Gazzettino – Ceggia. Legambiente dice no all’acqua privatizzata.
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30
set
2014
CEGGIA – Un’assemblea per chiedere ai sindaci di bloccare la delibera dell’Asi
CEGGIA – «I Sindaci rispettino la volontà dei Cittadini: l’acqua deve rimanere pubblica. Fermiamo la modifica dello statuto di Asi»- Legambiente si mobilità contro l’ingresso dei privati nell’azienda che gestisce l’acqua e per giovedì 2 ottobre alle 20.45, nella biblioteca di Ceggia ha convocato un’assemblea di tutti coloro che hanno sostenuto il Movimento per l’Acqua Bene Comune. «Lo scorso 25 agosto – sostiene in una nota Legambiente del Veneto Orientale – abbiamo scritto agli 11 Sindaci soci di Asi evidenziando che nel nuovo statuto di Asi (ex consorzio acquedotto Basso Piave), contrariamente a quanto espresso dai cittadini italiani con il referendum del 2011, si prevedeva la possibilità di ingresso dei privati». «Dopo la nostra lettera – spiega Legambiente – alcuni sindaci avevano già portato la modifica dello statuto in consiglio comunale. Purtroppo nell’assemblea dell’Asi del 24 settembre, che avrebbe dovuto recepire la modifica, gli stessi comuni che già avevano deliberato hanno manifestato la loro indisponibilità a restituire “esclusivamente” ai cittadini il controllo dell’acqua confermando l’apertura ai privati: Caorle, Ceggia, Musile e Noventa hanno detto no al rispetto della volontà referendaria, confermando di non voler ritornare in consiglio comunale». Ecco quindi il significato della mobilitazione «Rivolgiamo nuovamente un appello a questi Sindaci – conclude Legambiente – si torni in consiglio comunale e ci si doti di uno statuto in linea con tutte le altre aziende del servizio idrico che hanno escluso la presenza dei privati».
(m.mar.)
Nuova Venezia – Uva e mais, raccolti cancellati.
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5
ago
2014
Settanta aziende del Veneto Orientale flagellate dalla grandine
Settanta aziende agricole in ginocchio
La grandine e il vento hanno cancellato interi raccolti di uva, mais e frutta. Televisori, computer e caldaie fuori uso
SAN DONÀ – Sono almeno una settantina le aziende agricole, soprattutto della fascia tra Calvecchia e Mussetta, che hanno subito danni ai raccolti o alle strutture, dopo il violento nubifragio che, domenica all’ora di pranzo, si è abbattuto tra San Donà e Ceggia, con una fortissima pioggia, una raffica di saette e chicchi di grandine grossi come noci. Alcuni agricoltori lamentano il rischio di perdere l’intero raccolto, vedendo vanificata l’annata. Ma la conta dei danni è iniziata anche per i privati cittadini: non solo auto danneggiate dalla grandine, ma anche televisori e apparecchi elettronici bruciati dalle scariche elettriche. Danni per l’agricoltura. Di positivo c’è che la gran parte dei danni è concentrata in una fascia ristretta di territorio. Ma là dove la grandine ha colpito più forte ha causato danni ingenti, tanto che per alcune aziende si parla dell’intero raccolto raso al suolo. «È stata pesantemente colpita la fascia tra Calvecchia e Mussetta, lungo l’asse della bretella per Noventa. Abbiamo ricevuto tante chiamate con segnalazioni di danni», conferma Angelo Cancellier, responsabile di zona della Confederazione italiana agricoltori (Cia). Danni alle coltivazioni sono stati segnalati anche a Grassaga e Tessere, al confine con Noventa. I problemi maggiori riguardano i vigneti, ma anche il mais, con le pannocchie spelacchiate dalla grandine, che ha colpito duramente pure mele e pesche. In quella zona, infatti, ci sono anche un paio di aziende frutticole, che operano nella vendita al dettaglio. Le organizzazioni agricole hanno provveduto già a depositare le segnalazioni per le richieste di risarcimento dei danni alle strutture, tra cui problemi alle serre e al tetto in un allevamento. Cinque le aziende con danni strutturali segnalate dalla sola Cia. Parcheggio chiuso. Ai pendolari che ieri si sono recati alla stazione per prendere il treno non è sfuggita la chiusura della dozzina di posti auto in via del Perer, a ridosso degli stalli coperti per le biciclette. Il provvedimento si è reso necessario dopo che una saetta ha colpito un grosso abete, scorticandone anche parte della corteccia. L’area è stata interdetta in attesa dell’intervento di messa in sicurezza, che potrebbe avvenire già oggi. I fulmini hanno causato problemi anche a Calvecchia, il vento ha reso pericolanti alcuni cornicioni. Televisori da buttare. Oltre che agli imprenditori agricoli, il nubifragio di domenica costringerà anche i privati a mettere le mani in tasca. Danni ai muri e al mobilio per chi si è ritrovato lo scantinato o il garage allagato. I fulmini hanno bruciato decine di televisori, ma anche apparecchi elettronici e perfino caldaie. È il caso di una palazzina di via del Perer, dove lamentano danni la metà degli inquilini. Per non parlare di chi si è visto danneggiata la carrozzeria dell’auto, con la grandine che ha infranto pure alcuni parabrezza.
Giovanni Monforte
Gazzettino – Ceggia. Varato il Pat, un freno al cemento
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15
apr
2014
Il Comune favorisce la riconversione degli edifici esistenti
CEGGIA – Il Consiglio comunale vota all’unanimità la delibera di adozione del Piano di assetto del territorio. Un documento che recepisce in toto il documento preliminare di cinque anni fa. Tra gli elementi qualificanti la promozione di uno sviluppo sostenibile e durevole; la salvaguardia e valorizzazione di del paesaggio rurale e delle aree naturalistiche iniziando dal Bosco di Olmè; la difesa dai rischi idrogeologici; la tutela delle identità storico-culturali e della qualità degli insediamenti attraverso operazioni di recupero e riqualificazione. Infatti è previsto uno sviluppo insediativo molto limitato, solo per 30mila metri cubi e, per contro, la riqualificazione, riconversione, la realizzazione di programmi complessi per un totale di 70mila per un totale di 100mila metri cubi che corrispondono a 25.806 metri quadri di superficie a equivalenti 667 nuovi abitanti. «Si tratta di una previsione – ha spiegato l’assessore all’Urbanistica Mar Bragato – che considera un incremento di circa il 10% di popolazione per il cui insediamento è previsto che il 70% possa realizzarsi su aree da riqualificare o densificare e, solamente il restante 30%, possa realizzarsi su aree nuove qualora le altre non siano disponibili».
(m.mar.)
Nuova Venezia – Ferrovie. Pronti 1,8 miliardi di euro per la Venezia-Trieste
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27
mar
2014
LE INFRASTRUTTURE »I TRENI E L’ALTA VELOCITÀ
Tav, il governo trova i soldi
Vertice a Roma con i presidenti di Veneto e Friuli e i top manager di Rfi
Pronti 220 milioni per collegare il Marco Polo di Tessera con la stazione di Mestre
È prevista la realizzazione di una bretella ferroviaria tra l’aeroporto di Tessera Marco Polo e la stazione fs di Mestre
Finanziamento assicurato dal ministro Lupi: 1,8 miliardi di euro alta velocità Verona- Trieste: 7,5 miliardi di euro di investimenti
cifre e dati
18 passaggi a livello da eliminare nel tratto veneziano
1,8 Sono i miliardi che il governo ha messo a disposizione per l’alta velocità-alta capacità, meglio conosciuta come Tav, sulla linea Venezia-Trieste
156 Sono i chilometri della linea ferroviaria Venezia-Trieste: i lavori del primo tratto Mestre-San Donà furono finanziati nel 1879 e i treni iniziarono a viaggiare sul tronco il 29 giugno 1885 e un anno dopo fu collegato anche Portogruaro.
220 Sono i milioni di euro previsti per la realizzazione della bretella ferroviaria tra l’aeroporto di Tessera Marco Polo e la stazione ferroviaria di Mestre
7,5 Sono i miliardi dell’alta velocità nel tratto Verona-Trieste: l’intervento più importante riguarda Vicenza. Il progetto non ha ancora chiarito se la nuova stazione Tav va costruita in città o in zona Fiera: e i lavori sono bloccati
VENEZIA – Dopo il Mose a Punta Sabbioni e a Chioggia, l’alta velocità dei treni Venezia-Trieste, con la bretella che collegherà l’aeroporto Marco Polo di Tessera con la stazione di Mestre. Governo e Rfi sono pronti a staccare un assegno da 1,8 miliardi di euro per far correre i treni a 200 km l’ora con il raddoppio della linea costruita a fine Ottocento, quando l’Italia era da poco diventata una nazione e i turisti vedevano Venezia in cartolina. Oggi, che in laguna arrivano venti milioni di persone l’anno, la velocità media dei treni non è di molto migliorata. Anzi. E il motivo sta nel ritardo dell’alta velocità: progettata negli anni Novanta, è stata realizzata solo in alcuni tratti, con il Veneto fanalino di coda, a vantaggio dell’asse Milano-Roma e Bologna- Roma. Solo il tratto Padova-Venezia è stato plasmato per la Tav. Tanto che gli industriali del Veneto avevano chiesto a Matteo Renzi massima attenzione alle infrastrutture del Nordest. La risposta è stata immediata: dopo aver visitato il cantiere del Mose a Chioggia, sabato scorso, ieri il ministro Maurizio Lupi ha convocato a Roma il governatore del Veneto Luca Zaia e quello del Friuli Debora Serracchiani per annunciare loro che il governo è pronto a staccare un assegno da 1,8 miliardi per l’alta velocità da Venezia a Trieste. Attorno al tavolo anche il commissario straordinario per la Tav Bortolo Mainardi e i vertici di Rfi, l’amministratore delegato Michele Elia e il direttore area Investimenti Maurizio Gentile.
«L’alta velocità tra Venezia e Trieste va avanti. Abbiamo deciso di abbandonare il vecchio progetto del 2010 che si spostava sulla fascia litoranea e di elaborare un nuovo tracciato », afferma il ministro Lupi. «Sul nuovo tragitto c’è già il consenso del territorio per il tratto veneto e presto arriveranno le osservazioni dal Friuli Venezia Giulia. Rfi prenderà in considerazione le osservazioni e le verificherà in modo da poter avviare in tempi rapidi lo studio di fattibilità e il conseguente progetto da sottoporre al ministero dell’Ambiente per la Valutazione di impatto ambientale. Parallelamente alla progettazione della Tav, Rfi sta lavorando per velocizzare la linea esistente con interventi di ammodernamento tecnologico che permetteranno velocità fino a 200 km l’ora».
Per passare dalle parole ai fatti, si dovrà intervenire su alcuni nodi critici: la linea dei Bivi a Mestre, Bivio San Polo, passaggi a livello, nodo di Udine. L’investimento per queste opere è di un miliardo e 800 milioni di euro, soldi che non rientrano nel patto di stabilità ma dal piano finanziario di Rfi. La novità più importante, sottolinea il ministro Lupi, riguarda il collegamento ferroviario con l’aeroporto di Venezia. Se ne parla dal 1990 e il Sfmr di Net Engineering lo aveva messo al centro della metropolitana di superficie, una sfida tutta da vincere. In realtà, chi arriva in aereo al Marco Polo deve confidare sui bus Actv per raggiungere la stazione di Mestre e poi Venezia. «Con un investimento di 220 milioni riusciremo a garantire ai milioni di turisti di Venezia gli stessi servizi di Fiumicino e Malpensa e delle grandi città europee», spiega Luca Zaia. Il patto di ferro tra Lupi e il governatore veneto è di antica data: Zaia ministro dell’Agricoltura nel governo Berlusconi ha allacciato ottime relazioni istituzionali con l’allora vicepresidente della Camera dei deputati. Basta per superare il gap di infrastrutture? I soldi ci sono, ma il vero direttore d’orchestra si chiama Mauro Moretti.
