Gazzettino – Baita, da genio a fenomeno del male
Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments
26
giu
2014
EX AMICI – Così nel giro di un anno il deputato azzurro ha cambiato idea sul manager. Dopo l’inchiesta
Baita, da genio a fenomeno del male
Galan: «Io perseguitato? No ma spero in scelte da uomini»
«UN FENOMENO DEL MALE» «Baita? Un uomo dall’intelligenza elevatissima, di un cinismo feroce, capace di tutto» Giancarlo Galan, 24 giugno 2014
«IL VENETO DEBITORE VERSO BAITA» «È un uomo di grande spessore professionale, una spanna sopra gli altri dal punto di vista tecnico e manageriale» Giancarlo Galan, 26 giugno 2013
CONTO A SAN MARINO «Agì la MInutillo e si prese i soldi»
CONTI ALL’ESTERO – Per lui non esistono mentre i magistrati ne hanno contati diversi
LE SPESE «Le mie possibilità sono superiori a quanto sostiene la Finanza»
A distanza di un anno esatto muta d’accento e di pensier. Come la donna della celebre romanza verdiana, l’ex doge Giancarlo Galan nell’arco di 12 mesi ribalta nettamente il proprio giudizio su Piergiorgio Baita che da sorta di benefattore della regione nell’arco di 12 mesi si trasforma addirittura in una sorta di genio maligno.
È il 26 giugno 2013 quando Galan, intervistato dal Gazzettino, con piglio sicuro dichiara: «Il Veneto è debitore verso imprenditori come Piergiorgio Baita. È un uomo di grande spessore professionale, una spanna sopra gli altri dal punto di vista tecnico e manageriale». L’ex governatore è a Murano per la festa dei 40 anni di attività della vetreria Nuova Venier della famiglia Laggia a Murano e sollecitato sulla carcerazione dell’ad di Mantovani – finito in manette quattro mesi prima – si spende in una difesa senza se e senza ma nella veste di Capo della VII Commissione parlamentare Cultura, scienze e ricerca. Spiega che se la Mantovani si è aggiudicata la stragrande maggioranza delle commesse pubbliche del Veneto è stato sicuramente per meriti e che l’effetto collaterale dell’inchiesta è stata la chiusura di tutti i cantieri. Ricorda che con Mantovani – e quindi con Baita – ha costruito il Passante in 4 anni e l’ospedale di Mestre in 3 e che se fosse ancora alla guida del Veneto avrebbe dato il via a tre nuovi ospedali e a una strada con almeno mille persone che lavorano.
Èil 24 giugno 2014, l’altro ieri, quando lo stesso Galan nel corso della conferenza stampa convocata alla Camera, attacca e sentenzia:«Baita? Un uomo dall’intelligenza elevatissima, di un cinismo feroce, capace di tutto. Ora pensa a come vivere nei prossimi anni. Ha patteggiato un anno e 4 mesi. Un fenomeno, il fenomeno del male».
Come si cambia, canta Fiorella Mannoia, ma non per amore. In mezzo c’è la richiesta di arresto per l’onorevole Galan che i magistrati veneziani che indagano sulle tangenti del Mose hanno formulato sulla base di prove considerate inattaccabili raccolte dalla Guardia di Finanza e sulle dichiarazioni a verbale dell’ex segretaria di Galan, Claudia Minutillo, dell’ex padre-padrone del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati e infine – è proprio il caso di dire – dell’ex amico Piergiorgio Baita.
