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Tribuna di Treviso – Passa la paura, affiora il disastro

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

5

feb

2014

maltempo »i fiumi

Si attenua l’emergenza maltempo. La Regione: è stato di calamità

Livenza, paura passata ma si contano i danni

Il livello scende di 4-7 centimetri all’ora e il meteo non preoccupa più

La Protezione: «Da 50 anni non si aveva una carica d’acqua come questa»

TREVISO – La grande paura è passata, ora si contano i danni. Il livello del Livenza in una sola notte è sceso di quasi mezzo metro. Alle 22 di lunedì il fiume a Motta aveva toccato quota 6,83 metri e a Meduna 7,53. Alle 10 di ieri il livello a Motta era sceso a 6,40 e a Meduna a 7,10. Durante il giorno il Livenza ha continuato a scendere tra i 4 e i 7 centimetri all’ora. A sera il livello del fiume a Motta s’era assestato a 6,15 metri mentre a Meduna è andato sotto i sette metri: 6,85. Bassa marea, nevicate a quote più basse, minor quantità di acqua svasata dalle dighe friulane e meno pioggia. Sono i quattro fattori che hanno influito sull’abbassamento del livello del fiume. Nessun problema per il Piave, il Monticano e il Sile, tutti con il livello in arretramento. Ed ora, se le previsioni saranno rispettate, una mano arriverà anche dal meteo. Per la giornata di oggi è previsto tempo incerto. Pioverà ancora ma con meno intensità e a macchia di leopardo rispetto ai giorni scorsi. La protezione civile, però, non allenta l’attenzione. Bisogna, infatti, capire se la morsa del maltempo ha definitivamente mollato la sua presa oppure se ha solo concesso una tregua. Anche quella di ieri è stata comunque una giornata di passione. L’opitergino-mottense, la zona più colpita dal maltempo, ha dovuto affrontare l’emergenza allagamenti. Migliora la situazione delle campagne di Lorenzaga, ridotte ad un acquitrino nella giornata di lunedì. In compenso le scuole di Motta, Meduna e Gorgo oggi riapriranno. Nel Vittoriese il piazzale di un’autofficina di Fregona è crollato danneggiando due auto e un trattorino. La Pedemontana ed il quartiere del Piave sono stati costellati da continui, seppur piccoli, smottamenti di terreno. A Castelfranco, in via Nogarola, è franato l’argine del Muson: la strada rimarrà chiusa fino a fine mese. Nel Coneglianese si allarga il numero delle case allagate a causa dell’improvvisa crescita delle falde acquifere. «Da cinquant’anni – spiega Mirco Lorenzon, l’assessore provinciale alla protezione civile – non si aveva una carica di acqua in falda come quella di questi giorni». Opitergino e Mottense. Il Livenza, per il momento, non fa più paura e le scuole a Motta, Meduna e Gorgo, chiuse da lunedì, riaprono oggi. L’acqua inizia a defluire lentamente e anche nelle campagne, soprattutto a Lorenzaga, la situazione sta ormai tornando alla normalità, dove le difficoltà maggiori sono state causate dal canale Malgher. Ancora completamente allagate le aree golenali, come via Saccon a Meduna di Livenza dove rimangono sfollate le sette famiglie residenti. Problemi anche nella frazione di Basalghelle a Mansuè, dove il servizio di trasporto scolastico è sospeso da ieri e per tutta la giornata di oggi nelle vie Rigole, San Giorgio, Cornarè e Rosa. Castelfranco. In via Nogarola è crollato un argine del torrente Muson dei Sassi. Il cedimento è attribuibile alle abbondanti piogge di questi giorni. Il tratto di strada che da Castelfranco Veneto porta verso Resana resterà chiusa fino al 25 febbraio. Subito a lavoro ieri mattina i volontari della protezione civile e il genio civile di Padova. A preoccupare è stata soprattutto una condotta del gas minacciato dallo smottamento. Quartiere del Piave. Le frane sono un a vera e propria piaga. Mini-smottamenti di terreno sono stati segnalati un po’ ovunque, in particolare a Farra di Soligo e Refrontolo. A Moriago, invece, l’innalzamento della falda sotterranea ha mandato sott’acqua diverse abitazioni. Vittoriese. Una frana in via Osigo a Fregona si è portata via parte del piazzale di un’officina. Finite nella voragine due macchine e un trattore che erano parcheggiati sullo spiazzo. L’ennesimo guasto al territorio a causa delle piogge incessanti. Inghiottiti anche cinque grossi alberi che sono rovinati nel ruscello. Intanto a Vittorio Veneto il terreno ha ceduto sotto la chiesa di Formeniga mettendo in difficoltà una serie di famiglie. A Vittorio Veneto si contano altre quattro frane a Maren, a Col di Stella, in via Mor e sulla strada per la Madonna della Salute. Coneglianese. A Mareno e Vazzola si allarga il numero delle abitazioni allagate a causa dell’innalzamento del livello delle falde acquifere. Paura in via Guizza a Conegliano, dove la frana si sta muovendo e preoccupa gli abitanti della zona. Treviso e dintorni. S’è abbassato il livello del Sile a Treviso mentre nell’hinterland la situazione è migliorata. A Frescada l’allagamento è stato prosciugato grazie all’intervento dei Lagunari. A Casale invece in via Torcella la strada è stata prosciugata. Resta esondato il Sile nella zona del porticciolo di Casale e a Cendon.

