Gazzettino – L’acqua ferma treni e auto
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2
feb
2014
MALTEMPO – Situazione critica nel Veneto Orientale per l’esondazione del Loncon e di vari canali
TRENI BLOCCATI – E’ in ginocchio il Veneto orientale. Il Loncon è tracimato ed ha inondato i binari ad Annone. Bloccate le tratte ferroviarie per Venezia e Treviso. A Portogruaro e San Donà ha regnato il caos tra gli utenti delle ferrovie, ma sulla viabilità ordinaria non è andata meglio. La casa di riposo a San Stino di Livenza isolata, a Portogruaro il centro città è sott’acqua, a Concordia si cerca di difendere il Municipio con i sacchi di sabbia, a San Michele le campagne sono un lago.
I SOCCORSI – Una cinquantina gli interventi fatti ieri dai vigili del fuoco che nella maggior parte dei casi hanno risposto alle richieste di aiuto di persone che si sono ritrovate con garage e scantinati allagati. Tutte le richieste di aiuto sono arrivate dal Veneto Orientale. E malgrado ieri sera la pioggia abbia concesso una tregua, l’allarme non è rientrato. A preoccupare sono lo scirocco e l’acqua dei monti. Polemiche a Venezia per le errate previsioni sull’acqua alta, a Mestre per il Marzenego.
TRASPORTI, GIORNATA NERA – Binari allagati, tutti sui bus. Chiusa anche la Statale 14
POLEMICHE A MESTRE – Venezia, caos previsioni. La Riviera tira il fiato
NELL’HINTERLAND
ALLARME – Presidio dei volontari di giorno e di notte
I TIMORI «Il centro città poteva allagarsi» Ma c’è anche chi sdrammatizza
A MESTRE Commenti preoccupati: «Il peggio è passato, ma siamo stati tenuti all’oscuro di tutto»
CAVALLINO TREPORTI – Il mare si mangia la spiaggia e torna la polemica
Ancora una volta le mareggiate invernali mettono a dura prova la spiaggia di Cavallino Treporti, dove la località Ca’ di Valle è tra le più colpite dalla “spoliazione”. Il mare è arrivato a lambire pericolosamente il chiosco riportato nella foto che un lettore ci ha inviato.
«Posizionare un chiosco in quel tratto di spiaggia – attacca il lettore Nicola Dalla Mora – pur sapendo che fino ai primi anni Novanta lì, in quel luogo, non c’era spiaggia, è paragonabile alla costruzione di una casa nel letto di un fiume secco. In un breve periodo il mare si e’ ripreso tutto ed ora per mantenere efficiente l’esercizio dell’attività, la comunità deve caricarsi di nuove spese. Qualcuno – conclude – a suo tempo deve aver posto la sua firma che attestava l’idoneità di quel luogo. Ora sarebbe opportuno che costui pagasse».
Il Loncon tracima e i treni si fermano
Giornata nera per i trasporti nel Veneto Orientale, caos per i binari sott’acqua ad Annone
Allagamenti a Sant’Agnese di Portogruaro, chiusa la Statale 14 con lunghe code in centro
Il Sile minaccia Portegrandi. In allerta la Protezione civile.
Il livello del Sile cresce, il canale di scolo Fossetta non riesce più a scaricare e l’acqua invade la Provinciale a Portegrandi. I volontari della Protezione civile sono al lavoro da venerdì e con due pompe stanno ininterrottamente raccogliendo l’acqua dalla strada all’altezza dalla fermata dell’autobus di via Trieste per evitare che l’acqua raggiunga le abitazioni del centro.
«Il canale di scolo finisce da un lato in laguna e dall’altro nel Sile – spiegano i volontari – Il problema però è che in questi giorni il Sile è salito molto e il canale non riesce più a scaricare. In questo tratto poi ci sono delle fessurazioni a causa del manufatto dell’argine vecchio e l’acqua che invade la carreggiata è pericolosa per gli automobilisti».
La situazione non è critica ma il peggioramento di ieri ha costretto la protezione civile a lavorare tutto il giorno per evitare che l’acqua coprisse la strada e raggiungesse prima il bar e poi le case del centro.
Anche l’anno scorso a Portegrandi c’era stato lo stesso problema e il Comune aveva già incontrato l’Anas per chiedere di fare degli interventi sul ciglio e sul bordo stradale per evitare che l’acqua passi dalle fessure e invada la carreggiata.
«La situazione è sotto controllo a Portegrandi e anche nel resto del territorio comunale – spiega l’assessore Radames Favaro – La protezione civile sta lavorando da due giorni e ieri notte anche la polizia ha fatto servizio notturno per essere pronta a qualsiasi emergenza. I mezzi sono pronti e al centro civico è aperta la sala operativa dove il personale della protezione civile fa base e smista le telefonate per gestire le situazioni critiche». In centro a Quarto, come l’anno scorso, il Sile ha coperto la passerella dell’imbarcadero ma non ci sono emergenze.
Marzenego, resta solo la puzza «Per noi è stato un incubo»
Il Marzenego in via Poerio non fa più paura. O meglio, fa meno impressione di due giorni fa quando si era ingrossato per la piena creando panico e agitazione non solo tra i commercianti ma anche molti residenti malgrado le rassicurazioni dell’assessore Alessandro Maggioni. Ieri il fiume che da qualche mese è tornato alla luce nel tratto di via Poerio si è notevolmente abbassato: quasi mezzo metro in meno rispetto a venerdì. Quello che non è cambiato, però, è il colore dell’acqua, più quasi da torrente montano dopo un temporale che da corso d’acqua di città. Se per i commercianti che hanno la loro attività il rientrato allarme è stato un sospiro di sollievo, per molti mestrini affacciarsi sulle nuove balaustre e dietro le reti in metallo che proteggono ancora i cantieri è stato naturale, come commentare quello che vedevano. Poche le opinioni favorevoli, sui nuovi lavori, molte le critiche.
