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L’INTERVENTO

di Simone Padoan – Vicepresidente Apindustria Venezia, Confapi

È vero, un imprenditore, prima di impegnarsi a ristrutturare e salvare un’azienda sull’orlo del fallimento, si deve domandare come e quando questa azienda ripagherà il debito; se la risposta non è soddisfacente, niente salvataggio. Ma il Vega non è un’azienda, anche se travestita da società misto pubblico-privata, è un’agenzia dove la parte pubblica è predominante, per la quota di nuda proprietà e per come ha pesantemente inciso nella determinazione del governo di questa struttura nel corso degli anni, sia attraverso nomine determinate più per scambio politico che per scelta di capacità manageriale, sia perché è stata abbandonata al suo destino, senza che venisse strategicamente inquadrata come agente di riconversione industriale del territorio.

Se l’attuale crisi del Vega indica che ci sono stati errori, una parte di questi potrebbe essere imputabile agli amministratori e ai direttori che si sono avvicendati, ma una parte di questi è sicuramente imputabile alle pubbliche amministrazioni che lo hanno fondato, ma che non si sono realmente impegnate né a conferirgli degli obiettivi e delle funzioni basate su un piano strategico per la riconversione industriale di Porto Marghera, né a verificarne i risultati.

Si potrebbe obiettare che fino al 2006 non c’è stato un vero e proprio piano strategico per la riconversione di Porto Marghera, ma a partire da quell’anno c’è stato un cambiamento radicale. È stato intrapreso un cammino, con la costituzione del Tavolo permanente per Porto Marghera, fatto di accordi sottoscritti da tutte le amministrazioni locali (Regione, Provincia e Comune), dalle associazioni di categoria e dai sindacati dei lavoratori e dall’Autorità portuale, che a partire da un protocollo di condivisione sulle linee strategiche di riconversione hanno portato al riconoscimento di un commissario straordinario per il recupero territoriale e ambientale, a una serie di accordi di programma per la semplificazione della gestione delle bonifiche ed la riallocazione su mercato di importanti aree destinate alla produzione industriale e al Progetto di riqualificazione e riconversione industriale (PRRI), ora all’attenzione del ministero dello Sviluppo.

La riconversione di Porto Marghera è possibile e ora esiste un piano strategico per agire, un piano che prevede un ruolo per il Vega, perché è impossibile rendere quest’area interessante per gli investitori senza un’agenzia che si occupi di creare laboratori di innovazione attorno ai settori industriali sui quali quest’area può rendersi protagonista; il PRRI evidenzia chiaramente questo concetto ed io stesso, nell’ambito della collaborazione al Tavolo permanente, ho partecipato alla sua scrittura. Pertanto il Vega è un tassello essenziale e insostituibile della riconversione di Porto Marghera e le Pubbliche amministrazioni che lo hanno fondato hanno il preciso dovere di agire per la salvaguardia della compagine privata, per risanamento finanziario e per il potenziamento funzionale; non c’è comprensione politica alcuna per chi intende disimpegnarsi, nuocendo così al futuro del nostro territorio.

Ci aspettiamo che le Pubbliche amministrazioni, il cui dovere è quello di tutelare il futuro delle nostre imprese e dei nostri lavoratori, si impegnino immediatamente al risanamento del Vega e ci aspettiamo che venga attuato un piano di ristrutturazione, riorganizzazione, controllo e promozione, nell’ambito delle linee guida espresse nel PRRI.

 

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