Mattino di Padova – I danni del maltempo
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19
feb
2014
Lunghi chiede dieci milioni di euro
Stato di calamità: ci sono gli smottamenti a Monselice e gli argini danneggiati negli altri sette comuni del Distretto
MONSELICE – Serviranno almeno due milioni e mezzo di euro per mettere in sicurezza la Rocca e il Montericco, dopo le ultime frane. A lanciare l’allarme è il sindaco Francesco Lunghi, che nelle vesti anche di presidente del Distretto Bassa padovana della Protezione civile ha chiesto alla Regione Veneto lo stato di calamità naturale. «A Monselice abbiamo avuto una nuova caduta di massi vicino a dove sono stati effettuati i lavori sulla Rocca» riassume Lunghi. «Ma ci sono anche altre frane su terreni privati del Montericco: per questo abbiamo chiesto una valutazione geologica per capire se c’è uno scivolamento del monte. Nel frattempo abbiamo dichiarato lo stato di calamità per otto comuni del nostro gruppo di Protezione civile della Bassa padovana. Per la sola messa in sicurezza delle frane, a Monselice, servirebbero due milioni e mezzo di euro. Mentre per rinforzare anche gli argini in tutti i Comuni del distretto tra gli otto e i dieci milioni di euro». Oltre a Monselice, hanno subito danni dall’alluvione Stanghella, Vescovana, Villa Estense, Granze, Pozzonovo, Pernumia e Boara Pisani. «Chiederemo ai geologi della Regione di verificare anche la situazione della Rocca» spiega il delegato alla protezione civile Giuseppe Rangon «al momento ci preoccupa molto la situazione del Monte Ricco, ma anche i problemi della Rocca sono tutt’altro che risolti». E dopo l’ultima frana sulla Rocca annuncia un’interrogazione anche il consigliere regionale del Partito democratico, Piero Ruzzante. «Presenterò un’interrogazione alla giunta regionale» anticipa «per chiedere al presidente Zaia di compiere atti concreti, peraltro già promessi più volte, per cercare di porre fine all’incessante sbriciolamento, dopo ogni periodo di forti piogge, cui è continuamente soggetta la Rocca». Continua Ruzzante: «Non serve essere dei geologi esperti per capire che la Rocca è sempre più fragile. I cittadini della zona, da anni, sono costretti a vivere in un persistente stato di allerta, mentre impotenti assistono a frane e smottamenti che oltre a mettere a repentaglio la loro incolumità stanno inesorabilmente distruggendo il patrimonio ambientale e quello storico-artistico ad esso legato». Ruzzante ricorda in particolare «quanto, nel corso degli ultimi anni, le mura del Castello in cima alla Rocca, si siano pericolosamente avvicinate al fronte della cava». Anche la Lega presenterà al prossimo consiglio comunale una mozione per chiedere di escludere dal Patto di stabilità le spese per il dissesto idrogeologico.
Francesca Segato
Frane sul Montericco, una situazione che preoccupa
Dopo la Rocca, ora a preoccupare è anche il Montericco. Oggi in tarda mattinata sono attesi in via Pignara i tecnici della Direzione geologia della Regione Veneto per un sopralluogo insieme alla protezione civile. A far paura sono diversi smottamenti verificatisi nell’arco della scorsa settimana alle pendici del colle, su via Pignara. Il più grave resta lo squarcio che si è aperto nel terrazzo di una proprietà privata, al civico 36 D di via Pignara, lo scorso 3 febbraio: qui il privato, proprietario del terreno, si è già attivato per cominciare la messa in sicurezza, ma i costi stimati sono da capogiro. Nello stesso punto, ma più a valle, si nota un altro smottamento. Sotto la casa colpita dalla prima frana, infatti, c’è un’altra abitazione, dove pure il terreno sembra spingere, tanto da far temere che sia in atto uno scivolamento di tutto il pendio. Anche in questo caso la frana insiste su una proprietà privata. Un terzo fenomeno franoso si è verificato, sempre nei giorni scorsi, ancora in via Pignara ma nel tratto verso il confine con Arquà Petrarca. Qui sono caduti del pietrisco e degli alberi, noci e roveri, anche con tronchi del diametro di 40 centimetri. Il Comune è intervenuto in prima battuta per tagliare gli alberi caduti, ma resta il movimento di diversi metri cubi di materiale. E si attende oggi il responso dei geologi regionali per capire se si possa trattare di un unico movimento franoso. Intanto nessuna nuova emergenza ieri sulla Rocca, dove però la situazione resta critica nel versante affacciato tra via San Tomio e via Galilei, dove tra sabato e domenica sono caduti vari massi. Rimangono chiusi i sentieri, solo su questo versante: aperto e visitabile invece il percorso della salita al Mastio, che non è stato interessato dai problemi.
(f.se.)