Partiamo proprio da chi con il Marzenego in via Poerio ci convive. «Ho passato la giornata di venerdì fuori dal negozio con la mia collega controllando il livello dell’acqua ogni 10 minuti – racconta Vania Rumor che gestisce la tabaccheria edicola di via Poerio da due anni e mezzo – È stato come un incubo, soprattutto perché nessuno ci diceva nulla, nessuno ci ha detto se dovevamo preoccuparci, prendere dei sacchetti, usare gli stivali, alzare la merce per precauzione. Sono qui da due anni e mezzo, e dopo qualche mese hanno iniziato i lavori per la riapertura del fiume. Ancora non si vede luce e adesso dobbiamo preoccuparci anche della marea, senza contare tutto lo schifo che c’è là dentro: non è acqua è fogna, habitat naturale per topi e sporcizia di ogni genere».
Stesso copione per il vicino negozio Battiston Luci che vende lampade e accessori per l’illuminazione. «Fino a quando non ho visto che l’acqua iniziava a scendere ho temuto il peggio – racconta la figlia della titolare – Se iniziamo così dopo poco tempo che l’hanno riaperto cosa dobbiamo aspettarci quando l’intero tratto sarà finito?».
La signora Luciana stringe una borsa griffata con della merce acquistata in un negozio di piazza Ferretto. Cappello di lana in testa. Gira la testa e guarda l’acqua del fiume. «Ma cossa xe sta roba? – commenta in dialetto – passo ogni giorno di qua, non abito tanto distante. Posso dirle? A me non piace niente tutto sto lavoro che hanno fatto. E poi l’acqua fa paura. Così sporca ancora di più». Una coppia di ragazzi, fidanzati, si tengono per mano e si appoggiano alla balaustra per vedere meglio sotto. «Ho visto delle fotografie su internet – dice lui, Andrea – Oggi va meglio, si vede a occhio nudo, ma pensare che davanti a piazza Ferretto ci sia un fiume che rischia di tracimare da un momento all’altro mi sembra una cosa dell’altro mondo. Con quest’acqua qua poi, ma da dove arriva così sporca e marrone? Che imparino da Treviso». Altra coppia, questa più adulta. «Io avrei lasciato tutto com’era e avrei rifatto meglio via Poerio che così è una via morta. Non passo ogni giorno perdi qua, ma vedere il Marzenego così gonfio e pensare a quanti soldi hanno speso e devono ancora spendere per finire l’opera, mi viene da pensare se ce n’era davvero bisogno e se i mestrini lo volevano davvero». Infine, la voce fori dal coro, un anziano, il signor Renato. «Ma quale esondazione, ma quale paura. Io mi ricordo quando c’era il fiume aperto – dice – Non è mai successo niente. Aspettiamo a vedere tutto finito. A me piace così. A parte il colore dell’acqua».
IL MALTEMPO IN PROVINCIA
BOLLETTINO DI GUERRA – A San Michele le campagne ridotte a un grande lago
Concordia, sacchi in difesa del municipio
Una cinquantina gli interventi dei vigili del fuoco ieri a causa del maltempo, tutti concentranti nel Veneto orientale. Qui il Loncon è tracimato ed è finito sui binari ad Annone Veneto. Bloccate le tratte ferroviarie per Venezia e Treviso. A Portogruaro e San Donà ha regnato il caos tra gli utenti delle ferrovie, ma sulla viabilità ordinaria non è andata meglio. Bloccata anche la Statale 14, nel tratto di borgo San’Agnese a Portogruaro, con inevitabili disagi per gli automobilisti. Un’autentica giornata di passione quella di ieri per i trasporti nel Veneto orientale, con i corsi d’acqua che hanno causato problemi e danni. Prese d’assalto le autostazioni di Atvo che, nonostante l’emergenza, ha continuato a garantire il servizio, tra l’altro senza alcun ritardo. La decisione di Ferrovie di bloccare le tratte Portogruaro-Venezia e Portogruaro-Treviso è arrivata nel primo pomeriggio. «Troppo pericoloso proseguire in quelle condizioni» hanno fatto sapere. Del resto il Loncon non ha lasciato scampo. Nell’omonima località di Annone, il corso d’acqua ha invaso i binari della linea Trieste-Venezia e più a monte Portogruaro-Treviso. Così i treni sono stati soppressi a San Donà per chi proveniva da Venezia e in riva al Lemene per chi doveva raggiungere il capoluogo regionale. Contestualmente è accaduto lo stesso anche a Motta di Livenza. Ma nelle stazioni i viaggiatori erano imbufaliti per la carenza di informazioni, mentre la società dei trasporti ferroviari ha optato per delle corse sostitutive con autobus privati e in un caso della società friulana Saf. «Una emergenza che potrà rientrare solo in mattinata» fanno sapere dalle ferrovie. La riapertura delle due tratte, se le condizioni lo permetteranno, è prevista infatti per oggi alle 10. A Portogruaro la deviazione sulla viabilità ordinaria è lungo viale Venezia,con inevitabili code in centro. Per raggiungere Concordia l’unica alternativa è passare per via Veneto, mentre per Venezia si è obbligati a proseguire fino alla Tangenziale a Summaga. Non va meglio sulle strade comunali, con tutti i sottopassi inondati, mentre tra San Nicolò e Portovecchio rimangono chiuse diverse strade. Intanto l’emergenza rimane fino a domani. Se infatti nel tardo pomeriggio di ieri le nuvole hanno lasciato un po di speranza, con la marea in diminuzione, è il vento di Scirocco a far paura. Tra oggi e domani infatti sono previste le calde raffiche da sud che di fatto non permetteranno ai corsi d’acqua di defluire facilmente. Un vero blocco naturale per i corsi d’acqua del Veneto orientale. Ma il vento non lascerà scampo nemmeno al litorale. Negli ultimi giorni le mareggiate hanno messo a dura prova le località turistiche, con il mare che ha divorato la spiaggia e purtroppo non è ancora finita. I danni anche in questo caso sono incalcolabili e quando tutto tornerà alla normalità i conti si dovranno fare con i rifiuti «speciali» depositati su ciò che rimarrà della sabbia dorata.
