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Sulla proposta di Zaia, Bonacini (Ava): serve più qualità

Brunetta (Confesercenti): è meglio una carta dei servizi

«Il pedaggio di un euro? Penso che a questo punto qualsiasi ipotesi sia degna di ascolto anche se è evidente che tra dire e fare c’è di mezzo il mare». Così il presidente dell’Associazione veneziana albergatori, Vittorio Bonacini, all’indomani della proposta lanciata dal governatore del Veneto Luca Zaia circa l’opportunità di programmare i flussi e istituire una “tassa” di un euro per chi arriva in laguna.

Bonacini va oltre. «Più che pensare a un pedaggio, del quale non mi sembra sia chiaro chi possa essere il beneficiario, penso che sia necessario offrire maggiori servizi dal punto di qualitativo e incrementare l’offerta dei servizi», continua il presidente dell’Ava, «L’unica cosa realmente insopportabile è la non gestione dei flussi turistici. A Venezia, incredibilmente, il turismo non è mai stato regolamentato. Non si è mai pensato di individuare e gestire flussi turistici né approntare terminal per gli arrivi».

Nell’eterno dibattito sulla tassa di soggiorno o meno per la città interviene anche il presidente della Confesercenti PierGiovanni Brunetta. «Non siamo contrari a una tassa di entrata purchè sia finalizzata a una carta servizi che può essere differenziata in base alla durata del soggiorno e alle esigenze del turista. Una tassa tale e qual, infatti, non avrebbe molto senso. Nella carta servizi, invece, si possono includere vaporetti, musei, toilette e includere anche un euro che resta al Comune. Con la carta servizi, inoltre, si possono intercettare anche i pendolari».

A suggerire la proposta di un pedaggio era stato Zaia sulla base di una valutazione circa i 27 milioni di turisti all’anno. Nessun dubbio, a fronte di numeri così alti, sulla necessità di programmare gli ingressi e quindi di prenotare le visite chiedendo il “pedaggio” di un euro. Certo, l’offerta dei servizi dovrà essere più appropriata e, di conseguenza, sarà compatibile la richiesta di qualche sacrificio supplementare. Guai, però a parlare di turismo di élite. «Mai e poi mai», ammonisce Zaia, «accetteremo l’ipotesi, di cui sto sentendo parlare, di evitare l’ingresso in laguna del turismo cosiddetto popolare. Mi opporrò con tutte le forze a eventuali misure che impediscono a genitori della cosiddetta classe meno abbiente di far conoscere Venezia e la storia della Serenissima ai propri figli».

 

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