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Gazzettino – “Campagna soffocata dal nuovo Piano casa”

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26

gen

2014

L’alternativa al Piano casa regionale è nata a Venezia e i danni temuti non riguardano solo il centro lagunare, che rischierebbe di trasformarsi definitivamente in un insieme di alberghi, bed & breakfast, bar, ristoranti e negozi di paccottiglia, ma la stessa terraferma dove il centro potrebbe essere invaso da edifici di ogni genere e quel che rimane della campagna potrebbe diventare una periferia spalmata e anonima.

E non è una questione politica, sinistra contro destra, perché i sindaci che hanno dato mandato ai tecnici dell’Urbanistica veneziana di elaborare nuove proposte rappresentano tutti i colori del parlamento. Il Consiglio dei ministri che l’altro ieri ha deciso di impugnare il Piano casa della Regione, valido fino al 2017, lo ha fatto dunque sulla base della bozza di legge preparata a Venezia.

Il vicepresidente del Consiglio regionale, Marino Zorzato, ha annunciato che in settimana andrà a Roma ad affrontare la questione ma per il momento il Governo ha impugnato proprio quegli articoli segnalati dai tecnici veneziani e che riguardano in particolare il fatto che i sindaci non hanno più voce in capitolo sullo sviluppo del proprio territorio, la diminuzione delle tutele dal rischio idrogeologico e la semplificazione dei cambi di destinazione d’uso degli edifici; poi, invece, ci sono una serie di punti sui quali il Consiglio dei ministri ha concesso alla Regione alcuni giorni per apportare le modifiche richieste.

«I Comuni chiedono alla Regione di sedersi ad un tavolo e decidere assieme uno sviluppo vero del territorio – spiega l’assessore all’Urbanistica Andrea Ferrazzi -. Vogliono, insomma, essere coinvolti e, soprattutto, non può essere che valgano le stesse regole per ogni Comune, perché non si possono paragonare le esigenze di Venezia con quelle di Verona o di Treviso o di Pianiga. Dico nomi a caso solo per portare degli esempi ma ogni territorio ha specificità differenti che vanno valorizzate».

Per capire cosa chiedono i sindaci basta guardare a casa nostra: a parte il centro storico di Venezia e le isole, che con i cambi di destinazione d’uso “liberalizzati” corrono il pericolo di diventare parchi di divertimento per i turisti, i terreni agricoli di Mestre rischiano di essere invasi da case e casette.

«Il Piano regionale consente di poter costruire una nuova casa a chiunque, nel raggio di 200 metri, ne abbia già un’altra – continua Ferrazzi -. Si fa presto a capire come questo fenomeno di “gemmazione” consenta di riempire e soffocare le campagne».

E a Mestre città non andrebbe meglio: «L’abbattimento degli oneri di costruzione a prima vista può essere un bene per muovere il mercato immobiliare in crisi ma in realtà porta ad una densificazione pazzesca del centro urbano rendendolo invivibile».

 

Nuova Venezia – Il Governo impugna il Piano casa del Veneto.

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25

gen

2014

Ricorso alla Consulta. Il Pd: era prevedibile. Bond e Cortelazzo (Ncd): il centrodestra stacchi la spina 

L’assessore zorzato Sono pronto al dialogo ma questa manovra orchestrata dai sindaci di sinistra e da Zanonato danneggia i cittadini

VENEZIA – Il Governo ricorre alla Corte Costituzionale contro il Piano Casa del Veneto. Su proposta del ministro degli Affari regionali, Graziano Delrio, l’esecutivo di Letta ha deciso l’«impugnativa parziale» della legge voluta dal vicepresidente di Palazzo Balbi, Marino Zorzato, che autorizza nuovi ampliamenti in deroga, a scopo familiare, nelle abitazioni di proprietà. La scelta non è stata indolore e ha suscitato l’opposizione del ministro Maurizio Lupi (esponente del Nuovo centrodestra e punto di riferimento di Zorzato) che ha ottenuto un «approfondimento istruttorio» del caso. Il ricorso investe il mancato riconoscimento del ruolo dei sindaci nella programmazione urbanistica; i rischi edilizi per i centri storici; le perplessità tecniche -ambientali (rischio idraulico, altezza, sagome) circa gli ampliamenti abitativi concessi.