Marco Filippi

 

Golena allagata, famiglie sfollate a Saccon

Scuole riaperte a Motta, Meduna e Gorgo. Si raccolgono firme per revocare le concessioni dei bacini

MOTTA DI LIVENZA – Oggi riaprono le scuole a Motta, Meduna e Gorgo: erano chiuse da lunedì. La situazione sta lentamente migliorando e tornando alla normalità grazie al livello del fiume Livenza ormai in netta decrescita. Lentamente l’acqua defluisce e anche nelle campagne, soprattutto a Lorenzaga, la situazione sta tornando alla normalità, dove le difficoltà maggiori sono state causate dal canale Malgher. Ancora completamente allagate le aree golenali, come via Saccon a Meduna di Livenza dove rimangono sfollate le sette famiglie residenti. Tutte le scuole di ogni ordine e grado da questa mattina riaprono regolarmente non sussistendo più criticità né sulla viabilità comunale né per la piena del Livenza. Qualche problema permane ancora nella frazione di Basalghelle a Mansuè, dove il servizio di trasporto scolastico è sospeso da ieri e per tutta la giornata di oggi nelle vie Rigole, San Giorgio, Cornarè e Rosa. E già si comincia a parlare dell’ennesimo rischio idrogeologico scampato. I “Mottensi Sdegnati” hanno avviato una petizione on line per la revoca delle concessioni per l’uso idroelettrico dei bacini di montagna. «Vogliamo che i bacini montani siano utilizzati solo per uso irriguo e per il contenimento delle piene dei fiumi» spiegano, «La petizione è una provocazione ma l’abbiamo proposta affinchè, scampata la paura, il problema non cada nel dimenticatoio fino alle prossime piogge. Vogliamo che i bacini montani mantengano un livello basso durante tutto il periodo invernale per non creare pericolo con i necessari svuotamenti quando piove anche a valle». L’obiettivo è la raccolta di diecimila firme che da presentare al presidente del Consiglio Enrico Letta e ai due presidenti di regione Veneto e Friuli, Luca Zaia e Debora Serracchiani. «L’acqua che ci arriva addosso» continuano i “Mottensi Sdegnati”, «è per la maggior parte la pioggia che cade sul vicino Friuli. Non si può operare a monte senza tener conto di quello che succede a valle. Abbiamo chiesto più volte di mantenere al minimo i bacini nel periodo che va da ottobre a marzo, ma ancora non si è fatto niente perché ci sono forti interessi locali, economici e politici».

Claudia Stefani

 

Crolla l’argine del Muson. Strada chiusa per un mese.

Paura ieri mattina lungo via Nogarola che da Castelfranco conduce a Resana

Pericolo scampato per una condotta del gas minacciata dallo smottamento

CASTELFRANCO – Crolla un argine del torrente Muson dei Sassi. Paura ieri mattina in via Nogarola per un tratto d’argine del Muson che ha ceduto a causa di uno smottamento provocato dalle abbondanti piogge di questi giorni. Il tratto di strada che da Castelfranco porta verso Resana resterà chiusa fino a martedì 25 febbraio. Subito al lavoro ieri mattina i volontari della Protezione civile e il Genio civile di Padova. A preoccupare è stata soprattutto una condotta del gas minacciato dallo smottamento. Ma per l’assessore Romeo Rosin, «la situazione resta comunque sotto controllo: per il momento il Muson è dentro i limiti». Anche se rimane momentaneamente sotto i livelli di guardia gli occhi delle telecamere sono costantemente puntati sul torrente e se dovesse scattare l’allarme allora entreranno immediatamente in azione i volontari della Protezione civile e il Genio civile di Padova e Treviso. In pratica non dovrebbe superare i 2 metri e 20 centimetri, in caso contrario la mobilitazione per correre subito ai ripari sarà immediata. Però la paura cresce lungo via Nogarola soprattutto ieri mattina quando un pezzo di argine non ha più retto sotto al peso delle piogge insistenti di questi giorni. Il tratto di argine si è staccato in una manciata di secondi fino a pochi centimetri dal margine della strada rischiando di inghiottire parte di carreggiata “risucchiando” qualche mezzo. Sono stati attimi di paura per gli automobilisti che hanno assistito alla scena e che hanno subito fatto scattare l’allarme. Erano appena passate le 9 di ieri e oltre 20 metri di parete arginale che costeggia il torrente si è staccata travolgendo tutto quello che ha incontrato lungo il suo passaggio. Ha inghiottito e divorato rami, sassi e impetuoso è arrivato a pochissimi passi dal margine della strada dove poi si è fermato. Le piogge di questi giorni non hanno dato un attimo di tregua distruggendo del tutto quel pezzo di argine che è crollato all’improvviso sotto gli occhi dei passanti. È stata invece una lotta contro il tempo per i volontari della Protezione civile di Castelfranco capitanati da Carlo Dorella che sono intervenuti in pochi minuti sul posto. « Si tratta di uno smottamento che fortunatamente non ha provocato dei seri danni alla strada» spiega Dorella, «la situazione nel pomeriggio si è già stabilizzata adesso continueremo a monitorare la zona». Ieri i volontari sono stati impegnati in vari interventi in tutta la zona. Al lavoro per tutta la giornata di ieri anche il Genio civile di Padova che ha seguito da vicino i lavori lungo il tratto di strada invasa per oltre 20 metri da fango, detriti e sassi. Così per la chiusura della strada è scatta un ordinanza straordinaria pubblicata anche sul sito del comune. «Oggi sono stati effettuati i lavori di ripristino dell’argine e della messa in sicurezza della Nogarola» spiega l’assessore Rosin, «l’ordinanza è stata una misura straordinaria per permettere i lavori e per questo resterà chiusa fino al 25 febbraio ed è vietato il transito ai mezzi tranne ai residenti e ovviamente ai mezzi di soccorso». Un episodio analogo era successo qualche anno fa. Quella volta a cedere era stato sempre un argine del Muson in via Muson dei Sassi a Treville. Per permettere i lavori di messa in sicurezza era scattata l’ordinanza per chiudere completamente al traffico la strada. A franare era stato un fronte di 20 metri sulla sponda ovest del fiume.

