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L’unificazione Venezia-Padova-Treviso andrà avanti ma Zaia cercherà in tutti i modi di spaccare in due la regione   

VENEZIA – Uno scontro istituzionale senza precedenti. Una bomba sul cammino dei rapporti tra Regione, Province e Comuni. Un coltello nei rapporti tra le forze politiche. Il Veneto si trova alla vigilia di uno scontro dalle conseguenze imprevedibili: ad appena un anno dalla scadenza elettorale regionale.   Il tema è la nuova Città metropolitana di Venezia, che di fatto svuota e congela la Provincia guidata da   Francesca Zaccariotto. E consegnerà dal primo gennaio 2015 al sindaco Giorgio Orsoni le «chiavi» della   cassaforte del Veneto: un ente dalle competenze di area vasta, dalla pianificazione alla gestione integrata   dei servizi, dalle infrastrutture alle reti di comunicazioni. Praticamente, azzoppa la Regione del Veneto togliendole la «polpa» sulla gestione del territorio del cuore del Veneto: Mestre, Padova e Treviso. 

L’approvazione l’altro giorno in Senato del disegno di legge Del Rio su Province e Città metropolitane   vara definitivamente (alla Camera l’approvazione è prevista per martedì) il nuovo assetto delle   autonomie locale. Le Province di fatto vengono svuotate, diventando enti di secondo grado. I comuni   mantengono la loro autonomia ed assorbono parte delle competenze delle Province.

La nuova città   metropolitana di Venezia, che per ora coinciderà con il perimetro della provincia veneziana, potrà essere   aperta all’aggregazione di realtà limitrofe. Ecco la bomba ad orologeria per la Regione guidata da Zaia.   Nel Veneto la situazione è esplosiva perché, per la prima volta nella storia, Venezia, Padova e Treviso sono guidate da giunte di centrosinistra. E tutti e tre i sindaci hanno dichiarato la loro volontà di aderire   alla futura città metropolitana.

Il disegno di legge del governo di Matteo Renzi, fortemente   accompagnato dal sottosegretario alla presidenza del consiglio Graziano Delrio, affloscia le competenze della Regione del Veneto, finora saldamente in mano al centrodestra.

Getta acqua sul fuoco il sindaco Giorgio Orsoni: «Le città metropolitane possono diventare il motore di sviluppo del paese, finalmente si   avvia questo processo di riforma che risponde a un grande disegno strategico del governo». E non nasconde le sue preoccupazioni: «Nel Veneto c’è una situazione delicata: va costruito un percorso   condiviso, sarà mia cura cercare di raccordarmi con il presidente della Provincia Francesca Zaccariotto.   É un percorso da fare insieme, altrimenti perdiamo tutti del tempo. Sarebbe assurdo far prevalere i conflitti. Credo che la politica debba indicare una strada, impegnandosi fino in fondo per coltivare e   accompagnare questo progetto».

La procedura per giungere, a partire dal gennaio 2015, all’avvio della città metropolitana è chiarita dal disegno di legge approvato dal Senato. Dall’entrata in vigore della   legge Orsoni diventerà, oltre che sindaco di Venezia, anche «sindaco metropolitano»: entro il 30   settembre i sindaci e i consiglieri comunali di tutta la provincia dovranno eleggere il consiglio metropolitano di 18 membri e durata di 5 anni.

In teoria, è possibile che il consiglio metropolitano esprima una maggioranza di diverso colore politico del sindaco della città capoluogo. Il consiglio metropolitano è in pratica una «super giunta» con poteri di indirizzo e di controllo. Sotto c’è solo la conferenza metropolitana, composta da tutti i sindaci della provincia, con poteri solo propositivi e   consultivi.

Che fine farà la Pa.Tre.Ve? Secondo il disegno di legge approvato è consentita l’iniziativa   dei comuni di aderire successivamente al loro insediamento. La procedure prevede un parere obbligatorio della Regione. Nel caso (scontato) di parere contrario, il governo promuove un’intesa tra Regione e comuni interessati da definire entro novanta giorni. Trascorso tale termine, decide il Consiglio dei ministri. Fuor di cavillo, è evidente che nel Veneto la città metropolitana sarà incoraggiata dal centrosinistra, che controlla le maggiori città, e osteggiata dal centrodestra e dalla Lega Nord in particolare. La mediazione possibile è che, per adesso, Giorgio Orsoni vada avanti – d’intesa con   Francesca Zaccariotto – nel costruire la città metropolitana di Venezia. Lasciando perdere l’allargamento a Padova e Treviso. La Regione, nel frattempo, cercherà di ostacolare la nascita di questo nuovo ente in tutti i modi, compresa l’approvazione di una legge regionale che, di fatto, ne impedisca la nascita. Insomma, uno scontro che rischia di paralizzare ancora per molto tempo tutte le scelte strategiche di questo territorio.