Marco Corazza
A San Stino evacuate 5 famiglie
Crea allarme anche il Fosson. La Polizia locale ha allertato i cittadini con i magafoni
La casa di riposo a San Stino di Livenza isolata, a Portogruaro il centro città rimane inondato, a Concordia si cerca di difendere il Municipio, a San Michele le campagne sono un lago e ad Annone il Loncon non lascia scampo.
È un bollettino di guerra quello lasciato dal maltempo sul Portogruarese in 48 ore. La criticità è diffusa ma gli interventi di Protezione civile, Forze dell’ordine, Consorzio di Bonifica e Vigili del fuoco sono stati focalizzati per aiutare la popolazione. Come nel caso della Fondazione Zulianello, lungo il canale Fosson a San Stino, che di fatto da ieri mattina ha isolato gli anziani ospiti con l’omonima strada allagata. Per tutti fortunatamente non ci sono state problematiche, grazie all’intervento dei soccorritori. «A Portogruaro sono stati momenti di tensione verso mezzogiorno – racconta il sindaco Bertoncello – il Reghena è esondato in più punti e solo l’intervento della Protezione civile e dei tecnici del Consorzio ha evitato il peggio».
Sugli argini a ridosso del rione dei Frati sono stati sistemati i sacchi di contenimento lungo gli argini. Purtroppo non c’è stato niente da fare a sant’Agnese, finita sott’acqua già nella notte.
A Concordia si è reso necessario alzare le barriere per non lasciare il municipio in balia del Lemene. A San Michele dopo le problematiche per il canale Taglio di ieri, le campagne da nord a sud sono rimaste inondate come un lago, mentre il Tagliamento continua a crescere. «La bonifica di Sette Sorelle è un altro punto nero -spiega l’ingegner Grego del Consorzio di Bonifica – un guasto all’impianto elettrico ha mandato in tilt l’idrovora. Siamo riusciti a sopperire con il nostro “Andreotti”,come lo abbiamo simpaticamente soprannominato».
Già, perchè i tecnici hanno dato nuova vita ad un motore diesel del 1927, restaurato negli ultimi anni per una mostra, ma messo in efficienza a tempo di record per rimettesi al lavoro come se fosse il primo giorno, lasciando così spazio anche all’orgoglio prima di tornare a lavoro.
M.Cor.
SAN DONA’ – Ieri mattina Piavon, Piveran e Brian sembravano sul punto di esondare, poi il miglioramento
A SAN DONA’ – Situazione sotto controllo, ma rimane alto lo stato d’allerta. Sceso il livello Piave (riaperto il parcheggio del Parco Golenale), di circa 2,50 metri, le preoccupazioni hanno riguardato i canali. La situazione in mattinata era apparsa critica, apparendo imminente l’esondazione del sistema Piveran – Piavòn – Brian. «Il grandissimo lavoro di consolidamento degli argini da parte della Protezione Civile e del Consorzio di Bonifica, con l’attivazione delle idrovore – ha spiegato il sindaco Andrea Cereser – ha permesso di governare la situazione molto bene e ricondurre i disagi entro limiti accettabili». Allagamenti sono stati registrati in alcuni parchi, in particolare il Parco delle Rose, e lungo via Sant’Osvaldo. Per un paio di garage in via degli Esposti è stato necessario l’intervento della Protezione Civile con pompe e sacchi di sabbia. Nel pomeriggio si è resa necessaria la posa di sacchi di sabbia e il consolidamento di argini soprattuto a Mussetta di Sopra, a Isiata, Cittanova e Fossà. Limitate esondazioni verso la campagna sono avvenute a Isiata, da parte del Canale Ramo, e a Fossà, da parte del Piavòn. (F.Cib)
A SAN STINO – Cinque famiglie evacuate in località Sette Sorelle per lo straripamento del canale Loncon, allarme allagamento per una trentina di famiglie di Corbolone e San Stino per l’esondazione del canale Fosson. L’acqua ha circondato la casa di riposo senza, al momento, creare problemi particolari. A causa dell’acqua in strada, via Fosson è chiusa al traffico per 500 metri proprio all’altezza della casa di riposo. La Polizia locale ha dato l’allarme ai cittadini con il megafono. Ininterrotto il lavoro dei volontari della Protezione civile sanstinese. In due giorni hanno preparato e distribuito tre mila sacchetti di sabbia e hanno effettuato una costante attività di monitoraggio dei corsi d’acqua e delle situazioni più a rischio.
(G. Pra.)
A FAVARO – Dese a rischio a Ponte Alto
La pioggia continua di questi giorni sta creando parecchi problemi anche nel territorio di Favaro.
Situazioni critiche vengono segnalate in Via Piovega e Via Triestina a Tessera e in Via Orlanda a Campalto, dove i fossi sono ormai stracolmi e i terreni agricoli sono diventati degli enormi specchi d’acqua e in località Ponte Alto, tra Cà Noghera e Dese, dove il livello del fiume Dese, nei pressi del confine amministrativo con il Comune di Marcon, fa davvero paura perché è a solo una decina di centimetri dal punto di tracimazione.
La criticità maggiore si è, però, registrata in Via Cà Colombara, a Favaro Veneto, dove la strada che collega il capoluogo a Dese, subito dopo il civico 29, è finita per gran parte sott’acqua.