Vera Manolli

 

Il fiume Sile cala, Cendon resta sott’acqua

A Casale si rientra a casa in barca. I Lagunari salvano numerosi scantinati e garage di Frescada Ovest

CASALE – Cala il livello del Sile, ma l’allerta resta massima per le prossime ore. La giornata di ieri, tra Cendon, Casale e Lughignano, è stata ancora segnata dagli allagamenti. Resta critica la situazione nella zona dell’imbarcadero di Cendon, con una decina di case invase dall’acqua e i cittadini alle prese con i sacchi di sabbia e le pompe per svuotare le stanze. Un lavoro che continuerà anche oggi, con un occhio al cielo e l’altro al meteo. Allagato pure il giardino della canonica, l’edificio è rimasto all’asciutto. Sulla sponda opposta, a Lughignano, tra via Torre e via Saccon, la situazione forse più critica. La parte finale della zona industriale di Lughignano ha almeno dieci centimetri di acqua, ma le aziende sono salve perché più alte della strada. Lunedì pomeriggio una donna in preda al panico ha chiesto aiuto ai vigili del fuoco che l’hanno recuperata a casa e portata all’asciutto. Il lavoro della protezione civile prosegue senza sosta. Ma c’è anche chi denuncia di essersi sentito solo nell’emergenza: «In famiglia siamo riusciti a fare forza su noi stessi cercando di limitare i danni, resta il rammarico per la sensazione di abbandono», ha scritto Federico Bonan su Facebook. Non va dimenticato che a maggio 2013 le stesse famiglie avevano dovuto fare i conti con un’altra esondazione del Sile e con i relativi disagi e danni. Pochi chilometri più a sud, a Casale, via San Nicolò è ancora un tutt’uno con il fiume. Per rientrare a casa, i residenti devono utilizzare gli stivali alti fino alla coscia oppure la barchetta della protezione civile, trascinata dai volontari. Sospiro di sollievo invece per la zona di via Torcelle: le idrovore nella notte hanno liberato la strada. Il livello di Bigonzo e Rio Serva è in lieve abbassamento. A Frescada Ovest, l’intervento nella serata di lunedì dei Lagunari e del Genio ha scongiurato il peggio: fino alle 2.30 della notte è stata tolta acqua da via Bassa, liberandola. Il monitoraggio del livello del Dosson è proseguito, oggi la elementare Comisso sarà regolarmente aperta dopo due giorni di stop. A Roncade è rientrata l’emergenza per il Vallio e il Meolo, tutte le attenzioni si concentrano su via Treponti a Musestre. Le pompe hanno funzionato tutta la notte. E per portare gasolio al generatore di una di queste, è stato chiesto aiuto ai canoisti del gruppo “Opencanoe Openmind”.

