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PORTO MARGHERA – Oggi a Roma la firma sul piano, ma mancano le garanzie delle istituzioni

L’accordo c’è ed è pronto per essere firmato, oggi a Roma, ma mancano le garanzie delle istituzioni, in particolare della Regione dalla quale dipendono la maggior parte delle autorizzazioni per i nuovi impianti. Eni è pronta ad investire 200 milioni di euro, i sindacati hanno accettato la chiusura definitiva dell’impianto di Cracking perché Versalis, l’Azienda del gruppo Eni, ha garantito che i lavoratori non perderanno il posto ma verranno riassorbiti nei tre nuovi impianti di chimica verde che verranno costruiti da qui al 2017. Anzi, per facilitare le maestranze, farà partire i lavori per i primi due impianti già nel 2015, mentre il cantiere per quello che sarà realizzato in joint venture con l’americana Elevance Renewable Sciences partirà nel 2016.

La Regione ha ribadito che oggi al ministero dello Sviluppo economico firmerà l’accordo ma ha anche fatto presente che, poi, sarà il Consiglio regionale a dire l’ultima parola votando il nuovo piano per la chimica verde a Porto Marghera. E se il Consiglio dovesse bocciarlo, le autorizzazioni non arriverebbero: col risultato che i nuovi impianti non verrebbero costruiti, ma che non si potrebbe nemmeno tornare indietro riaprendo il Cracking. E quindi buona parte dei 430 lavoratori in ballo resterebbero a piedi, senza alcuna prospettiva.

Ieri, intanto, a Marghera è arrivata K’Lynne Johnson, amministratore delegato della multinazionale Elevance che fornisce tecnologia innovativa per rilanciare vecchi petrolchimici in crisi, e che ha collaborazioni con il colosso Wilmar nel sud est asiatico, Stepan in America, Total, e anche la francese Arkema. Assieme all’ad di Versalis, Daniele Ferrari, ha visitato l’area di 8 ettari vicino all’ingresso 8 e al parco serbatoi dove verrà realizzato l’impianto in collaborazione con Eni: nella società gli americani metteranno il brevetto della metatesi, che ha vinto un premio Nobel e che permette di combinare una molecola di olio vegetale con una di olefine tratte dal petrolio e dare luogo a una molecola biologica e biodegradabile (con un rapporto di 1 per le olefine a 9 per l’olio vegetale) impiegabile nei settori della cura della persona, dei detergenti, dei bio lubrificanti e di prodotti chimici per l’industria petrolifera; Versalis, invece, metterà l’area e i soldi per l’impianto. «L’Italia è una location eccellente e l’operazione sarà realizzata con il giusto partner» ha detto K’Lynne Johnson, ignara forse che, oltre al partner giusto, in Italia servono le istituzioni pubbliche in grado di mantenere gli impegni presi.

E.T.

 

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