Sul posto ieri mattina è intervenuta la Protezione civile comunale che per mezzo di alcune pompe idrauliche, mentre la polizia locale teneva a bada il traffico, è riuscita ad incanalare l’acqua verso un’area di maggior deflusso.
Peraltro Via Colombara è una zona a forte rischio allagamenti, tant’è che con le alluvioni del 2007 e 2008 molte abitazioni di questa strada sono state invase dall’acqua.
Sia Fabrizio Zabeo, presidente del comitato allagati di Favaro, che il vicepresidente della Municipalità Angelo Lerede, intervenuti ieri in tutte le situazioni problematiche, non hanno fatto altro che richiamare la necessità di fare continua opera di manutenzione ai fossi, essendo questo genere di operazione fondamentale per prevenire possibili allagamenti.
Mauro De Lazzari
I lavori sulla rete degli ultimi quattro anni hanno prodotto risultati
Riviera e Miranese, rientra l’allarme
Il Brenta-Cunetta resta monitorato costantemente dai tecnici
In Riviera del Brenta e nel Miranese la situazione era, almeno fino a ieri sera, sotto controllo. Lo stato di allerta rimane anche se ieri nei Comuni del territorio non si sono registrati particolari problemi o criticità.
Situazione buona soprattutto nel territorio della Riviera del Brenta posto a sud del canale Naviglio. E questo non solo perché la zona è stata risparmiata dalle piogge intense cadute in altri territori. C’è infatti anche chi riconosce il merito di tale risultato alla realizzazione di numerose opere di compensazione idraulica che dal 2009 hanno interessato i territori dei comuni di Stra, Vigonovo, Fossò, Camponogara, Campagna Lupia, Campolongo Maggiore e parte di Dolo.
Succede raramente, ma questa volta l’elogio arriva dagli stessi amministratori pubblici ed è rivolto all’indirizzo del Consorzio di bonifica Bacchiglione, uno dei rari enti pubblici gestito economicamente dai propri consorziati tramite il pagamento di contributi obbligatori corrisposti da tutti i proprietari di fabbricati e terreni.
«La ricalibratura e la rinaturalizzazione dell’importante scolo Brentoncino, con la creazione di golene di espansione per 860 metri e di un’area umida di 17.000 metri quadrati, ha consentito di mettere in sicurezza gran parte del territorio posto a nord del fiume Brenta-Cunetta – dice il vicesindaco e assessore all’urbanistica di Campagna Lupia, Andrea Tramonte. La realizzazione del nuovo by pass idraulico a Vasi di Bojon sarà un ulteriore passo avanti per fare defluire rapidamente l’acqua in laguna. Nuovi lavori di miglioria idraulica sono in corso anche nel territorio a sud del Brenta-Cunetta».
Passata momentaneamente la paura per il rischio idraulico determinato dall’acqua caduta dal cielo, l’attenzione si sposta ora verso i grandi corsi d’acqua, primo fra tutti il Brenta-Cunetta, il cui livello da ieri mattina è costantemente in crescita per l’acqua proveniente dalla montagna.
Situazione sotto controllo anche nel Miranese dopo i timori dell’altro ieri. La pioggia non più battente come nei giorni scorsi ha consentito ai canali del territorio di respirare.
È rientrata dunque l’emergenza esondazioni a Mirano, Martellago, Noale e nella zona del salese. Il livello dei fiumi, specie Dese e Marzenego, che era salito in modo preoccupante per le continue piogge, tracimando anche in alcuni punti, già nella serata di venerdì ha iniziato a calare e ieri si è potuto tirare un sospiro di sollievo.
I volontari della protezione civile di Martellago, che con gli uomini del Consorzio Acque Risorgive continuano comunque a monitorare costantemente i canali, ieri notte hanno dovuto effettuare un solo intervento, la chiusura temporanea di via Cavino, al confine tra Maerne e Salzano, dove il sottopasso lungo la linea ferroviaria si era allagato: il problema è stato risolto rapidamente e la strada in mattinata era già riaperta.
Vittorino Compagno – Nicola De Rossi
Nuova Venezia – Spinea. Il sindaco Checchin pendolare reporter
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16
gen
2014
Spinea. Il primo cittadino “armato” di telecamera sul treno Bassano-Venezia. «Un errore togliere la nostra fermata»
SPINEA – Il sindaco fa il pendolare. È una battaglia a tutto campo quella di Silvano Checchin per riavere i suoi quattro treni nelle ore di punta del mattino, dopo che l’entrata in vigore del nuovo orario cadenzato ha ridotto le corse, cancellando in particolare quella delle 7.21, la più frequentata dai pendolari di Spinea. Lo scorso 10 gennaio Checchin si è alzato di buon’ora, precisamente alle 4 del mattino, per raggiungere Bassano del Grappa e salire sul treno regionale veloce 5705 delle 6.25 per Venezia. Armato di telecamera e blocco per gli appunti, Checchin ha preso nota, contandoli uno per uno, dei pendolari saliti in ogni stazione, verificando il numero complessivo dei passeggeri in arrivo a Maerne e l’affollamento del convoglio nei singoli segmenti di percorso. Obiettivo: dimostrare che pochi pendolari che salgono a Bassano arrivano in realtà fino a destinazione, percorrendo tutta la tratta. Molto più richiesta è invece la fermata di Spinea, che il nuovo orario cadenzato ha invece cancellato.
