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Nuova Venezia – A Veneto Agricoltura partecipate sotto tutela

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

16

mar

2014

Veneto Sviluppo gestirà le dismissioni in cambio di una provvigione del 10%

«Troppe perdite, aziende speciali e controllate da mettere sul mercato»

VENEZIA – La Regione fa commissariare le partecipate di Veneto Agricoltura. E le affida alle cure della finanziaria regionale Veneto Sviluppo. Con una decisione assunta nel consiglio di amministrazione di mercoledì scorso, la finanziaria regionale guidata da Giorgio Grosso ha deciso di svolgere un lavoro di advisory, monitoraggio e gestione delle società partecipate di Veneto Agricoltura.

Per conto della Regione, su proposta dell’assessore regionale Franco Manzato, che da tempo chiede una «sforbiciata » radicale a tutti i rami improduttivi del sistema delle partecipate dell’agricoltura.

Veneto Agricoltura è l’azienda regionale per i settori agricolo, forestale e agroalimentare: diciassette sedi, 47 milioni di euro di bilancio, quasi quattrocento dipendenti e una pletora di società partecipate, centri e aziende strumentali.

Si va dalla preziosa Intermizoo, il laboratorio per la sperimentazione delle razze taurine, alla Corte benedettina che fa ristorazione e catering. E poi 22 partecipazioni e 17 centri e aziende agricole. Alcune di queste società e aziende controllate sono in perdita da molto tempo.

Adesso è la Regione stessa che corre ai riparti. Dallo scorso giugno ha commissariato Veneto Agricoltura, inviando Giuseppe Nuzzo a gestire questa delicata fase. Adesso affida alla finanziaria regionale Veneto Sviluppo il compito di «ripulire » la foresta di partecipazioni, alcune delle quali in perdita, del settore agricolo regionale. Per ottenere il risultato, Veneto Sviluppo sarà regolarmente incentivata: dalla bozza di convenzione approvata si rileva che la remunerazione della finanziaria sarà pari al 10 per cento «sulla differenza tra il valore di realizzo dell’alienazione della singola operazione ed il corrispondente valore a libro ». In pratica, Veneto Agricoltura corrisponderà una provvigione per ciascuna operazione di valorizzazione compiuta. Nell’ipotesi invece di una semplice messa in liquidazione di una partecipazione, Veneto Agricoltura pagherà un minimo di 10 mila euro. L’incarico di advisory avrà una durata di poco più di un anno e mezzo, sino alla scadenza del dicembre 2015. Entro quel termine la Regione pretende che le partecipate non strategiche siano vendute o liquidate. E affida il lavoro proprio ad un’altra partecipata, dal profilo più finanziario, è gestita da professionisti espressione per metà dalla Regione e per metà dal mondo bancario. La convenzione ha fatto storcere il naso a più di un rappresentante di Veneto Agricoltura: non solo per la clausola di «manleva» chiesta da Veneto Sviluppo,maanche perché – di fatto – è la certificazione ufficiale della incapacità di Veneto Agricoltura di riformare se stessa.

Daniele Ferrazza

 

finanziaria regionale, EMENDAMENTO SUL cda

Grosso: «Ma noi rischiamo di chiudere»

VENEZIA – Veneto Sviluppo a rischio chiusura, per effetto di un emendamento di Costantino Toniolo (Ncd) approvato qualche giorno fa durante la sessione di bilancio regionale. Con una lettera al presidente del consiglio regionale Ruffato, il numero uno della finanziaria regionale, Giorgio Grosso, avverte la Regione che la sua società, di fatto, rischia la chiusura e una azione di risarcimento del danno da parte dei soci privati e delle imprese affidate. Grosso informa Ruffato che, riducendo il numero dei componenti del Cda da cinque a tre, si altera completamente la finalità stessa di Veneto Sviluppo, nata da un accordo tra socio pubblico e soci privati. Con la riduzione decisa del consiglio di amministrazione, secondo Grosso sarebbe impossibile garantire l’adeguata rappresentanza dei soci privati. Scontata quindi la loro uscita dalla società regionale nata per generare credito alle imprese.Una liquidazione della società provocherebbe un gravo danno alle casse regionali, compromettendo tutta la progettualità finora avviata, compresa la collaborazione con la Regione Friuli per dare vita a una Sgr costituita insieme a Friulia. Per Grosso, nel caso che una parte dei soci privati decidesse di recedere, la Regione si troverebbe costretta a scucire 50 milioni di euro.

 

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