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IL CONVEGNO ALL’ARSENALE

Botta e risposta sulla tutela e la salvaguardia di Venezia

ACQUA ALTA – Dibattito acceso all’Arsenale sui cambiamenti climatici

IL RISCHIO «Sarà una laguna di acqua dolce»

Riuscire a trasformare Venezia in una «laguna d’acqua dolce» (quindi un lago) perchè il Mose, alla lunga, non la potrà salvare. È la proposta del ricercatore Georg Umgiesser che ieri mattina ha parlato per conto di Ismar-Cnr (Istituto di Scienze marine e Consiglio Nazionale delle ricerche) al convegno «Maritime implications af climate change» organizzato dalla Marina Militare alla scuola «Francesco Morosini» a Sant’Elena.

«Il Mose – spiega Umgiesser – è stato creato per far fronte a situazioni di emergenza, ma con la velocità con cui si sta innalzando il mare, tra 100 anni la marea crescerà di 50 o 70 centimetri, quindi dovrebbe esser attivo ogni giorno con spese notevoli e un utilizzo frequente che renderebbe difficoltosa anche la sua manutenzione».

L’opera architettonica che salverà Venezia dall’acqua alta è «garantita» per un secolo e non si fa attendere la risposta dell’ingegner Giovanni Cecconi, responsabile del sistema informativo del Consorzio Venezia Nuova. «Il Mose non è una bacchetta magica – ribatte l’ingegnere – ma un’opera che ci permette di difendere Venezia per molti anni e di prendere tempo per studiare nuove soluzioni al notevole innalzamento delle maree. Venezia tra 70 anni sarà l’unica città ad esser difesa, a differenza di altre che invece saranno abbandonate».

Umgiesser solleva però anche un problema recente, sempre relativo all’infrastruttura architettonica: «Se il Mose entra in funzione ad un metro e dieci – afferma lo scienziato – Piazza San Marco che va “sotto” a 90 centimetri nei prossimi anni sarà perennemente allagata e i turisti rinunceranno a visitarla”. Quindi, a rimetterne, sarà l’economia turistica cittadina.

«La quota di salvaguardia – risponde Cecconi – può essere cambiata e abbassata se si vuol garantire la percorribilità di San Marco, basterebbe chiudere solo la bocca di porto del Lido. Certo oltre al Mose occorre completare le “difese locali”, cioè quell’innalzamento che era stato previsto per alcune zone basse di Venezia”.

Sullo scenario preoccupante che si profila all’orizzonte, entrambi gli interlocutori sono d’accordo, dato che l’inquinamento e i fattori climatici stanno velocizzando quanto si era ipotizzato qualche anno fa. «Con l’innalzamento del mare – riprende il ricercatore – la biodiversità e l’idrodiversità della laguna sono a rischio, una soluzione a lungo termine è quella del disinquinamento e di un sistema di canalizzazione con i fiumi che trasformi Venezia in una laguna d’acqua dolce.

Ieri, il modello veneziano inteso anche come stile di vita dei cittadini (ormai preparati alle alte maree), è stato tirato in ballo più volte durante il convegno internazionale che ha discusso emergenze di grossa portata, come gli Tsunami.

«Abbiamo ricevuto i finanziamenti europei per completare e far arrivare un progetto di «alfabetizzazione» sul mare a scuole e politici – spiega Francesca Santoro dello Ioc (Intergovernmental Oceanographic Commission) dell’Unesco – lo abbiamo realizzato in collaborazione con le istituzioni europee, con il Canada e gli Stati Uniti per «educare» al mare, alla comprensione scientifica del fenomeno e alla preparazione di rischi ed emergenze”.

Giorgia Pradolin

 

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