Il video girato da Checchin è già diventato un successo in internet, dove il sindaco veste i panni del pendolare-reporter. Ecco dunque il viaggio all’alba del primo cittadino di Spinea, da Bassano del Grappa fino a Maerne di Martellago. Il treno regionale veloce parte puntuale da Bassano alle 6.25. Subito con Checchin, salgono 37 persone. Poco dopo il treno ferma a Cassola. Alle 6.46, superata anche la fermata di Castello di Godego, quando il treno sta per arrivare a Castelfranco Veneto, Checchin conta a bordo 73 pendolari. In stazione a Castelfranco ne scendono alcuni e ne salgono 27. In totale, il treno riparte da Castelfranco con 97 viaggiatori. Alle 7.14 il regionale arriva a Maerne di Martellago, con una manciata di minuti di ritardo. Checchin scende e tira le somme: il convoglio riparte alla volta di Venezia-Mestre con 322 persone a bordo, raccolte nelle altre fermate intermedie (Piombino Dese e Noale-Scorzè). Mancano, nel totale, i passeggeri saliti a Maerne, ma a Checchin basta e avanza per dimostrare la sua ipotesi.
«Ho potuto evidenziare che la tratta più utilizzata è quella da Castelfranco a Venezia», spiega il sindaco, «quella da Bassano a Castelfranco è utilizzata poco: i passeggeri sono infatti in numero inferiore rispetto a quelli che oggi non possono più prendere lo stesso treno a Spinea».
La fermata spinetense infatti è stata cancellata dal nuovo schema di orario cadenzato e da dicembre Checchin si sta battendo per riattivarla. «Dalle 7 alle 8 la stazione di Spinea necessita di più treni», continua il sindaco, «perché il numero di pendolari è alto. Quella dei bus sostitutivi è una risposta parziale e il pullman che parte alle 7.20 dalla stazione, non è sufficiente».
Filippo De Gaspari
Linea per Treviso bloccata due ore
Portogruaro. Mattinata d’inferno ieri mattina per un guasto risolto solo alle 10
PORTOGRUARO – Disagi ieri mattina per i pendolari sulla tratta Portogruaro-Treviso: un guasto ha bloccato la linea per oltre due ore. Il treno regionale 5900 in partenza da Portogruaro alle 6.56 a causa di un guasto meccanico si è fermato a Pramaggiore bloccando la linea per oltre due ore. La circolazione ferroviaria è ripresa regolarmente verso le 10. È stata una mattinata di passione quella che hanno vissuto studenti e lavoratori pendolari ieri mattina, in particolare per quelli che da Portogruaro e Annone Veneto dovevano raggiungere Oderzo e Treviso. Il Minuetto partito regolarmente qualche minuto prima delle 7 alla volta di Treviso si è infatti fermato a causa di un guasto in località Belfiore, a Pramaggiore. La corsa è quindi stata recuperata con un autobus, che è stato sufficiente per trasportare i circa 50 viaggiatori, mentre per il treno successivo si sono contati 11 viaggiatori. Da Trenitalia fanno sapere che a causa del guasto sono state limitate tre treni nei tratti tra Pramaggiore e Motta di Livenza, sostituiti con autobus. Verso le 10 del mattino il traffico è stato regolarmente ripristinato. Tra il nuovo orario cadenzato e imprevedibili guasti, non c’è pace per i pendolari della linea Portogruaro-Treviso. Per quanto riguarda il nuovo orario, lunedì 27 gennaio si terrà un nuovo incontro in merito tra l’assessore regionale competente Renato Chisso e i sindaci della tratta che porteranno in Regione le diverse istanze dei propri cittadini-utenti. Riguardo alle vecchie automotrici diesel 668 segnalate dagli utenti, Trenitalia afferma che hanno sempre circolato sulla linea Portogruaro-Treviso e che le scelte dei treni sulle varie linee sono effettuate dalla Regione in base ai flussi di traffico.
Claudia Stefani
DOPO LE PROTESTE DEI PENDOLARI PER RITARDI E DISSERVIZI
Treni: il Consiglio convoca Chisso
Riferirà sull’orario cadenzato. Da Bottacin e Reolon critiche a Zaia
VENEZIA – I disservizi e i ritardi ferroviari sulle linee regionali approdano al Consiglio del Veneto. Ad un mese dall’entrata in vigore del nuovo orario cadenzato, la commissione Urbanistica e Trasporti intende fare il punto della situazione e verificare quanto segnalato in queste settimane da pendolari, amministratori locali, associazioni di categoria. «Nella seduta di mercoledì 22 gennaio», annuncia il presidente Andrea Bassi (Lega) «incontreremo l’assessore Renato Chisso e la responsabile regionale di Trenitalia Maria Giaconia per discutere le tante criticità segnalate dagli utenti». I consiglieri Diego Bottacin (misto), Bruno Pigozzo (Pd) e Piergiorgio Cortelazzo (Ncd) hanno chiesto di dedicare un’apposita seduta alla disdetta del contratto con Trenitalia e di messa in gara del servizio ferroviario decisa dal governatore Zaia, sollecitando un confronto diretto tra la commissione e lo stesso Zaia: «Dobbiamo sapere se il governatore pensa davvero di affrontare un impegno così lungo e gravoso con gli uomini e le teste che fino ad oggi hanno sempre affermato, in commissione e fuori, che la gara non solo non si poteva, ma nemmeno si doveva fare», dichiara in proposito Bottacin. E Sergio Reolon (Pd) individua nella volontà di bandire una gara europea una «chiara ammissione di colpa» da parte di Chisso e Zaia: «La Regione non fa attività di programmazione, manca una politica dei trasporti che migliori il servizio: chi viaggia in treno e autobus necessita di un biglietto unico e serve assolutamente la riorganizzazione delle tratte gomma-rotaia che in alcune zone sono percorse da entrambi i trasporti. Il Veneto investe nel servizio ferroviario appena lo 0,31% del bilancio regionale. Risultato? Sulle linee bellunesi dal 18 novembre 2013 fino ad oggi i treni hanno già accumulato più di 1200 ore di ritardo, l’equivalente di circa 53 giorni».
