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IL CASO – La sanità di Padova nel mirino della Corte dei conti

La Corte dei Conti del Veneto ha aperto un’inchiesta nei confronti di quaranta manager, dirigenti e funzionari della sanità ipotizzando un danno erariale di 12 milioni di euro per la gestione del maxiappalto unificato per la fornitura dei pasti nelle aziende padovane (Asl 16, Azienda ospedaliera e Istituto oncologico veneto). Secondo l’ipotesi d’accusa avrebbero favorito il gruppo Serenissima ristorazione.

PADOVA “Serenissima” nella bufera, inchiesta della magistratura contabile. Nel mirino Asl, Azienda e Iov

Niente gara, centro cottura da 20 milioni pagato dal pubblico

Messi in mora tutti i vertici coinvolti, da Cestrone a Muzzio

La Corte dei Conti: appalti in ospedale danno da 12 milioni

PADOVA L’Azienda ospedaliera all’epoca dei fatti diretta da Adriano Cestrone

MESTRE – Doveva essere un fiore all’occhiello: appalto centralizzato, uguale per le Aziende (Azienda ospedaliera di Padova, Asl 16 e Iov) per la fornitura dei pasti da parte della Serenissima ristorazione, azienda vicentina di Mario Putin un “assopigliatutto” del settore.
É finito in una bufera. Ci sono voluti 8 anni e qualche esposto per portare la sanità padovana (tutta, si parla di 40 tra manager, dirigenti e funzionari) davanti alla Procura della Corte di Conti. Nella lista dei manager coinvolti spicca l’ex dg dell’Azienda ospedaliera Adriano Cestrone e l’ex dg dello Iov, Pier Carlo Muzzio. Oltre ad un nome comparso recentemente nell’inchiesta Mose, Paolo Venuti, commercialista di Giancarlo Galan, attualmente in carcere per corruzione.
L’inchiesta ipotizza un danno erariale di 12 milioni e 674mila euro, buona parte dei quali (8milioni e circa 400mila euro) a carico dell’Azienda ospedaliera di Padova, quasi 4 milioni all’Asl 16 e 363mila euro allo Iov.
Oggetto del contendere l’appalto per la fornitura dei pasti affidato nel 2009, per un biennio, alla Serenissima senza gara. E questo sarebbe il primo illecito. Il secondo è relativo alla faraonica sede che l’azienda ha costruito a Boara Pisani, una delle più moderne d’Italia costata 20milioni di euro (pagati da Azienda e Asl 16) e inaugurata dall’allora governatore del Veneto Giancarlo Galan. A muovere le acque fu un sindacalista della Cgil Ilario Simonaggio e una azienda concorrente. «Ho fatto tre esposti alla Procura di Padova, Venezia e Rovigo e alla Procura generale, alla Corte dei Conti e alla Autorità di vigilanza sulla regolarità dei contratti pubblici – spiega Ilario Simonaggio, che all’epoca era segretario padovano della Cgil ed ora è segretario generale Filt Cgil – Non ci vedevo chiaro su una delibera che aveva bandito una gara d’asta per fornitura dei pasti a 9 anni che poi non era stata aggiudicata per offerta anomale, poiché la Serenissima aveva fatto un’unica offerta superiore del 30 per cento la base d’asta. L’Azienda fece una delibera di autotutela e l’appalto non venne aggiudicato». Ma è dopo che viene il bello. «Se ne va chi aveva bloccato tutto e viene incaricato un altro quadro facente funzione che, con un piccolo ribasso, va direttamente a trattativa privata – continua Simonaggio – E qui comincio davvero a non vederci chiaro. Se poi s’aggiunge che le Aziende hanno pagato in 9 anni il centro di cottura di Putin con la scusa che le cucine pubbliche non erano a norma, è facile comprendere perché feci gli esposti. Mi sorprese poi che la cucina rimanesse nelle mani di Putin e non delle Aziende».
Allora si mosse solo l’Autorità di vigilanza. «Ma mi fa piacere vedere che oggi, anche se molti anni dopo, la questione torna a galla, conclude Simonaggio. Il viceprocuratore Alberto Mingarelli ha trasmesso una dettagliata relazione ai vertici della Asl, i quali hanno provveduto alla messa in mora di tutte le persone indicate, in modo da evitare che la prescrizione possa cancellare la possibilità di procedere. Ora spetta alla Procura il compito di tirare le fila dell’inchiesta, decidendo chi citare a giudizio davanti alla Corte.

(R.C.)

 

ECCO CHI SONO I DIRIGENTI COINVOLTI

Quaranta tra quadri e super manager

Ecco i nomi coinvolti nei presunti illeciti: Adriano Cestrone (ex direttore generale Azienda Ospedaliera Padova), Pier Carlo Muzzio (ex direttore dello Iov), Giovan Battista De Dominicis, Paolo Biacoli, Pietro Girardi, Mauro Crosato, Marina Bortoliero, Massimo Girotto, Franco Sensini, Luigi Barbieri, Giuseppe Sinibaldi, Andrea Martin, Learco Vettorello, Ezio Piovesan, Gianni Fior, Roberto Alessandrini, Paolo Venuti (commercialista di Giancarlo Galan, arrestato nell’inchiesta Mose), Luigi Galeone, Giovanni Zaccagna, Patrizia Santonocito, Alberto Sichirollo, Gianni Serragioto, Giorgio Bonaldo, Riccardo Bonivento, Maria Ida Polidori, Maurizio Contarolo, Giovanni Aristo, Marco Bovo, Ezio Framarin, Mariella Mainolfi, Antonio Zaccaria, Pier Donato Canesso, Giuseppe Olivi, Alessandro Turri, Flavia Bizzotto, Maria Grazia Calì, Arianna Gabriella Casotto, Antonio Giona, Luca Del Ninno, Roberto Toniolo.

 

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