Albino Salmaso
Soddisfatti i sindaci di Quarto d’Altino e Roncade
Conte e Rubinato: bene l’abbandono del tracciato litoraneo
I cantieri: diciotto passaggi al livello da eliminare, restano gli imbuti dei «Bivi» a Mestre e a Monfalcone
MESTRE – Gli interventi per migliorare alcuni nodi critici, come la «Linea dei Bivi» (la tratta che permette di saltare la stazione di Mestre) e il bivio San Polo a Monfalcone. Ma anche l’eliminazione dei 18 passaggi a livello. Ecco gli interventi per potenziare la linea Venezia-Trieste esistente, in attesa che decolli il progetto della Tav in affiancamento ai binari attuali: l’obiettivo è far viaggiare i treni a 200 chilometri all’ora. Era stato già il commissario Mainardi, nel 2012, ad anticipare la linea d’azione. Per quanto riguarda i passaggi a livello, molti sono già stati eliminati con la metropolitana di superficie (Sfmr) e per altri i lavori sono in corso. Ne restano ancora attivi 18 tra Veneto Orientale e Friuli, tra cui due tra Meolo e Quarto d’Altino, uno a San Donà, tre a Ceggia, quindi uno nei pressi della stazione di San Stino, a Loncon e a Summaga, prima di giungere a Portogruaro. Per quanto riguarda i «colli di bottiglia», uno degli interventi più importanti riguarda lo sdoppiamento e lo scavalco del delicato nodo del Bivio San Polo a Monfalcone. Per la «Linea dei Bivi» a Mestre ( parzialmente riattivata), già il Piano regionale dei trasporti ne ipotizzava la completa riapertura, con la riattivazione anche del segmento più a est, così da consentire un itinerario alternativo per i treni merci. Rfi dovrà progettare pure il collegamento ferroviario con l’aeroporto Marco Polo. Sarà ripresa in considerazione la vecchia proposta di tracciato che correva in affiancamento alla bretella autostradale? Per quanto riguarda il Friuli, è previsto lo sdoppiamento e lo scavalco del bivio San Polo a Monfalcone, mentre l’intervento sulla Udine-Cervignano e quello, già finanziato, sul nodo di Udine, andrà a integrarsi con la modernizzazione dell’asse Adriatico- Baltico con il potenziamento tecnologico e strutturale della linea Pontebbana».
Intanto arrivano le prime reazioni positive. «Apprendiamo con sollievo che le richieste di noi sindaci di abbandonare il tracciato litoraneo sono state finalmente accolte e che Governo e Regione si sono orientati sull’ipotesi di ammodernamento della linea esistente. I nostri consigli comunali lo chiedevano dal 2011. Meglio tardi che mai», commentano Silvia Conte e Simonetta Rubinato, sindaci di Quarto d’Altino e Roncade, «confidiamo che ci venga fornita la documentazione in merito al progetto per capirne meglio costi-benefici, anche per chiarire se esso servirà per lo spostamento delle merci o delle persone».
Giovanni Monforte
VENEZIA. L’annuncio del finanziamento da parte del governo di 1,8 miliardi per la realizzazione della tratta Tav Venezia-Trieste e l’accantonamento dell’ipotesi di tracciato balneare fanno insorgere gli esponenti del Pd.
«Speriamo che davvero il tracciato balneare sia formalmente archiviato, anche se attendiamo di vedere prima l’atto ufficiale – commenta Bruno Pigozzo, consigliere Pd e vicepresidente della commissione infrastrutture del Consiglio veneto – Resta tuttavia il salatissimo conto economico provocato dalle posizioni altalenanti delle Giunte regionali venete degli ultimi 8 anni: 1 milione di euro per ogni anno di questa delirante incertezza. Soldi che potevano più utilmente venire impiegati per le innumerevoli emergenze sociali che interessano la nostra regione, e sui quali chiediamo la verifica della Corte dei Conti».
Pigozzo e il Pd veneto contestano al presidente Luca Zaia e all’assessore Renato Chisso l’alternarsi dei diversi tracciati progettuali: prima, nel 2006, la Giunta veneta aveva deliberato il tracciato balneare, ricostruisce Pigozzo; poi a ottobre 2013, dopo l’insistenza pressante del territorio, del PD e del Consiglio regionale – fa notare Pigozzo – Zaia e Chisso hanno cambiato idea adottando una nuova delibera. «Tutto ciò – calcola il Pd – ha comportato una spesa di progettazione con soldi provenienti dall’Europa (3 milioni) e di fonte statale (5 milioni), di cui 3 anticipati dalla Regione stessa».
«Il Partito Democratico nel maggio 2011 – ricorda il vicepresidente della commissione Infrastrutture – aveva commissionato uno studio che dimostrava l’insensatezza di questo percorso dal punto di vista ambientale ed economico, e indicava chiaramente l’alternativa lungo il corridoio tra l’autostrada A4 e la linea ferroviaria esistente, oltre alla bretella di collegamento all’aeroporto. E anche gli enti locali hanno cercato con documenti formali di far comprendere alla Giunta la razionalità del percorso in affiancamento al corridoio autostradale esistente. Neppure il lavoro svolto dal Commissario straordinario, che dimostrava l’esistenza di alternative efficaci, nè la mozione approvata dal Consiglio regionale nel giugno 2012, nè la mia successiva interrogazione – conclude Pigozzo – hanno trovato ascolto. Solo ora Zaia e Chisso sembrano essersi ricreduti».
Gazzettino – Treni. Volantinaggio pendolari
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10
feb
2014
Stamane volantinaggio dei Comitati dei Pendolari del Veneto Orientale e di Quarto d’Altino nelle stazioni di Quarto, Gaggio, Meolo, Fossalta, San Donà, Ceggia, San Stino e Portogruaro.
«Paghiamo un abbonamento annuale – spiega la portavoce Angela Stortini – abbiamo diritto di essere rispettati, arrivare al lavoro in modo normale ed essere informati in modo corretto, non sentire solo voci riportate da altri enti o soggetti come noi interessati al trasporto ferroviario».
Altra protesta dei Pendolai si svolgerà sabato 15 dalle 10 alle 14. Un presidio dei manifestanti rimarrà nella stazione di Santa Lucia mentre nella vicina sala San Leonardo a Cannaregio con Legambiente saranno fondati gli «Stati Generali dei Pendolari del Veneto» per creare un documento unico sui diritti dei Pendolari veneti e un Tavolo Permanente sulla Mobilità con la Regione Veneto.
Prosegue la campagna di segnalazione dei disagi sui treni, i Comitati invitano i viaggiatori a segnalare i disservizi nella sezione Veneto del sito di Trenitalia e dei Pendolari stessi: www.facebook.com/comitatopendolarivo.
(d.de.b.)
Nuova Venezia – Fiumi, resta l’allerta. Ora si contano i danni.
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3
feb
2014
I fiumi fanno ancora paura
Portogruarese flagellato dalla pioggia, danni per milioni di euro
Portogruarese flagellato dalla pioggia: annunciate nuove perturbazioni
Diecimila ettari di campagna sono finiti sott’acqua. Allagamenti e disagi
PORTOGRUARO – Dopo i gravi disagi di sabato, l’emergenza fiumi resta. Le previsioni meteo, dopo una breve tregua, annunciano infatti ancora piogge in settimana. A Portogruaro i fiumi Reghena e Lemene sono calati, il Livenza rimane alto, mentre il Fosson e il Malgher a San Stino e il Loncon tra Annone e la zona della Contarina continuano a destare preoccupazione. Alcune famiglie sono ancora sfollate. La circolazione ferroviaria sulla Venezia-Trieste è stata ripristinata, come anche sulla Portogruaro-Treviso sebbene non siano mancati i disagi. Conta dei danni. Per le case di San Stino si parla di centinaia di migliaia di euro, mentre la stima di spese del Consorzio di Bonifica supera di sicuro il mezzo milione. Solo queste due voci fanno schizzare le spese per l’emergenza oltre il milione e mezzo, per non parlare dei danni in agricoltura. Si è calcolato che su centomila ettari del mandamento Portogruarese, ben diecimila sono ricoperti dall’acqua. Il 10% del territorio si è trasformato, dunque, in un’immensa palude. Portogruarese. La città del Lemene nemmeno nel passato aveva patito i disagi che si sono presentati in questi giorni con esondazioni a Borgo Sant’Agnese, a Pradipozzo, Summaga, Lugugnana, e poi in centro storico in piazzetta della Pescheria, calle Beccherie, via Camucina. Pochi i precedenti. Uno è abbastanza vicino, il Santo Stefano 2013, quando l’acqua invase i mulini, ma non come nel marzo 2012 o nei giorni caldi dell’alluvione di autunno 2010. Ieri Lemene e Reghena si sono abbassati di quasi un metro, così come il Versiola, che venerdì e sabato aveva inondato Borgo Sant’Agnese. L’emergenza, per il sindaco Antonio Bertoncello si è conclusa. «Solo ai mulini si sono verificati danni importanti» ha detto, «per il resto si è trattato solo di disagi. Oltre alla protezione civile c’è stato un grande senso civico da parte di molti cittadini, che hanno contribuito a sistemare i sacchetti di sabbia oltre seimila, nei luoghi indicati dai nostri tecnici. Oggi valuteremo eventuali iniziative risarcitorie. Per adesso non posso sbilanciarmi». San Michele e Caorle. Il Tagliamento non desta preoccupazioni, ma altri corsi d’acqua anche ieri hanno creato problemi, come i canali Taglio e Fanotti, al confine con Lugugnana. I trattori hanno pompato a più non posso per impedire che le case finissero nuovamente a mollo. Nella parte alta del territorio la fase più critica si è però vissuta a Villanova della Cartera, al confine con il Friuli. L’area golenale del Tagliamento è stata completamente invasa dall’acqua, e solo ieri nel pomeriggio sono l’emergenza è cessata. A Bibione verranno valutati con attenzione eventuali danni provocati dalle mareggiate, definite importanti come quella di dicembre. Mareggiate non invasive in quel di Caorle, il cui territorio era già saturo per le precipitazioni delle scorse settimane. A patire le peggiori conseguenze sono stati i terreni agricoli di Ottava Presa, Marango e del comprensorio di Brussa. Concordia Sagittaria. Chi invece è un po’ arrabbiato è il sindaco di Concordia, Marco Geromin. Il calo del Lemene è stata una boccata d’ossigeno, perché nel contempo sono calati i livelli anche dei canali consortili. «Non abbiamo patito danni, tuttavia spedirò entro breve una lettera a Genio Civile e Regione per chiedere di investire», fa presente Marco Geromin, «per rimettere in sicurezza le sponde del Lemene in centro storico. Inoltre chiederò vengano apportati lavori di sistemazione a Sindacale, dove sono presenti alcuni fontanazzi. Non chiederò lo stato di calamità, ma Regione e genio devono intervenire». A ridosso del Loncon, al confine con la Contarina, il consorzio ha rimesso in funzione un vecchio impianto idrovoro a diesel degli anni ’30, perfettamente funzionante. Il lavoro del Consorzio di Bonifica Veneto orientale è stato encomiabile con il direttore Sergio Grego a guidare i suoi uomini.
Rosario Padovano
A rischio il raccolto del frumento
Compromessa anche la semina della colza. L’agricoltura fa la stima delle perdite
PORTOGRUARO – Come a ogni ondata di maltempo, è l’agricoltura a dover fare i conti con i problemi maggiori. Fare una stima dei danni è ancora prematuro: bisogna attendere che smetta di piovere e, soprattutto, che l’acqua si ritiri dai campi. Ma le preoccupazioni maggiori riguardano i terreni coltivati a frumento e colza. Si tratta dei cosiddetti «cereali autunno-vernini». La troppa pioggia caduta non fa bene a tutte le colture, ma i timori sono soprattutto per i campi allagati: sott’acqua le piante non respirano, rischiano l’asfissia radicale e così il raccolto può essere compromesso. «È ancora troppo presto per avere una stima dei danni. Dobbiamo raccogliere ancora altre segnalazioni», spiega Caterina Vio della Confederazione italiana degli agricoltori, «certo, è una settimana che piove e di acqua ne è venuta giù tanta. In particolare i produttori della zona di Portogruaro e Lison avranno un danno dalla campagna allagata. Colza e frumento sono le colture che saranno più danneggiate, ma per avere una stima bisogna aspettare». Tra le zone più intensamente coltivate a seminativi figura l’area della bonifica di Sette Sorelle, a San Stino, una delle zone peraltro più colpite dal maltempo. Anche le radici delle piante di vite potrebbero accusare problemi dai terreni allagati. Al di là dei seminativi, in questo periodo invernale molti terreni non sono ancora coltivati. Anche in questo caso, però, gli allagamenti rischiano di danneggiare gli agricoltori. Una volta che il campo si sarà asciugato, infatti, i produttori dovranno sostenere ulteriori spese per consentire al terreno di essere arieggiato. «La valutazione dei danni in questo momento risulta impossibile perché sta ancora piovendo, ma sicuramente c’è molta preoccupazione», osserva Giorgio Piazza di Coldiretti, «gli allagamenti sono importanti, ma tutto sommato il sistema ha retto. Non ci sono state rotture o tracimazioni, gli allagamenti hanno interessato le parti altimetricamente più basse. Speriamo che smetta di piovere e che il lavoro delle pompe permetta di prosciugare i terreni nel minor tempo possibile».