Nuova Venezia – Pioggia, vento e grandine. Portogruarese devastato.
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31
ott
2013
MALTEMPO NEL VENETO ORIENTALE
Alberi caduti e stalle crollate, abitazioni e centinaia di auto danneggiate
Distrutti anche serre, orti e vigneti. Il sindaco Gasparotto: «Un disastro»
PORTOGRUARO – Alberi caduti, case crollate e danneggiate, strade trasformate in piste di ghiaccio, raccolti gravemente danneggiati. È stata una serata allucinante quella che si è vissuta martedì tra le 22.30 e le 2 in gran parte del Portogruarese a causa di vento, pioggia ma soprattutto di una fortissima e devastante grandinata. Diversi i comuni colpiti. I danni maggiori si sono registrati nei territori di Annone Veneto, Portogruaro e Gruaro. Ora è caccia ai finanziamenti da recuperare attraverso la Regione che quasi certamente inoltrerà al governo una richiesta di calamità naturale. Per quanto riguarda le abitazioni, almeno 50 sono state quelle danneggiate dalla furia del vento a Gruaro. Ma a Loncon ci sono stati alcuni crolli di stalle e fienili in aperta campagna. Solo per una fortunata coincidenza non si sono registrati feriti e non ci sono stati incidenti stradali. Le automobili danneggiate dalla grandine, quelle parcheggiate e quelle che erano invece in marcia, sono state almeno trecento. Molte carrozzerie della zona sono già al lavoro. I danni maggiori le vetture li hanno subiti sulla carrozzeria. Alcune però hanno rimediato danneggiamenti ai fanali posteriori e anteriori, e soprattutto hanno subito la rottura dei finestrini o dei lunotti. In pochi casi anche del parabrezza. La scia di grandine ha attraversato prima la zona di Annone Veneto e Pramaggiore, poi quella di Portogruaro e infine si è abbattuta a Fossalta di Portogruaro e San Michele al Tagliamento. Risparmiata la costa. A Bibione e Caorle il maltempo si è limitato ad attività elettrica in cielo, senza piovaschi. La perturbazione ha solo l’ambito il centro di Annone. A Giai e a Loncon ha fatto cadere molti alberi, almeno una decina di cui uno sulla provinciale che collega Annone a San Stino; e ha distrutto moltissimi orti. I giardini delle abitazioni di Loncon sono stati enormemente danneggiati. Un appassionato di fiori si è visto il roseto completamente spogliato. Squarciato il tetto della cantina Giuseppe Piva. A Pracurte sono stati compromessi alcuni vigneti. Secondo gli agricoltori colpiti non si potrà produrre il rinomato passito. Nelle campagne di Loncon poi il vento ha abbattuto alcuni tetti, provocando crolli di travi. La tempesta ha poi toccato Blessaglia, in misura minore, e soprattutto Belfiore. É questa la località più colpita nel territorio di Pramaggiore. E anche qui si lamentano danni agli orticoli. I giardini delle ville, in stile veneziano, sono andati distrutti. Non è rimasto nulla. A Portogruaro il fenomeno è stato molto intenso a Pradipozzo, Summaga e Lison. Anche qui molte coltivazioni, tra cui pregiati frutteti, sono stati colpiti. Nella zona industriale di Summaga è volata qualche copertura. Ma questo è poco in confronto a quanto avvenuto nella parte alta del territorio di Portogruaro, e soprattutto nel gruarese, tra Malcanton, La Sega e Giai. Il ciclone qui ha preso vigore. È crollato un albero in via Gramsci, che ha costretti i vigili del fuoco a intervenire nei pressi dell’abitazione della famiglia Montagner. Il paesaggio qui si è trasformato. Le strade erano diventate completamente bianche. Cumuli di chicchi hanno invaso le vie di comunicazione più importanti come via De Gasperi, via Mazzini, via Gramsci sempre tra Malcanton e La Sega; e poi via Roma e via Lemene in pieno centro a Gruaro. Nel pomeriggio di ieri il sindaco Giacomo Gasparotto ha compiuto un sopralluogo. »È un disastro» ha confidato. A La Sega il fortissimo vento ha distrutto le serre nuove dell’azienda agricola Bortolussi. I danni ammontano a 25 mila euro. L’impresa è in ginocchio. A Gruaro invece sono stati distrutti appezzamenti di pregiato radicchio. E mentre la Protezione civile di Gruaro, in piena notte, dava man forte ai vigili del fuoco di Portogruaro e San Vito al Tagliamento, fuori dalle abitazioni la gente, in pigiama, ha cominciato a spazzare le foglie e soprattutto la grandine. Le strade sulla viabilità minore sono rimaste sporche invece fino a ieri sera. Infine Fossalta e San Michele. Ad Alvisopoli, Malafesta, Pozzi, San Mauro, Villanova della Cartera molte case hanno avuto le tapparelle danneggiate e le automobili hanno subito uguale sorte di quelle di altri paesi.
Rosario Padovano
Una bomba d’acqua “coda” della bufera che ha flagellato l’Europa
PORTOGRUARO. San Giuda, la tempesta che ha flagellato il Nord Europa, ha colpito l’Italia, anche “se di striscio”. Treviso e il Veneto orientale ne hanno fatto le spese più di tutti, finendo per impattare contro una vera e propria bomba d’acqua, martedì notte. Non serve scomodare la maledizione di Halloween per spiegare un fenomeno sicuramente fuori stagione, ma non del tutto anomalo. Abituati a piogge autunnali, normali per il periodo, ci siamo ritrovati a contare danni da temporale estivo, come si fa solitamente a luglio e agosto. La “coda” di San Giuda che ha colpito trasversalmente le province venete ha cominciato a muoversi nella tarda serata di martedì dall’area gardesana, attraversando con direzione Nord-Est tutta la regione: ha scaricato pioggia e grandine sul vicentino, lambendo Padova e colpendo l’Alta Padovana, quindi sfiorando il Miranese e impattando sulla Marca e il Veneto orientale. Pioggia, venti forti, grandine: come in estate. Perché quasi estiva è la situazione che il fronte atlantico ha trovato a Nordest, da diversi giorni sotto l’influenza di un anticiclone sub tropicale. Clima mite e umidità nei bassi strati sono il terreno ideale per lo sviluppo di temporali: basti pensare che la mattina del 29 ottobre il Meteo Stretti di Eraclea ha misurato una temperatura in loco di 20,1 gradi. Decisamente fuori stagione. Per il ponte di Ognissanti la situazione dovrebbe tornare normale, ma solo per la prima parte del weekend. Oggi pressione in aumento, calo dell’umidità e discesa delle temperature notturne verso valori più nella media.