Rubina Bon

 

Voragine a Fregona inghiotte 3 automezzi

Uno smottamento in via Osigo si è portato via il piazzale di un’azienda

Il terreno si sfalda sotto la chiesetta di Formeniga, famiglie in pericolo

FREGONA – Un boato e una frana si porta via parte del piazzale di un’officina. Finite nella voragine due macchine e un trattore che erano parcheggiati sullo spiazzo. L’ennesimo guasto al territorio a causa delle piogge incessanti è avvenuto ieri mattina in via Osigo a Fregona. Inghiottiti anche cinque grossi alberi che sono rovinati nel ruscello. Intanto a Vittorio Veneto il terreno ha ceduto sotto la chiesa di Formeniga mettendo in difficoltà una serie di famiglie.   «Quella di Osigo è una grande frana, che fa paura», ha commentato ieri il sindaco di Fregona, Giacomo De Luca. «Tutto il materiale è finito nel ruscello e ha formato una diga improvvisata. C’è una montagna di detriti, parecchi metri cubi di terra, pietra e alberi. È un episodio davvero preoccupante. Se le piogge continueranno la situazione potrebbe farsi davvero problematica». Maurizio Breda abita cento metri oltre l’officina. Dalla sua casa già lunedì sera aveva sentito distintamente strani rumori arrivare dal piazzale. «Ho udito sassi che rotolavano giù», racconta, «tanto che sono andato a controllare. C’era buio e avevo solo la pila, non sono riuscito a vedere». Ieri mattina la sorpresa è arrivata annunciata da un sordo rumore che saliva dal cuore della collina.   Tre anni fa c’era stata un’altra frana non lontano dallo smottamento di ieri. In via precauzionale era stato eretto un muro di sicurezza proprio vicino all’abitazione di Breda. Ieri da Osigo sono partiti i sopralluoghi che hanno impegnato, oltre al sindaco, i tecnici di Provincia e Servizi forestali e alcuni geologi che hanno controllato eventuali problemi alle abitazioni vicine. Preoccupazione anche a Col di Osigo dove la frana di questi giorni si sta muovendo. Lo smottamento si è verificato all’altezza della piazzetta vicino al borgo. Il rischio è che il terreno frani sull’unica strada di accesso al piccolo borgo. «La strada è comunale», ragiona il sindaco, «oltre ai disagi per la gente, preoccupano i costi». La strada al momento è a senso unico alternato come anche a Borgo Luca. Intanto anche nella vicina Sarmede ci sono stati piccoli cedimenti e avvallamenti sulla provinciale 151 tanto che sono stati chiamati i tecnici della Provincia per verificare la stabilità del muro di contenimento. Situazione difficile anche a Vittorio Veneto. Una frana di cento metri di fronte e profonda duecento si sta muovendo dalla collina proprio sotto il campanile della chiesa di Formeniga. Nel movimento lo smottamento ha investito anche l’acquedotto, tanto che è stato posizionato un tubo provvisorio per portare l’acqua a un gruppo di famiglie. Per precauzione sono stati staccati dai pali anche i fili della linea elettrica. A Vittorio Veneto si contano altre quattro frane a Maren, a Col di Stella, in via Mor e sulla strada per la Madonna della Salute.

Francesca Gallo

 

Due strade cedono a Farra e Refrontolo, chiusa la sp 152 

PIEVE DI SOLIGO – Notte di passione, quella tra lunedì e martedì, per il Quartier del Piave. Non bastassero le frane, che anche ieri hanno tormentato quasi tutti i Comuni tra Refrontolo e Valdobbiadene, ci si sono messi pure gli allagamenti. Scantinati e sotterranei finiti sott’acqua, interventi di vigili del fuoco e protezione civile, fiumi e torrenti costantemente monitorati. Mentre due strade, a Farra e a Refrontolo, sono state interrotte per altrettanti smottamenti. Il maltempo non ha dato tregua, e Moriago ha pagato il prezzo più alto lunedì sera. Diverse abitazioni sono finite sott’acqua sia nel centro del paese, che nella frazione di Mosnigo. Nessuna esondazione, ma si è alzato troppo il livello della falda sotterranea, costringendo gli abitanti per l’intera nottata a lavorare per pompare l’acqua fuori dalle loro case, aiutati dai vigili del fuoco. Una sola abitazione privata è finita sott’acqua in Borgo Stolfi, a Pieve di Soligo, sempre per l’innalzamento della falda che scorre sotto lo scantinato. Tempestivo l’intervento dei volontari della protezione civile. Da ieri mattina, l’emergenza ha riguardato le frane. A Farra è chiusa via Cardani, sul San Gallo, mentre non si contano i mini-smottamenti sui fondi privati, e due fronti franosi in movimento minacciano di interrompere le vie di comunicazione a Collagù, lasciando isolate alcune abitazioni. Forti disagi anche a Refrontolo, in via Patrioti, dove ieri mattina l’asfalto ha ceduto per almeno ottanta centimetri a causa di una frana che, oltre alla strada, ha interessato un vigneto privato. I tecnici del Comune hanno trovato un percorso alternativo per raggiungere le tre case e l’azienda della via, che altrimenti sarebbero rimaste isolate. A Cison la situazione è drammatica. La Provinciale 152 è chiusa da sabato, ma da ieri si allontana la possibilità di riaprire in tempi brevi la strada del Caldarment, chiusa dal 2011. Proprio quando il Comune aveva completato i lavori di sistemazione, e la riapertura sembrava imminente, una nuova frana è precipitata sulla strada: «Una storia senza fine, dovremmo mettere soldi che non abbiamo, ormai si va in primavera per il completamento dei lavori» ha commentato affranta il sindaco, Cristina Pin. Che ieri, vista la piena del Soligo, ha disposto anche la chiusura della pista ciclabile lungo l’argine. Ovunque campi allagati, fossati al limite e vigneti trasformati in acquitrini, con il concreto rischio di dover già fare i conti con malattie e parassiti all’arrivo della bella stagione. Il Comune di Pieve ha deciso di informare in tempo reale i cittadini sui social network, per prevenire spostamenti o trasferte nelle zone più a rischio.

