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Trasporto pubblico

La Cgil critica: «Aumenti del 5-6% e riduzione dei servizi: così si perdono i passeggeri»

Da qualche giorno viaggiare sui treni interregionali che collegano il Veneto alle regioni vicine, Emilia Romagna e Friuli in particolare, costa di più. Dall’1 agosto sono scattati, infatti, i rincari tariffari dei biglietti di corsa semplice, adeguamenti che riguardano una parte della rete ferroviaria nazionale, sulla base delle richieste avanzate da Trenitalia alle Regioni secondo i contratti di servizio che regolano anche gli adeguamenti Istat. Per questa volta i rincari non riguardano le tariffe regionali del Veneto, ma gli effetti si avvertono anche sui viaggiatori che dalla nostra regione si spostano in quelle limitrofe, a Bologna come a Trieste. Ecco due esempi: un biglietto da Mestre a Trieste adesso costa 12,75 euro contro i 12,05 euro fino al 31 luglio. Allo stesso modo un biglietto Treviso- Udine costava 9,80 euro mentre adesso costa 10,35 euro. Chi non ci sta a questi ennesimi rincari è la Filt Cgil del Veneto. «Si tratta di aumenti compresi tra il 5 e il 6 per cento, che esulano dal recupero dell’inflazione programmata», commenta il segretario Ilario Simonaggio. «La critica purtroppo è sempre la stessa: si riduce la qualità del servizi e si aumenta il costo per i viaggiatori, con il rischio di perdere utenza». Simonaggio denuncia la carenza di informazione all’utenza, sottolinea il rischio che gli incrementi facciano perdere ulteriormente utenti ed evidenzia la mancanza di giustificazioni operative alla base dei rincari, visto il peggioramento dell’offerta: «Serve un patto di lealtà con i cittadini utenti basato sul potenziamento qualitativo e quantitativo del servizio ferroviario, senza il quale è complicato attrarre nuova utenza».

Giovanni Monforte

 

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