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STRA. L’Assocalzaturifici scende in campo a fianco dei calzaturieri della Riviera del Brenta (Acrib) e altri settori trainanti dell’export italiano per difendere in sede europea la proposta di Regolamento comunitario sulla sicurezza dei prodotti, relativo all’obbligo di indicazione di origine.

«La manifattura italiana non può più aspettare», afferma Cleto Sagripanti, presidente dell’Assocalzaturifici, «e ha già subito anni di dura prova a causa della concorrenza aggressiva dei paesi emergenti e di una mancata legislazione in Europa, unica tra le principali economie mondiali a non richiedere l’obbligo di indicazione di origine sulle merci che vengono commercializzate al suo interno, con grave danno per chi, come le aziende manifatturiere italiane, ha come risorsa principale l’alta qualità dei suoi prodotti». Il riferimento è a chi fa fare produzioni ai laboratori-lager cinesi.

«Chiediamo», continua, «che questo valore riconosciuto in tutto il mondo sia anche riconoscibile al consumatore finale attraverso un’etichettatura chiara e obbligatoria».

Per capire il valore del comparto della calzatura in Riviera basta guardare i numeri. Una recente analisi del Servizio studi e ricerche di Intesa Sanpaolo ha evidenziato che il distretto della Riviera è il secondo polo calzaturiero italiano con il 13,9% degli addetti nazionali. Negli ultimi anni il distretto del Brenta è riuscito a vincere la sfida dei mercati esteri grazie all’alta qualità dei materiali anche se il fenomeno dei laboratori clandestini ne sta minando le basi.

È l’unico distretto ad essere già oltre i livelli pre-crisi del 2009. Le esportazioni della provincia nel 2012 hanno toccato quota 388 milioni di euro, il 6,4% in più sul 2007, continuando a crescere.

(a.ab.)

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