Giovanni Monforte
Il grande impegno della Protezione civile Schierati 150 uomini per l’emergenza
PORTOGRUARO. L’impegno della Protezione civile è stato totale. Nella sede del distaccamento mandamentale stasera si terrà un briefing per valutare la situazione dopo l’emergenza degli ultimi tre giorni. Si traccerà un bilancio dell’attività svolta e si procederà all’assegnazione di nuovi compiti per la settimana, visto che fino a giovedì le previsioni evidenziano l’arrivo di nuove perturbazioni. Pioverà ancora e si dovrà far fronte comune, nuovamente, con i comuni, il Genio Civile e il Consorzio di Bonifica. Particolarmente duro il lavoro per depositare i sacchi di sabbia nei due punti in cui il Reghena è tracimato, in viale Treviso e via Tevere, in zona Frati. In tutto mandamento, da Portogruaro a Concordia, da Annone, Pramaggiore e San Stino, sono stati 150 i volontari che hanno prestato servizio giorno e notte: 40 erano dislocati nella sola Portogruaro, 30 a San Stino, e 23 ad Annone Veneto. «Sono stati giorni duri e intensi», commenta il coordinatore di Portogruaro, comune capofila, Luca Villotta, «per l’assetto idrogeologico del territorio, per la prima volta il Reghena ha creato più problemi del Lemene. Ora attendiamo l’evolversi della situazione. Ci aspettano altri, impegnativi giorni caratterizzati dalla pioggia».
(r.p.)
Famiglie ancora senza casa Ma le scuole sono aperte
A San Stino e Annone permane l’ordinanza di evacuazione in via precauzionale
I sindaci stanno valutando l’ipotesi di chiedere lo stato di calamità naturale
SAN STINO DI LIVENZA – Ancora sfollati in zona Sette Sorelle a San Stino e in via Idrovora ad Annone: 25 famiglie hanno trascorso la loro seconda notte da familiari e amici. La situazione generale appare sulla lenta via del miglioramento, ma in via precauzionale i sindaci hanno deciso di mantenere in vigore le ordinanze di evacuazione delle aree a maggior rischio. Numerose le criticità a San Stino, affrontate dai volontari della protezione civile che sono intervenuti in diverse zone con le pompe per procedere allo svuotamento delle aree allagate a causa delle esondazioni dei canali Fosson-Malgher, Loncon e Cernetta. Non presenta invece problemi il Livenza. «Per il momento affrontiamo le criticità non appena si presentano», spiega il sindaco Matteo Cappelletto, «quando nei prossimi giorni la situazione si stabilizzerà e potremo avere una stima dei danni, valuteremo se chiedere eventualmente lo stato di calamità». Nella giornata di ieri era stata ventilata anche una possibile chiusura delle scuole, poi rientrata. «Abbiamo atteso fino a sera prima di decidere per avere in mano i maggiori dati possibili», prosegue Cappelletto, «la zona delle scuole è sicura e non presenta criticità, ma il pullman scolastico poteva avere difficoltà a raggiungere qualche punto. Alla fine, vedendo che tutti i livelli dei corsi d’acqua si stanno abbassando, non c’è stata necessità di chiudere plessi. Abbiamo mantenuto invece in via precauzionale l’ordinanza di sfollamento alle Sette Sorelle». Erano state una ventina le famiglie sfollate nella zona delle Sette Sorelle: i residenti delle abitazioni più vicine agli argini sono state evacuate sabato. Molti in via Fossafondi avevano deciso di rimanere per il momento in casa, spostandosi ai piani superiori. Tutte le persone sfollate hanno trovato rifugio da parenti ed amici, non è quindi servito il centro di accoglienza allestito dal Comune nella mensa comunale. Oltre alle Sette Sorelle, ieri si contavano ancora criticità in alcune vie chiuse al traffico, allagate: via Fosson (dietro il casello autostradale), via Verdi e via Pasolini (in centro a San Stino), in via Gonfi (la strada per il cimitero) ed in via Prese a Biverone. In tutte le strade allagate gli uomini della protezione civile sono intervenuti con le pompe. Per tutto il fine settimana una ventina di volontari della protezione civile comunale, la polizia locale e i servizi tecnici comunali, hanno lavorato per provvedere al monitoraggio continuo degli argini, alla saccata del fiume Loncon e alla preparazione di sacchi per eventuali richieste da parte dei cittadini. Massima attenzione all’evolversi della situazione idraulica ed idrogeologica del territorio anche ad Annone Veneto. «Le cinque famiglie sfollate residenti in via Idrovora», spiega l’assessore alla protezione civile Alessandro Scorzon, «rientreranno nelle loro abitazioni probabilmente oggi. Ieri abbiamo preferito mantenere valida l’ordinanza di evacuazione per precauzione. Gli sfollati non hanno usufruito del centro che avevamo messo a disposizione ma si sono appoggiati ai familiari. Anche a Giai l’emergenza sta rientrando visto che il livello dei canali sta costantemente diminuendo. Per il momento continuiamo a monitorare con attenzione il territorio. Un grazie ad Acque del Basso Livenza che ci ha fornito aiuto, come sempre».
Claudia Stefani
VENEZIA E CHIOGGIA
Ieri sera le sirene, acqua alta a quota 120
VENEZIA – Acqua alta: l’allerta non è finita, sembrava che la situazione si fosse normalizzata e invece ieri sera c’è stato un inatteso colpo di coda con la marea che è stata annunciata a 120 centimetri all’una di notte. Le sirenne hanno suonato alle 21.30 anunciando il nuovo picco dopo quattro giorni consecutivi oltre quota 110 cm e con maree eccezionali a 140 centimetri annunciate per venerdì notte e, per fortuna, fermate a quota 104, con polemiche per la previsione del centro maree che non ha a disposizione rilevatori di vento a mare, per mancanza di fondi. Alle 1.15 nella notte tra sabato e domenica, al mareografo di Punta della Salute si è registrata una punta massima di marea di 105 centimetri, «in coincidenza con una marea astronomica di 72 cm, in fase di sizigia per il novilunio, con un contributo meteorologico di 33 cm. A Chioggia la marea ha raggiunto 109 cm, a Lido diga sud 113», come chiarisce un comunicato del Centro maree. Una allerta in più per Chioggia, dove a causa del forte vento di Bora, è previsto un rialzo di 5 centimetri rispetto le massime per Venezia. Per le previsioni sono aggiornati 24 ore su 24 la segreteria telefonica allo 041 2411996 e i servizi in Internet. Per iscriversi al servizio sms gratuito, “Previsioni maree” sulla home page del Comune e quindi “Iscrizione servizi sms e e-mail”.
il maltempo nel veneziano
Ripristinate tutte le linee ferroviarie
Dopo la Venezia-Trieste ripresa ieri sera la Portogruaro-Treviso. Ma i convogli andranno a 30 km all’ora nelle zone allagate
PORTOGRUARO – È stata riaperta alle 10.50 di ieri mattina la linea ferroviaria Venezia-Trieste, interrotta per quasi ventiquattr’ore tra le stazioni di San Stino di Livenza e Portogruaro a causa dell’esondazione del fiume Loncon. Ieri il livello del corso d’acqua faceva decisamente meno paura. Ma finché la situazione non sarà tornata alla normalità, per motivi precauzionali i treni viaggeranno in quel tratto di linea a velocità ridotta, ovvero a 30 chilometri all’ora. Nella tarda serata di ieri era in programma anche la riattivazione della tratta Portogruaro-Treviso, bloccata dalle 11 di venerdì per l’esondazione del Reghena. Dopo un weekend molto difficile, dunque, la situazione ferroviaria nel Veneto Orientale da oggi dovrebbe tornare alla normalità, o quasi. La linea ferroviaria Venezia-Trieste era stata interrotta alle 13.40 di sabato, a causa dell’esondazione del Loncon nelle campagne tra San Stino e Annone. I Regionali Veloci Trieste-Venezia sono stati soppressi nel tratto tra Portogruaro e Venezia, con arrivo e partenza da e per il Friuli a Portogruaro. I collegamenti nel Veneto Orientale sono stati assicurati dai Regionali Lenti da Venezia, limitati in arrivo e partenza a San Donà. Mentre tra Portogruaro e San Donà è stato attivato un servizio di autobus sostitutivi. Anche ieri mattina, prima della riapertura della linea, si sono registrate cancellazioni e modifiche del servizio, con i treni a lunga percorrenza deviati via Udine-Conegliano. La riattivazione della linea è avvenuta alle 10.50, orario dopo il quale i treni hanno ripreso a poco a poco a circolare. Al momento della riapertura non è mancato qualche disguido informativo per i passeggeri in attesa a Portogruaro, ma i disagi sono stati tutto sommato limitati. «Quando siamo arrivati in stazione, gli altoparlanti ci informavano che sarebbe partito un bus sostitutivo», racconta la sandonatese V.M., 22 anni, che doveva prendere il Regionale 11122 delle 11.38, «ma il personale della stazione ci ha detto che invece sarebbe partito il treno, anche se ancora non sapevano dirci a che ora. Così, insieme a un’altra ventina di passeggeri, abbiamo deciso di aspettare». Alla fine il convoglio è partito con circa 40 minuti di ritardo. La situazione è però rapidamente migliorata e nel pomeriggio sono stati segnalati ritardi limitati nell’arco di una decina di minuti. Nella tarda serata di ieri, come annunciato da Trenitalia, era previsto il ritorno all’operatività anche della circolazione ferroviaria tra Motta di Livenza e Portogruaro, sulla linea per Treviso, interrotta per l’esondazione del Reghena. Anche ieri i collegamenti sono stati garantiti, nel tratto interessato, da bus sostitutivi. Restano, invece, molto difficili i collegamenti dal Veneto Orientale verso l’Austria. Dopo una parziale riattivazione, la circolazione dei treni è stata ieri nuovamente sospesa sulla tratta verso Udine-Tarvisio a causa della ripresa delle abbondanti nevicate sulla Carnia.
Giovanni Monforte
A Ceggia il Piavon è rientrato negli argini. L’assessore Vidali: «Le fogne hanno tenuto»
CEGGIA. È stato riaperto il tratto di via Noghera, chiuso nella mattinata di sabato per la tracimazione del Piavon. Nel corso della giornata di ieri il livello del fiume si è abbassato in modo evidente, tanto che nel pomeriggio l’emergenza si poteva dire ormai conclusa. Anche la pioggia caduta dalla tarda mattinata non ha impensierito, perché di modesta entità e il deflusso delle acque è avvenuto in modo normale. Insomma, a meno che non continui a piovere ancora a lungo, il peggio si può dire che sia passato. Sabato sera la task force composta da operai comunali e protezione civile è rimasta in allerta fino alla mezzanotte, per il passaggio della seconda ondata di piena dopo quella di metà giornata. Poi ieri mattina l’assessore ai lavori pubblici Graziano Vidali ha fatto il punto della situazione con i tecnici comunali. «Facendo un primo bilancio di quanto successo, possiamo dire che siamo contenti», commenta Vidali, «nessuna abitazione, garage o scantinato è finito sott’acqua. Situazioni che purtroppo qualche anno fa avvenivano di frequente. Vuol dire che anche il sistema fognario del paese ha funzionato bene».
(g.mon.)
