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Gazzettino – Mose, 80 milioni da recuperare

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

5

ago

2014

L’INCHIESTA – La Procura sulle proprietà degli indagati, ma solo 10 milioni sono “aggredibili”

Mose, 80 milioni da recuperare

In caso di condanna Galan rischia di perdere villa Rodella. Al [……] bloccati 18 milioni (le mazzette contestate)

A tre giorni dalla conferma del carcere per Giancarlo Galan, i riflettori dell’inchiesta sul “sistema Mose” sono ancora tutti puntati sulle misure cautelari personali e sulla “battaglia” della difesa per far tornare in libertà i propri assistiti, o almeno per far concedere loro gli arresti domiciliari. Ma, più a lungo respiro, la partita che di più preoccupa i principali indagati è quella patrimoniale. In caso di condanna – ma anche di patteggiamento – c’è il concreto rischio (quasi la certezza) della conseguente confisca dei beni per un importo pari al cosiddetto prezzo o profitto del reato. E in alcuni casi si tratta di somme a sei zeri.
Per garantire allo Stato la certezza di poter incassare quei soldi dopo l’eventuale sentenza di condanna, la Procura di Venezia ha ottenuto dal gip Alberto Scaramuzza, contestualmente alla richiesta di arresto, il sequestro di beni fino ad un ammontare complessivo di oltre 80 milioni di euro. In concreto, però, gli uomini della Guardia di Finanza hanno individuato beni “aggredibili” per un importo più contenuto, pari a poco più di 10 milioni: immobili, terreni, quote azionarie e conti correnti bancari, da allora “congelati”.
Il sequestro più consistente riguarda […………………..], socio e consigliere d’amministrazione del Consorzio Venezia Nuova: per lui il prezzo o profitto del reato è stato calcolato in circa 18 milioni di euro, pari alla somma delle varie “mazzette” e delle false fatture che gli vengono contestate in concorso con altri. Nel corso delle perquisizioni del 4 giugno scorso, la Finanza gli ha sequestrato anche preziosi dipinti, tra cui due Canaletto.
Per l’ex Governatore del Veneto, Giancarlo Galan il prezzo o profitto del reato è stato calcolato in 4.8 milioni, (con sequestri effettivi di beni per circa 2 milioni); per l’ex assessore regionale alle Infrastrutture, Renato Chisso, in oltre 8 milioni, ma non gli è stato trovato alcun bene a disposizione, salvo poche migliaia di euro su un conto corrente. A Galan, invece, sono stati “bloccati” la lussuosa abitazione, villa Rodella e terreni a Cinto Euganeo, una casa a Padova, terreni a Rovolon le quote della società Margherita srl e Ihfl, nonché poco più di 180mila euro depositati in tre diversi conti correnti bancari.
Sia […….], che Galan e Chisso respingono ogni accusa e si difenderanno con determinazione al processo per dimostrare la loro innocenza e scansare innanzitutto una pesante pena detentiva; ma anche e soprattutto per evitare di vedersi portare via una parte dei rispettivi patrimoni: eventualità che si potrebbe concretizzare anche nel caso in cui, per il troppo tempo trascorso, dopo la sentenza di primo grado il processo si dovesse concludere con una dichiarazione di prescrizione.
L’ex assessore Chisso dopo l’arresto ha fatto notare che dopo tanti anni di politica non possiede alcun bene mobile o immobile, ma il Tribunale del riesame, confermando per lui la misura cautelare, ha ipotizzato l’esistenza di conti esteri. Quanto a Galan, oltre a negare di aver mai preso “mazzette” da Piergiogio Baita o Giovanni Mazzacurati (rispettivamente presidente della Mantovani e del Consorzio Venezia Nuova) sostiene che tutti i beni a lui intestati sono stati acquistati con proventi leciti. Non ha ancora spiegato, però, da dove provenisse il milione di euro con il quale nel 2005 saldò la quota “in nero” dell’acquisto di villa Rodella, circostanza recentemente rivelata dai venditori, i quali hanno raccontato ai magistrati che il prezzo dichiarato al rogito – 700 mila euro – era falso. E che il Governatore versò in più rate un milione e 100mila euro, soldi materialmente consegnati in contanti dalla moglie, Sandra Persegato. La battaglia giudiziaria è soltanto all’inizio.

 

Mose, entro settembre completate le paratoie al Lido

I lavori alla bocca di porto di Lido-Treporti sono praticamente completati. Mancano solo un paio di paratoie e poi il primo tassello (almeno nella parte nord) può dirsi conclusa. Tutto avverrà entro settembre. A San Nicolò, tutti i cassoni sono stati messi sul fondo. E poi c’è la bocca di porto di Chioggia. Il lavoro verrà terminato entro agosto con tutti i cassoni posizionati al loro posto. Poi si procederà con la posa delle paratoie. E Malamocco, la posa dei cassoni si concluderà entro ottobre e poi anche qui si procederà alla fase due, quella delle paratoie.
É questo il quadro dei lavori che riguarderanno il Mose nei prossimi fatidici mesi. «Non posso dire se siamo ancora all’85 per cento dei lavori o se abbiamo raggiunto l’86-87 per cento – sintetizza il direttore generale del Consorzio Venezia Nuova, Hermes Redi – Di certo stiamo procedendo senza intoppi. Potrei dire mai come in quest’ultimo anno si sta andando avanti con una certa velocità». Di certo, un lavoro senza sosta che è culminato ieri anche con la prosecuzione dei lavori di posa alla bocca di porto di Malamocco che hanno interrotto il traffico marittimo per poche ore, dalle 15.30 alle 18.30. Il cassone aveva iniziato ad essere spostato martedì 29 luglio, alla velocità di un centimetro al minuto, e solo ieri è stato “affondato”. Sono quindi scattate le operazioni di ancoraggio in più punti tanto che la Capitaneria di Porto ha deciso di limitare il transito fino alle 15.30 del 7 agosto prossimo solo ai mezzi autorizzati.
Nel frattempo, proprio in questi giorni, è scattata anche la proroga nel bando di alcuni servizi legati al sistema Mose. A questo proposito, infatti, il Consorzio Venezia Nuova ha dato il via alle procedure per individuare l’affidamento dell’appalto misto (forniture e sistemi di controllo) del sistema Mose. «In sostanza – spiega il direttore Redi – diamo il via all’iter relativo all’installazione, controllo e sistema anti-intrusione delle bocche di porto. Un sistema che verrà constantemente tenuto sotto osservazione dalla nostra “controll room” all’Arsenale che in tempo reale sarà in grado di tenere sotto controllo il sistema di dighe mobili».

 

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