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Gazzettino – “Valsugana, si torni al progetto Anas”

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8

ago

2014

BASSANESE – Dopo il via libera alla Valdastico Nord si chiede di tornare al progetto Anas-Provincia

Nuova Valsugana, inversione di marcia

Gli enti locali sono d’accordo: «Costa di meno e ha un minor impatto rispetto al project financing»

REVISIONE – Dopo che il Governo ha sbloccato la Valdastico Nord il consigliere regionale del Pd, Stefano Fracasso, chiede di rivedere la situazione della Nuova Valsugana. «Le due infrastrutture devono costituire alternative diverse – marca Fracasso – per la ss. 47 di deve tornare alla variante proposta a suo tempo dall’Anas che costa meno, ha poco impatto e risolve la congestione. E lasciamo stare il project financing».

CONDIVISIONE – La tesi dell’esponente Pd ricalca quella dei Comuni della Valbrenta e dei Comitati di difesa. «Completiamo la strada – ribadisce l’Unione montana – sulla scorta del progetto redatto dalla Provincia di Vicenza e condiviso dall’Anas e dagli enti locali interessati».

VALBRENTA – Dopo il via libera alla Valdastico Nord il consigliere regionale Pd Stefano Fracasso chiede di riconsiderare la 47

«Valsugana, si torni al progetto Anas»

«Costa di meno e ha un basso impatto sull’ambiente; lasciamo perdere la follia del Project financing»

Mentre da Palazzo Chigi tutto tace e l’intraprendenza del presidente del consiglio Matteo Renzi, dimostrata su altri fronti, latita sul problema della Nuova Valsugana, nonostante i solleciti dell’Unione Montana Valbrenta, a perorare una soluzione scende in campo il consigliere regionale del Partito democratico, Stefano Fracasso.
«Ora che il Governo ha inserito la Valdastico Nord nello ’Sblocca Italia’ – sostiene Fracasso – il presidente Zaia deve uscire dall’ambiguità sulla Valsugana. Le due infrastrutture, così come sono progettate, sono alternative perché entrambe puntano sui flussi di attraversamento e non sul traffico locale. In più, la Valsugana si fonda su un project financing insostenibile. Per l’arteria si torni quindi alla variante proposta a suo tempo dall’Anas che costa meno, impatta poco sull’ambiente e risolve i problemi di congestione della Valle».
«Piuttospo – aggiunge l’esponente del Pd – sarebbe da potenziare il collegamento ferroviario. Trento ha scelto di gestire direttamente la linea della Valle; con alcuni interventi anche il Veneto può rendere più appetibile la mobilità su rotaia, creando una migliore accessibilità sulla direttrice Trento-Bassano-Venezia».
Tesi da sempre sostenuta ed invocata anche dalla sezione bassanese di Italia Nostra e dal Coordinamento comitati “Per vivere in Valbrenta”, favorevole al progetto della Variante ss. 47 della Valsugana già esistente e contro il Project financing paventandone possibili, non chiari, retroscena.
Quanto prospettato da Fracasso è condiviso pure da Palazzo Guarnieri, che lo considera un punto di partenza per arrivare alla soluzione di un problema che si trascina da decenni. «L’ammodernamento della ss. 47 è assolutamente indispensabile per lo sviluppo dell’economia locale e per la vivibilità della Valle – ricorda il presidente dell’Unione montana Luca Ferazzoli – Lo Stato, come da accordi pregressi, si faccia carico del completamento-ammodernamento della strada, da realizzarsi senza imposizione di pedaggi a carico degli utenti, sulla scorta del progetto preliminare redatto dalla Provincia di Vicenza e condiviso dall’Anas e da tutti gli enti locali interessati».
Considerate le attuali difficoltà economiche, «siamo comunque disponibili a ragionare su altre soluzioni per superare le criticità da tempo evidenziate che penalizzano il nostro territorio – conclude Ferazzoli – nel rispetto della salvaguardia delle condizioni di vita della popolazione e dell’ambiente della Valbrenta».

