata al posto del carbone con un netto vantaggio per ambiente e salute nella centrale Palladio. La terza fase è il fortissimo investimento per la raccolta differenziata». Oggi, grazie al porta a porta e all’introduzione dei cassonetti con la chiave in terraferma, sono stati raggiunti risultati importanti. Venezia è tra i primissimi comuni di grandi dimensioni per raccolta differenziata. Mestre, in particolare, è al primo posto tra le grandi città italiane, con percentuali che vanno dal 60% a oltre il 70 % a seconda del grado di introduzione dei nuovi cassonetti a chiave. «La chiusura dell’inceneritore», ha aggiunto Adriano Tolomei, amministratore delegato Ecoprogetto Venezia, «ha un importante valore ecologico che si traduce nella possibilità di non avere più scorie da smaltire e di abbattere oltre 60 mila tonnellate annue di anidride carbonica».

Michele Bugliari

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