MESTRE – L’ex governatore si è difeso per due ore davanti alla Giunta per le autorizzazioni della Camera lasciando 500 pagine di memoriale e cercando di smontare le accuse: «Anche firme false»
«Non mi sento perseguitato dai magistrati ma credo che oltre all’arresto chiesto dalla Procura nei miei confronti ci siano almeno altre otto misure in grado di tutelare quello che i magistrati vogliono tutelare con il mio arresto. Spero che prima che da politici io sia giudicato, rispetto al tema della sussistenza o meno dal fumus persecutionis, da uomini e donne». Così Giancarlo Galan lascia la Giunta per le autorizzazioni della Camera: ha parlato per due ore ed ha consegnato ai deputati una memoria difensiva di oltre 500 pagine che vanno ad aggiungersi alle 160mila pagine contenute nei 18 faldoni dell’inchiesta Mose, all’ordinanza di 723 pagine del Giudice Scaramuzza che il 4 giugno ha ammanettato 25 persone e ne ha indagate altre 10 e a 700 pagine della prima memoria difensiva depositata da Galan nei giorni scorsi. L’ex governatore del Veneto nell’audizione di fronte ai colleghi deputati ha cercato di smontare punto su punto le tesi dell’accusa, spiegando di aver comperato la villa di Cinto Euganeo già ristrutturata – mentre Piergiorgio Baita sostiene di aver pagato oltre un milione di euro in restauri – e di non avere conti correnti all’estero. I magistrati hanno contato 18 conti correnti tra Italia ed estero e, stando alle indagini della Finanza, Galan avrebbe speso negli ultimi 10 anni almeno un milione e mezzo di euro in più rispetto alle entrate. Anche in questo caso Galan ha contestato e puntigliosamente rifatto tutti i conti dimostrando che le sue possibilità di spesa sono superiori e di molto a quanto conteggiato dalla Finanza. I deputati sono stati invitati da Galan a soffermarsi anche sul famoso conto di San Marino. Il conto viene acceso nel 2004 presso la S.M International Bank. Non c’è un centesimo dentro e Galan dice di non averlo mai utilizzato. Fatto sta che ad un certo punto nel conto di Galan arrivano 50mila euro e a distanza di qualche tempo, come sono arrivati, spariscono. Ma è Galan stesso a firmare queste operazioni, solo che l’ex governatore del Veneto, in base anche a due perizie calligrafiche, sostiene che la firma non è la sua. Firma falsa – e si vede anche se non si è esperti dalla foto che pubblichiamo – e secondo Galan facilmente riconducibile a Claudia Minutillo. «Leggendo quanto dichiarato da Colombelli, scopro che i denari di quel conto furono movimentati esclusivamente dalla sig.ra Minutillo che, more solito, se ne appropriò». Come dire che la Minutillo rubava tutto quello che le capitava sotto mano. In effetti William Colombelli, l’inventore della “cartiera” di San Marino per le fatture false, ricorda che i soldi sono stati «versati e prelevati dalla Claudia». E precisa che, «nel momento in cui abbiamo saputo che la banca stava andando male, è stato chiuso il conto corrente di Giancarlo Galan da Claudia e i fondi, in totale 50 mila euro, sono stati versati sul conto corrente di Claudia Minutillo, esattamente, se non erro, in Banca Agricola, se non in Cassa Rurale». Ma il conto, dice Colombelli, era cointestato Galan-Minutillo e allora perchè la piccola Cleopatra di Mogliano Veneto, famosa per le spese pazze in scarpe e vestiti e per essere stata l’amante di più d’uno dei personaggi coinvolti nell’inchiesta Mose, avrebbe dovuto fare la firma falsa di Galan? Poteva firmare direttamente, no?
Anche su questo decideranno i giudici e prima di loro i parlamentari della Giunta per le autorizzazioni a procedere. Quando? Risponde il relatore del caso Galan, Mariano Rabino – Scelta civica: «È probabile che nella settimana che viene faremo due sedute, un dibattito e una votazione per andare poi in aula prima dell’estate, sicuramente prima dell’11 luglio». Dunque c’è una richiesta di proroga per consentire ai deputati di leggere le carte, ma lo stesso Rubino dice che «l’impressione è che l’indagine sia ben costruita». E dunque è probabile che i deputati diano l’autorizzazione all’arresto di Galan.
Nel frattempo i deputati veneti del Movimento 5stelle hanno depositato alla Camera una proposta per istituire una Commissione d’inchiesta parlamentare che indaghi sullo scandalo Mose, esattamente come la Commissione antimafia o sulle stragi. Lo ha annunciato il deputato Emanuele Cozzolino. I 5 stelle chiedono l’istituzione di una Commissione che per due anni indaghi con gli stessi poteri della magistratura.