(Filippo De Gaspari)
La gente: «Sembrava un bombardamento»
Residenti allibiti: caduti 40 centimetri di ghiaccio in 5 minuti. Gli anziani: «Mai visto nulla del genere»
PORTOGRUARO – Sono racconti allucinanti quelli descritti dai testimoni della grandinata che si è abbattuta martedì sera sul Veneto orientale. «Sembrava un bombardamento», «Sembrava un treno in corsa», queste le frasi pronunciate. Eppure in mezzo al disastro c’è un motivo, seppur piccolo, di soddisfazione. Tutte le case, circa 50, che hanno subito danneggiamenti a La Sega verranno risarcite. Infatti i proprietari hanno stipulato in queste settimane assicurazioni sul maltempo che garantiscono, al pagamento della polizza, un risarcimento. Oggi, nei comuni colpiti come ad Annone Veneto ad esempio, si possono già presentare dei memoriali inserendo la lista dei danni. A Gruaro due consiglieri comunali sono in ginocchio. Gli imprenditori agricoli Matteo Bortolussi e Ivan Moro hanno subito danni per migliaia e migliaia di euro. «Il vento mi ha portato via oltre 2000 metri quadrati di serre», ha spiegato Bortolussi, «le avevo acquistate pochi mesi fa. I danni ammontano a più di 20mila euro. Ivan Moro deve dire addio al suo pregiato radicchio. Danneggiato così come l’imprenditore Tonino Frigo. La grandinata gli ha distrutto i peri. «A La Sega», ha raccontato il sindaco di Gruaro, Giacomo Gasparotto, « si sono accumulati 40 centimetri di grandine in pochi minuti. Gli anziani del paese sostengono che non hanno mai visto nulla del genere nella loro vita. Sono allibito». Gasparotto ha inoltrato una comunicazione alla Regione Veneto, ma contrariamente ad altri sindaci non chiederà che la Regione stessa avanzi al Governo la proposta dello stato di calamità. «I cittadini danneggiati sono tutti assicurati» conclude. Gravi danni ai capannoni di Malcanton e a un allevamento avicolo. I tetti di alcuni sono stati sradicati. Sempre a La Sega sono stati danneggiati alcuni camini. Allucinante anche il racconto di Marco Piscicelli, che abita invece a Portogruaro Nord, vicino ai centri commerciali. «Mi hanno fatto un preventivo di 3mila euro per i danni subiti alla carrozzeria della mia macchina», afferma «Erano le 23.20 di martedì. Ho sentito un tuono fortissimo. Poi è cominciata la grandinata».
(r.p.)
Agricoltura in ginocchio. Danni per un milione.
Frutteti compromessi, migliaia di ettari di coltivazioni di soia e radicchio distrutti
Quindici aziende si sono rivolte a Cia e Coldiretti. Cantine vinicole scoperchiate
SAN STINO – Frutteti compromessi, le coltivazioni di soia rovinate, cantine vinicole con i tetti scoperchiati. Il maltempo ancora una volta fa pagare il prezzo più salato all’agricoltura. Secondo una prima stima, la grandinata di martedì sera ha causato danni alle imprese agricole del portogruarese superiori al milione di euro. Per avere una quantificazione esatta, però, bisognerà attendere i prossimi giorni, quando saranno terminati i vari sopralluoghi alle strutture danneggiate e le verifiche sulle condizioni delle coltivazioni. Una quindicina le aziende agricole che si sono rivolte agli uffici di zona della Coldiretti, per segnalare danni. Già ieri gli addetti della Coldiretti hanno eseguito i primi sopralluoghi. La violenta grandinata ha investito, in particolare, la zona di San Stino e Gruaro. La furia del maltempo si è abbattuta su una fascia di terreno piuttosto stretta, larga non più di 2 chilometri, ma molto lunga, comprendendo tutto il territorio che si estende tra San Stino e Gruaro. Un’area vocata a coltivazioni di pregio, per complessivi circa 5 mila ettari di terreno agricolo interessati dalla furia del maltempo. Dai primi sopralluoghi, sembra che i danni peggiori li abbiano patiti i frutteti, alcuni dei quali rischiano di essere compromessi anche per il futuro in quanto è stata intaccata pure la parte legnosa della pianta. Vari problemi hanno lamentato anche le aziende specializzate nella produzione vinicola. La furia del vento ha provocato la caduta di numerosi alberi, alcuni dei quali sono precipitati sui vitigni. In alcune aziende, inoltre, sono stati segnalati danni alle cantine, con coperture parzialmente scoperchiate, tegole e coppi dei tetti e delle grondaie divelti. Accanto ai frutteti, però, è la soia l’altra coltivazione che ha patito i danni maggiori. Già prima della grandinata di martedì sera, la raccolta della soia giunta a maturazione stava procedendo infatti a rilento, a causa dell’umidità e dei livelli di piovosità dell’ultimo periodo. Con la grandinata, adesso il raccolto di interi campi di soia rischia di essere spacciato. Dal maltempo non sono rimaste immuni nemmeno le coltivazioni orticole. A Gruaro la grandine ha rovinato il raccolto del radicchio dell’azienda agricola gestita da Ivan Moro, che si trova in località Boldara. E sempre nel territorio di Gruaro si sono verificati alcuni danni di entità importante a una serra. Anche gli uffici di Portogruaro della Confederazione italiana degli agricoltori (Cia) hanno provveduto ieri a fare una ricognizione di quanto accaduto, contattando i vari imprenditori associati nelle zone colpite dal maltempo. Le segnalazioni raccolte sono state di minore entità, ma anche in questo caso si parla di danni registrati in particolare nella zona di Gruaro. La grandine ha colpito duramente pure nelle campagne attorno alla frazione portogruarese di Summaga, dove alcuni agricoltori hanno raccontato di chicchi di grandine grossi quasi come una noce. La grandine ha colpito anche il territorio di San Michele al Tagliamento, in particolare nella zona a nord della Statale 14 e verso la ferrovia. Quanto accaduto martedì sera è solo l’ultima tegola che si è abbattuta in questi ultimi mesi sull’agricoltura del portogruarese, che più volte ha dovuto fare i conti con la furia del maltempo.
