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Quattro moduli galleggianti al Lido, turisti portati a Venezia con le motonavi

Per gli estensori si tratta dell’unico progetto «graduale, sperimentale e reversibile». Compatibile con il riequilibrio lagunare, capace di ospitare fino a quattro grandi navi da crociera e con strutture montabili e all’occorrenza smontabili «in una decina di giorni».

Ieri, nell’ambito degli incontri organizzati dalla Municipalità di Venezia, Murano e Burano su tutti i progetti per dare un futuro alla crocieristica, a tenere banco è stato l’avamporto galleggiante alla bocca di Lido, progettato da una nutrita pattuglia di professionisti di settore in risposta alle ipotesi di scavo del canale Contorta Sant’Angelo funzionale alla Marittima o al trasferimento a Porto Marghera, «che comunque – ha precisato Stefano Boato – comporterà il raddoppio del canale dei Petroli».

«Abbiamo deciso di cimentarci con qualcosa di concreto, sulla base di quanto già disegnato nel 1983-84 da Pino Rosa Salva, e consapevoli che sin da allora tutti i porti del mondo andavano verso il mare», ha continuato Boato. Precisando, insieme a Vincenzo Di Tella, che il progetto pensato per navi da crociera «minimo da 74-75mila tonnellate, fino a una di stazza massima di 145mila» si basa su quattro mega-moduli galleggianti in acciaio per complessivi 600 metri di lunghezza e 36 di larghezza (più un quinto da 165 metri per l’attracco delle motonavi o altri mezzi che dovrebbero trasportare i turisti a Venezia, passando per bacino San Marco a una velocità massima di 11 chilometri orari), agganciati da speciali cerniere denominate “chain stopper”, zavorrati ai lati con acqua e assicurati al fondale da un sistema di catene, pesi morti e ancore. La collocazione davanti all’isola del Mose, proprio al centro della bocca di porto di Lido. Una struttura lato mare, dunque, «che non andrebbe a compromettere l’ingresso in laguna delle navi al di sotto delle 40mila tonnellate, che troverebbero posto in Marittima insieme ad aree per il diporto (leggasi mega-yacht, ndr), di servizio e forse destinate alla residenza».

«I materiali? Niente di nuovo: tutto già presente sul mercato, dove i moduli vengono utilizzati per trasporti marittimi fino a 30mila tonnellate – hanno aggiunto Boato e Di Tella – Questi sarebbero dotati anche di fenders (parabordi, ndr). E in altezza, partendo dal basso, il tutto comprenderebbe un’area impianti e stoccaggio, un’altra di lavoro e per la manutenzione, un primo piano per il transito passeggeri e un secondo per il relax e le operazioni di imbarco e sbarco. Che, in assenza di navi, potrebbe essere utilizzato anche come terrazza panoramica».

Il costo? «Una stima di 100 milioni di euro per i soli quattro moduli, comunque rivendibili – hanno concluso i proponenti – Sul quadro economico complessivo, invece, stiamo ancora lavorando».

 

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