 

«Ho messo sotto pressione gli uffici tecnici e amministrativi provinciali con l’obiettivo di redigere nel più breve tempo possibile lo studio sulla viabilità richiesto dal Tar. Il mio impegno è che i lavori di completamento della tangenziale nord-ovest di Mogliano possano riprendere il prima possibile. Spero tra fine settembre e inizio ottobre». Parole del presidente della Provincia, Leonardo Muraro, all’indomani della decisione del Tar di bloccare i lavori del cantiere per la realizzazione della nuova bretella di 2,5 chilometri che collega il Terraglio al rondò della provinciale Zermanesa, da dove si accede alle grandi direttrici del traffico: Passante, A-27, A-4, Tangenziale di Mestre.

Il progetto della Provincia di Treviso prevede un impegno di spesa di 9,5 milioni di euro. Il Tar ha ritenuto insufficiente il primo studio di impatto ambientale della nuova bretella ordinando un nuovo studio conoscitivo che tenga conto dell’intera rete viabilistica legata al resto delle opere complementari al Passante. A ricorrere al Tribunale amministrativo regionale la “Fondazione Boldini” che dovrebbe cedere parte dei propri terreni per realizzare la bretella. Ricorso che ha bloccato i lavori per mesi in attesa del pronunciamento del Tar che c’è stato solo l’altro pomeriggio. Giovedì scorso la Provincia aveva rotto gli indugi dando il via libera all’impresa del Gruppo Cosmo. Così erano cominciati i lavori della bretella, nel tratto compreso tra via Cavalleggeri e la Zermanesa in direzione est, area che non aveva problemi di vincoli. In pochi giorni l’impresa ha proceduto allo sbancamento di un chilometro di strada circa. Ieri pomeriggio il pronunciamento del Tar che avuto per effetto lo stop dell’impresa del Gruppo Cosmo, che per il mese di agosto ha deciso di mandare in ferie i propri dipendenti.
Gli abitanti di via Cavalleggeri e di via fratelli Bonotto sono preoccupati per lo stop dei lavori del cantiere. Infatti, ci sono enormi cumuli di terra ai lati della nuova bretella che in caso di maltempo potrebbero creare qualche problema.

 

VALDASTICO NORD – M5S contro la A31 «Solamente una opera elettorale»

Il governo dà il via libera alla Valdastico Nord ed è subito polemica. Con il Movimento 5 Stelle che mette in dubbio l’utilità dell’opera ed attacca frontalmente l’ex parlamentare leghista Manuela Lanzarin, rea di aver espresso soddisfazione per l’inserimento della strada nello “Sblocca Italia”.

VICENZA – Il governo dà il via libera alla Valdastico Nord ed è subito polemica. Con il Movimento 5 Stelle che mette in dubbio l’utilità dell’opera ed attacca frontalmente l’ex parlamentare leghista Manuela Lanzarin, rea di aver espresso soddisfazione per l’inserimento della strada nello “Sblocca Italia”. E la prima contestazione che arriva dai pentastellati, nello specifico da quelli di Rosà e di Sandrigo e dal senatore Enrico Cappelletti, riguarda proprio questo decreto. Perché ne mettono in dubbio la reale attuazione: «Se lo “Sblocca Italia” sarà uguale al tanto pubblicizzato “Sblocca debiti della Pubblica Amministrazione! annunciato dal governo Letta e poi riannunciato dal governo Renzi, non si capisce da dove derivi la soddisfazione di Lanzarin». Contro la quele il Movimento 5 Stelle punta il dito: «Ci perdonerà l’onorevole Lanzarin, ma le ricordiamo che dopo 10 anni da sindaco di Rosà e altri cinque da onorevole, non è riuscita neppure a iniziare la bretella Ovest che da Bassano del Grappa doveva portare a Cittadella». Poi il ragionamento si sposta sull’opposizione di Trento, che da decenni dice ostinatamente “no” alla Valdastico Nord facendo muro contro un’opera che invece viene considerata prioritaria dal Veneto e da Roma. Ma per i grillini il niet di Trento è motivato. Da ragioni ambientali. «I testardi trentini», spiegano che il sito individuato per l’inizio della galleria è stato dichiarato dai geologi «zona di frana» a grave rischio di dissesto idro-geologico. La Regione Trentino, poi, preferisce addirittura incentivare il trasporto su rotaia e non congestionare l’area di Trento, che sarebbe già sufficientemente servita ampliando eventualmente la Valsugana». Per i penstastellati, quindi, i trentini fanno «un discorso serio di politica territoriale». Al contrario dei veneti. E questo, secondo loro, si spiega «con il caso “Mose”: opere pubbliche che servono solo a spartirsi tangenti tra politici. O con i casi ospedale di Mestre e Santorso megacostruzioni che ingrassano sempre i soliti e qui sì che son soddisfazioni: per i politici ed i pochi imprenditori corrotti e corruttori che si spartiscono la torta». E ancora: «Sono impresse nella mente di parecchi veneti le recenti alluvioni che hanno causato ingenti danni e purtroppo anche vittime. Possibile si continui a pensare sempre nella vecchia maniera? Costruiamo, cementifichiamo, asfaltiamo poi, caso mai, chiederemo lo stato di calamità naturale».
Insomma, per i Cinque Stelle la Valdastico è «un’esigenza più elettorale che reale. E qui parte un altro attacco. Stavolta ad Attilio Schenck: «La vuole solo il commissario della Provincia di Vicenza, confermato alla guida di A4 Holding società che ha interesse economico a continuare ad incassare le provvigioni derivanti dalle concessioni autostradali». E chiudono: «Che soddisfazione sarà per noi quando ci libereremo da questi personaggi, dilettanti allo sbaraglio, che di opere pubbliche conoscono solo l’effetto elettoralistico che ne deriva».

