Segui @OpzioneZero Gli aggiornamenti principali anche su Facebook e Twitter. Clicca su "Mi piace" o "Segui".

Questo sito utilizza cookie di profilazione, propri o di terze parti per rendere migliore l'esperienza d'uso degli utenti. Continuando la navigazione acconsenti all'uso dei cookie. Per maggiori informazioni cliccare qui



Sostieni la battaglia contro l'inceneritore di Fusina, contribuisci alle spese legali per il ricorso al Consiglio di Stato. Versamento su cc intestato a Opzione Zero IBAN IT12C0501812101000017280280 causale "Sottoscrizione per ricorso Consiglio di Stato contro inceneritore Fusina" Per maggiori informazioni cliccare qui

Ieri nuova raffica di disagi, mentre Chisso potenzia due corse contestate

Viaggiatori in assemblea: «Risposte-bluff, pronti a diventare forconi»

La rabbia dei pendolari trevigiani è sul punto di esplodere. E a poco sono servite le piccole modifiche annunciate ieri dall’assessore regionale alla Mobilità, Renato Chisso.

«È l’ennesima presa in giro, le sue promesse continuano ad essere scritte sulla sabbia», dice il portavoce dei pendolari Claudio Peris. E in vista potrebbe esserci un’iniziativa clamorosa. Se infatti non dovessero essere introdotte modifiche sostanziali al nuovo sistema cadenzato entrato in vigore lunedì, i pendolari sarebbero pronti a unirsi in un coordinamento regionale e a prendere iniziative sul modello di quelle dei cosiddetti “forconi”, che si sono viste in questi giorni sulle nostre strade.

«L’obiettivo è quello di sedersi tutti attorno ad un tavolo», aggiunge Peris, «pendolari, consumatori, sindacati, Trenitalia e Regione devono trovare insieme un modo per rendere migliore il servizio e farci tornare utenti».

Le prime riunioni per far nascere il coordinamento si terrano nei prossimi giorni in modo tale da poter fare maggiore pressioni sui vertici regionali.

«Il servizio ferroviario è, e deve essere, un sorvegliato speciale, soprattutto in questa fase di avvio del nuovo sistema, che deve essere migliorativo del precedente». Sono le parole dell’assessore Chisso, che ieri si è trovato a far fronte alle numerosissime protetse per i disservizi dovuti al nuovo orario cadenzato. «Nel secondo giorno feriale del cadenzamento», ha aggiunto, «le cose sembrano andare meglio, ma stiamo in campana. Ribadisco che i ritardi, invece, semplicemente non dovrebbero esserci».

E infatti sono arrivati i primi rimedi, anche per quanto riguarda la Marca. «Trenitalia ci ha comunicato alcuni inconvenienti riscontrati dal personale di bordo», ha fatto presente Chisso, «inconvenienti che riguardano il cadenzamento in quanto tale, che sono cosa diversa dai guasti e dai ritardi a causa del freddo. Le prime segnalazioni riguardano casi di sovraffollamento imprevisti, per i quali in alcuni casi si tratterà di attendere l’entrata in servizio del nuovo materiale rotabile in arrivo».

I treni interessati sono il 5830 (in partenza da Treviso alle 8,09 con arrivo a Padova alle 9,14) e il 5829 (da Padova alle 7.17 con arrivo a Treviso alle 8.20).

«Lasciateci provare, non esiste il manuale dell’orario cadenzato», ha invece commentato il governatore Luca Zaia, «la giornata di lunedì è stata sfortunata per motivi che dipendono da Trenitalia. Ora dobbiamo recepire e imparare. Se riusciremo ad aggiustare il sistema i vantaggi per i viaggiatori ci saranno».

E anche ieri si sono registrati diversi ritardi, anche se non di importanti dimensioni, sui treni della Marca. In particolare il Padova-Belluno delle 15.39 ha raggiunto quasi l’ora di ritardo, e il Belluno-Padova delle otto di ieri mattina ha avuto 40 minuti di ritardo.

Disagi anche sul Treviso-Padova delle 8.20 di mattina che, secondo alcuni pendolari, era decisamente troppo affollato. È invece arrivato a Conegliano con 50 minuti di ritardo il treno partito da Mestre alle 18.31. Questo ha costretto i pendolari che dovevano raggiungere Vittorio ad arrivare a casa con oltre un’ora di ritardo dato che è stata persa la coincidenza.