A San Donà stop all’emergenza
Il sindaco: «Tre giorni di passione». A Jesolo spiagge erose e piene di rifiuti
SAN DONÀ – Rientra almeno in parte l’allarme maltempo a San Donà e jesolo. Dopo le tre giornate di passione per vigili del fuoco e protezione civile sandonatese, che dall’alba ha schierato 5 squadre per un totale di 20 volontari, con i vigili urbani, di cui erano presenti tutte le pattuglie disponibili, e per il personale del servizio manutenzione, resta comunque alto l’allarme idrogeologico. A preoccupare non è stato, come nel primo giorno di emergenza, il livello del Piave, sceso da un picco di oltre 3 metri alla quota di sicurezza di circa 2,50 metri. L’apprensione è stata per le esondazioni provocate dal sistema dei canali. Piavon, Piveran, Ramo, poi il Brian verso Eraclea. «Il grandissimo lavoro di consolidamento degli argini da parte della Protezione civile e del Consorzio di bonifica, con l’attivazione delle idrovore», dice il sindaco Andrea Cereser, che ha svolto vari pattugliamenti sul territorio, «ha permesso di governare la situazione molto bene e ricondurre i disagi entro limiti accettabili». Allagamenti sono stati registrati in alcuni parchi della città, tra cui Parco delle Rose, e lungo via Sant’Osvaldo. In un paio di garage in via degli Esposti è stato necessario l’intervento della protezione civile con pompe e sacchi di sabbia. Diverso il discorso per le spiagge dove si è già alla conta per i danni.. Altri 100 mila metri cubi di sabbia se ne sono andati e adesso il sindaco, Valerio Zoggia, dovrà chiedere al Magistrato delle Acque un contributo di non meno di un milione e mezzo di euro per garantire anche quest’anno il ripascimento necessario. I tratti che sono stati protetti con le dune hanno retto la forza del mare, eccetto le zone tra piazza Mazzini e Aurora. Ma le situazioni più gravi sono sempre in Pineta e verso il Faro, alle estremità. I problemi sorgeranno adesso con la pulizia della spiaggia, perchè anche nei prossimi giorni continueranno ad arrivare tonnellate di detriti portati dal mare. Eraclea ha attutito il colpo. La mareggiata non sembra aver causato gravi danni, tra le protezioni di sabbia dei consorzi, i grandi pennelli in roccia.
Giovanni Cagnassi
Nuova Venezia – Esondano i fiumi, treni bloccati
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2
feb
2014
Veneto orientale sott’acqua: traffico in tilt, quaranta famiglie sfollate
Portogruarese sott’acqua Sfollate quaranta famiglie
L’intero Borgo Sant’Agnese allagato dall’alba, al lavoro decine di volontari
A San Stino esonda il Fosson, chiuse molte strade. Interrotta la Ferrovia
PORTOGRUARO – L’intero mandamento è ai limiti e ci sono 40 famiglie sfollate. La forza dell’acqua sta mettendo a dura prova tutto il territorio. Sono al lavoro i tecnici del Consorzio di bonifica Veneto orientale, Genio civile, Protezione civile, carabinieri e polizia. Disagi al traffico per le strade chiuse a causa delle esondazioni. Interrotto il traffico ferroviario sulle linee ferroviarie Treviso – Portogruaro (già da venerdì) e Venezia-Trieste, da ieri, per l’esondazione del canale Loncon. La situazione più grave sembra a San Stino dove è esondato il canale Fosson esterno, nella zona di Corbolone. In via Cimitero sono state evacuate una trentina di famiglie, a scopi precauzionali. Le notizie che arrivano dal vicino trevigiano, sul livello del Livenza, non sono buone perché per tutta la giornata di ieri è continuato a crescere. Evacuate anche sei famiglie a Loncon di Annone Veneto. La mattinata era cominciata male con l’esondazione della roggia Versiola all’alba, nella zona di Borgo Sant’Agnese. E questo il luogo che ha sofferto maggiormente all’inizio. Infatti il Versiola sfocia sul Reghena a pochi metri dal luogo in cui il Reghena confluisce con il Lemene. L’acqua ha invaso l’intera Borgo Sant’Agnese, tanto che la strada è rimasta chiusa tutto il giorno, su provvedimento della polizia locale. In più in zona Frati, il Reghena in un punto è stato caratterizzato da una copiosa tracimazione che ha messo a rischio tutta la zona di via Tevere, via Po e zone limitrofe. Canali ai limiti nella frazione di Lugugnana. Reghena e Summaga esterno inquietanti vicino all’Abbazia summaghese. Pradipozzo non è stata risparmiata, così come Mazzolada. La situazione del territorio ieri nel tardo pomeriggio induceva a un cauto ottimismo. Il Consorzio di bonifica ed il Genio Civile che monitorano costantemente il livello dei corsi d’acqua hanno fatto sapere che per questi ultimi la situazione stava lentamente migliorando. L’attenzione rimane comunque molto alta e per questo presso la sede del magazzino comunale si è tenuta una riunione di coordinamento per far si anche oggi sia garantito un presidio costante del territorio. In particolare sarà presente nel Centro operativo comunale per le emergenze Coc personale del comune della protezione civile e della polizia locale. Sono stati preparati circa altri 2000 sacchi di sabbia per le eventuali emergenze, sono a disposizione 5 autocarri da 35 quintali e i vigili del fuoco garantiscono la disponibilità di autopompe. Comuni cittadini che nella giornata di oggi hanno supportato il personale delle diverse istituzioni nell’opera di presidio e di assistenza al territorio hanno lasciato i loro recapiti dando disponibilità per eventuali emergenze. Trasferiti nel territorio 6500 sacchi di sabbia. Situazione difficile a Concordia dove il Lemene, prima del picco massimo di marea, era diminuito di mezzo metro. Poi il suo livello ha ripreso a saire così come il canale artificiale Cavanella. Anche nella zona concordiese il Lemene calava di minuto in minuto dopo le 18. Ma la notte è stata lunga e sofferta. Gli allagamenti sono stati scongiurati, probabilmente, perchè il litorale è stato interessato da raffiche di bora che hanno attutito la forza dell’acqua. A San Michele i collettori del canale Taglio hanno invaso almeno una decina di abitazioni nella zona di Sant’Anna, dove una volta c’era l’azienda Eridania. La zona è quella al confine con la frazione portogruarese di Lugugnana. Nel territorio sanmichelino sono il Cavrato e il Tagliamento, da ieri sera, a destare le maggiori preoccupazioni, in quanto carichi delle piogge e dell’acqua caduta sulle montagne friulane, dove parte delle nevi per giunta si sono sciolte per l’innalzamento delle temperature. A Caorle, infine, Livenza ha invaso la via del pontile, nella zona del traghetto. Si potevano notare numerosi detriti alla foce, tra cui anche dei rifiuti speciali. Centinaia gli ettari di terreno allagati, soprattutto nell’entroterra, da Ottava Presa alla Brussa.
Rosario Padovano
«Mai visti eventi simili in centro»
Portogruaro. Stupore per l’esondazione. Gara di solidarietà tra i residenti
PORTOGRUARO «In 50 anni non avevo mai visto una situazione del genere in centro storico», ha commentato ieri un residente, mi sembra tutto così surreale. Il Reghena non aveva mai provocato grossi problemi». Via Valle nella serata è stata riaperta. In mattinata era stata chiusa per l’esondazione della roggia Camucina, un corso d’acqua interno che non aveva mai impensierito gli abitanti dell’omonima via. Solo che ieri, purtroppo, l’acqua è finita dentro le case. «Non vorrei che fosse un problema legato alla chiusura delle chiaviche», si interroga la famiglia Boschin, «noi viviamo da sempre qui in via Camucina. Nemmeno quando hanno vissuto i nostri nonni si era verificato mai un evento simile». Molti portogruaresi ieri hanno prestato una grossa mano ai soccorsi, partecipando attivamente anche all’opera di soccorso, tra l’altro, portata dai pompieri del locale distaccamento, impegnati anche su altri fronti e altre terribili situazioni. «Sono stato colpito dalla tanta partecipazione delle persone che hanno dato la loro disponibilità. È stato un bell’ esempio di partecipazione attiva della cittadinanza e di solidarietà», ha affermato l’assessore Ivo Simonella, «ringrazio tutto il personale comunale il settore manutenzioni, i vigili ed i volontari della Protezione civile». «È un fatto significativo e rilevante che la cittadinanza abbia risposto così con senso civico e grande disponibilità alle esigenze di un territorio seriamente minacciato da un serio rischio di esondazione», ha dichiarato a sua volta il sindaco Antonio Bertoncello, «Ringraziamo tutti quanti sono venuti nel magazzino comunale, tutti quelli che hanno aiutato i propri vicini e si sono mobilitati per sostenere altri cittadini in situazione di necessità. Ovviamente ringrazio tutto il personale comunale, operai per le manutenzione, polizia locale, e i volontari della protezione civile che da due giorni stanno lavorando costantemente e senza interruzioni». I commercianti anziché lamentarsi, poi, hanno fatto a gara a rifocillare, sui luoghi dei soccorsi, i volontari. I ristoratori portogruaresi hanno dato loro da mangiare.
(r.p.)
Oggi forti piogge, previsti 13 millimetri Solo martedì mattina ci sarà una tregua
PORTOGRUARO. Anche oggi sarà un’altra giornata di pioggia con precipitazioni che toccheranno la punta massina con 13 millimetri nel pomeriggio. Ma già questa mattina la pioggia sarà abbandonate e ciò preoccupa per il livello dei corsi d’acqua dopo le esondazioni avvenute ieri a Portogruaro e in altri comuni del mandamento. La temperatura rimarrà stabile e il vento non dovrebbe superare i 31 chilometri orari. Il fenomeno delle precipitazioni è comunque destinato ad attenuarsi nella giornata di lunedì, ma riprenderà nel pomeriggio di martedì, quando le previsioni indicano la caduta di 10 millimetri d’acqua. Sotto osservazione restano i corsi d’acqua. Di vera emergenza restano la tenuta degli argini del Reghena e dei canali affluenti e scolmatori. Il Comune ha avviato costanti contatti con la Protezione civile per coordinare gli interventi sul territorio mentre la Regione ha dislocato due squadre di volontari a San Stino ed una a Portogruaro. Aumentata la richiesta di sacchetti di sabbia e c’è bisogno di aiuto per riempirli. Chiunque voglia aiutare per l’emergenza meteo può presentarsi nella sede del magazzino comunale in via del lavoro 6 in zona zona Pip Noiari , dove si trova il Centro operativo Comunale e la Protezione civile.
Evacuate decine di persone a San Stino e ad Annone
La tracimazione del fiume Loncon ha allagato le case e imposto il provvedimento
Sette Sorelle la località più colpita. Timori nella notte per la piena del Livenza
SAN STINO – Evacuate ieri circa 40 famiglie tra San Stino e Annone Veneto a causa della tracimazione del fiume Loncon. Allestito alla mensa comunale di San Stino un centro accoglienza per gli sfollati che però non è servito: molti hanno infatti trovato rifugio da familiari e amici mentre altri hanno scelto di rimanere nelle proprie case spostandosi ai piani più alti. Numerose le criticità a San Stino: ampie zone allagate a Corbolone, dietro il casello autostradale, a Biverone e in località Sette Sorelle, a causa delle esondazioni del Loncon, del Fosson e del Malgher. Durante la notte la protezione civile ha continuato a monitorare il livello del fiume Livenza, in apprensione in particolare per la piena prevista per l’una di oggi. Nella notte erano infatti previste piogge intense nel pordenonese con la massima allerta a Brugnera dove il Livenza era a rischio tracimazione. Nella giornata di ieri l’amministrazione sanstinese con la protezione civile hanno tentato di tamponare le criticità. La situazione più grave in località Sette Sorelle, dove il Loncon fa paura ed è quindi stata notificata l’ordinanza di evacuazione a circa venti famiglie che abitano nelle vicinanze del fiume. «I vigili urbani ci hanno informati della possibilità di esondazione del Loncon», spiega un residente di via Fossafondi, «So che sono state evacuate le case più vicine al fiume, mentre io abito a circa un chilometro di distanza. Passerò la notte in casa mia ai piani più alti. Lascerò la casa solo se il pericolo sarà veramente concreto ed imminente». L’amministrazione comunale aveva allestito un centro di accoglienza nella mensa comunale per gli sfollati, riscaldata e pronta all’utilizzo. Alla fine però non è servita: tutti gli sfollati hanno trovato ospitalità presso familiari ed amici. Solo una coppia di anziani è rimasta in carico al Comune che ha quindi trovato una soluzione alternativa. Strade allagate a Biverone, a Corbolone e in via Fosson, la strada per le piscine che è stata chiusa al traffico. La gente è rimasta in casa, rifugiandosi ai piani superiori in attesa che l’acqua defluisca. «Le difficoltà sul territorio sono numerose», ha confermato il sindaco Matteo Cappelletto, «Alcune emergenze sono sotto controllo, altre vengono continuamente tamponate. Purtroppo continua a piovere e le criticità sono veramente numerose a causa dei principali fiumi e canali del territorio che hanno esondato in diversi punti. Inoltre attendiamo la piena del Livenza: l’alta marea è attesa a San Stino per l’una circa di notte». Anche ad Annone Veneto amministrazione e protezione civile sono stati impegnati per tutto il giorno: sono state evacuate le cinque famiglie residenti in via Idrovora, a sud della provinciale Triestina, a causa della esondazione del fiume Loncon. L’ultima evacuazione era avvenuta nel marzo 2011 in via precauzionale. Gli sfollati hanno trovato rifugio a casa di parenti ed amici in attesa che passi lo stato di allerta. Lungo via Fosson a Giai di Annone Veneto il canale e i fossi sono straripati e l’acqua si è riversata sui campi, arrivando a minacciare l’entrata delle abitazioni: la protezione civile ha consegnato ai residenti sacchetti di sabbia per proteggere le abitazioni ed impedire all’acqua di invadere i locali.
