Segui @OpzioneZero Gli aggiornamenti principali anche su Facebook e Twitter. Clicca su "Mi piace" o "Segui".

Questo sito utilizza cookie di profilazione, propri o di terze parti per rendere migliore l'esperienza d'uso degli utenti. Continuando la navigazione acconsenti all'uso dei cookie. Per maggiori informazioni cliccare qui



Sostieni la battaglia contro l'inceneritore di Fusina, contribuisci alle spese legali per il ricorso al Consiglio di Stato. Versamento su cc intestato a Opzione Zero IBAN IT12C0501812101000017280280 causale "Sottoscrizione per ricorso Consiglio di Stato contro inceneritore Fusina" Per maggiori informazioni cliccare qui

Gazzettino – Sigilli a tre laboratori lager di cinesi

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

19

nov

2014

CAVARZERE – Gravi inadempienze in materia di sicurezza, igiene, salute

Blitz dei carabinieri dell’Ispettorato del lavoro: trentamila euro di multa

Impianti antincendio inesistenti, quadri elettrici fuori norma, sporcizia ovunque, commistione fra spazia abitativi e lavorativi, bambini di due o tre anni tenuti a giocare in ambienti malsani a contatto con colle e solventi altamente infiammabili. È l’ennesimo scenario da lager quello scoperto dai carabinieri dell’Ispettorato del Lavoro di Mestre, guidati dal maresciallo Fabio Ricco, dopo il blitz all’alba in tre laboratori gestiti da cinesi a Cavarzere. Due, uno calzaturiero e uno tessile, in via Martinelle, l’altro pure tessile in via Passetto. Imprese individuali a conduzione familiare, ognuno con una decina fra operai e operaie di nazionalità cinese, tutti in regola con il permesso di soggiorno, tutti assunti con contratti part-time, tutti, questo è il sospetto, subfornitori per grossi marchi. Inevitabile il sequestro per le gravi inadempienze riscontrate in materia di sicurezza, igiene, salute. I sigilli potranno essere tolti solo quando sarà saldata la multa che in totale ammonta a trentamila euro e verranno eseguitele prescrizioni che nei giorni prossimi verranno notificate ai singoli titolari. Significa che l’attività potrà ricominciare solo se gli interventi di adeguamento intimati verranno realizzati.

«Ora non troviamo più lavoratori in nero o clandestini bensì appunto condizioni estremamente precarie e rischiose. E spesso succede – così spiega il maresciallo Ricco – che piuttosto di sostenere i costi onerosi delle opere di ripristino, questi imprenditori preferiscano abbandonare la sede, spostando i macchinari da qualche altra parte e dove ricominciare con un altro nome». In attesa del prossimo controllo a sorpresa dei militari dell’Arma.

(m.and.)

 

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Copyrights © 2012-2015 by Opzione Zero

Per leggere la Privacy policy cliccare qui