Andrea De Polo

 

Le falde acquifere riaffiorano a Villorba In pericolo il grande magazzino di Zago Il torrente Giavera esonda in via Stradone 

VILLORBA. I fiumi sono rimasti all’interno degli argini, ma a preoccupare a Villorba è la falda che affiora. Nell’area tra la zona industriale e Fontane Chiesa Nuova molti gli scantinati invasi dall’acqua. Il caso più grave nel grande magazzino di Zago, in via Torricelli (in foto). Fin dalla notte ha cominciato ad affiorare l’acqua, e a nulla sono servite le idrovore in azione. Il livello ha continuato a salire, come se vi fossero delle vere e proprie risorgive appena sotto il magazzino. Ingenti i danni, il pavimento si è crepato e in alcuni tratti si è addirittura staccato dal suolo. Ieri mattina è stata portata un’idrovora in grado di pompare 1.400 litri di acqua al minuto, ma la situazione non è migliorata. La conta dei danni si potrà fare solo ad emergenza passata, perché non si esclude che tutta la struttura possa avere ora problemi di staticità. Molte le abitazioni che hanno condiviso, seppur in misura minore, lo stesso problema. Il fenomeno è andato via vai peggiorando, e la fascia coinvolta, verso sera, si è allargata a est e a ovest di Fontane Chiesa Vecchia. Anche a Carità in piazza Aldo Moro qualche problema nei garage. Il torrente Giavera invece ha tenuto ovunque, a parte che in via dello Stradone dove è esondato allagando due abitazioni. Il Comune sta seguendo l’evoluzione dia fatti ed ha istituto un centro di coordinamento in municipio con vigili del fuoco e volontari della Protezione civile.

(f.c.)

 

Asfalto squarciato da un cratere Paura a San Zenone

Crollati i tratti delle vie Valli e Fratta, isolata S. Anna di Asolo Sale ancora il livello delle acque, emergenza a Semonzo

SAN ZENONE Allagamenti, frane e smottamenti: la Pedemontana in ginocchio. Da Maser a San Zenone giornata piena di interventi per i vigili del fuoco, volontari della Protezione civile e dei tecnici della Provincia. A Semonzo sono stati impiegati oltre 20 uomini della Protezione civile della Pedemontana del Grappa. Due smottamenti nel primo pomeriggio di ieri hanno interessato via Valli e via Fratta a San Zenone. Si è aperta una voragine di qualche metro mentre oltre 10 e 30 metri di strada hanno ceduto a causa della pioggia battente. È stata una fortuna che in quel momento per strada non passasse nessun automobilista. A causare il cedimento sono state le piogge che hanno creato delle infiltrazioni di acqua sotto il manto stradale provocando così gli smottamenti. Sul posto tempestivo l’intervento della Protezione civile comunale e grazie all’ordinanza del tecnico del comune le strade sono state momentaneamente chiuse al traffico. Chiuse per allagamento anche via Cime e via Jacopo Da Ponte. Non migliora purtroppo la situazione a Semonzo dove sale il livello di acqua che ha invaso lunedì mattina dodici garage di piazza Paradiso. Allagato anche il bagno di una casa dove solo nella mattina di ieri il livello dell’acqua è salito intorno ai 30 centimetri. Lavoro senza sosta per i volontari della Protezione civile della Pedemontana del Grappa. Per tutta la giornata di ieri, capitanati dal presidente Fabrizio Xamin, sono intervenuti sulle situazioni di emergenza. Allagamenti anche in molte abitazioni di via Molinetto in modo particolare nello scantinato di una casa dove dalle 8 di ieri mattina e fino a tarda serata con un idrovora i volontari hanno cercato di tirare fuori l’acqua. Anche qui il livello dell’acqua è salito fino a 50 centimetri mettendo a rischio un intera famiglia. Una frana invece ha interessato via Sant’Anna ad Asolo. A cedere è stata una pianta che cadendo ha trascinato con se un pezzo di collina invadendo così la carreggiata stradale. Subito è scattato l’allarme grazie ad un automobilista di passaggio che ha allertato i soccorsi. Sul posto immediato l’intervento dei vigili del fuoco volontari di Asolo e degli operai del comune che hanno messo in sicurezza la strada liberandola da fango e detriti. Chiusa la provinciale 101 in via Foresto Vecchio dove un tratto di strada è stata transennata per pericolo crollo del manto stradale. Sul posto immediato l’intervento dei tecnici della Provincia che hanno lavorato tutto il pomeriggio di ieri per ripristinare la circolazione solo su una corsia. Frana ancora il Mostaccin a Maser. Da sabato fino a ieri blocchi di massi non hanno dato tregua e si sono staccati dalla montagna bloccando in alcuni tratti la strada. Anche qui lavoro senza sosta per i tecnici della Provincia per mettere in sicurezza la strada provinciale 1.

