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PETROLIO IN ADRIATICO »SI ACCENDE LO SCONTRO

Il ministro Guidi apre alle attività estrattive nei fondali marini al largo di Venezia

Ncd plaude, ecologisti furiosi. Il ministro croato «stupito» dalle obiezioni italiane

VENEZIA – Nel film «Il petroliere», un ispirato Daniel Day-Lewis distrugge la propria e le altrui vite in nome dell’«oil». È un totem controverso, quello dei giacimenti di oro nero, che rispunta nell’agenda politico-ambientale del Veneto e innesca uno scontro a distanza con il Governo. L’antefatto è la presenza di giacimenti di petrolio e gas naturale in Alto Adriatico, nelle acque internazionali a poche miglia dal Golfo di Venezia. Circostanza nota, rilanciata da Romano Prodi che segnala l’attivismo della Croazia a fronte dell’inerzia romana e sollecita un impulso all’attività di ricerca: in ballo – ammonisce il Professore – c’è un potenziale di 3 miliardi di barili di idrocarburi. Il ministro dello Sviluppo economico coglie la palla al balzo: «Non capisco perché dovremmo precluderci la possibilità di utilizzare queste risorse, pur mettendo la tutela dell’ambiente e della salute al primo posto», afferma Federica Guidi «per l’ Adriatico nel 2013 è stato emanato un decreto di rimodulazione delle aree marine che apre nuovi spazi di ricerca. L’attuale moratoria sulle attività estrattive è stata una mediazione che va superata per evitare di perdere ulteriori opportunità ». Via libera,insomma. Tanto basta a suscitare il serrate le fila tra quanti guardano con orrore alla prospettiva di un Adriatico costellato di pozzi e trivelle. A cominciare da Legambiente: «Caro ministro Guidi ha letto i dati che il suo stesso ministero pubblica annualmente sulle riserve certe di petrolio?», esordisce Vittorio Cogliati Dezza, il presidente dell’associazione «le quantità stimate sotto il mare italiano sono di appena 10 milioni di tonnellate e stando ai consumi attuali, si esaurirebbero in due mesi. Considerando anche quelle presenti nel sottosuolo durerebbero poco più di un anno. Perciò, rilanciare la corsa al petrolio in Adriatico rispecchia una strategia insensata, propria di una classe dirigente che si avvia al ventunesimo secolo con gli occhi rivolti al passato. Il Governo abbandoni questa politica miope orientata sulle fonti fossili e sposti l’attenzione e le risorse su rinnovabili, efficienza e risparmio, sono queste le chiavi più efficaci per garantire l’indipendenza energetica al nostro Paese». Sulla stessa linea, il governatore Luca Zaia: «Come Veneto ci opporremo con tutte le forze a questa follia soltanto ipotizzarla. Il nostro oro nero si chiama turismo e da questo scempio subirebbe un colpo mortale. Non sto pensando solo alla disastrosa ipotesi di eventuali sversamenti di greggio, ma anche all’impatto visivo degli impianti sul paesaggio. Per non parlare poi dell’ ipotesi di subsidenza e terremoti, tristi esperienze che i territori costieri hanno provato sulla loro pelle nei decenni passati. Con le estrazioni di metano il Veneto ha già pagato un prezzo altissimo. Cosa accadrebbe a Venezia? E ai delicati equilibri su cui si regge una delle lagune più vaste del modo? Mi fa ridere per non piangere chi mette sullo stesso piano Adriatico è Mare del Nord: è come paragonare una pozzanghera ad un oceano. Il petrolio è una risorsa vecchia, fuori dal tempo. L’energia del futuro è quella pulita: vento, sole, idrogeno. Il Governo batta un colpo e chieda all’Unione europea di bloccare le trivellazioni croate». La regolarità di queste ultime è contestata anche dall’associazione Mare vivo, convinta che siano «del tutto incompatibili con la tutela di flora e fauna marine». Divisi i parlamentari. «Il ministro Guidi vada avanti, il rilancio alla produzione assicurato dalle risorse dell’Adriatico valgono un +0,5% del Pil, non possiamo rinunciarvi per i veti ideologici dei “No Triv”», dichiara Vincenzo Piso (Ndc) e sottolinea lo «stupore» manifestato dal ministro degli Esteri croato nell’apprendere che l’Italia intende rinunciare all’attività estrattiva. Sul versante opposto il leghista Roberto Caon: «Prendiamo atto di un ministro dell’Ambiente non pervenuto a fronte a un vero e proprio attacco al turismo costiero veneto, che muove 30 milioni di visitatori all’ anno e produce buona parte dei 17 miliardi di euro di volume d’affari del comparto».

Filippo Tosatto

 

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