«Si è verificato ciò che non volevamo, ciò dimostra la testardaggine di questa Giunta che non ha voluto arrendersi neppure di fronte all’evidenza dell’incostituzionalità della norma che sottrae ai Comuni le loro competenze, il che la dice lunga circa l’atteggiamento centralistico e non rispettoso degli enti locali» il commento di Bruno Pigozzo (Pd) vicepresidente della commissione urbanistica che ieri aveva sorprendentemente anticipato l’iniziativa del Governo. Ora bisogna rimediare con urgenza, confrontandoci attorno alla nostra proposta di modifica del Piano».

«Disponibile ad ogni confronto sul piano tecnico, nel supplemento istruttorio intravedo una volontà di dialogo istituzionale da parte del Governo», ribatte Zorzato «ma non cambio idea sulle competenze dei Comuni: riconoscere loro un diritto di veto equivarrebbe a un danno per l’economia e le famiglie venete. Il Piano Casa ha salvato l’industria edilizia aiutando i piccoli proprietari senza alcun consumo ulteriore del suolo. I sindaci di Padova e Venezia, che insieme a Zanonato, hanno orchestrato questo attacco a una legge del Veneto, dovranno risponderne ai cittadini. Il ricorso, comunque, non invalida il Piano che resta perfettamente valido in attesa della sentenza».

Zorzato, nei prossimi giorni, sarà a Roma per un colloquio con Del Rio mentre Costantino Toniolo, l’alfaniano che presiede la commissione bilancio, punta il dito sul ministro Flavio Zanonato «mandante politico di un’operazione targata sinistra».

Ancor più dura, anzi furiosa, la reazione dei consiglieri del Pdl-Ncd: «La misura è colma. Chiediamo che le forze di centrodestra rimaste nelle cosiddette “larghe intese” stacchino la spina al Governo», le parole di Dario Bond e Piergiorgio Cortelazzo, capogruppo e vice a Palazzo Ferro-Fini «il Governo colpisce gli effetti benefici di una legge studiata per dare una risposta alle esigenze abitative dei veneti e alle giuste aspettative degli operatori edili, schiacciati da una crisi senza precedenti. L’esecutivo Letta si è assunto la responsabilità di bloccare investimenti per diversi milioni di euro sulla base di suggestioni e mere strumentalizzazioni partitiche. Così si soffoca non solo la nostra economia, ma anche la nostra autonomia legislativa in un settore, quello urbanistico, principalmente regionale»; ancora: «Questa mossa portata avanti con irresponsabilità dal Pd doveva essere bloccata dai ministri del centrodestra senza se e senza ma e invece in nome delle larghe intese si è asfaltato il diritto di una Regione a provvedere per i suoi cittadini e le sue categorie. E’ prevalsa la menzogna di chi ha sventolato spauracchi speculativi inesistenti».

Nota finale. Il Piano non è stata l’unica legge veneta a finire nel mirino del Consiglio dei ministri: analoghe impugnazioni sono state decise per la legge che sopprime Ferrovie Venete srl, Immobiliare Marco Polo, Società Veneziana Edilizia Canalgrande spa, Terme di Recoaro spa e recede dalla partecipazione alla Società l’Autostrada Alemagna; per il rendiconto finanziario regionale 2012 e per alcuni articoli della finanziaria 2009.

Filippo Tosatto

 

Gazzettino – Veneto, impugnato il Piano casa.

