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Mestre: maxi contenzioso Ulss-imprese sull’ospedale, manager regionali citati per danni dopo il «no» al centro protonico

VENEZIA – L’onda lunga dei project financing stipulati nella stagione galaniana sprigiona cause milionarie tra imprese private e istituzioni sanitarie del Veneto.

L’ultimo capitolo investe l’Ospedale dell’Angelo di Mestre: inaugurato il 25 settembre 2007, è costato 241 milioni (a fronte dei 220 preventivati) dei quali 140 sborsati dalla Veneta Sanitaria Finanza di Progetto, l’associazione temporanea d’impresa costituita dai partner Astaldi (capofila), Mantovani, Gemmo, Cofathec Progetti, Aps Sinergia, Mattioli e Studio Altieri.

L’Ulss 12 si è impegnata a restituire la somma entro il 2031 con rate annuali di 40 milioni: 24 attraverso la concessione di servizi ospedalieri (rifiuti, pulizia, lavanderia, mensa, trasporti) e il resto in forma di ammortamenti liquidi.

Ma, ecco il punto, il tenace direttore generale dell’azienda sanitaria Giuseppe Dal Ben ha avviato una minuziosa spending review sull’entità delle prestazioni fatturate dai privati, contestandone via via gli oneri di rimborso, fino a raggiungere un contenzioso di 11 milioni, che ora è al centro di un arbitrato indipendente. Se a prevalere sarà la tesi della sanità pubblica, l’effetto si annuncia dirompente, tanto che gli investitori potrebbero valutare addirittura la rinuncia al proseguimento delle attuali condizioni di project, non più redditizie, previa negoziazione di un risarcimento bonario dei sospesi.

Non basta. In ballo ci sono anche gli strascichi del dal travagliatissimo contratto firmato per la realizzazione del centro di terapia protonica di Mestre: un progetto faraonico che prevedeva l’erogazione di 159,575 milioni da parte del consorzio d’imprese Ptc (costituito dalle società Medipass, Gemmo, Condotte e dalla multinazionale statunitense Varian) e l’impegno dell’Ulss Veneziana a rimborsarli con 738 milioni spalmati in 19 anni.

A sottoscrivere il contratto, il 29 luglio 2011, il direttore generale dell’epoca Antonio Padoan – uomo di fiducia di Giancarlo Galan – incurante dei successivi rilievi della Corte dei Conti e dall’altolà della nuova giunta di Luca Zaia che, attraverso un delibera, escludeva l’opera dalla programmazione regionale, giudicandola insostenibile per un’azienda già indebitatissima e priva di un bacino di pazienti sufficiente ad ammortizzare la spesa.

Di conseguenza, Dal Ben (successore di Padoan) e Domenico Mantoan, il direttore generale della sanità veneta, hanno decretato la rinuncia al project; un atto dovuto, conseguente alle decisione di Palazzo Balbi, che tuttavia non li ha posti al riparo dalla causa civile intentata da Ptc, che chiede loro i danni per i mancati introiti dell’operazione: 12 milioni a Dal Ben e 20 a Mantoan; la Regione, per voce di Zaia, ha difeso l’operato dei manager («Hanno agito con correttezza esemplare»), garantendo che non saranno lasciati soli; da parte sua Mantoan, per nulla intimidito, ha deciso di controquerelare il consorzio per causa temeraria.

Filippo Tosatto

 

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