Roberta Labruna

 

Dopo tre rinvii.

DOLO «Non riteniamo sussistano le motivazioni per la nomina del commissario “ad acta” per l’approvazione del Pati Dolo e Fiesso ». Giorgio Gei (Ponte del Dolo) ha inviato una lettera al difensore civico regionale. Dopo tre rinvii il Pati deve essere ancora adottato. «La maggioranza», prosegue, «non può rifugiarsi dietro la scorciatoia del commissario ad acta per risolvere un problema che è politico, almeno fin quando non saranno espletati i percorsi a disposizione del Consiglio».

(g.pir.)

 

MOGLIANO – Il Tribunale amministrativo regionale (Tar) blocca la Tangenziale Nord. I lavori erano ormai partiti, ora arriva lo stop. Per l’opera complementare al Passante, che collega il casello di via Zermanesa sull’A27 con il Terraglio, sono da rifare le procedure, in particolare quella relativa alla valutazione d’impatto ambientale. L’intervento, di competenza della provincia di Treviso, per un valore di 9 milioni di euro, subisce così l’ennesima battuta d’arresto. E ci sono circostanze politiche, tra cui la nota contrarietà della nuova giunta comunale moglianese, che rischiano di affossare definitivamente l’opera. Tra le tante opposizioni contenute nel ricorso presentato a fine 2013 dalla Fondazione Boldini, una sola è quella accolta dai giudici. Tanto basta per riportare indietro di due anni il cronometro dell’iter burocratico, al 2012. La fase di approvazione della Via (Valutazione d’impatto ambientale) viene ritenuta dal Tar lacunosa, perché si sarebbe dovuto prendere in considerazione anche l’effetto completo del sistema viabilistico, con la vicina tangenziale nord-ovest. «Basta una piccola integrazione e possiamo ripartire» si limita a commentare il presidente della provincia Leonardo Muraro. L’interpretazione da parte dei tecnici della provincia tende a minimizzare: si parla di una probabile “riedizione del processo amministrativo”, con la sola aggiunta di ulteriori perizie tecniche. Rimangono però bocche ben cucite sui tempi necessari a far ripartire le ruspe. Stare bloccati per mesi potrebbe costare parecchio non solo alle aziende appaltatrici, ma anche alla Provincia, in caso di richiesta danni. Quello che si apre ora sulla Tangenziale Nord, opera prevista dal protocollo d’intesa del 2004 e chiesta a gran voce dalle associazioni di quartiere, è un vero rebus. Chi quell’accordo contribuì a definirlo, Diego Bottacin, allora sindaco e oggi consigliere regionale, sintetizza così: «Quella accolta dal Tar è un’obiezione di buonsenso» commenta «le Province servono solo a far strade e scuole, quella di Treviso si è dimostrata incapace, in dieci anni, di farsi approvare un progetto. La tangenziale nord è un’opera fondamentale per dare senso ai collegamenti extraurbani e mettere in sicurezza il centro di Mogliano, per ottenerla» conclude «bastava un procedimento amministrativo completo e normale».

(m.m.)