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25

gen

2014

Il Governo: legge parzialmente illegittima. Duro scontro a Palazzo Chigi tra Pd e Ncd. Bond e Cortelazzo: «Staccare la spina al premier Letta»

LO STOP – Poca tutela del paesaggio, consumo del suolo, poteri tolti ai sindaci: queste le criticità del Piano

Casa Ter contestate al Veneto

Il Piano Casa Ter del Veneto finisce sul banco della Corte costituzionale. Ma con la bocciatura “parziale” della legge regionale che consente ampliamenti delle abitazioni anche contro il parere dei sindaci, si è consumato un durissimo scontro a Palazzo Chigi tra Pd e Nuovo centrodestra. Da Roma raccontano di venti minuti di aspro confronto, con i democratici che volevano bocciare la legge e gli esponenti del Ncd che la difendevano. Nomi e cognomi li ha fatti in tarda serata Costantino Toniolo, consigliere regionale Pdl-Ncd: «Maurizio Lupi e Flavio Zanonato si sono confrontati con veemenza!». Alla fine la legge è stata “parzialmente” impugnata. Dure le reazioni in laguna: «Bisogna staccare la spina al Governo Letta», hanno chiesto il capogruppo e il vice del Pdl veneto Dario Bond e Piergiorgio Cortelazzo.

A chiedere l’impugnazione del Piano casa Ter è stato il ministro per gli Affari regionali Graziano Delrio. La motivazione, come recita il comunicato stampa emmesso in serata da Palazzo Chigi, è che alcune norme della legge approvata in Veneto lo scorso 29 novembre ed entrata in vigore il giorno successivo, contrastano con gli articoli 3, 9, 97, 117 e 118 della Costituzione. Come già aveva anticipato l’Ufficio per l’esame di legittimità della legislazione regionale – che lunedì scorso aveva chiesto chiarimenti alla Regione Veneto – il Piano Casa Ter presenta criticità su più fronti: soprattutto, toglie potere ai sindaci e non rispetta la normativa sulla tutela paesaggistica. Ma evidentemente le spiegazioni mandate a Roma dal segretario generale della programmazione Tiziano Baggio, non hanno convinto.

Durissimi Bond e Cortelazzo: «La misura è colma. Chiediamo che le forze di centrodestra rimaste nelle cosiddette “Larghe Intese” stacchino la spina al Governo», hanno detto il capogruppo e il vice del Pdl in consiglio regionale (occhio: adesso il gruppo è tornato a chiamarsi Pdl, non più Pdl-Ncd come era stato deciso dopo che quattro consiglieri avevano fondato il gruppo di Forza Italia). Bond e Cortelazzo hanno rincarato: «Questa mossa portata avanti con irresponsabilità dal Pd doveva essere bloccata dai ministri del centrodestra senza se e senza ma». La conclusione («Questo Governo non sta facendo l’interesse dei veneti») suona anche come un messaggio al vicepresidente Marino Zorzato, il “padre” del Piano casa nonché l’alfiere del Ncd in Veneto. Zorzato, però, non è sembrato troppo preoccupato: «L’impugnazione non blocca il Piano Casa. Se e quando la Consulta dovesse bocciare alcuni articoli, l’effetto si avrà solo da quel momento». Costantino Toniolo si è detto convinto che Zorzato risolverà la faccenda: dopo aver detto che i «mandanti» dell’impugnazione sono «i sindaci di centrosinistra» visto che a sostenere lo stop sarebbe stato Zanonato, mentre «a difendere la nostra legge» ci ha pensato Lupi, Toniolo annuncia che Zorzato «la settimana prossima sarà a Roma a risolvere il problema».

Come, non si sa. Per il Pd l’unica via è cambiare la legge, approvando quella presentata da Bruno Pigozzo. Che dice: «Questa vicenda dimostra la testardaggine di questa Giunta che non ha voluto arrendersi neppure di fronte all’evidenza della incostituzionalità della norma che sottrae ai Comuni le loro competenze». Soddisfatto l’assessore all’Urbanistica di Venezia, Andrea Ferrazzi: «Dopo l’incontro dei sindaci qui in laguna ho predisposto l’atto di indirizzo per la giunta che poi è stato mandato al ministro Delrio».

Alda Vanzan

 

Gazzettino – Mestre. Favorita, mai piu’ dormitorio.