Giovanni Monforte
PORTOGRUARO – Grande pioppo a rischio crollo I pompieri costretti a tagliarlo
PORTOGRUARO – Anche il grande pioppo di piazza Castello, a Portogruaro, è rimasto vittima del violento fortunale di martedì sera. Da tempo la grande pianta veniva monitorata dai tecnici comunali e dai botanici, in quanto colpita da malattie e funghi alla radice. La furia del veneto dell’altra sera, purtroppo, ha dato il colpo di grazia al grande pioppo. Ieri mattina un nuovo sopralluogo dei tecnici ha evidenziato infatti che la pianta presentava dei problemi di stabilità piuttosto importanti, tali da far temere un possibile crollo a terra in caso di nuovi fenomeni temporaleschi. Così si è deciso di intervenire d’urgenza e il grande pioppo è stato tagliato per ragioni di sicurezza. A parte questo, nel complesso il maltempo non ha causato gravi danni o situazioni di pericolo nel territorio di Portogruaro. Ieri mattina gli operai del Comune, insieme a quelli di Asvo, si sono messi in azione per ripulire le strade principali e le zone più frequentate del capoluogo, ma soprattutto di Summaga, Pradipozzo e Lison, le più colpite.
(g.mon.)
Gazzettino – In mezz’ora la tempesta ha causato danni in tutto il Veneto orientale.
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31
ott
2013
COME UNA TROMBA D’ARIA
Le violentissime raffiche di vento dell’altra sera hanno abbattuto decine di alberi
FOSSATI PIENI DI GRANDINE – I resti della grandine che ha flagellato le auto parcheggiate all’aperto
Grandine sulla testa. Finisce in ospedale. L’operaio di Pradipozzo era uscito in strada per “salvare” la sua auto
Portogruarese flagellato dal maltempo. Una violenta grandinata ed il forte vento provocano danni in gran parte del Portogruarese e, nel bilancio, c’è anche un ferito. Si tratta di un cinquantenne di Pradipozzo di Portogruaro, colpito violentemente alla testa dalla grandine, tanto da provocargli un trauma cranico con tanto di lacerazione del cuoio capelluto.
Tutto è accaduto in mezz’ora, verso le 23.15 di martedì sera. Improvvisamente nel cielo si sono presentate le nubi nere che anticipavano un temporale. Maltempo che era stato previsto dai meteorologi che, nelle ultime ore, avevano lanciato l’allerta. È così che il vento ha iniziato a soffiare forte, quasi come una tromba d’aria, mentre a terra la temperatura sfiorava i 20 gradi. Spazzati via decine di alberi in tutto il territorio comunale di Annone Veneto, cadendo in qualche caso sulle abitazioni, fortunatamente senza provocare feriti. Lo stesso è accaduto a Pramaggiore, Summaga, Gruaro, Portogruaro, Fossalta e San Michele. A completare l’opera di danneggiamenti ci ha pensato poi la grandine che distrutto parte della coltivazioni di mais. Non sono passate indenni decine e decine di automobili, le cui carrozzerie sono rimaste seriamente danneggiate.
Proprio per cercare di salvare l’auto, un cinquantenne di Pradipozzo operaio del Consorzio di bonifica, è uscito in strada ma è rimasto colpito violentemente dai grossi chicchi di grandine. L’uomo è rimasto ferito alla testa, perdendo parecchio sangue, e con l’auto ammaccata ovunque. Fortunatamente le ferite sono rimaste in superficie e si rimargineranno in pochi giorni.
Paura anche a Malcanton di Gruaro, presso il bowling. «Improvvisamente il vento ha spazzato via la tensostruttura – racconta Fausto che si trovava nel campetto di calcetto al coperto -. È stato impressionante, poi è arrivata anche la grandine che ha fatto il resto». Moltissimi gli automobilisti che proprio in zona si sono fermati in mezzo alla strada. «Non riuscivamo a vedere più nulla – racconta un portogruarese che transitava su viale Pordenone -. È stato incredibile, ci siamo tutti fermati non sapendo nemmeno dove stessimo andando». «Abbiamo sentito il rumore della grandine – racconta Antonio, pensionato di Summaga -. Quando è cessato abbiamo trovati i lucernari di casa completamente distrutti». Non è andata meglio in via Mocenigo ad Alvisopoli o a Villanova della Cartera di San Michele, dove le auto sono state coperte da 15 centimetri di grandine. Per tutta la notte hanno lavorato i Vigili del fuoco con la Protezione civile e i Carabinieri.
Marco Corazza
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