Vera Manolli

 

Stato di allarme idrogeologico a Susegana

Preoccupa la collina di Collalbrigo, a Mareno idrovore all’Oasi Campagnola, a Vazzola sos scantinati

CONEGLIANO Aumentano ora dopo ora, nel Coneglianese, le case invase dall’acqua a causa dell’innalzamento della falda. E mentre a Susegana la protezione civile ha dichiarato lo stato di allarme idrogeologico, cresce a Conegliano il livello di guardia per la frana che lunedì ha costretto a chiudere via Guizza, nel tratto tra il cimitero e la scuola elementare di Collalbrigo. Il fronte sembra ampliarsi sempre più. Conegliano. A chiedere un monitoraggio continuo della situazione di via Guizza è il sindaco Floriano Zambon. «La frana riguarda tutto il campo che sta a valle della strada, è un movimento che è in corso da anni, servirà uno studio accurato», spiega il primo cittadino. Sempre a Collalbrigo ieri si è registrata una caduta di sassi da un terreno posto in via Dei Biadene. Sotto controllo anche uno smottamento per il cedimento di un cantiere lungo la strada vicinale Calderara, verso Ogliano. Mareno. A Mareno ieri è cresciuto ancora anche il livello dei laghetti dell’Oasi Campagnola, tanto che in certe ore i due bacini e il parcheggio formavano un unico specchio d’acqua che ha invaso anche la struttura comunale. Per permettere l’installazione di alcune idrovore è stata chiusa parte della strada soprastante. Vietata al traffico anche la vicina via Serravalle. Intanto aumenta il numero delle famiglie con scantinati e garage allagati. Vazzola. Un problema che a Vazzola si sta facendo sentire sempre più, con un numero crescente di garage, taverne e seminterrati allagati. Alcune famiglie si sono trovate temporaneamente senza corrente per il surriscaldamento dei fili elettrici causato dal troppo lavoro delle pompe. San Vendemiano. Situazione critica anche in altre parti del Coneglianese, come a San Vendemiano: in via Carducci i garage somigliano a piscine. Allerta anche a San Pietro, San Fior, Codognè e Godega. La preoccupazione è tanta, la conta dei danni non è ancora cominciata. Intanto si guarda al livello dei corsi d’acqua e della falda e ci si augura che il maltempo conceda una tregua.

Renza Zanin

 

MALTEMPO »L’ANALISI E LA PREVENZIONE

Bacino di laminazione per evitare ogni rischio

L’assessore regionale Conte: Prà dei Gai dovrebbe risolvere i problemi Romano (Consorzio Piave): tutti i Comuni facciano un piano delle acque

