Segui @OpzioneZero Gli aggiornamenti principali anche su Facebook e Twitter. Clicca su "Mi piace" o "Segui".

Questo sito utilizza cookie di profilazione, propri o di terze parti per rendere migliore l'esperienza d'uso degli utenti. Continuando la navigazione acconsenti all'uso dei cookie. Per maggiori informazioni cliccare qui



Sostieni la battaglia contro l'inceneritore di Fusina, contribuisci alle spese legali per il ricorso al Consiglio di Stato. Versamento su cc intestato a Opzione Zero IBAN IT12C0501812101000017280280 causale "Sottoscrizione per ricorso Consiglio di Stato contro inceneritore Fusina" Per maggiori informazioni cliccare qui

VIGONOVO – Parte da Vigonovo la campagna contro i laboratori clandestini nel settore del calzaturiero. Un fenomeno questo che sta sempre più interessando la filiera (900 aziende regolari per quasi 10 mila dipendenti fra le province di Padova e Venezia) che in ciqnue anni ha visto crescere i laboratori clandestini prevalentemente cinesi. Questi laboratori sono usati da calzaturifici locali come prestatori d’opera per tacchi e suole. Ne sono stati chiusi un centinaio in 5 anni. Molti però riaperti nel giro di pochi giorni dopo il pagamento di una multa. Per questo venerdì 7 alle 20 in Municipio di Vigonovo ci sarà un incontro dal titolo «Save the date campagna contro laboratori clandestini». All’incontro con sindacati e Acrib (Associazione dei Calzaturieri) c’è fra i promotori il deputato della Lega Nord, Emanuele Prataviera. «Sarà l’occasione – spiega il sindaco Damiano Zecchinato – per spiegare una volta per tutte che oltre a chiudere i laboratori clandestini cinesi vanno colpiti anche gli imprenditori che commissionano lavoro a questi laboratori, ben sapendo in che condizioni lavorano. Si prefigura il reato di concorso in sfruttamento di lavoro nero».

Intanto anche da parte della Filtcem Cgil, con il segretario Riccardo Colletti, arriva una pesante critica alla Regione. «Vorremmo meno ipocrisia dalla Regione e da Zaia – dice Colletti – La Regione dica chiaramente ai nostri bravi imprenditori locali che così non si può andare avanti. Il codice etico proposto recentemente non basta. La merce sequestrata va distrutta e si deve arrivare a chiudere i calzaturifici locali se si provano le connessioni con quelli cinesi. A breve se non si fa così il prodotto verrà rigettato dai mercati».

(a.ab.)

link articolo

 

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Copyrights © 2012-2015 by Opzione Zero

Per leggere la Privacy policy cliccare qui