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MESTRE – Prima è la Liguria ma subito dopo, se si parla di regioni a rischio idrogeologico, c’è il Veneto. Un infausto secondo posto che ci vede al pari di Lombardia e Piemonte, regioni che però sarebbero «più facili da difendere».

In Veneto, dicono gli esperti, non c’è sicurezza idraulica e servirebbe un importante intervento di prevenzione complessiva. Quanto costa? 2,7 miliardi di euro. Lo ha detto in questi giorni Luigi D’Alpaos e lo ha ribadito ieri Giuseppe Romano, presidente dell’Unione Veneta Bonifiche che, in occasione di un convegno sui contratti di fiume a Mestre, ha spiegato che per ora gli investimenti su queste opere sono un decimo del totale: «Attualmente abbiamo 137 cantieri aperti per interventi straordinari che equivalgono a un investimento totale di 238 milioni di euro».

Tra questi, anche interventi per la mitigazione del rischio idraulico nell’area del Brenta-Bacchiglione e il progetto alle casse di espansione di Prà dei Dai, nel comune di Portobuffolè, per il Livenza (intervento per il quale sono già stati accantonati gran parte dei 50 milioni di euro previsti).

Situazione critica anche per il Piave: «Per quel fiume non si fa niente dal 1966» aggiunge Romano. Antri fondi, ma sicuramente non tutti, potrebbero arrivare da #Italiasicura. Il governo prevede di stanziare circa 9 miliardi di euro tra il 2015 e il 2021. E il piano parte da subito grazie ai 2 miliardi recuperati dai fondi a disposizione per le opere di messa in sicurezza ancora non spesi. Entro il 4 dicembre la Regione Veneto dovrà quindi inviare un elenco di interventi pronti da realizzare in scala di priorità. Più i progetti sono «immediatamente cantierabili» e più sarà facile ottenere i finanziamenti.

M.Fus

 

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