Maurizio Dianese
L’ACCUSA «Uno stipendio fisso di 250mila euro l’anno»
IL DIALOGO – Il professionista e la consorte discutono della moglie di Galan
«Se lui muore quella viene a battere cassa immediatamente»
«Faccio io, lei non può pretendere neanche un euro»
«Sui soldi di Giancarlo decido io»
ARRESTO SÌ O NO – La Giunta prevede altre due sedute. Il voto prima dell’11 luglio
Nuove intercettazioni del commercialista Venuti. E Tomarelli (Condotte) parla ancora
Interrogatorio in Procura per Stefano Tomarelli, manager della società Condotte, terzo azionista del Consorzio Venezia Nuova e membro del suo direttivo fino al recente arresto. Ieri mattina i suoi difensori, gli avvocati Nicola Pisani e Angelo Andreatta, erano negli uffici giudiziari per definire l’appuntamento per il pomeriggio. Tomarelli, davanti la Tribunale del riesame, si era difeso cercando di ridimensionare il suo ruolo. Ma i giudici hanno confermato il carcere, ritenendolo parte integrante di quella “cupola” che gestiva un gigantesco fondo extracontabile da 10 milioni di euro. Ora Tomarelli potrebbe decidere di chiarire meglio certi passaggi. La Procura, che ha già incassato la confessione dell’ex magistrato alle acque Patrizio Cuccioletta, punta a nuove collaborazioni. E Tomarelli potrebbe essere un uomo chiave.
Altro uomo chiave per l’inchiesta, che per il momento si è avvalso della facoltà di non rispondere, è il commercialista padovano Paolo Venuti, fedele collaboratore di Giancarlo Galan. Proprio ieri il Tribunale del riesame ha depositato le motivazioni con cui ha confermato il carcere per il professionista. Una volta a casa Venuti, vista la «sua indubbia capacità professionale» – osserva il presidente del Tribunale, Angelo Risi – grazie anche agli «strumenti informatici» potrebbe «monetizzare quelle partecipazioni azionarie note e non note» per cui è accusato di aver fatto da prestanome a Galan. Non solo, a casa si ritroverebbe con la moglie Alessandra Farina «con lui pienamente compromessa» nella vicenda delle intestazioni fittizie.
Le motivazioni citano anche nuove intercettazioni, prodotte dalla Procura, che confermano questo ruolo di fedeli prestanome che Venuti e consorte avrebbero ricoperto per l’ex governatore. Già nota quella in cui Venuti parla con Alessandra Farina delle pretese della moglie di Galan, Sandra Persegato, che vorrebbe attingere a quei conti per la sua attività, mentre il marito intende conservarli per la figlia.
In un’altra conversazione i coniugi discutono dello stesso argomento. Arrivano a ipotizzare cosa accadrà dei soldi nel caso di morte di Galan. «E se muoio prima io – si chiede Farina – vanno in asse ereditario mio?». «E sì» risponde il marito. E i due di mettono a ridere. «Dai che se muore Giancarlo quella viene a battere cassa immediatamente dico… – riprende Farina, parlando della Persegato – e cosa gli si dice? Abbiamo avuto precise…». Venuti taglia corto: «Decido io, faccio io… lei non sa niente quanto come chi, non può pretendere neanche un euro perché non esiste nulla… C’è nulla».
Interessante, per i giudici, anche un’altra intercettazione ambientale in cui Venuti discute con un’altra persona di un’«ulteriore attività nell’interesse di “Giancarlo” – ricostruisce il Tribunale – consistente nell’aver incassato un qualche cespite di Adria infrastrutture».
Dice Venuti: «In realtà noi abbiamo un utile di 150 secondo gli accordi… che secondo le quote erano il 7%, 5% suo e 2% nostro, questi sono i numeri della cosa». E ancora: «Non c’è nessuna fretta perché io, lui c’è una fiducia totale, non mi chiede mai i conti, ma appunto per questo, non è urgente, magari facciamoci un ragionamento».