Sul caso è intervenuto anche il senatore dell’Udc, Antonio De Poli che ieri ha presentato un’interrogazione parlamentare. «Nelle settimane scorse da più parti, dai cittadini pendolari soprattutto e secondariamente da alcune forze politiche, sono giunte le preoccupazioni sul nuovo orario cadenzato che però sono state del tutto ignorate dalla Regione», ha detto il segretario regionale del partito, secondo cui «studenti e lavoratori pendolari pagano il prezzo di una mancanza di gestione totale. È evidente a tutti che prima di avviare una fase sperimentale, come quella dell’orario cadenzato, si debbano risolvere i problemi che, già prima dell’avvio di questo nuovo regime, c’erano quotidianamente: ovvero guasti e ritardi. Perché, se ritardi e guasti continuano, l’orario cadenzato non potrà mai funzionare. I convogli saranno sempre pieni e i lavoratori e studenti, i quali pagano un abbonamento, restano a terra».

«Tutto come da copione annunciato», recita una nota del Partito democratico, «il nuovo orario ferroviario cadenzato crea problemi e disagi a pendolari e viaggiatori. E cio che più preoccupa sono le parole dell’assessore regionale Chisso che, anziché prendere contromisure concrete ammette la sconfitta e il disservizio».

Giorgio Barbieri

 

Raccolta firme contro la Regione

Oggi alla stazione di Mogliano l’iniziativa del Pd: «Fermiamo questo piano» 

Almeno il tempo per firmare, anche a causa dei continui ritardi dei convogli di Trenitalia, i pendolari moglianesi ne avranno di sicuro. Quest’oggi dalle 6.45 fino alle 12 la stazione di via Toti dal Monte, una delle più frequentate della Marca trevigiana con oltre 2.000 passeggeri al giorno, ospiterà infatti la raccolta firme contro i nuovi orari promossa dal partito democratico e da altre associazioni cittadine.

«I pendolari hanno già subito troppo! Stop al piano della regione», questo è lo slogan della mobilitazione che vede in prima fila Carola Arena, ex segretario del Pd e candidata alle prossime primarie per la carica di sindaco. Di battaglie, quei binari della linea Venezia-Udine, negli ultimi anni, ne hanno viste parecchie, si era arrivati anche ad occupare la massicciata e a bloccare i treni per ottenere migliori condizioni del servizio da parte di Trenitalia. Tutto inutile: quasi sempre nell’ora di punta, tra un ritardo e un altro, si viaggia come sardine oppure si rischia di rimanere a terra. Con l’entrata in vigore dei nuovi orari cadenzati, proprio questa settimana, in molti ormai hanno la sensazione di essere arrivati al capolinea. Meno treni, coprifuoco serale e disagi a non finire per chi fa i turni.

Alla petizione degli orchestrali della Fenice di Venezia, molti dei quali vivono in terraferma, indirizzata dieci giorni fa direttamente all’assessore alla viabilità Renato Chisso, si aggiunge oggi quella di Carola Arena: «Il piano della Regione Veneto» attacca l’aspirante sindaco «andrà a compromettere ulteriormente una situazione già di per sé tragica: quella dei pendolari. Caro assessore Chisso riveda quel piano e restituisca ai lavoratori e agli studenti di Mogliano la certezza di un trasporto pubblico che sia realmente un servizio dignitoso, sicuro, pulito ed efficiente!». La raccolta è iniziata ufficialmente domenica: «Abbiamo raggiunto già le 500 firme da parte di cittadini che arrivano anche dai comuni limitrofi» spiega Carola Arena «non ci fermeremo».

Matteo Marcon

 

CASTELFRANCO E MONTEBELLUNA

«Carrozze piene e gelide: non si circola in sicurezza»

