Gazzettino – Marghera. Vega vende gli immobili per salvaguardare l’attivita’.
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feb
2014
MARGHERA – Il Vega vende immobili per 20 milioni
È pronto il “piano di salvataggio” di Vega-Parco scientifico tecnologico di Marghera. Il legale della società, l’avvocato Francesco Mercurio, ha depositato la proposta di concordato preventivo che, attraverso la cessione di una serie di immobili e aree, prevede di poter soddisfare il 100 per cento dei creditori. La proposta ora è al vaglio del Tribunale di Venezia che dovrà valutare se ha i requisiti per essere ammessa alla procedura: in tal caso sarà nominato un commissario giudiziario. Poi spetterà ai creditori il compito di approvare o respingere la proposta.
Non capita spesso che una società in difficoltà presenti un piano che prevede la soddisfazione integrale dei creditori: quasi sempre i beni a disposizione riescono a soddisfare percentuali bassissime, talvolta limitate al 3-5 per cento. La proposta di Vega, dunque, non dovrebbe avere difficoltà ad essere approvata. Il progetto firmato dal presidente Daniele Moretto garantisce la continuità aziendale facendo fronte al forte indebitamento (pari a oltre 16 milioni di euro) attarverso la cessione degli immobili Auriga e Lybra (del valore di oltre 11 milioni), delle aree ex Agip (7 milioni) e Pandora (700mila euro) nonché della partecipazione in Venezia Tecnologie (700mila euro) per un totale di oltre 20 milioni di euro.
Il progetto di concordato è finalizzato a risanare i conti garantendo la prosecuzione dell’attività del Parco tecnologico e scientifico e, dunque, la permanenza di tutte le aziende che operano all’interno.
È chiaro che la vendita dei beni necessiterà di tempo ma, secondo Moretto, i creditori subirebbero danni ben maggiori da una dichiarazione di fallimento della società che potrebbe portare alla paralisi di alcuni servizi di primaria importanza: all’interno di Vega è insediato anche il Centro elaborazione dati del Comune di Venezia.
Nella richiesta di concordato, Vega spiega che la situazione di difficoltà è stata provocata da un lato dalla crisi del mercato immobiliare e dall’esodo di alcuni importanti utenti del Parco; dall’altra dall’aumento esponenziale dei costi, soprattutto per l’approvvigionamento di energia, anche per colpa di un contratto di fornitura con la società Vega Energia che nel frattempo è già stato sostituito.
Il legale di Vega espone al Tribunale che nel corso degli anni il Parco avrebbe pagato bollette più elevate del dovuto per alcuni milioni di euro e chiede ai giudici l’autorizzazione a sciogliere il contratto senza dover versare alcun indennizzo alla luce di una lunga serie di contestate violazioni che sarebbero state commesse dal gestore del servizio energetico rispetto alla convenzione siglata con Vega.