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25

gen

2014

Varato dalla Giunta il piano che trasformerà il quartiere ora diviso dal Terraglio

Verranno costruiti tra i 150 e i 200 appartamenti ma il quartiere che sorgerà avrà qualche migliaio di abitanti perché, grazie ad una o due rotatorie e ad una nuova piazza, la parte Est e quella Ovest della Favorita verranno finalmente riunite e sarà sanata la frattura determinata dal Terraglio. Ieri, dunque, la Giunta comunale, su proposta dell’assessore all’Urbanistica Andrea Ferrazzi, non ha approvato solo un semplice piano edilizio. La delibera varata, infatti, dà il via libera al Pcp della Favorita, ossia al Piano di coordinamento preventivo per l’intero quartiere.

La storia di questo parto è lunga ben più di nove mesi, è da anni che la famiglia Maccatrozzo proprietaria di una serie di terreni a Est del Terraglio, nella zona della piscina e della palestra, ha ottenuto dalle Amministrazioni precedenti il diritto di costruire: una C2RS il cui Piano di lottizzazione era stato approvato dalla Giunta il 25 marzo 2010 e un Peep ancora più antico. Su queste lottizzazioni sono state presentate l’osservazione di un cittadino e un parere favorevole ma condizionato della Municipalità del centro: si lamentavano carenza di infrastrutture a servizio delle attività pubbliche, di viabilità, di parcheggi e di verde pubblico.

Ebbene, la delibera approvata ieri ha tenuto conto di tutti i problemi sollevati e ha modificato il progetto originario. Il privato ora potrà costruire 6 mila metri quadrati in meno di quelli consentiti dal Prg del 2004 (in tutto ha a disposizione 28 mila metri quadrati), dovrà realizzare condomini piccoli e integrati con le tipologie delle case esistenti, e soprattutto investirà 7 milioni di euro (tra beneficio pubblico e opere di urbanizzazione) per fare la rotatoria (o le rotatorie), un’area verde attrezzata di 23 mila metri quadrati, un bosco di 19.500 metri quadrati, 5489 metri quadrati di parcheggi (per circa 220 posti auto) a servizio di piscina, palestra e scuole (inoltre, naturalmente, costruirà i parcheggi per i nuovi edifici), una piazza da 2500 metri quadrati, poi dovrà abbattere il centro civico e l’ufficio postale e costruirli nuovi attorno alla piazza (e non più lungo il Terraglio); inoltre ci saranno 900 metri quadrati di strutture destinate ad ospitare negozi di vicinato. Chi andrà ad abitare lì e chi già ci vive, insomma, non avrà più un dormitorio tagliato in due dal Terraglio ma un quartiere con tutta una serie di servizi a disposizione: scuole (nido, materna e media), negozi, centro civico, Poste, piscina e palestra. Via Penello smetterà di essere il collo di bottiglia che consente l’accesso al centro sportivo e alle case della zona e diventerà una strada pedonale.

Maccattrozzo attendeva l’approvazione della delibera per realizzare subito un parcheggio temporaneo che risolverà i problemi di congestione legati al fatto che, essendo diventato un centro di riabilitazione regionale per disabili, il centro sportivo è super affollato. Per il resto la delibera dovrà essere approvata dal Consiglio comunale, dopodiché gli uffici tecnici comunali prepareranno i piani attuativi. Probabilmente, insomma, entro un anno potrebbero partire i lavori. E per prima cosa il privato si è impegnato a realizzare le opere di interesse pubblico.

 

LE CRITICHE – Contrari all’aumento di cubatura

IL PROGETTO – Aree attrezzate, park e un bosco. Il progetto proposto dall’assessore Ferrazzi prevede un parcheggio, un’area verde attrezzata, servizi e un bosco di quasi due ettari.

VIABILITÀ – Una rotatoria unirà le aree Est e Ovest

EDILIZIA – Da costruire fra i 150 e i 200 appartamenti

LETTERA DEI RESIDENTI – Ma c’è anche chi si oppone  «Il Comune fermi tutto»

C’è chi non vuole la nuova lottizzazione della Favorita. Sei abitanti della zona, impegnati a vario titolo nei comitati a difesa dell’ambiente e del territorio, hanno scritto una lettera all’amministrazione comunale chiedendole di «esercitare tutte le azioni possibili per evitare questa nuova lottizzazione che consuma altro suolo della nostra città, verificando quali siano i diritti effettivamente acquisiti dal proponente».