Claudia Stefani
Ceggia, il livello del Piavon fa paura
L’acqua ha invaso via Noghera: chiusa al traffico. Infiltrazioni vicino al municipio
CEGGIA – Una giornata trascorsa con il fiato sospeso, a guardare il livello dell’acqua del Piavon crescere sempre di più fino a toccare la punta massima dopo l’ora di pranzo. Ieri Ceggia ha rivissuto l’incubo alluvione. Come già era accaduto nel marzo del 2011. Anzi, forse con anche maggiore apprensione, perché le acque del Piavon, che attraversano in pieno il centro del paese, stavolta sono arrivate in alcuni punti a un livello inferiore di un solo centimetro rispetto all’altezza dei muretti di contenimento. Alla fine l’onda di piena delle 13.30 è passata tutto sommato indenne. Poi l’attenzione si è spostata sul nuovo colmo atteso per la tarda serata. L’ondata di piena delle 13.30 ha causato un parziale allagamento di via Noghera, chiusa nel tratto dal cimitero verso il centro. Mentre nella zona di via Piavon, sulla riva opposta di fronte al municipio, si sono verificati fontanazzi e delle infiltrazioni tra le pietre del muretto arginale. Chiusa, in via precauzionale, la passerella pedonale. I disagi, comunque, sono stati limitati. Merito del grande lavoro svolto dai volontari della protezione civile e dall’intera macchina comunale. La task-force era stata costituita già nella serata di venerdì, per monitorare la prima piena del Piavon. Poi, ieri mattina, è scattata la nuova mobilitazione. In campo 22 volontari della protezione civile coordinati da Angelo Salvel, la squadra degli operai comunali guidata dall’architetto Mauro Montagner e gli agenti della polizia locale del comandante Luca Gandolfi. Sul posto anche l’assessore alla protezione civile Graziano Vidali e il sindaco Massimo Beraldo, che per tutta la giornata hanno tenuto i contatti con i vertici del consorzio di bonifica. Passato il colmo di piena, il livello del fiume intorno alle 17 era sceso di una decina di centimetri. In serata si è tenuto un nuovo vertice in vista della piena notturna. Qualche problema a Meolo, dove la forte pioggia ha causato nella serata di venerdì un guasto all’illuminazione pubblica in piazza Battisti e in piazza Martiri. Un intervento anche per delle infiltrazioni da un cornicione di un’aula della scuola media.
Giovanni Monforte
Circolazione dei treni in tilt Interrotta la Venezia-Trieste
Ancora bloccata pure la linea Treviso-Portogruaro per l’esondazione di Loncon e Reghena
Attivato il servizio sostitutivo con gli autobus. I pendolari protestano: poca informazione
PORTOGRUARO – L’esondazione dei fiumi Loncon e Reghena ha mandato in tilt, ieri, la circolazione ferroviaria nel Veneto Orientale. Dal primo pomeriggio è stata chiusa la tratta Venezia-Trieste, tra le stazioni di San Stino e Portogruaro. Mentre per tutta la giornata è proseguita la chiusura della linea Treviso-Portogruaro, già interrotta tra la città del Lemene e Motta di Livenza dalla mattinata di venerdì. Una situazione di emergenza che ha causato non pochi disagi ai pendolari turnisti e ai viaggiatori, costretti al trasbordo sugli autobus sostitutivi. E per fortuna è accaduto di sabato, quando il numero di utenti è comunque ridotto. Se la chiusura fosse avvenuta in un normale giorno feriale, il caos sarebbe stato ancora maggiore. L’emergenza sulla Venezia-Trieste è scattata intorno alle 13.40. Già nella giornata di venerdì la piena del Loncon aveva fatto temere il rischio di dover chiudere la linea, ma alla fine il provvedimento era stato scongiurato. Ieri all’ora di pranzo, invece, l’acqua del fiume, tracimata dall’alveo, ha raggiunto la massicciata ferroviaria. E per i treni è scattato lo stop al transito nel tratto compreso tra le stazioni di San Stino e di Portogruaro. I Regionali Veloci Trieste-Venezia sono stati cancellati nel tratto Venezia-Portogruaro, prevedendone l’arrivo e la partenza dalla città del Lemene. Mentre ad assicurare i collegamenti nel Veneto Orientale sono stati i Regionali Lenti da Venezia, tutti limitati in arrivo e in partenza a San Donà. Per garantire la mobilità dei passeggeri tra San Donà e Portogruaro sono stati attivati fin da subito dei servizi sostitutivi con autobus tra le due città, in coincidenza con i treni in partenza. Ma i ritardi sono stati inevitabili, per consentire ai viaggiatori il tempo necessario per il trasbordo tra bus e treno. Né sono mancate le proteste per le informazioni sommarie fornite all’utenza, più che altro nelle stazioni di partenza e nei primi momenti dopo il blocco. A sopperire alla carenza di informazioni ci hanno pensato i comitati pendolari della tratta, che hanno riempito i loro profili Facebook di segnalazioni su ritardi e cancellazioni. I treni a lunga percorrenza (Intercity, Frecciabianca e Frecciargento) sono stati deviati, invece, sulla tratta Treviso-Udine-Gorizia, con ritardi stimati di circa un’ora rispetto alla normale percorrenza. A tarda serata non erano ancora noti i tempi di ripristino della circolazione ferroviaria, legati inevitabilmente al rifluire della piena del fiume. Sono proseguiti a circolare anche i servizi bus sostitutivi tra le stazioni di Portogruaro e Motta, sulla linea per Treviso, dove la circolazione è stata sospesa già venerdì mattina a causa dell’esondazione del Reghena. I tecnici di Rete Ferroviaria Italiana hanno operato sul posto per ripristinare la circolazione. Viaggiare in treno è stato difficile anche per chi era diretto all’estero, a causa della chiusura per neve della linea Italia-Austria, via Tarvisio.
Giovanni Monforte
La mareggiata si mangia la spiaggia di Jesolo
Il sindaco parla di centomila metri cubi di sabbia spariti e danni per tre milioni
Paura a Cavallino per tre famiglie in via Saccagnana. Allagamenti a Eraclea
JESOLO – Mareggiata a Jesolo, inizia la conta dei danni su tutto il litorale. Jesolo è la spiaggia più colpita rispetto alla vicine Eraclea Mare e Cavalino Treporti. Se già mancavano al lido di Jesolo circa centomila metri cubi di sabbia, il mare se ne è mangiati altrettanti con le ultime ondate che da venerdì notte non si sono mai fermate. Il mare invade la spiaggia di piazza Mazzini, dove manca la duna protettiva. In altri punti in cui la duna è stata eretta, tra la pineta, il centro del lido e la zona verso il faro, il mare è stato in qualche modo fermato. Ma i danni ci sono e il sindaco, Valerio Zoggia, ieri ha chiesto un resoconto già dettagliato, anche se ancora incompleto, assieme ai tecnici. «Le dune hanno e retto l’impatto del mare», dice, «anche se in alcuni punti sono state erose per 15 o 20 centrimetri. Avremo perso complessivamente centomila metri cubi di sabbia che vanno ad aggiungersi a quelli che già erano stati erosi con l’ultima mareggiata. Siamo a circa 200 mila per un danno di circa tre milioni. Ne abbiamo circa uno e mezzo, gli altri dovranno essere reperiti». Il presidente della Federconsorzi di Jesolo, Renato Cattai, è soddisfatto dell’opera dei consorzi. «Chi si è scagliato contro le dune sulla spiaggia», dice Cattai, «dovrà ricredersi perché hanno retto molto bene. Basti vedere come i punti in cui le dune non sono state alzate, come verso piazza Mazzini, il mare è arrivato ai camminamenti e ha portato di tutto». Quanto al Paese e l’entroterra, sotto stretta osservazione i canali, come il Cavetta, arrivato al limite e poi il Sile, ma non ci sono state particolari emergenze e gli allagamenti sono stati limitati. A Eraclea, i danni sulla spiaggia sono stati contenuti anche se bisognerà vedere la zona del Mort, dove sono in corso i lavori di protezione del Genio Civile. L’entroterra è invece a rischio lungo la rete dei canali, in particolare il Brian che prosegue il Piavon nel territorio. Sotto stretta osservazione Stretti. Allagamenti nelle zone basse, come Braida a Paludelli, dietro al cimitero. Il sindaco di Eraclea, Giorgio Talon, si è mosso con i volontari della protezione civile per i vari sopralluoghi, ma la situazione è apparsa sotto controllo. A Cavallino rischio allagamento per le abitazioni di tre famiglie in via di Saccagnana. A causa del malfunzionamento di un’idrovora lagunare, l’onda di marea aveva iniziato a trasbordare allagando i cortili del condominio. Sono intervenuti i vigili del fuoco di Jesolo che con un’autobotte con le idrovore. L’intervento è durato un’ora. Una volta asciugato il cortile i vigili del fuoco hanno ripristinato l’uso dell’idrovora lagunare.
Giovanni Cagnassi
Triestina allagata a Portegrandi
Ma la statale è rimasta aperta al traffico. Migliora la situazione nel Miranese
PORTEGRANDI – Acqua anche sulla Triestina. Lungo la statale 14 a Portegrandi è dovuta intervenire la protezione civile, ieri pomeriggio perché l’acqua del canale ha lambito il ciglio della strada fino a bagnare l’asfalto. I volontari hanno allora posizionato la segnaletica di sicurezza evitando la chiusura della strada al traffico. Il livello del canale che scorre parallelo alla strada fino alla località Fossetta è sempre stato altissimo ma sotto controllo. L’acqua si era alzata già nella giornata di venerdì e non si è fermata neppure ieri. Se però in territorio di Musile non ci sono stati problemi particolari, eccetto per l’apprensione dei residenti davanti all’acqua così alta, verso Quarto D’Altino la situazione si è aggravata proprio all’incrocio con Portegrandi sulla statale. L’acqua ha iniziato ad allargarsi sul ciglio della strada e i volontari sono riusciti a eliminarla azionando subito le pompe di emergenza, vicino alla fermata degli autobus, contenendo così l’esondazione che è stata segnalata con cartelli e birilli di sicurezza. Giornata di tregua ieri nel Miranese per il maltempo, con i livelli dei fiumi e dei corsi d’acqua che si sono abbassati ma lo sguardo è già rivolto a oggi perché l’allerta non è ancora finito. Impegnati in queste ore decine di uomini tra consorzio di bonifica Acque risorgive, protezione civile e volontari. Il Marzenego e il Dese sono calati di un metro, un po’ meno lo Zero. Sono stati risolti quei problemi agli argini dello stesso Dese a Scorzè, mentre ieri mattina è stato fatto un sopralluogo in un cantiere del Passante per risolvere delle criticità. I tecnici di Acque risorgive continuano a monitorare il Muson, che è risalito per le precipitazioni avvenute nella zona pedemontana. «Tutto il tempo che passa», spiega il responsabile del consorzio Vladi Vardiero «gioca a nostro favore, perché possiamo scaricare i livelli di piena per affrontare con più tranquillità un’eventuale colpo di coda».