 

Dopo lo stop della Corte dei Conti alla Romea commerciale i comitati terranno una manifestazione il 20 e 21 settembre

Opzione Zero «Opera insostenibile sul piano finanziario e ambientale»

MIRA – La battaglia non si ferma. Lo stop della Corte dei Conti alla Romea commerciale per i comitati non basta. Non è ancora tempo di festeggiare nonostante una grande battaglia sia stata vinta: serve lo stralcio definitivo dell’opera. La Corte dei Conti di fatto ha reso carta straccia il visto di legittimazione della delibera del Cipe dell’8 novembre 2013. Per il prossimo settembre contro la Orte-Mestre i comitati hanno indetto due giornate di mobilitazione su tutti i territori attraversati dal tracciato. Ora l’obbiettivo di tutti, una volta che sarà archiviata la Romea commerciale, è mettere in sicurezza l’attuale Romea. Opzione Zero, il comitato rivierasco che da più di dieci anni si batte contro la Romea commerciale, spiegano le portavoci Rebecca Rovoletto e Lisa Causin, «esprimono grande soddisfazione per l’ennesima battuta d’arresto subìta dal progetto Orte- Mestre, ma non canta vittoria. Il rilievo della Corte dei Conti riguarda in particolare l’impossibilità, stante la normativa attuale, di utilizzare gli 1,8 miliardi di euro di defiscalizzazioni previste nel piano finanziario della Orte-Mestre. Inoltre nel medesimo piano finanziario si fa riferimento all’utilizzo indebito di un surplus aggiuntivo di remunerazione del capitale investito da parte dei privati. Tanto basta per bloccare la delibera Cipe e quindi anche la gara per la progettazione definitiva e l’assegnazione di appalti e concessione. I tempi dunque si allungano e questo è un vantaggio per i comitati e le associazioni che osteggiano l’opera». Per i comitati però «il dato vero è che questa nuova autostrada, oltre che anacronistica, risulta insostenibile e distruttiva da qualsiasi punto di vista. È inequivocabile come la nuova autostrada Orte-Mestre, del costo di almeno 10 miliardi di euro, fosse in cima agli interessi della lobby veneta del cemento e si finanziasse con un sistema che poi sarebbe stato a carico dei contribuenti ». La battaglia però non si ferma. «Tutti i comitati», concludono Causin e Rovoletto, «si danno appuntamento al 20-21 settembre per una giornata di mobilitazione in contemporanea su tutti i territori attraversati. L’ obiettivo lo stralcio definitivo dell’intero progetto».

Alessandro Abbadir

 

I sindaci «Strada ideata negli anni ’90 e che oggi non ha più senso»

DOLO – Cinque Comuni – Mira, Dolo, Camponogara, Pianiga, Mirano – hanno votato degli ordini del giorno contro l’opera. Soddisfatta Maddalena Gottardo, sindaco di Dolo: «Dal punto di vista pragmatico non ritengo il progect financing lo strumento idoneo per finanziare le opere pubbliche e sono d’accordo con la decisione della Corte dei Conti, dal punto di vista politico questa decisione fa sì che si ritorni a parlare dell’utilità dell’opera in un momento di crisi dove c’è poco denaro pubblico e in territori con infrastrutture che devono essere messe in sicurezza. I soldi dell’opera vengano investiti nella defiscalizzazione a sostegno delle aziende e per liberare il patto di stabilità dei Comuni». È molta la soddisfazione fra i sindaci della Riviera per la bocciatura alla Corte dei Conti della Romea Commerciale. «Questa strada», spiega il presidente della Conferenza dei sindaci e sindaco di Camponogara Giampietro Menin, «non aveva più senso dal punto di vista trasportistico . È ora di agire per mettere in sicurezza il tragitto attuale. È un’opera datata in tutti i sensi». Sulla stessa linea il sindaco di Campagna Lupia Fabio Livieri per il quale una sistemazione dell’attuale Romea si potrebbe fare con un raddoppio dell’opera sul lato laguna: «Certo un recupero dei flussi di traffico nell’ultimo anno c’è stato sull’attuale Romea , ma dai livelli precrisi cioè del 2006- 2007, siamo ancora lontanissimi». Esprime soddisfazione il sindaco di Pianiga Massimo Calzavara: «Recentemente abbiamo fatto approvare proprio in consiglio comunale una mozione contraria al progetto della Romea Commerciale. Si tratta di una strada non più necessaria progettata con una logica del tutto superata, alla fine degli anni ’90. Certo ora è prioritaria la messa in sicurezza dell’attuale sedime della statale 309». Contrario alla Romea Commerciale si è sempre espresso anche il Comune di Mira che ha bocciato tout court le grandi opere in consiglio comunale.