Daniele Ferrazza

 

ENTRO IL 30 SETTEMBRE

Sarà Orsoni ad indire le elezioni

Mercoledì il Ddl Delrio tornerà alla Camera, il governo molto probabilmente metterà la fiducia, e il   voto quindi slitterà a giovedì o venerdì. Dopodiché, con la pubblicazione in gazzetta ufficiale,   l’istituzione della città metropolitana diverrà legge. «Finalmente» dice Andrea Martella, vice- capogruppo del Pd alla Camera, «riusciremo nell’obiettivo di istituirla, riformando le   amministrazioni locali». Cosa cambierà? Come detto la presidente della Provincia, Francesca   Zaccariotto, e la sua giunta, resteranno in carica fino al 31 dicembre 2014. Non è ancora chiaro se resterà in carica anche il consiglio, o se le funzioni dell’assemblea debbano – come pare – essere   assunte dalla presidente.

Nel frattempo il sindaco del comune capoluogo, Giorgio Orsoni, dovrà  indire, entro il 30 settembre, le elezioni del consiglio metropolitano. Il consiglio metropolitano è  eletto a suffragio indiretto. Suoi elettori sono i sindaci e i consiglieri comunali dei Comuni ricompresi nella Città metropolitana.

Entro il 31 dicembre 2014 il consiglio metropolitano approva lo statuto. Il 1° gennaio 2015 le città metropolitane subentrano alle province.

Gli organi della Città metropolitana sono: il sindaco metropolitano, il consiglio metropolitano (composto per Venezia da 18 membri) e la conferenza metropolitana, composta dai 44 sindaci dell’ex provincia di Venezia.

 

«Città metropolitana? Sarà caos totale»

Zaccariotto (Provincia): «Sei mesi di governo provvisorio e nessun passaggio di consegne». E se la prende con Dalla Tor.

È più sconsolata che arrabbiata, certa del fatto che «fino a fine anno sarà un caos», e sconcertata dal   fatto che il suo vicepresidente, il senatore Mario Dalla Tor (Ncd) abbia schiacciato il bottone senza   battere ciglio, obbedito agli ordini di scuderia senza dire che «questa legge così com’è fa schifo».   Dove per questa legge la presidente della Provincia, Francesca Zaccariotto, parla del disegno di   legge (Ddl) Delrio – prevede l’abolizione delle provincie e per ciò che riguarda Venezia l’istituzione   della città metropolitana – sul quale il governo Renzi aveva posto la fiducia, approvato mercoledì   sera dal Senato dopo una giornata molto tesa. Va da sé che nessun tacchino ha voglia di essere   invitato al giorno del ringraziamento – e ieri nella riunione di giunta in tanti si sentivano nei panni   del pennuto – ma questo più che un tacchino – riflette la Zaccariotto – è un pasticcio, e neppure   riuscito tanto bene.

Il perché lo spiega la presidente della Provincia in scadenza di mandato a   maggio. «Da quando entrerà in vigore il Ddl Delrio io e la giunta resteremo in vigore fino al 31 dicembre, a titolo gratuito» dice «e io non posso vivere di volontariato, quindi non potrò dedicare alla Provincia il tempo che dedico oggi. Senza contare il fatto che potremo intervenire solo per atti   urgenti e improrogabili». Cede il tetto di una scuola? Si ripara. C’è una buca sulla strada? Resta dov’è, almeno fino a che non arriva il sindaco metropolitano, alias Giorgio Orsoni. «Saranno mesi   di caos», sottolinea la presidente, anche perché è stata modificata quella parte della legge che prevedeva – per gestire la transizione – un comitato composto dal presidente della provincia, dal sindaco del comune capoluogo, dal presidente della Regione, e da un altro sindaco della futura città.   Così, come previsto con il nuovo testo, non ci sarà nessun passaggio di consegne. «Città   metropolitana e provincia si occuperanno delle stesse cose, scuole, infrastrutture, turismo, lavoro»,   aggiunge la Zaccariotto, «e anche il personale verrà totalmente assorbito dal nuovo ente, quindi non   si capisce dove stia la novità. Cambierà solo il nome». Oltre, ovviamente, alla struttura, dal   momento che il sindaco del comune capoluogo, Giorgio Orsoni, sarà sindaco della città   metropolitana, composta da due assemblee, il consiglio metropolitano (una sorta di giunta) e la   conferenza metropolitana, composta dai sindaci. «E ho l’impressione che non servirà a snellire ma   appesantirà le decisioni: pensi che fatica mettere d’accordo 44 sindaci con testi diversi, di partiti   diversi, e con obiettivi diversi». Chissà come avrà fatto Dalla Tor – bisbigliavano ieri gli assessori –   a votare una legge del genere. «Sono molto dispiaciuta», affonda la Zaccariotto, «che sia stato   proprio il mio vice a votare questa legge».

Francesco Furlan

 

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