MOTTA DI LIVENZA – Fiumi che esondano, falde che si alzano, colline che franano, le precipitazioni eccezionali di questi giorni hanno portato la Marca al collasso, sbriciolato argini, eroso rive e allagato scantinati. Mentre si attende che cessi di piovere, gli esperti si interrogano sulle cause che hanno portato all’allarme idrogeologico. Livenza. Ancora una volta è il Livenza a fare paura, un corso d’acqua che da tempo attende interventi di manutenzione straordinaria e che lunedì sera ha raggiunto l’altezza record di 7.50 metri. «Una piena che ha come causa le piogge eccezionali e il conseguente carico d’acqua» spiega Alvise Lucchetta, ex genio civile del capoluogo, oggi Sezione idrogeologica e forestale Treviso-Venezia «le arginature hanno retto bene, diciamo che fuori dall’alveo ci sono state le problematiche più evidenti con la chiusura delle paratoie che collegano i canali al fiume principale». Sulle soluzioni percorribili per la sicurezza idraulica di quel territorio, risponde l’assessore regionale all’Ambiente, Maurizio Conte, ricordando il progetto della vasca di laminazione sul fiume Livenza-Meduna in località Prà dei Gai e la pulizia degli alvei dove il materiale inerte si deposita creando strozzature al deflusso dell’acqua. «Uno storico punto critico in caso di fortissime precipitazioni si trova a Prà dei Gai nella zona golenale dove il fiume confluisce nel Meduna. La Regione Veneto ha avviato la fase di valutazione di un progetto che prevede la realizzazione di un bacino di laminazione. Un’opera posta a confine tra Veneto e Friuli Venezia Giulia che darà una risposta, in particolare ai comuni di Portobuffolè e Motta» spiega Conte. Lavori che sarebbero in fase di avvio, rassicura il vertice di palazzo Balbi: «Il progetto è in valutazione e sarà presto approvato dalla Commissione via. C’è una copertura parziale del costo dei lavori che è di 22 milioni di euro. L’intervento si inserisce nell’ambito di un project financing più ampio che prevede anche la pulizia dell’alveo. Questo permetterà di creare una maggiore capacità d’invaso. Aumentando la portata del fiume e rallentando la sua velocità verso il mare si diminuiranno anche i fenomeni di erosione». Allo stesso tempo, per il Livenza, è stato anche previsto un ripristino delle arginature, continua l’assessore: «Nel project è inserito un rifacimento degli argini e la ricostituzione della cosiddetta zona umida. Per questo impiegheremo novecento metri cubi di terreno». Un intervento di questo genere ha già dato i suoi buoni frutti a Castelfranco, dove i lavori sugli affluenti di sinistra del Muson consentono la laminazione di un milione di metri cubi d’acqua. Sile. Ad alzarsi pericolosamente è stato anche il livello del fiume Sile che è esondato a Casier e Casale. «Le cause di questo fenomeno sono in gran parte dovute a una situazione già compromessa per via delle piogge che non hanno mai abbandonato il Trevigiano nei passati tre mesi. Questi nuovi giorni di maltempo hanno mandato ancora più in sofferenza il sistema idrografico minore di pianura e collina. Anche il Sile ha quindi avuto difficoltà a riceve il carico d’acqua proveniente dai suoi affluenti» spiega Giuseppe Romano, presidente dell’Unione Veneta Consorzi e del Consorzio Piave. Il corso d’acqua più tranquillo della Marca ha quindi dovuto reggere il massiccio flusso di detriti provenienti dagli immissari. E proprio a loro saranno rivolti i futuri lavori di manutenzione, spiega Romano: «Essendo il Sile un fiume di risorgiva, bisogna lavorare sui suoi affluenti, in particolare su Dosson e Melma». Il Dosson infatti, nei giorni scorsi non è più riuscito a ricevere le acque di canali e fossati e ha invaso via Bassa a Frescada. «Per risolvere questo nodo» continua Romano «stiamo appaltando i lavori per la creazione di un bacino di laminazione. A fine mese avremo la consegna dei lavori. Ma sarebbe da potenziare anche il Melma, costruendo un altro bacino di laminazione, prima che entri nel Sile. Per quest’ultimo intervento abbiamo individuato un’area ma siamo ancora in fase progettuale». Piano delle acque. Da non sottovalutare infine degli interventi secondari validi per tutta la Marca, propone il presidente di Consorzio Piave: «E’ necessario che tutti i comuni facciano il proprio “Piano delle acque” ovvero uno studio idraulico che consenta ai sindaci di mappare canali, reti di scolo e fossi privati. Se i fossati non sono puliti, l’acqua tracima impattando sui canali, che a loro volta si riversano nei fiumi». Ed è questo un punto sul quale insiste anche “il buon senso” popolare: la scarsa manutenzione di fossi e tombini ha creato in passato allagamenti anche nei centri urbani.

Valentina Calzavara

 

Cassa d’espansione per contenere la piena degli affluenti

TREVISO – I sei giorni di pioggia ingrossano il Sile, che fa paura nel cuore di Treviso ma anche nell’hinterland sud. Mentre Ca’ Sugana ha attivato il Coc (Centro operativo comunale) per monitorare il corso d’acqua, sono state diverse le esondazioni, specie nella prima periferia. Tra le zone più colpite: Cendon di Silea dove il centro è stato invaso dall’acqua ma anche Casale dove il traffico è stato chiuso in nelle vie Torcelle, Burano e San Nicolò, nonché nella zona del porticciolo, completamente sommersa con annesse case rivierasche. Non va meglio e Casier dove l’acqua ha raggiunto piazza Pio X e ha reso inaccessibile la Restera . Ma preoccupano anche il Cagnan e il Pegorile e osservati speciali restano pure il Dosson a Frescada di Preganziol, il Musestre e il Vallio a Roncade. A spiegare quanto sta accadendo al fiume che attraversa il capoluogo, è Giuseppe Romano, presidente dell’Unione Veneta Consorzi e del Consorzio Piave: « Sono andati in sofferenza i corsi d’acqua più piccoli che rappresentano l’85% dell’idrografia di pianura e collina. Un fenomeno che non ha risparmiato nemmeno questo fiume di risorgiva che ha avuto qualche difficoltà a ricevere il carico d’acqua proveniente dai suoi affluenti, tra cui il Dosson e il Melma, per i quali stiamo pensando a dei bacini di laminazione».

(v.c.)

 

Frane a ogni pioggia boschi poco curati vigneti non a norma

I geologi puntano il dito sulla mano dell’uomo: «Gli alberi vecchi creano fessurazioni, i filari prevedano drenaggi»

IL GEOLOGO LUCCHETTA – Un bosco vecchio ha bisogno di continua manutenzione, meglio un vigneto giovane piantumato nel rispetto delle regole