SAN DONA’ – La golena regge l’urto, disagi soprattutto nelle frazioni
SAN DONÀ – Il maltempo non dà tregua, ma per il momento San Donà e il suo vasto territorio reggono, pur sempre a rischio tra il fiume e la rete minacciosa dei canali in un’area a forte rischio idrogeologico e sotto il livello del mare. I disagi più seri sono stati in via degli Esposti, dove in una casa allagata vive una famiglia con anziani e disabili in forte difficoltà, quindi in via Sant’Osvaldo, anche questa completamente allagata. Problemi anche nel cuore di Isiata, in corrispondenza del canale Ramo. Acqua anche al sottopasso sulla bretella tra San Donà e Noventa. Il ponte di barche tra Fossalta e Noventa resta ancora chiuso per motivi di sicurezza, come quello di Caposile sovrastato dall’acqua. Sempre a rischio i canali Piveran e Piavon, con allagamenti dei campi. Il sindaco Andrea Cereser ha girato in tutto il territorio con la polizia locale e la protezione civile al suo fianco, in particolare a Fossà e Grassaga dove i canali erano al limite. L’assessore all’ambiente, Luigi Trevisiol, ha fatto il turno di notte con i volontari della protezione civile, una task force di una quindicina di persone. Il Piave non ha esondato al parco fluviale come si temeva. Le transenne per la chiusura della strada erano già pronte ieri, ma non è stato necessario fermare il traffico sotto il ponte. Ma l’allarme prosegue anche oggi.
(g.ca.)
Il Marzenego ha tenuto in via Poerio
tarù sotto controllo
MESTRE. A Mestre, nonostante i timori, il Marzenego ha tenuto e ieri la tensione si è stemperata con la diminuzione della pioggia. Il fiume stombinato in via Poerio si è ingrossato venerdì e a ridosso di piazza Ferretto il livello ha superato il fondo del parapetto. Una piccola tracimazione si è verificata in un fossato in via Ca’ Colombara a Favaro, monitorato dai tecnici del Comune anche ieri mattina. I controlli svolti dagli uomini della Protezione civile del Comune hanno escluso altri problemi. Sorvegliati speciali per il rischio esondazioni sono stati venerdì anche il Tarù, frazione di Zelarino, e via Wolf Ferrari che costeggia l’ansa del Marzenego, dietro le piscine del Coni di via Circonvallazione. Il Marzenego ieri è ritornato ai livelli normali ma i timori non sopiscono le lamentele di quanti temono ora, che il fiume è stato riaperto, problemi idraulici legati proprio alla convivenza con il fiume. «Sarebbe andata molto peggio se era tombato e saltavano i tombini causa l’innalzamento dei livelli», ha ribadito l’assessore Maggioni. «I timori sono rientrati e possiamo dire che è andato tutto per il meglio senza alcun problema», sintetizza per la Protezione civile Maurizio Calligaro. In città il maltempo, comunque, qualche problema lo ha creato. Come a Carpenedo, dove nel piazzale della Plip in via San Donà si è schiantato al suolo ieri mattina un grosso pino marittimo, stressato dal vento e dalla pioggia dei giorni scorsi. Per fortuna l’albero caduto non ha centrato alcuna macchina nel piazzale di solito affollato di mezzi.
(m.ch.)
Gazzettino – Niente treno, esplode la rabbia
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gen
2014
PROTESTA – Il nuovo anno ha portato subito disagi per i pendolari sulla linea Bassano-Venezia
SALZANO Ancora disagi con l’inizio del nuovo anno per i tanti pendolari
«Soppressi due convogli e ritardi nei giorni seguenti, adesso basta»
«Trenitalia mi ha fatto il primo regalo del 2014: due treni soppressi di primo mattino, ho dovuto correre in bus e arrivare al lavoro in ritardo. Buon anno». Rabbia e sarcasmo sono i due sentimenti che si mescolano sulla pagina Facebook «Pendolari Salzano-Robegano», dove quotidianamente gli utenti segnalano i disagi sulla linea Bassano-Venezia.
«La mattina del 1.gennaio sono andata a lavorare ma ho subito trovato la bella sorpresa – scrive una donna -. Arrivata in stazione a Noale ho scoperto che erano stati soppressi sia il treno delle 7.02 che quello delle 7.26. Il primo treno utile era alle 9.02, peccato che il mio turno di lavoro cominciasse alle 8. Ho dovuto chiedere a un collega di sostituirmi». Per arrivare a Piazzale Roma nel modo più rapido possibile, la donna ha dovuto prendere il primo autobus disponibile. E per fortuna si trovava a Noale, visto che a Salzano la linea Actv che porta a Venezia è decisamente carente. «Il biglietto dell’autobus dovrebbe esserci rimborsato da Trenitalia» sbotta la signora.
Ricevuta questa segnalazione, il comitato di pendolari ha subito scritto alla Regione per sapere se sono previste agevolazioni sui biglietti del bus in caso di soppressione dei treni: la risposta non è ancora arrivata, in ogni caso una soluzione del genere appare praticamente impossibile visto che Actv e Trenitalia sono due aziende differenti.
Altri ritardi sono stati segnalati nei giorni seguenti, con la furia dei pendolari che cresce ora dopo ora. Alla vigilia di Natale il comitato e l’amministrazione comunale hanno inviato alla Regione un accurato schema con le proposte di modifiche d’orario: «Nessuna corsa aggiuntiva, solo una miglior distribuzione degli orari dei treni che fermano a Salzano all’ora di punta» spiegano i pendolari. «Anche nel periodo di feste abbiamo continuato a ricevere notizie di vari disagi – conferma il sindaco Quaresimin -. Le modifiche proposte vanno incontro alle richieste degli utenti senza stravolgere nulla, attendiamo una risposta positiva».
Sulla linea Treviso – Portogruaro
Treni, ora attaccano i presidi «Basta penalizzare gli studenti»
CARRETTE – Sulla linea Portogruaro-Treviso le Ferrovie utilizzano le vecchie automotrici diesel
FERROVIE I maggiori disagi per chi utilizza la linea Portogruaro-Treviso
«Basta penalizzare gli studenti»
I presidi delle scuole superiori in campo per denunciare i problemi dei nuovi orari
Sono gli studenti della Treviso-Portogruaro i pendolari più penalizzati dal nuovo orario ferroviario. Si soffre anche sulla Venezia-Trieste e sulla Casarsa-Portogruaro, ma per gli studenti della Portogruaro-Treviso è una vera pena se si considera che, per garantire le linee elettrificate più importanti, le Ferrovie hanno tirato fuori dai magazzini le vecchie automotrici diesel.
Disagi, soprattutto negli orari di arrivo a Portogruaro, che i capi d’istituto non hanno potuto lasciar correre redigendo un documento che evidenzia le diverse criticità. Sono circa 20 i ragazzi di Annone Veneto (è in arrivo una petizione) che per recarsi a lezione in treno sono costretti ad arrivare a Portogruaro quasi un’ora prima, quando la scuola è ancora chiusa. Per il ritorno, poi, nei giorni con la sesta ora di lezione devono attendere un’ora e mezza, arrivando a finalmente a casa per le 16. tra l’altro senza alcuna possibilità alternativa con la corriera, pena il pagamento di un nuovo biglietto in quanto non c’è più l’accordo tra Trenitalia e La Marca. Disagi anche per gli studenti di Motta di Livenza ed Oderzo, che usano gli stessi treni per raggiungere Portogruaro. Non va meglio per gli studenti che devono raggiungere Treviso: a causa del nuovo orario, dal 16 dicembre perdono regolarmente la prima mezz’ora di lezione. Va un po’ meglio per i pendolari che usufruiscono delle altre tratte.
Nel documento dei dirigenti scolastici, curato dal preside Lorenzo Zamborlini dell’Istituto Marco Belli, si evidenzia che: «Sulla Portogruaro-Venezia, il treno regionale in arrivo a Portogruaro alle 7.55 è troppo a ridosso dell’inizio delle lezioni e i pendolari da Meolo, Ceggia e Lison arrivano in ritardo a scuola. Sulla Portogruaro-Treviso l’unico treno utile per l’ingresso a scuola arriva alle 7.17, in notevole anticipo rispetto all’avvio delle lezioni, con un disagio che si aggrava nei mesi invernali. E, ancora, sulla Portogruaro-Casarsa l’unico treno utile per l’ingresso a scuola arriva alle 7.26, in notevole anticipo rispetto all’avvio delle lezioni, mentre sulla Portogruaro-Trieste, l’unico treno regionale utile arriva ancora prima, cioé alle 7.23 – proseguono i presidi -. Infine, lo spostamento dell’orario di partenza da Portogruaro per chi termina le lezioni alla sesta ora (alle 14), crea un grave problema per il rientro a Lignano in quanto non vi sono più coincidenze utili».
RITARDI, NO DELLA REGIONE ALLA DENUNCIA CONTRO IGNOTI
Il sindacato Orsa: «Un errore la disdetta del contratto a Trenitalia»
VENEZIA – È stato un errore disdire il contratto di servizio con Trenitalia. Lo dice l’Orsa, sindacato autonomo dei trasporti. Che a proposito delle gare avverte: «C’è il fondato rischio di cadere dalla padella alla brace, magari con una Trenitalia che non si presenta alla gara. Poi chi fa i treni: Sistemi Territoriali?».
Ezio Ordigoni, segretario confederale dell’Orsa, invita il governatore Luca Zaia a riflettere. «Gridare “a gara, a gara!” è solo un modo per scaricare sulla gestione le responsabilità di programmazione che restano in capo a chi paga il servizio. Ci vuole più equilibrio: il cadenzamento di 800 treni al giorno non lo si giudica dopo una settimana, soprattutto in presenza di una strategia di trasporto pubblico sperimentata per la prima volta in Italia. Una scelta coraggiosa, che anticipa la città metropolitana veneta di cui tanto si è discusso». E i disservizi? «Sono il risultato di un trentennale abbandono del servizio ferroviario».
E da Palazzo Balbi intanto trapela che lunedì, quando la giunta ha deciso la disdetta del contratto, l’assessore Chisso avrebbe riferito di vandalismi o di ritardi di personale come causa di alcuni disservizi. Ma la proposta di presentare una denuncia contro ignoti sarebbe stata respinta perché, nel caso, l’azione spetterebbe a Trenitalia e non alla Regione.
Nuova Venezia – “Treni, orari da cambiare”
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4
dic
2013
TRENI»LA PROTESTA
Corteo di protesta a Venezia. Chisso: soluzione in una settimana
«Corse ferroviarie inadeguate la Regione ignora i pendolari»
Un centinaio di manifestanti ha attraversato Venezia per chiedere la modifica degli orari
Sindaci e viaggiatori in coro: mancano convogli nella fascia tra le 11 e le 13 e durante la notte
VENEZIA – La protesta dei pendolari esplode in Regione, l’assessore Renato Chisso riceve sindaci e lavoratori nel suo ufficio di palazzo Balbi. Nel pomeriggio l’ora X per i rappresentanti delle tratte ferroviarie che verranno modificate dall’orario cadenzato dei treni, che entrerà in vigore a metà dicembre e che in più punti non soddisfa le esigenze di chi tutti i giorni deve recarsi a Mestre e Venezia per lavoro e tornare dalla città lagunare nei diversi comuni della provincia, senza perdere giornate intere. L’appuntamento era alla stazione di Santa Lucia alle 14.
I pendolari, un centinaio, sono arrivati armati di croci, striscioni, cartelloni, fischietti, megafoni e vuvuzelas, urlando: «L’assessore Chisso si dimetta». Assieme al comitato di Quarto d’Altino, il comitato dei pendolari del Veneto Orientale, ma anche pendolari della tratta Venezia-Trento, della linea che passa per Castelfranco e Bassano, pendolari di Mogliano (linea Udine-Venezia) con 200 firme.
In testa al corteo Luciano Ferro e Gianni Foffano di Quarto d’Altino, il comitato del Veneto Orientale, Marco Fuga (pendolari di Mogliano), Elisa Costa (pendolari di Spinea) davanti a loro con la fascia tricolore, i sindaci e i rappresentanti di sette comuni: Silvia Lasfanti, Cinzia Fedrigo e Daniele Terzariol per San Donà, Silvia Conte (Quarto d’Altino), il sindaco di Salzano Alessandro Quaresimin, Silvano Checchin (Spinea), l’assessore di Portogruaro, Ivo Simonella, il vicesindaco di San Stino di Livenza, Mauro Marchiori, il vicesindaco di Mirano, Annamaria Tomaello, l’assessore di Marcon, Enrico De Marco. In Regione, si è aggiunto anche l’assessore veneziano Ugo Bergamo. Hanno marciato fino a palazzo Balbi per chiedere modifiche di orari, fermate nelle proprie stazioni, per denunciare il buco nella fascia mattutina tra le 11 e le 13 e la mancanza di treni notturni. Ma anche per contestare un percorso che non li ha visti, a loro dire, coinvolti nella partita e un orario definitivo (non ancora cristallizzato ma passibile di modifiche last-minute) che non hanno compreso a fondo.