Roberta Brunetti
IL RIESAME – Domani l’udienza per l’ex assessore. La difesa: niente corruzione. E attacca la MInutillo: il denaro se l’è tenuto lei. Chisso chiede la scarcerazione «I soldi? Andavano al partito»
Gli inquirenti non credono alla versione: forse è una lite
MESTRE – Domani la posizione di Renato Chisso va al Tribunale del riesame. Dopo Giancarlo Galan è il politico veneto più importante dell’inchiesta sul Mose – trascurando ovviamente la parte romana che vede implicati alcuni ex ministri e un ex sottosegretario. Arrestato il 4 giugno, da allora l’ex assessore regionale alle Infrastrutture è rinchiuso nel carcere di Pisa. La sua posizione, come quella di Giancarlo Galan, sembra tra le più definite nel senso che, pur proclamandosi totalmente innocenti, la quantità di prove che la pubblica accusa ha portato è tale che pare difficile smontare le ipotesi di reato. L’unica differenza tra l’uno e l’altro è che Galan appare ricchissimo mentre Chisso non ha beni e non ha conti correnti che possano spiegare i milioni in mazzette che gli vengono attribuiti. A partire da questo l’avvocato dell’ex assessore regionale alle Infrastrutture, Antonio Forza, cercherà di convincere i giudici del riesame che il suo cliente deve tornare in libertà. Anche perché, avendo rassegnato le dimissioni da assessore, non può commettere di nuovo lo stesso reato.
Forza ha consegnato una memoria di 70 pagine con la quale punta a smontare la ricostruzione dell’accusa. Chisso è accusato da Piergiorgio Baita e da Claudia Minutillo di aver intascato una sorta di stipendio fisso di 250mila euro all’anno più una serie infinita di “una tantum”. Baita ricostruisce così i passaggi: «Per quanto riguarda Galan, fino al 2005 (abbiamo pagato ndr) attraverso la signora Minutillo; dal 2005 al 2010 attraverso l’assessore Chisso (che dunque incassava in nome e per conto di Galan ndr); Per quanto riguarda Chisso, invece, fino al 2005 ha sempre provveduto la dottoressa Minutillo direttamente; dal 2005 al 2010 ha provveduto pure la dottoressa Minutillo; dal 2010, quando noi abbiamo interrotto i rapporti con Bmc, ho provveduto io». E in un altro interrogatorio Baita precisa di aver consegnato personalmente 250mila euro all’assessore Chisso. «Una parte in Adria Infrastrutture e un’altra parte all’hotel Laguna a Mestre». Sempre in occasione di campagne elettorali? Sempre – risponde Baita. E dunque il punto di attacco dell’avvocato Forza sarà che si tratta di finanziamento illecito dei partiti e non di corruzione. Come dire che Chisso, alla Greganti per capirci, avrebbe speso i soldi per le campagne elettorali sue e dei suoi compagni di partito, senza mettersi in tasca un cent.
Ma ci sono anche i 2 milioni di euro che saltano fuori da una super valutazione di quote della Investimenti srl, che possedeva il 5 per cento di Adria Infrastrutture, la società di Claudia Minutillo. Secondo la ricostruzione che il difensore presenterà ai magistrati per chiedere che a Chisso sia tolta la misura del carcere e che sia mandato ai domiciliari, quei 2 milioni di euro che sono stati versati da Baita per le quote di Investimenti – ascrivibili a Chisso anche se formalmente detenute dalla Minutillo – sarebbero finiti nei conti correnti della Minutillo.
Infine Forza utilizzerà anche un verbale, quello di William Colombelli, il socio della Minutillo nella Bmc, la cartiera delle false fatture. Colombelli il 1 luglio 2013 dichiara: «La dott.ssa Minutillo, indicandomi i destinatari o comunque i beneficiari delle somme che retrocedevo mi indicò numerosi politici di Forza Italia, ma non mi menzionò mai Renato Chisso. Mi disse che Chisso non aveva voluto i soldi». Ma, interrogata dai magistrati, Claudia Minutillo ha detto esattamente il contrario.
M.D.