PIEVE DI SOLIGO – Boschi e vigneti del Quartier del Piave sono seduti su colline dai piedi d’argilla. Stavolta, sono franati i boschi. Sempre più vecchi, sempre più trascurati e, quindi, pericolosi. Tra venerdì e ieri pomeriggio, frane “boschive” si sono registrate a Refrontolo, Follina, Miane, Pieve di Soligo, Farra. I vigneti hanno sopportato meglio la pioggia, ma il pericolo non cessa: anche nel loro caso, una cattiva manutenzione può generare frane e smottamenti. Gli esperti avvisano: per prevenire il rischio, i boschi vanno tagliati regolarmente, e i vigneti (rigorosamente da disporre a terrazzamento, e mai lungo le linee di pendenza della collina) devono rispettare rigorosi vincoli in quanto a drenaggi e governo delle acque. Stanca di dover fare il conto delle frane a ogni ondata di maltempo, il sindaco di Cison, Cristina Pin, ha emesso un’ordinanza che obbliga i proprietari dei boschi a tagliare tutti fusti di diametro superiore ai 30 centimetri. Il geologo pievigino Gino Lucchetta spiega quali rischi si corrono: «Gli alberi vecchi sono più grandi, e pesano di più. Con il vento si piegano e generano “l’effetto leva”. Si creano fessurazioni e l’acqua entra nel terreno. I boschi hanno bisogno di manutenzione continua. Il bosco vecchio è un peggiorativo per la stabilità del terreno». Meglio, secondo Lucchetta, un vigneto giovane, di un bosco vecchio: «Se l’intervento è fatto bene, non dà problemi. Il principio è il governo delle acque». Segreti per installare un vigneto senza correre rischi? «Mai disporre i filari lungo le linee di pendenza, ma secondo le curve di livello. Così si creano una sorta di terrazzamenti che rallentano e sopportano meglio il flusso dell’acqua». Per i viticoltori che non vogliono restare col fiato sospeso a ogni pioggia, sarà importante anche non esagerare con il diserbo. Lo spiega Filippo Taglietti, tecnico del Consorzio di Tutela Prosecco Docg: «Il diserbo non consente all’erba e alle piante di radicarsi, ed entrare in profondità nel terreno. Così viene meno la loro funzione di “tampone” a eventuali movimenti del suolo». Il destino di un vigneto, però, si decide già al momento del progetto: «Servono perizie, e impianti di drenaggio e scolo. Ci si deve rivolgere a tecnici specializzati, ai Beni Ambientali e alla Forestale. E di solito si chiede anche una perizia geologica. I vigneti più giovani sono quelli più a rischio». Come per i boschi, un ruolo decisivo lo gioca la manutenzione: «La sentieristica e la rete di passaggi create dai viticoltori alleggeriscono il carico d’acqua».

Andrea De Polo

 

IL CONEGLIANESE E LA BASSA

Le falde crescono: «Più precauzioni nel costruire in zona di risorgive»

CONEGLIANO Le falde acquifere sotto la Marca continuano a salire, in dieci anni il livello di profondità è aumentato di parecchi metri. Negli ultimi giorni nel basso Coneglianese, a Mareno, Vazzola, San Fior e Codognè, sono andate sott’acqua centinaia di famiglie. «Quello dell’innalzamento della falda freatica è un fenomeno naturale che viene alimentato in modo importante dalle precipitazioni eccezionali in corso e dalla piena dei fiumi» spiega Eros Tomio, geologo di Villorba. Una situazione che si sta via via accentuando, continua l’esperto: «Mentre dagli anni Settanta e fino al 2005, per circa trentacinque anni, la falda si è abbassata per motivi legati all’eccessivo sfruttamento del suolo. Nell’ultimo decennio stiamo assistendo a un’inversione di tendenza, la falda sta salendo perché l’urbanizzazione è diminuita. Ecco che le piene nel sottosuolo sono maggiori». Un trend confermato anche da Gino Lucchetta, geologo di Pieve di Soligo: «E’ difficile dare una misura degli innalzamenti della falda. Ad esempio a Nervesa la falda oscilla nel corso dell’anno anche di 12 metri, ma essendo a 25 metri di profondità, nessuno se ne accorge e lì siamo a ridosso del fiume. Man mano che ci spostiamo verso la linea delle risorgive, si arriva al mezzo metro di profondità in zona Fontane, Villorba, Paese e Piombino Dese. Anche nel Coneglianese diciamo che l’apporto delle precipitazioni straordinarie di questi giorni ha inciso sulla falda, che è tornata ai livelli degli anni Settanta». Cosa fare allora se si vive in una zona a “rischio”? «Visto che l’innalzamento della falda è un fenomeno naturale che risente delle piogge, dell’irrigazione e delle piene dei fiumi. Bisognerebbe agire a monte, quando la falda è vicina al piano campagna occorre adottare degli accorgimenti nella fase di costruzione della propria casa. Le stanze interrate dovrebbero essere impermeabilizzate subito. Farlo in un secondo momento è più difficile, più costoso e porta a risultati meno brillanti». Una soluzione condivisa anche da Lucchetta: «Dopo un periodo di calo, la falda è risalita e adesso ne paghiamo le conseguenze, soprattutto dove sono state realizzate opere di sotterraneo. La natura sta facendo il suo corso, forse qualcuno è stato poco previdente e non ha guardato la storia del territorio in cui ha edificato».

(v.c.)

 

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