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RIVIERA DEL BRENTA – Fissato l’appuntamento tra sindacati, associazioni di categoria e enti

Meneghetti (Cisl): «Dobbiamo trovare una strategia per contrastare il grave fenomeno»

Dopo le festività natalizie si torna a parlare di laboratori e di legalità in Riviera del Brenta. L’incontro tra le organizzazioni di categoria, Acrib, Cgia e Cna (associazione tomaifici) e le organizzazioni sindacali sul problema, ormai diffusosi anche nel distretto calzaturiero della Riviera del Brenta dei laboratori clandestini saltato prima di Natale, è stato nuovamente fissato per il 21 gennaio. Un’ incontro molto atteso soprattutto dopo i recenti fatti di Prato che hanno messo ancora una volta in luce quanto i laboratori clandestini ed il lavoro irregolare, non solo cinesi, sia diffuso e sommerso. Massimo Meneghetti, segretario provinciale della Femca Cisl, è soddisfatto per la nuova data fissata da organizzazioni di categoria e sindacali. Proprio lui nei giorni scorsi aveva espresso molte preoccupazioni sul fatto che, dopo il rogo di Prato e la scoperta di laboratori illegali anche nel distretto calzaturiero della Riviera del Brenta, fosse calato il silenzio.

«Una cappa di silenzio e omertà» l’aveva chiamata Meneghetti dopo i nuovi blitz e le chiusure di calzaturifici cinesi, è calato il silenzio. Il distretto calzaturiero che produce scarpe per i brand più famosi, Prada, Jill Sander, Gucci, Miu Miu ma anche Armani e Lvmh occupa circa 4500 dipendenti, a tempo indeterminato.

Secondo l’Acrib ci sono almeno un centinaio di aziende cinesi che operano nel settore o, almeno, sono quelle che si conoscono mentre serve far luce su quei laboratori-alloggi clandestini che lavorano in condizioni ai limiti della dignità umana.

«La nostra linea sul problema dei laboratori clandestini non cambia – avverte Meneghetti della Femca Cisl – dobbiamo trovare insieme una strategia comune utile a contrastare il fenomeno dei “laboratori irregolari”, partendo dalle intese, già sottoscritte in passato, ma soprattutto allargando i sottoscrittori non solo tra le categorie produttive, ma anche tra le istituzioni, come prefetture, comuni, province, Regione, Guardia di finanza e Ispettorato del lavoro, per fare sistema e definire insieme un Patto Sociale e di contrasto del lavoro irregolare».

 

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