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TRASPORTI»LA TRATTA BELLUNO-CALALZO È CHIUSA DA 20 GIORNI

Amministratori sul piede di guerra: «Questo ritardo nei lavori ci fa pensare che Rfi voglia sopprimere la linea per il Cadore»

BELLUNO – Si conosceranno oggi gli interventi necessari sulla tratta ferroviaria Belluno-Calalzo, chiusa dal 30 gennaio a causa del maltempo. E soprattutto si saprà a chi toccherà farli e pagarli. Al tavolo in prefettura, oltre ai dirigenti di Ferrovie dello Stato e Rfi, ci saranno anche i sindaci. E questi sono pronti a dare battaglia per veder ripristinato al più presto il servizio. C’è chi ha paura di essere di fronte a «un piano per toglierci anche questa via di comunicazione. Ma noi non ci stiamo».

Diversi gli elementi che fanno temere il peggio. «Prima c’erano i costanti ritardi e le cancellazioni dei treni, poi i disagi con l’orario cadenzato, ora la chiusura. E non si sa fino a quando».

Secondo quanto riferisce Ferrovie dello Stato, gli alberi sulla linea sono già stati tolti, ma resta il pericolo frane, unito ai problemi della galleria di Perarolo, dove Rfi aveva già intenzione di intervenire, grazie a un investimento di oltre 2,5 milioni di euro. La pioggia e la neve avrebbero aumentato le infiltrazioni nella galleria, rendendo quindi imprescindibile un intervento per motivi di sicurezza.

«Ho scritto alla prefettura e a Rfi, chiedendo di capire i motivi dell’interruzione della tratta, ma ancora non ho ricevuto risposta. A mio parere qui c’è la volontà di Rfi di chiudere la linea», dice il sindaco di Ponte nelle Alpi, Paolo Vendramini, che aggiunge: «Ci vuole troppo tempo per togliere gli alberi dalle rotaie», conclude Vendramini, lanciando l’idea per l’istituzione di un tavolo con la Regione Veneto.

«Io ho già capito perché ci hanno chiamato in prefettura: cercano qualcuno che faccia la manutenzione. Ma non spetta certo ai Comuni vigilare su questo, bensì a Rfi», dice Livio Sacchet, sindaco di Ospitale, che confessa di essere ormai rassegnato. «Non possiamo avere una linea vetusta, servono più stazioni, più fermate. Se vogliamo puntare sul trasporto su gomma, trasformiamo la ferrovia in pista ciclabile. Ma ce lo dicano chiaramente».

A prendere posizione anche i sindacati: «Sappiamo che ci sono dei problemi per gli alberi caduti, per i versanti franosi e per la galleria di Perarolo. Ma chiediamo che i treni arrivino almeno a Longarone e poi da lì parta un servizio di autobus sostitutivo», dice Patrizio Castiglia della Uilt. «Il voler risparmiare sta portando a questi risultati».

Gli fa eco, Rudy Roffarè della Cisl: «Sappiamo che ci sono punti critici lungo la linea, ma mentre Enel ha ripristinato subito la linea, qui invece siamo come al primo giorno. Siamo preoccupati».

La senatrice Raffaela Bellot si è data da fare inoltrando un’interrogazione al ministro dei Trasporti Lupi, mentre per Dario Bond «la tratta ha bisogno di investimenti specifici e bisogna concentrarsi sulla qualità del servizio», dice invitando Trenitalia e Rfi a «un maggiore dialogo fra loro».

Paola Dall’Anese

 

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