(a.ab.-g.pir.)

 

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Nella foto Giancarlo Galan (ex governatore Veneto) e Renato Chisso (ex assessore nella giunta Zaia): due dei principali fautori dell’autostrada Orte-Mestre (Romea Commerciale), un mostro mangia-soldi e devastante per l’ambiente e i territori. Entrambi sono attualmente in carcere.

 

Comunicato Stampa Opzione Zero 02/08/2014

La Corte dei Conti blocca la Orte-Mestre: soddisfazione da Opzione Zero e dalla rete Nazionale Stop Or-Me, ma è presto per cantare vittoria.

Il decreto Sblocca Italia voluto dal Governo delle losche intese guidato da Renzi continua a spingere sulle “grandi opere” compresa la Orte-Mestre.

Le inchieste MOSE e EXPO dimostrano come le “grandi opere” costituiscano la vera linfa vitale per le cricche del cemento e per le mafie di tutto il Paese. I Partiti che governano e che vogliono le grandi opere sono coinvolti in pieno.

I Comitati della rete Nazionale Stop Orte-Mestre si danno appuntamento al 20-21 settembre per una giornata di mobilitazione in contemporanea su tutti i territori attraversati: obiettivo lo stralcio definitivo dell’intero progetto.

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Opzione Zero, il comitato rivierasco che da più di dieci anni si batte contro la famigerata “Romea Commerciale”, esprime grande soddisfazione per l’ennesima battuta d’arresto subita dal progetto Orte-Mestre, ma non canta vittoria.

Il rilievo della Corte dei Conti riguarda in particolare l’impossibilità, stante la normativa attuale, di utilizzare gli 1,8 miliardi di euro di defiscalizzazioni previste nel Piano Finanziario della Orte-Mestre. Inoltre nel medesimo Piano Finanziario si fa riferimento all’utilizzo indebito di un surplus aggiuntivo di remunerazione del capitale investito da parte dei privati. Tanto basta per bloccare la Delibera CIPE di approvazione del progetto preliminare e quindi anche la gara per la progettazione definitiva e l’assegnazione di appalti e concessione. I tempi dunque si allungano e questo è un bel vantaggio un vantaggio per i comitati e le associazioni che osteggiano l’opera.

Ma per Opzione Zero preoccupanti sono due aspetti: prima di tutto la disinvoltura con la quale il CIPE ha varato la delibera senza che ci fossero i presupposti necessari, la dimostrazione di come la “politica”, non curante di quanto sta emergendo dalle inchieste su MOSE e su EXPO, continui a forzare perfino le normative nazionali pur di agevolare i “grandi affari”.

In secondo luogo il fatto che la stessa Corte dei Conti, dopo aver denunciato pubblicamente i rischi legati al Project Financing, si sia limitata ad una pura analisi formale e procedurale della documentazione senza mettere in evidenza il vero problema e cioè l’insostenibilità dell’intero Piano Finanziario. Infatti i flussi di traffico previsti dagli stessi proponenti sono talmente bassi che le tariffe proposte andrebbero a superare di gran lunga quelle del Passante, già oggi le più care in Europa. Ed è chiaro che più care sono le tariffe e più cittadini e trasportatori si riverseranno sulle strade normali rendendo impossibile il rientro del capitale investito. A quel punto, con il solito sistema truffa del project financing, sarà lo Stato ad dover intervenire con ulteriori risorse. Esattamente quello che sta accadendo oggi per il Passante, un’opera dai costi e dalle dimensioni nemmeno paragonabili con la Orte-Mestre.

Il dato vero è che questa nuova autostrada, oltre che anacronistica, risulta del tutto insostenibile e distruttiva da qualsiasi punto di vista. La Orte-Mestre è stata pensata e voluta perché è una macchina mangia soldi come e più del MOSE. Del resto proprio dalle indagini sul MOSE, (dichiarazioni di Claudia Minutillo), emerge in modo inequivocabile come la nuova autostrada Orte-Mestre, del costo di almeno 10 miliardi di euro, fosse in cima agli interessi della cricca veneta del cemento così come di quella genovese legata a Bonsignore e di quella legata alle Coop Emiliane. Se a questo si aggiunge che la banca finanziatrice della cordata proponente, è la CARIGE ora da pochi mesi al centro di un pesante scandalo per truffa, allora nessuno dovrebbe avere più alcun dubbio sulle insidie che si nascondono dietro a questa mega opera.