Continua il caos per i pendolari di Castelfranco diretti a Padova nel secondo giorno d’orario cadenzato. Ieri mattina il convoglio delle 7.32 proveniente da Montebelluna è stato annunciato con 40 minuti di ritardo. Per cui tutti i passeggeri si sono riversati in quello delle 7.42, un “Minuetto” di sole due carrozze giunto nella città del Giorgione dieci minuti dopo il previsto. Per evitare il sovraffollamento Trenitalia aveva inviato due pullman per svolgere lo stesso percorso del treno, ma la loro presenza è stata annunciata in contemporanea alla partenza del “Minuetto”. I bus pertanto sono partiti semivuoti e il treno era stipato come una scatola di sardine e nonostante questo ha dovuto lasciare gente a terra. «Una mia amica incinta è stata fatta salire per il rispetto delle altre persone in attesa che hanno visto il pancione», informa una pendolare castellana, «comunque nel treno eravamo talmente stipati da far saltare qualunque condizione di sicurezza. Erano pieni sia i posti in piedi dei vagoni che gli spazi tra una carrozza e l’altra se qualcuno si fosse sentito male sarebbe stato arduo soccorrerlo».

Altri disagi sulla stessa linea e nella stessa fascia oraria si sono verificati con l’arrivo del treno delle 7.11, che ha sostituito i convogli soppressi delle 6.42 e delle 7.23, a Montebelluna già strapieno di passeggeri saliti a Cornuda e nelle stazioni del Bellunese. Venerdì a subire forti disagi sono stati invece i pendolari e gli studenti fuori sede che rientravano da Padova verso le 17.00 il treno è partito con circa cinquanta minuti di ritardo, il tempo di percorrenza previsto tra il capoluogo euganeo e Montebelluna. Il riscaldamento era spento, ma veniva emessa aria fredda nonostante la stagione invernale. Il convoglio giunto a Camposampiero a temperature polari ha sostato poi in stazione per un ulteriore quarto d’ora. All’arrivo a Castelfranco i passeggeri che dovevano proseguire per Montebelluna e per le stazioni seguenti sono stati fatti scendere per proseguire con il treno successivo. La linea Calalzo-Padova è considerata da Legambiente la terza peggiore d’Italia per i pendolari.

Gino Zangrando

 

Ecco il dossier sui ritardi: persi 2 giorni in un mese

Inviate al governatore Zaia tutte le segnalazioni raccolte dal sito “Trenitardo”

La tratta Belluno-Padova, via Montebelluna, ha accumulato 1.462 minuti 

Avevano inviato alla Regione un dettagliato dossier raccogliendo decine di dichiarazioni volontarie di chi le tratte interessate dal cambio di orario le utilizza giornalmente, capendone i limiti e le problematiche. Il documento, rimasto lettera morta, era stato spedito all’assessore regionale alla Mobilità, Renato Chisso. Si tratta dei ragazzi di “Trenitardo”, il sito fondato da un gruppo di studenti di Padova che gioca con la somma dei ritardi di tutti i convogli in transito in Veneto (solo nella provincia di Treviso siamo arrivati a oltre 2 giorni) per arrivare a comporre una “banca del tempo perduto”. In questi giorni una speciale attenzione è stata dedicata proprio ai nuovi orari cadenzati.

Nel dossier sono analizzati i ritardi dei singoli treni. Dal 18 novembre 2011, e quindi in meno di un mese, il treno Padova-Treviso ha accumulato 238 minuti di ritardo per 39 treni considerati, con una media quindi di 6 minuti di ritardo a treno. Va un po’ meglio al tratto Treviso-Padova: 248 minuti accumulati per un campione di 47 treni e una media di 5 minuti a mezzo. Va decisamente peggio sulla tratta Belluno-Padova, che passa per Montebelluna: 1.462 minuti di ritardo in 219 mezzi considerati, con una media di quasi sette minuti di ritardo a treno. Nel dossier sono anche segnalate le testimonianze dei travigiani che hanno segnalato i disservizi.

«Sono sconvolta», scrive Silvia, «dal nuovo orario nella tratta Treviso-Padova in quanto il precedente treno delle 07.05 non esiste più perché si è trasformato nel treno delle 07.17, un orario indecente per gli studenti pendolari che hanno lezione alle 8.30 che già faticavano ad arrivare in orario a causa dei frequenti ritardi. Mi chiedo con che criterio abbiate deciso questo orario e ritengo che sia opportuno ritornare a quello vecchio».

«Sono uno studente-pendolare che da Treviso va a Padova tutti i giorni per frequentare l’università», afferma Lorenzo, «le lezioni iniziano alle 9:30. Mi era molto comodo il treno regionale delle 8:04 a Treviso con arrivo previsto per le 9:09 a Padova. Ora ho visto che è stato posticipato alle 8:09 con arrivo alle 9:14 a Padova e contando i canonici 5 minuti di ritardo che subisce il treno nella tratta non mi consente più di arrivare in orario a lezione costringendomi quindi a percorrere la tratta Treviso-Mestre-Padova». «Sono piuttosto irritata per il nuovo orario cadenzato», scrive invece Valentina.