Tra i manifestanti rappresentanti di Filcams e Filt Cgil. «Regione Veneto, siamo studi della vostra dittatura», recitano gli striscioni «l’orario cadenzato andava concordato con i pendolari».
All’assessore Chisso, è stata consegnata una lettera, firmata da 13 sindaci: oltre a Quarto, San Donà, Portogruaro, San Stino, Meolo, Spinea, Salzano, Ceggia, Marcon, anche quelle di Roncade, Casale, Castelfranco e San Martino Buonalbergo.
Nel documento, materialmente illustrato a Chisso dal sindaco altinate Silvia Conte, si contesta l’orario cadenzato per una questione di «merito» (non accontenta tutti, lascia scoperte delle fasce orarie, non tiene conto dei turnisti) e di metodo (perché da luglio le amministrazioni non sono state più ascoltate e la proposta di progetto presentata dai comuni della tratta Portogruaro-Venezia non è stata presa in considerazione).
Per i sindaci ha parlato Conte: «C’è stato un incontro in estate, a fine luglio, ma poi non abbiamo più ricevuto risposte e le nostre richieste non sono state considerate, si aumentano il numero dei treni, ma il servizio diminuisce, attendiamo da quindici anni l’entrata i funzione del sistema ferroviario metropolitano regionale e quando arriva lascia dei buchi». Chisso ha preso nota di tutte le rimostranze, una ad una, spiegando che molte criticità sollevate sono già state sistemate. Entro il 9 dicembre saranno risolti alcuni “errori” di Trenitalia, poi ci sarà la sperimentazione. I sindaci della protesta hanno chiesto un altro incontro.
Marta Artico
«Odissea tra soppressioni e ritardi»
Il racconto di un lavoratore che ogni giorno all’alba da Musile si reca in laguna
VENEZIA – Marco Natella è di Musile, ma prende il treno a San Donà di Piave. Ha quarant’anni e da ben 21 lavora all’ospedale civile di Venezia. Cammina dietro un cartello, dove a caratteri cubitali sta scritto R5800, che sarebbe il suo treno quello che deve prendere tutti i giorni, che è stato posticipato nel nuovo orario. Si tratta del convoglio con partenza alle 4.53, posticipato 5.17, ma che ieri l’assessore regionale, Renato Chisso, ha spiegato che è tornato al suo posto.
«Ogni giorno mi imbarco in un viaggio allucinante», racconta Natella, «intanto mi sveglio alle tre e mezza del mattino, per arrivare al lavoro alle sei, inoltre il mio treno subisce quindici, a volte si arriva a diciotto cancellazioni in un mese. Io al lavoro posso recuperare se arrivo in ritardo, la ditta esterna di pulizie da cui sono assunto me lo consente, ma conosco colleghi che non sono così fortunati. Inoltre, tra poco cambierà l’impresa, cosa vado a spiegare a chi subentrerà? Che contratto firmerò? Bisogna tenere conto che c’è chi parte da San Stino di Livenza e deve andare a lavorare a Punta Sabbioni. Senza contare che in estate fa caldo, ma in inverno, basta un po’ di ghiaccio perché i treni si fermino».
Prosegue: «Il fatto, è che uno non può alzarsi alle tre del mattino e andare a vedere se il suo treno è stato soppresso o meno, se deve prendere l’auto o se c’è il pullman sostitutivo. Una volta l’autobus si è rotto due giorni su due di seguito, ci hanno smontato a piedi un chilometro prima dei Venezia, in mezzo al ponte, e Trenitalia ha pure detto che erano cento metri. Capita anche che ci mettano dei pullman in cui gli autisti non conoscono la strada e dobbiamo persino fare da navigatori, una cosa fai-da-te».
«Voglio ricordare», precisa, «che il bus sostitutivo è arrivato dopo le proteste, non per spontanea volontà».
Ripeto: «Io d’ora in poi, se spostano il treno di quel quarto d’ora-venti minuti in avanti, inizierò alle sei e mezza anziché alle sei, la mia vita cambierà perché comunque ho due figli, ma c’è chi non può permetterselo e sarà costretto, per non arrivare tardi, a prendere la sua auto e non usufruire più del treno. Loro dicono che siamo pochi a prendere il treno del mattino, ma siamo pochi perché la gente si demoralizza, perché è un lento stillicidio, altrimenti saremmo molti di più.
(m.a.)
La rabbia dei sindaci «È troppo tardi per fare modifiche»
I primi cittadini della provincia di Venezia sono molto critici «La Regione ha perso quattro mesi per trovare una soluzione»
VENEZIA – Sindaci e pendolari, ieri pomeriggio, sono partiti dalla stazione di Santa Lucia ciascuno con precise richieste e problemi da segnalare, nella speranza che trovino una soluzione.
«La nostra difficoltà», spiega Alessandro Quaresimin sindaco di Salzano, «è che oltre al treno non possiamo contare su altri mezzi, nel senso che non abbiamo un’azienda del trasporto pubblico locale, dunque non c’è alternativa per noi. Gli studenti ed i lavoratori, non hanno le stesse possibilità di prima di andare a Venezia piuttosto che raggiungere Castelfranco. Nel nostro caso abbiamo perso non tanto treni che ci sono, ma fermate».
Quaresimin le soluzioni le avrebbe, le ha sottoposte con vigore all’assessore regionale ieri, bisogna capire se sono percorribili senza modificare l’equilibrio complessivo e spostare l’ago della bilancia.
«Due anni fa», commenta il sindaco di Spinea, Silvano Checchin, «abbiamo chiesto di potenziare la nostra fermata, che potrebbe diventare la porta di Venezia, ma attendiamo ancora risposta». «
Le carrozze sono inconsistenti e al mattino si sta pigiati come sardine», interviene il vicesindaco di Mirano Annamaria Tomaello, «soprattutto nessuno si sogni di togliere la stazione di Ballò per spostarla in corrispondenza di Veneto City».
«Bisogna ragionare sugli utenti potenziali», chiarisce l’assessore portogruarese Ivo Simonella, «altrimenti la gente il treno, se non ha servizi comodi ed efficenti, non lo prende».
«C’è gente che con le modifiche agli orari», spiegano i consiglieri sandonatesi Silvia Lasfanti e Cinzia Fedrigo, «rischia il licenziamento».
«A Marcon», aggiunge l’assessore locale ai Trasporti, Enrico De Marco, «non abbiamo nemmeno il servizio sostitutivo in alcuni casi, peggio di così non poteva andare».
«È veramente allucinante che questioni così importanti», registra il sindaco altinate Silvia Conte, che ha tenuto testa all’assessore regionale, Renato Chisso, a nome di tutti i sindaci, «problematiche già segnalate da pendolari e sindaci, non siano state affrontate in tempo. Mi fa piacere che l’assessore garantisca il suo impegno, ma siamo al 4 di dicembre e le cose che abbiamo detto non sono diverse da quelle spiegate il 31 luglio: si cercherà di tamponare, ma i disagi saranno notevoli. Spero Chisso abbia capito, con la mobilitazione di sindaci e pendolari, che è necessario ragionare in maniera più seria e concreta sul tema del trasporto regionale, i nodi prima o poi vengono al pettine: una Regione che non ha mai investito sul trasporto pubblico, oggi si trova a fare i conti con la realtà, ossia che non si investe neanche lo 0,5 per cento del proprio bilancio. Non chiediamo la luna, chiediamo quello che nelle grandi città d’Italia esiste da anni».
Marta Artico
Chisso: criticità eliminate nel giro di una settimana
L’assessore alla mobilità incontra gli amministratori e promette una soluzione «Trenitalia ha fatto dei piccoli errori». Nuove corse sulla Venezia-Trieste
VENEZIA «Avevamo già sistemato molte questioni e criticità sollevate dagli utenti relativamente al prossimo orario ferroviario cadenzato: entro il 9 dicembre vedremo di sistemare gli inconvenienti che restano». L’assessore regionale alla mobilità Renato Chisso, nel pomeriggio, non si è sottratto al confronto. Al contrario. Nel suo ufficio ai piani alti di palazzo Balbi, ha ricevuto tutti i sindaci e i rappresentanti dei pendolari. Orari alla mano, quelli che non aveva se li è fatti stampare, ha passato in rassegna linea per linea, tratta per tratta, ascoltando le lamentale dei rappresentanti degli utenti della linea e facendo capire, che alcune cose possono essere sistemate, altre invece dipendono da Ferrovie Italiane, come la questione dello stop per manutenzione dalle 11 alle 13 ed altre ancora non possono essere aggiustate pena l’andare contro altri comuni di altre province, visto che gli orari sono tutti collegati.
«Il sabato e la domenica c’è un problema, è vero, ma l’orario cadenzato è fatto per i lavoratori pendolari, che dal lunedì al venerdì, anzi fino al sabato alle 13, prendono il treno. Stiamo però lavorando ad una soluzione. Mediante il servizio di collegamento sostitutivo e cercando di capire effettivamente in quanti prendono questi treni».
Prosegue: «In ogni caso, ci sarà tempo anche dopo l’entrata in vigore del sistema per fare ulteriori verifiche, valutare le problematiche e procedere agli aggiustamenti. L’orario cadenzato serve per rispondere ad una situazione critica, non modificabile rattoppi e pezze dell’esistente».
Chisso ha spiegato che il primo treno del mattino lungo la Venezia-Trieste, il 5800, è tornato con il suo orario originale, che si sta lavorando per ripristinare il treno che da Venezia partiva alle 23.12, anticipato alle 22.41, che quello delle 00.21 è stato coperto con il servizio sostitutivo, in attesa di capire quanti lo usano. Ha precisato che l’orario attuale di Trenitalia presenta alcuni errori, non causati dalla Regione, che saranno corretti entro il 9 dicembre. L’assessore ha preso nota anche delle richieste del Miranese. Nello specifico cercherà di fare qualche cosa, senza penalizzare altre tratte, per risolvere la situazione degli studenti posta dal sindaco di Salzano e dai rappresentanti del comitato pendolari: i ragazzi delle scuole, rebus sic stantibus, arriverebbero a Venezia o troppo presto o in ritardo. Buone notizie anche per il treno che parte da Sacile e ferma a Mogliano alle 5.18, che sarà reintrodotto con servizio sostitutivo, poi definitivo. «Ci sono sciacalli che hanno messo in giro voci sbagliate per allarmare la popolazione, c’è chi ha seminato il panico e tanta brava gente che ha invece segnalato i problemi. Continuate a mandarci le vostre proteste, cercheremo di aggiustare il più possibile». Chiosa: «Laddove abbiamo verificato che c’erano dei buchi siamo già intervenuti, in altri casi stiamo studiando le soluzioni, in altri ancora dobbiamo trovare la quadra evitando di accontentare qualcuno penalizzando altri. Rimaniamo in ascolto delle criticità per dare risposte a chi usa il treno ogni giorno».
Marta Artico
REGIONALI LENTI E VELOCI
Dal 15 dicembre in vigore il nuovo orario cadenzato
PADOVA – Più i giorni si avvicinano all’entrata in vigore del nuovo orario annuale di TrenItalia, ossia al 15 dicembre e più per i viaggiatori, pendolari compresi, si avvicina il tempo di prendere confidenza con il cosiddetto orario cadenzato. A cominciare dalla tratta Venezia-Padova: i nuovi regionali veloci, istituiti per la prima volta sulla linea per Verona Porta Nuova, con fermate solo a Mestre, Padova, Vicenza, San Bonifacio e Porta Vescovo, partono da Santa Lucia sempre ai minuti 12. In pratica alle 7.12; 8.12; 11.12; 12.12 sino alle 21.12. Sino a Padova il tempo di percorrenza è di soli 26 minuti e si devono sborsare 3,55 euro (la Freccia Argento costa 16 euro).