Eppure il Presidente Renzi continua a sponsorizzare la Orte-Mestre come una delle grandi opere strategiche, tanto da inserirla nel decreto Sblocca Italia; ad unirsi uniscono al coro ci sono pure i Presidenti delle regioni interessate, Luca Zaia in testa. E’ solo un caso? Oppure l’evidenza che la politica della larghe intese non ha nessuna intenzione di sradicare quei meccanismi che stanno alla base di tutto il marciume messo in luce dalle inchieste della magistratura?

Quello che emerge in Veneto, come in Lombardia, come in tante altre parti d’Italia, è che proprio le “Grandi Opere” pubbliche, gestite attraverso la Legge Obiettivo, i Commissari straordinari, il project financing, l’affidamento in concessione, sono state il mezzo, il terreno di coltura per costruire e alimentare vere e proprie cricche malavitose che coinvolgono in pieno anche i partiti.

Ed è chiaro dunque che visti gli interessi in gioco non basteranno la Procure o le Corti dei Conti per abbattere né la Orte-Mestre, nè le altre decine di grandi opere inutili e dannose. E’ necessario uno scatto da parte dei comitati e dei cittadini per porre definitivamente fine a questo sistema.

Dunque per Opzione Zero e per tutto il variegato arcipelago di organizzazioni che costituisce la Rete Nazionale Stop Orte-Mestre, la mobilitazione per chiedere lo stralcio del progetto continua più forte di prima. L’appuntamento è per il 20 e 21 settembre prossimi per due giornate di mobilitazione in contemporanea su tutti i territori attraversati dalla nuova autostrada.

 

Nuova Venezia – Orte-Mestre bocciata dalla Corte dei Conti

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2

ago

2014

I magistrati negano il visto al Cipe: perplessità su project e programmazione.

MESTRE – La Corte dei Conti boccia la costruzione del nuovo collegamento autostradale Orte-Mestre. Una sentenza dei magistrati contabili, che risale al 7 luglio ed è stata depositata ieri, ha ricusato il visto di legittimità alla delibera del Cipe del 8 novembre 2013 che approvava il progetto preliminare e la proposta del promotore della nuova autostrada. La Corte dei Conti motiva la sua decisione con le forti perplessità circa l’adozione del project financing, ritenuto eccessivamente favorevole al capitale privato, e i problemi che ciò potrebbe creare nell’ottica programmatoria propria dell’istituzione.

«In buona sostanza la delibera del Cipe può considerarsi carta straccia. Noi accogliamo con soddisfazione la battuta d’arresto di un’opera mastodontica , dannosa e priva di significato, un’autostrada che avrebbe sventrato l’Italia distruggendo la Riviera del Brenta e spianando la strada a Veneto City. Oltretutto il progetto non prevedeva alcun provvedimento specifico per la riqualificazione della statale Romea, anzi ostacolava di fatto la risoluzione del problema inderogabile della messa in sicurezza di una delle strade più pericolose d’Italia».

«La Orte- Mestre sarebbe stata realizzata in finanza di progetto, formula tanto cara al duo Galan-Chisso arrestati per le note vicende giudiziarie del Mose. Di fatto avremmo assistito alla privatizzazione di una strada pubblica con costi a carico dei cittadini utenti e ricavi a favore dei soliti noti. Il progetto dell’ autostrada ha un costo di 9,2 miliardi dei quali 1,8 di contributo statale a fondo perduto, inserita in legge obiettivo nel 2001, dichiarata di pubblico interesse nel 2003, con progetto preliminare approvato nel 2010 dal ministro Altero Matteoli ha ricevuto l’ok finale nel novembre dello scorso anno». La crisi economica aveva congelato l’iter, mail governo Letta l’aveva resuscitato: «Per fortuna il diavolo fa le pentole ma non i coperchi».

