Tribuna di Treviso – La Marca ha il nuovo piano cave
Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments
3
gen
2014
Una cava alle porte di Treviso
Il progetto è stato adottato in Regione: prevede 17 milioni di metri cubi di ghiaia da estrarre in 10 anni. Le osservazioni entro il 21 gennaio, ma i sindaci hanno già dichiarato battaglia: «Non è più attuale»
Sarebbe come scavare nel sottosuolo più di 17 Empire State Building. È questa la previsione per la provincia di Treviso del Piano Cave adottato dalla Regione Veneto.
Diciassette milioni di metri cubi di ghiaia da scavare in dieci anni. Il documento è atteso da anni, già in passato era arrivato alle commissioni consiliari, ma non ha mai strappato l’approvazione definitiva da palazzo Ferro Fini.
Questa volta invece pare che le intenzioni siano di portarlo a compimento entro l’estate.
Ora c’è tempo fino al 21 gennaio per presentare le osservazioni. E non saranno poche. I sindaci si stanno infatti organizzando e quasi nessuno sembra contento del piano.
«Il fabbisogno di ghiaia è stato calcolato su un periodo drogato, quello dal 2002 al 2011. L’edilizia», è l’affondo del consigliere regionale Claudio Niero, «fino a poco tempo fa è stata l’attività trainante, si è costruito molto, troppo. Non si può realizzare un piano decennale su un modello di sviluppo non più attuale».
Il piano cave riguarda perlopiù le provincie di Vicenza e Treviso, le più “interessanti” per i cavatori. Per quanto riguarda la Marca, l’area che va dall’immediata periferia nord di Treviso, fino al Montello, e dal Piave al Muson è un enorme bacino di sabbia e ghiaia. E infatti solo nella nostra Provincia si scaveranno 17 dei 36 milioni previsti per tutta la Regione.
«Il principio dev’essere la tutela del terreno agricolo rimasto. Non si può pensare di continuare a scavare anche sotto la falda», spiega Niero, «I Comuni restano l’anello debole. Va decisamente ritoccato il contributo che i cavatori danno ai comuni, non si può restare fermi a quei 0,62 centesimi al metro cubo».
La Regione ha stabilito, che almeno per quanto riguarda la sabbia e la ghiaia, non si potranno aprire altri siti estrattivi. Tutti i 17 milioni dovranno essere prelevati da cave già aperte. E su questo punto i giudizi sono contrapposti. Se è vero che così non si consumerà altro territorio, è altrettanto vero che i sacrifici saranno fatti ancora dagli stessi.
A Paese, Vedelago, Trevignano e Montebelluna, i territori con più cave, e i sindaci tremano.
«Stiamo preparando alcune osservazioni», spiega il primo cittadino di Paese Francesco Pietrobon, «certamente non si dovrà consentire ad un attività come quella di Via Vecelli di approfondirsi come ha chiesto, andando sotto la falda».
A Montebelluna il piano è in fase di studio: «Siamo attenti e preoccupati», prosegue il sindaco Marzio Favero, «a breve ci incontreremo tra sindaci per decidere cosa fare».
Ma le perplessità si allargano alla questione controlli, «vengono demandati alle amministrazioni comunali», conclude Ruggero Feltrin, primo cittadino di Trevignano, «ma ad incassare la sanzione sarebbero Provincia e Regione, 50% l’una. I Comuni avranno dunque solo la spesa. Poi il contributo di 0,62 centesimi non pare nemmeno una certezza, è lasciato a una contrattazione tra comune e azienda».
Federico Cipolla