Diverso il cadenzamento dei treni cosiddetti lenti sulla medesima linea. Da Venezia Santa Lucia si parte sempre ai minuti 35. Ossia alle 6.35; 7.35; 8.35 ed ultimo alle 22.35.
Da Padova per Vicenza, invece, i regionali veloci partono ai minuti 40. Ossia alle 7.40; 8.40; 11.40. Ultimo alle 21.40,anche se quello “lento” parte alle 23.26 ed arriva alle 23.52. Tempo: 17 minuti e si pagano 3,55 euro.
Venezia-San Donà di Piave- Portogruaro: i lenti partono alle 6.11, 7.11, sino alle 22.11. Dopo mezzanotte ci sarà un bus che partirà alle 0.20 ed arriverà, dopo un lungo giro a fianco dei vigneti e dei campi di mais dell’Alto Veneto, alle 2.26. Ossia oltre due ore per percorrere ottanta chilometri.
I regionali veloci sempre per Portogruaro partiranno alle 6.42; 7.41; 9.41, etc, sino alle 22.41.
Padova-Castelfranco- Montebelluna: 5.29; 6.29; 7.29 sino a 21.29.
Venezia-Castelfranco: i lenti alle 6.26; 7.26; 8.26; sino alle 20.26. I veloci alle 6.56; 7.56; sino alle 20.56. Tempo di percorrenza per i lenti un’ora, mentre per i regionali veloci 48 minuti. (Legnago)
Este – Monselice( Padova ): 7.13; 8.13; 10.13; 13.13 sino a 21.13. Tempo: nove minuti.
Treviso-Mestre: ai minuti 36 per i treni che fermano in tutte le stazioni. Ossia a 5.36; 6.36: 7.36; 8.36. Ai minuti 56 per quelli veloci. In pratica alle 6.56: 7.56; 8.56.Ultimo treno utile per Mestre alle 23.25( arrivo 23.46).
Chioggia-Rovigo: 5.35; 6.35; 7.35 sino a 19.35. Tempo: un’ora.
Portogruaro- Treviso: 6.31; 7.31; 9.31. Ultimo 19.31. Tempo: 59 minuti.
Belluno-Conegliano: ai minuti 16. Ossia 5.16; 6.16; 7.16; 8.16 sino a 19.16: Tempo di percorrenza: 1.02.
Treviso- Castelfranco- Cittadella- Vicenza: 5.39; 6.39; 7.39. Ultimo 20.39. Tempo: un’ora e 7 minuti .
Felice Paduano
Un altro incontro tra Natale e Capodanno
Sull’onda della richiesta di un maggior coinvolgimento da parte della Regione delle amministrazioni locali, è stato chiesto un incontro con l’assessore ai Trasporti, Renato Chisso, e i portatori di interesse, che verrà stabilito in una data utile tra Natale e Capodanno, visto che tutti i presenti si sono detti disponibili durante le feste, compreso Chisso. L’incontro sarà dunque fissato e comunicato al sindaco di Quarto d’Altino, Silvia Conte, che poi penserà ad avvertire gli altri sindaci delle diverse tratte.
Nuova Venezia – I sindaci bocciano i nuovi orari dei treni
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3
dic
2013
LA PROTESTA»DA PORTOGRUARO A MESTRE
I primi cittadini salgono sul regionale con Legambiente, nuovo attacco: «Viaggiatori penalizzati, la Regione cambi»
MESTRE – Tutti contro il nuovo orario cadenzato. Si sono dati appuntamento ieri mattina alle 7.53 i sindaci della tratta Portogruaro-Mestre, per salire sul regionale 11034, che percorre una delle linee che saranno penalizzate dall’entrata in vigore dei nuovi orari. La manifestazione “Pendolaria”, è stata lanciata da Legambiente e si sta svolgendo in questi giorni in molte città del Veneto, coinvolte dagli stessi problemi. Sul treno assieme ai volontari di Legambiente e rappresentanti dei comitati pendolari, pian piano sono saliti i sindaci dei vari Comuni dove ferma il treno: il sindaco di Marcon, Andrea Follini, il sindaco di Quarto d’Altino, Silvia Conte, l’assessore all’Urbanistica di Ceggia, Mara Bragato, in rappresentanza della Conferenza dei sindaci Francesca Zottis, assessore del comune di San Donà, l’assessore di Portogruaro, Ivo Simonella, il vicesindaco di San Stino di Livenza, Mauro Marchiori, l’assessore di Casale sul Sile Massimo Da Ruos. Dopo il tragitto sul treno, gli amministratori si sono recati verso la sede della Fiab (Federazione Italiana Amici della Bicicletta), dove sono stati ospitati per discutere del nuovo orario.
«Siamo interessati ad una mobilità sostenibile», ha detto Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto, «il nostro obiettivo è ridurre l’inquinamento automobilistico, soffochiamo sotto una pioggia asfalto, non c’è garanzia di mobilità collettiva. Chiediamo un tavolo permanente e un impegno ai comuni. Come cittadini e pendolari è nostro intento dimostrare che il treno lo vogliano prendere, ai comuni domandiamo di riqualificare le aree antistanti le stazioni e renderle raggiungibili».
Nel manifesto che i sindaci sottoscriveranno, si chiede di «destinare più investimenti al trasporto pubblico locale pendolare, di acquistare nuovi treni, di aprire un confronto pubblico sul contratto di servizio, di rivedere la stesura dell’orario cadenzato. Si parla di alleanza tra regioni del Nord, ma siamo in una regione dove non si riesce neppure a tornare dopo una certa ora da alcune parti del territorio. Possibile?».
Il 17 dicembre Legambiente presenterà il rapporto sugli investimenti regionali. Chiosa: «O la Regione cambia, o scelga qualcun altro che gestisca il Trasporto e non chi sta mascherando da mesi gli orari».
«In treno ho parlato con gli studenti», commenta Follini, «sono preoccupati perché d’ora in poi, dopo essere partiti da Gaggio, rimarranno fermi un’ora a Mestre al ritorno».
«Penso ai turisti», interviene Conte, «ai nostri pendolari, agli operatori economici, e agli utenti potenziali: un’amministrazione pubblica ha l’obbligo di migliorare il servizio anche di chi non lo usa. Abbiamo fatto un’indagine, a Quarto il 25 % dei residenti usa il trasporto pubblico, ma c’è un altro 25 % che lo vorrebbe usare se fosse affidabile. Da maggio chiediamo incontri alla Regione, ma si deve cambiare approccio. O si modifica la prospettiva o deve cambiare la Regione».
«Bisogna portare sempre più gente a prendere il treno», spiega l’assessore Simonella, «per questo dobbiamo avere treni più cadenzati, invece abbiamo un buco alla sera, un buco al mattino e un pendolare che si reca a Venezia in mattinata deve tornare in auto. Per aumentare la fruizione, si devono avere treni garantiti a tutte le ore».
«Noi siamo un piccolo Comune», commenta Mara Bragato, «dunque abbiamo ancora meno corse e grossi buchi. La sera chi vuole tornare da Mestre, deve farsi venire a prendere».
«Come Comune e conferenza dei sindaci», chiarisce Zottis, «chiederemo alla Regione di convogliare almeno il 5 per cento del bilancio sui treni, in modo tale che ci sia un investimento in termini di tratte e mezzi, che non sono adeguati».
«Gli incontri fatti finora sono stati solo chiacchiere», critica il vicesindaco di San Stino, «la direzione che sta prendendo la Regione va contro il senso del trasporto».
Marta Artico
Oggi corteo dalla stazione a palazzo Balbi
Manifestazione dei pendolari a Venezia. Simonaggio (Cgil): «I sindaci scrivano subito a Zaia»
VENEZIA – L’appuntamento con la protesta dei comitati dei pendolari, con in testa Gianni Foffano e Luciano Ferro di Quarto d’Altino, affiancati dai pendolari del comitato del Veneto Orientale, partirà questo pomeriggio alle 14 dalla stazione dei treni di Santa Lucia. Assieme ai manifestanti, ci saranno i lavoratori e i turnisti che devono recarsi al lavoro nelle vetrerie di Murano oppure all’Ospedale civile di Venezia, ma anche residenti che tutti i giorni vanno a Mestre, piuttosto che nella città lagunare. Ad annunciare la loro presenza a fianco ai residenti dei propri comuni, sono i sindaci della tratta Venezia-Trieste, da San Donà a Meolo a Portogruaro, ma in queste ore hanno dato la loro adesione anche rappresentati ed amministratori dei comuni della Riviera e del Miranese. Parteciperanno i comuni di Spinea e di Salzano. E ci saranno Roncade e Casale sul Sile.
«Dobbiamo far sentire la nostra voce», commenta il sindaco di Mirano Maria Rosa Pavanello, «I nuovi orari decisi dalla Regione non vanno in alcun modo verso l’incentivazione del trasporto pubblico. Obiettivo che, oltre ad essere di capitale importanza per la quotidianità come per il futuro del nostro territorio, dovrebbe essere prioritario per un ente come la Regione e una società come Trenitalia».
Da Santa Lucia, tutti insieme i manifestanti marceranno verso palazzo Balbi, per cercare di farsi ricevere dall’assessore regionale ai Trasporti, Renato Chisso.
A sparare a zero contro la Regione e il nuovo sistema di orario cadenzato che entrerà in vigore da metà dicembre, anche Ilario Simonaggio, della Filt Cgil, che oggi sarà presente a Venezia:
«Come sindacato vedremo l’assessore regionale ai Trasporti il 6 dicembre, nella sede di Veneto Strade. Tra i problemi che solleveremo c’è la questione non solo degli orari, ma anche dei materiali rotabili e delle dotazioni organiche. Tra le cose ridicole, annoveriamo quella che Trenitalia può eseguire delle modifiche fino al 9 dicembre, il che fa davvero sorridere, a nostro avviso è una sceneggiata mai vista».
Prosegue: «Sto addirittura pensando se non sia meglio lasciare tutto com’era prima a questo punto, visto che mi sembra ci sia un vero e proprio accanimento terapeutico contro Venezia, a meno che l’idea non sia quella di aumentare la fruizione autostradale, e invito a riflettere anche su ciò».
Chiarisce: «Anche perché in arrivo ci sono aumenti sui pedaggi autostradali. I sindaci scrivano subito al presidente della Regione, Luca Zaia, devono farlo velocemente perché il Governatore obblighi chi di competenza a fare il giro che era stato promesso a giugno, ossia quello di discutere con le amministrazioni locali. Invece si dice che ci sarà un periodo sperimentale di tre mesi, che si allunga e si parla di assestamento di bilancio a marzo».
Precisa: «La nostra denuncia riguarda anche il materiale rotabile. Non ci saranno più treni di prima come qualcuno sostiene, perché abbiamo convogli da rottamare, quindi il saldo sarà sempre il medesimo, ma andrà peggio perché sono previsti meno posti a sedere. I nuovi treni sono stati costruiti nella logica delle metropolitane, solo che nel nostro caso in piedi si faranno anche centinaia di chilometri, non poche fermate».
(m.a.)
«Il Comune si muova a organizzare l’incontro sul progetto Venezia-Chioggia»
CHIOGGIA. Nuova ferrovia Chioggia-Venezia, il Comune temporeggia ma il comitato popolare vuole una risposta in tempi brevi. Dopo due mesi di incontri cittadini-istituzioni, raccolte di firme, appelli, sembra che l’amministrazione comunale si stia comportando in maniera irresoluta. Almeno così la vede l’avvocato Giuseppe Boscolo Gioachina, del comitato che si batte per il superamento del deficit strutturale del Clodiense. Si tratta di un gruppo ben organizzato, che non vuole rischiare che il lavoro fatto finisca come una bolla di sapone.
«Esprimiamo il nostro rammarico», dice l’avvocato Giuseppe Boscolo, «per il protrarsi dei tempi con cui il Comune di Chioggia sta organizzando l’annunciato incontro pubblico per la illustrazione del progetto della nuova ferrovia verso Padova e Venezia predisposto dalla Regione».
«Il Comune di Chioggia», continua Boscolo «valuti l’opportunità di concordare con Regione e soggetto operativo della nuova Romea commerciale, la sostituzione di uno dei due nuovi collegamenti stradali previsti con la costruzione del tratto ferroviario Chioggia-Piove di Sacco, sulla base dello studio di fattibilità già predisposto dalla Regione nel 2010».
(a.var.)
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