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LA PROTESTA – I lavoratori chimici veneziani alla manifestazione della settimana scorsa a Roma

Eni blocca lo sciopero dei chimici veneziani perché sostiene che sindacati nazionali hanno sospeso le agitazioni in seguito al verbale firmato giovedì scorso a Roma al ministero dello Sviluppo economico. L’Azienda dice di non comprendere le ragioni della protesta visto che «l’accordo prevede, specificatamente su Marghera, sia l’apertura di un tavolo locale per analizzare le motivazioni tecniche e autorizzative che non permettono il riavvio del Cracking, sia un incontro a livello nazionale che dovrà essere attivato entro fine settembre».
I sindacati raccontano che «i dirigenti di Versalis sono entrati in sala controllo e hanno minacciato i lavoratori di denunciarli se avessero scioperato». Per cui Cgil, Cisl e Uil dei chimici hanno chiesto l’intervento urgente del prefetto, e domani riproveranno a scioperare bloccando parte dei trasferimenti di propilene e altri prodotti ai petrolchimici di Mantova, Ravenna e Ferrara.
«Siamo pronti a sederci immediatamente ad un tavolo di confronto – commenta Massimo Meneghetti della Femca-Cisl -. Alla condizione che Eni porti a quel tavolo garanzie sulla riapertura del Cracking e sulla conferma degli investimenti per Porto Marghera. Altrimenti noi continueremo a lottare».
Eni, però, anche giovedì a Roma ha ribadito che il mercato è ulteriormente peggiorato in questi mesi. «La firma dell’accordo sul Cracking e sul nuovo impianto di chimica verde da realizzare assieme agli americani è del 10 febbraio scorso. Quell’intesa prevede anche 90 nuove assunzioni, dopo che con l’accordo di riconversione della Raffineria avevamo rinunciato a 150 posti di lavoro. Com’è possibile che un azienda come Eni (che non è la “bottega del casoìn”, senza offesa per nessuno) dopo appena cinque mesi metta in discussione un progetto così importante?» continua Meneghetti.
I sindacati veneziani sono in trincea perché temono che dietro ci sia una questione politica: «Il verbale d’incontro del 31 luglio (incontro e non accordo) salva Gela e la Raffineria di Venezia. E basta». Lo sciopero veneziano per il Cracking, dunque, viene considerato come parte integrante di una vertenza simbolo «perché Porto Marghera, con una disoccupazione che supera il 25%, ha già dato e non possiamo più permetterci di perdere altro».
Eni e lo stesso Ministero, però, continuano a sostenere che il Cracking non riapre il 18 agosto per questioni burocratiche legate all’autorizzazione ambientale ad utilizzare le vecchie caldaie.
«Quelle caldaie potrebbero funzionare a metano, o con il vapore di Edison, ma entrambe le soluzioni costano qualcosa in più dell’olio fok utilizzato attualmente, scarto di produzione del Cracking. Anche da questo particolare si ricava che Eni e Versalis non hanno alcuna intenzione di riavviare il Cracking, come non hanno nessun progetto alternativo che dia garanzie industriali e che tuteli 480 posti di lavoro».

Elisio Trevisan

 

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