(g.b.)

 

«La nostra odissea sulla Vittorio-Venezia»

L’ira dei passeggeri: «Un’ora e 30 minuti per percorrere 70 chilometri e cambiare due treni» 

Si trasforma in un’odissea un viaggio in treno da Vittorio Veneto a Venezia: i pendolari raccontano così il loro primo viaggio con il nuovo orario cadenzato da Belluno per la laguna passando per il capoluogo dell’Alta Marca. Nel caso vittoriese i nuovi orari entrati in vigore il 16 dicembre hanno stravolto le tabelle di marcia verso Venezia, Mestre e Treviso, imponendo il cambio a Conegliano con attese di un quarto d’ora tra un treno e l’altro per poi partire alla volta di Venezia. È bastato un primo giorno di prova per sentire i resoconti furiosi di chi tutte le mattine affronta una levataccia per andare al lavoro: vagoni freddi, stracolmi di persone, tanti in piedi, e con tempi di percorrenza che invece di migliorare si allungano facendo perdere, in molti casi, l’arrivo in orario sul posto di lavoro.

Il comitato dei pendolari vittoriesi, come tanti altri del Veneto, è sul piede di guerra, e i resoconti impietosi sulla nuova situazione dei treni sulla linea che collega la città della Grande Guerra a Venezia sono già stati divulgati dai pendolari stessi. «L’arrivo a Venezia, prevede il nuovo orario, è alle ore 8.30, quando uffici e scuole hanno già iniziato le varie attività», affermano i pendolari sul loro blog, e aggiungono una lista di problemi: «bilancio: 1 ora e 30 minuti per percorrere la bellezza di 70 chilometri con il disagio di cambiare due treni, sul primo in piedi, sul secondo scomodi, aspettando 20 minuti al freddo e al gelo e arrivare mezz’ora dopo rispetto a prima sul luogo di lavoro. E quando ci saranno ritardi o cancellazioni? Insomma, a chi giova questo nuovo orario cadenzato? Ad oggi la risposta certa è: non certo ai pendolari». Parole cariche di rabbia, che non si è stemperata nonostante le trattative di questi mesi tra l’assessore regionale alla Mobilità, Renato Chisso, e i comitati dei pendolari veneti sembrava avessero dato i loro frutti, anche per le linee che collegano il Bellunese e l’Alto Trevigiano alla laguna. Invece, questa è la sintesi di chi ha percorso la tratta Vittorio-Venezia nella prima giornata di orario cadenzato: «Si parte da Vittorio già con qualche minuto di ritardo a bordo di un famigerato treno Minuetto, proveniente da Ponte nelle Alpi già con alcune persone in piedi. La situazione alla stazioncina di Soffratta, subito dopo Vittorio, peggiora ulteriormente con molte persone ammassate nei vestiboli. A Conegliano si scende dal treno che proviene dal bellunese per aspettare quello che va a Venezia; sulla banchina il numero di pendolari è molto alto. A Conegliano non ci sono treni solo per noi ad aspettarci, come invece inizialmente promesso da qualcuno sulla stampa, ma si deve attendere un treno che proviene da Udine. Dopo 20 minuti di attesa, da orario non si sarebbe dovuto aspettare più di 15 minuti, comunque tanti se si è all’aperto a 2-3 gradi, un treno Vivalto a due piani ci trasporta in direzione di Venezia. Nonostante si tratti di un regionale veloce, che non dovrebbe fermare nelle stazioni intermedie, si pensa bene che un treno stracarico di pendolari provenienti dal Friuli deve tirare su anche quelli della stazioncina di Spresiano. Per fortuna quasi tutti hanno trovato un posto a sedere, con meno comfort rispetto ai treni utilizzati fino alla scorsa settimana, l’effetto è un po’ quello delle sardine in scatola: sedili stretti, spazi ridotti, scompartimenti freddi».

Alberto Della Giustina

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Copyrights © 2012-2015 by Opzione Zero

Per leggere la Privacy policy cliccare qui