L’ALLUVIONE DI INIZIO FEBBRAIO
I sindaci: «Un’emergenza gestita male»
Coro di proteste alla riunione promossa dal sindaco di Teolo. Un esposto in Procura per far luce sulle responsabilità
TEOLO – Famiglie evacuate che non si sa quando potranno rientrare nelle loro case, animali annegati, abitazioni isolate, attività economiche ferme, strade chiuse per frane, smottamenti in luoghi privati o incombenti su arterie pubbliche, migliaia di ettari di campagne allagati e danni stimati in milioni di euro. È il catastrofico resoconto dell’ondata di maltempo che si è abbattuta dieci giorni fa sul Padovano, e che lunedì sera ha riunito a Teolo gli amministratori dei quindici comuni appartenenti al Parco Colli Euganei. Hanno partecipato all’incontro quasi tutti i primi cittadini o i loro delegati per dire “basta al dissesto idrogeologico del territorio”. Promotore della riunione è stato il sindaco di Teolo Moreno Valdisolo: «Noi amministratori vogliamo essere messi in condizione di difendere il territorio e perciò puntiamo i piedi perché non vogliamo essere più lasciati soli a gestire emergenze come quest’ultima», dice. «Non abbiamo un interlocutore, è un continuo scaricabarile tra enti superiori e anche l’Ente Parco è parte lesa. Il suo presidente è un generale a capo di un esercito disarmato, perché non ha i soldi per gli interventi». Il confronto dell’altra sera, dove ogni amministratore comunale ha portato la sua recente esperienza, è stato aperto e costruttivo. Alla fine, i sindaci e i delegati hanno deciso di dare un segnale forte, firmando un documento che sarà trasformato dagli avvocati in un esposto da inoltrare alla Procura della Repubblica. Lo scopo dell’azione legale è quello di individuare le responsabilità nella gestione dell’emergenza durante il maltempo, e fare chiarezza sulle istituzioni competenti a gestirla. Intanto è comparso un nuovo importante movimento franoso a Galzignano, il paese che è stato risparmiato dalle perduranti piogge. In via Noiera Valsanzibio, uno smottamento ha colpito il pendio coltivato a ulivi situato sul versante orientale del Monte delle Basse e affacciato sulla strada. Dentro al civico 2, lunedì si sono recati per un sopralluogo un geologo chiamato dal proprietario e il geometra del municipio. Quest’ultimo ha poi inviato una comunicazione alla Provincia. La frana parte a circa metà della parete, ha un fronte di una settantina di metri, non minaccia l’abitazione di Piergiorgio Sturaro ed è distante circa 60 metri dalla strada provinciale. «C’erano piccole crepe, ma con le ultime piogge la situazione si è di molto aggravata», dice Sturaro. «Adesso la frana si è fermata e ho chiamato i tecnici perché facciano i rilievi. L’esperto pensa che l’ultimo terremoto abbia mosso il terreno e provocato la deviazione di una vena d’acqua».
Piergiorgio Di Giovanni
MONTEGROTTO
Il Pd chiama Bordin «Apra le porte a tutti gli alluvionati»
MONTEGROTTO – Il segretario del Pd Luca Fanton lancia un appello al sindaco Bordin in vista dell’incontro con gli alluvionati di domani sera al Palaberta. Una riunione “riservata” solo ai residenti che hanno ricevuto come invito la lettera del primo cittadino. Dopo le critiche del Circolo Pertini e di “Terme e Futuro”, è la volta del Pd. «Bordin apra le porta a tutti i cittadini che si presenteranno per ascoltare e capire cos’è successo con questa alluvione», chiede Fanton. «Non si chiuda dentro al Palaberta magari protetto dai carabinieri evitando il confronto per timore della polemica che scatenerebbero le opposizioni. Come Pd posso assicurare che faremo di tutto affinché la serata sia un’occasione di confronto costruttivo e senza polemiche sterili. Magari ci saranno anche toni accesi, ma senza il litigio fine a se stesso perché bisogna dare risposte ai cittadini. I residenti meritano di sentire la versione del sindaco e anche quelle che con il sindaco non concordano. Noi ci saremo per far sentire le nostre ragioni, ma anche per proporre soluzioni».
(i.z.)
Segnali fai-da-te: attenti alla buca
Battaglia, asfalto a pezzi: i cittadini indicano i pericoli. Il sindaco: provvederemo
BATTAGLIA TERME – Ormai si sa che nel fai da te, specie in tempi di crisi, ce la caviamo bene. Sarà per questo che alcuni cittadini di Battaglia, già provati dall’alluvione, si sono armati di spray colorante per indicare alla giunta comunale le buche sui marciapiedi di via dei Colli. Da qualche giorno ha fatto quindi la sua comparsa una nuova tipologia di segnaletica orizzontale in verde: «buca» di qua e «buca» di là, con una bella freccia colorata in corrispondenza dei circa dieci punti di cemento collassati nel centro di Battaglia. Un’azione che non è per nulla passata inosservata ed è anzi piaciuta a più di qualche residente. E non tanto per l’ironia verso l’ente pubblico sempre più a corto di risorse, ma anche come aiuto a non finire dentro le crepe. La maggior parte dei residenti, del resto, è di età avanzata. Facile che qualcuno ci possa piantare il naso. Lo spirito civico dell’ignoto segnalatore di buche è stato quindi raccolto con fair play dal sindaco Daniele Donà. «Non sappiamo chi è stato, ma sicuramente il problema delle buche ci sta a cuore. Abbiamo comunque stanziato circa seimila euro per tappare, dove è possibile, le crepe che si sono aperte. Purtroppo il patto di stabilità in questo non aiuta i Comuni e con l’alluvione ora le cose sono anche peggiori di prima. Di sicuro cercheremo di mettere in sicurezza i marciapiedi perché non vogliamo che gli anziani, in particolare, corrano dei rischi». Non è solo Battaglia che si trova a dover convivere con crolli del cemento e buche: in caso di caduta, però,i Comuni rischiano di dover pagare i danni. Meglio quindi correre ai ripari.
Irene Zaino