 

RIVIERA DEL BRENTA

La Corte dei Conti boccia il visto di legittimità approvato dal Cipe: esultano i comitati locali

Stop alla Nuova Romea «Una grande vittoria»

Clamoroso no della Corte dei Conti di Roma alla realizzazione dell’autostrada Orte-Mestre, conosciuta anche come «Romea Commerciale» o «Nuova Romea». Che ad essere bocciato non sia tanto il progetto vero e proprio, bensì il visto di legittimità approvato dal Cipe, cambia ben poco. Di sicuro i tempi di realizzazione dei 396 chilometri autostradali tra Orte e Mestre si allungheranno di molto. Ma sul progetto finanziato da privati incombono altre incognite. Sull’elevato costo dell’opera (9,2 miliardi di euro), 1,8 miliardi avrebbero dovuto arrivare a fondo perduto dallo Stato tramite la defiscalizzazione degli oneri per le imprese che si aggiudicano appalti pubblici. Il Governo però si è «dimenticato» di inserire tale progetto nel decreto «Sblocca Italia» e di conseguenza la Corte dei Conti ha ricusato il visto di legittimità contabile.
I Magistrati contestano anche una specifica frase presente nella delibera del Cipe, ossia «di un tasso di remunerazione del capitale integrato con una componente aggiuntiva, denominata »extra WACC”, non prevista nel quadro regolatorio vigente nel settore autostradale”. In termini più comprensibili, si tratterebbe di un riconoscimento ai proponenti di una sorta di surplus di remunerazione che non trova riscontro nella legislazione vigente.
Il progetto della Nuova Romea prevede un collegamento tra Venezia e Orte (con un allacciamento autostradale fino ad Ostia) e il suo percorso interessa cinque regioni italiane. Il progetto è stato inserito in legge obiettivo nel lontano 2001 ed ha ricevuto il nulla osta a novembre dello scorso anno.
Dopo i festeggiamenti per il no al progetto Terna, i comitati della Riviera del Brenta contrari all’opera esultano nuovamente.
«Accogliamo con soddisfazione la battuta d’arresto di un’opera mastodontica, dannosa e priva di significato, un’autostrada che avrebbe sventrato l’Italia distruggendo la Riviera del Brenta e spianando la strada a Veneto City. Oltretutto il progetto non prevedeva alcun provvedimento specifico per la riqualificazione della statale 309 Romea, ma ostacolava addirittura la messa in sicurezza di una delle strade più pericolose d’Italia. Senza dimenticare che la cordata aggiudicatrice dell’opera, Gefip Holding SA, MEC spa, ILI spa e Banca Carige è già al centro di problemi giudiziari».

Vittorino Compagno

 

Gazzettino – Mogliano. La nuova bretella completa a meta’.

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25

lug

2014

TANGENZIALE – Aperto ieri il cantiere, ma il tratto nord resta bloccato

MOGLIANO – Tangenziale nord-ovest di Mogliano. La Provincia di Treviso ha rotto gli indugi. Ieri sono partiti i lavori per la bretella di 2,5 chilometri che collega il Terraglio al grande rondò sulla provinciale 64 di via Zermanesa. L’impresa Cosmo ha aperto il cantiere nel tratto della nuova arteria compreso tra via Cavalleggeri e la Zermanesa in direzione est. Resta invece bloccato il tratto nord della bretella, dal Terraglio a via Cavalleggeri, che interessa la proprietà della “Fondazione Giuseppe Boldini” che ha presentato ricorso al Tar a tutela dell’area verde di pregio ambientale. Il presidente della Fondazione, Giorgio Boldini, ha chiesto che venga effettuato il Via (valutazione di impatto ambientale). Il contenzioso ha bloccato i lavori dalla primavera scorsa. Il progetto di completamento della tangenziale nord-ovest è stato finanziato dalla Provincia di Treviso con 9,5 milioni di euro. Il presidente Leonardo Muraro ha ribadito l’importanza di attuare l’opera viaria per migliorare la viabilità sia nel territorio di Mogliano che nell’area di Treviso sud. La procedente amministrazione moglianese aveva deciso di dirottare i mezzi pesanti da Mogliano a Mestre lungo la nuova bretella una portata a termine. Per questa soluzione si è sempre espresso anche il Comitato di quartiere Centro Nord presieduto da Paolo Foffano. Il completamento della tangenziale ha avuto però un iter procedurale travagliato.

(N.D.)

 

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