Nuova Venezia – Sigilli a laboratorio tessile cinese
Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments
24
mar
2014
Zianigo. Sequestro preventivo per carenze sulla sicurezza. Titolare denunciato.
ZIANIGO – Lavoravano a tutte le ore del giorno e anche di sera all’interno di una palazzina, come se nulla fosse. Ma il problema era il luogo in cui lo facevano, che era tutto meno che sicuro. Accadeva a due passi dal centro di Zianigo, in una zona per nulla appartata, anzi lungo la principale strada di passaggio, via Scortegara. Sopra una sala prove per musicisti e gruppi, sotto una palestra e centro fitness, frequentata ogni giorno da decine di sportivi da ogni parte del Miranese. Di fronte, di là della strada, una farmacia e alcune abitazioni. In mezzo un opificio tessile dove lavoravano, senza orario, alcuni cinesi, in locali completamente fuori norma sotto il profilo della sicurezza.
Nei giorni scorsi i carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro di Venezia hanno messo i sigilli all’attività, sottoponendo a sequestro preventivo il laboratorio in attesa di ulteriori decisioni a riguardo da parte dell’autorità giudiziaria. L’opificio non era clandestino, ma violava la legge sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, il nuovo decreto 81 del 2008. I militari dell’Arma l’hanno individuato dopo che nei mesi scorsi era partita una vera e propria offensiva contro laboratori cinesi in tutta Italia, successiva alla tragedia di Prato, dove morirono diversi operai asiatici. A Zianigo erano in sette a lavorarci, tutti cinesi, regolari in Italia: erano lì da mattina a sera, tra telai e macchine da cucire. Mancavano però all’interno del locale almeno una decina di prescrizioni legate alla normativa sulla sicurezza nei posti di lavoro. Così i carabinieri hanno messo i sigilli al laboratorio, interrompendone l’irrefrenabile attività. Secondo i carabinieri sono diverse le carenze sulla sicurezza da ricondurre alla violazione dell’articolo 81 del decreto legislativo del 2008, dai presidi antincendio alle procedure di evacuazione, passando per i materiali utilizzati e lo spazio utilizzato per operare. È stato pertanto disposto il sequestro dell’appartamento, che tuttavia è preventivo, volto cioè a prevenire eventuali pericoli per gli occupanti e anche per le altre attività site nella palazzina. In pratica le condizioni di sicurezza in cui i cinesi lavoravano all’interno del laboratorio erano tutto fuorché sicure. Il titolare, anch’egli di nazionalità cinese, è stato denunciato. Il laboratorio si trova tutt’ora sotto sequestro.
Filippo De Gaspari