I diritti, da quanto si è capito, sono acquisiti da vari anni e ormai non c’è più nulla da fare. Per questo i sei firmatari giudicano l’operazione un nuovo ricatto «come gli altri posti di volta in volta dall’amministrazione regionale o da quella comunale. Accade oggi per l’area Maccatrozzo, è accaduto ieri, e probabilmente accadrà domani, per tutta l’area AEV Terraglio».

I permessi, dunque, sono stati concessi da tempo e Diego Saccon, Angelo Pistilli, Antonino Stiná, Chiara Carraro, Dina Carraro con Giuseppe Mian, affermano che «non si capisce il motivo dato che stravolgono un territorio che ha una sua caratteristica particolare, di campagna semiurbana, a fronte di investimenti immobiliari di incerta efficacia».

E a proposito di investimenti, i sei cittadini scrivono che dovrebbe essere l’amministrazione comunale a realizzare parcheggi e viabilità decente, senza aspettare di ottenerla grazie ad uno scambio con i privati: nuovi condomini che si aggiungono alla marea di alloggi invenduti, in cambio di infrastrutture pubbliche necessarie.

(e.t.)

 

Nuova Venezia – Mestre. Alla Favorita 210 nuovi appartamenti

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25

gen

2014

Peep e lottizzazione in area Maccatrozzo, piano approvato. Al quartiere vanno piazza, centro civico e tanto verde

Approvato ieri in giunta comunale il programma di coordinamento preventivo che porterà sul Terraglio, vicino al polo scolastico e sportivo di via Penello, un nuovo quartiere, con 210 appartamenti per 633 abitanti teorici, una nuova piazza e un nuovo centro civico e 5.400 metri quadri di parcheggi (220 posti auto). Un lungo lavoro degli uffici dell’Urbanistica, illustrato dall’assessore all’Urbanistica Andrea Ferrazzi con il direttore Oscar Girotto e il dirigente Luca Barison, arriva in porto dopo mesi di confronto con la società “La Favorita Marocco”, di proprietà della famiglia Maccatrozzo che detiene i terreni attorno a via Penello. I diritti edificatori sono acquisiti da tempo, i campi di mais attuali sono destinati a lasciare il posto ad un nuovo quartiere ma i vecchi progetti sono stati uniti e rivisti per rivitalizzare una zona che ha tante difficoltà, specie la carenza di luoghi di aggregazione e poche nuove famiglie. Tre assemblee, le ultime la scorsa settimana, hanno accompagnato il lavoro dell’Urbanistica. Si riduce la cubatura: il Peep perde 6 mila metri quadri (20 mila metri cubi) e viene unito ad una lottizzazione (C2rs) approvata nel marzo 2010. Rispetto al vecchio Prg, da una cubatura arrivata nel 2004 a 34 mila metri cubi si torna a 28 mila. Cresce il verde che i privati passano al Comune: 23 mila metri quadri di verde attrezzato (5 campi da calcio) a ridosso di scuole e piscina e al posto delle case Peep e un bosco di 19.500 metri quadri, regalato dai privati, a ridosso della ferrovia per Treviso. E opere di beneficio pubblico, stimate in quasi 3 milioni di euro. Si partirà non dalla costruzione delle case, spiega l’assessore all’Urbanistica Andrea Ferrazzi, ma dalle opere per la collettività. «Nell’area della C2rs sarà costruito il nuovo centro civico con ufficio postale e sarà abbattuto quello vecchio. Il nuovo centro civico troverà posto all’interno di una piazza che è spostata rispetto al vecchio piano più internamente (2.500 metri quadri) e dotata di parcheggi». Scompare la vecchia viabilità con il pericoloso incrocio a T verso il Terraglio e arriva una nuova viabilità poco oltre con due rotatorie di collegamento alla statale. Ora il programma va al voto del consiglio comunale, poi i nuovi strumenti attuativi con cantieri dal 2015. Al piano terra del nuovo centro civico troveranno posto circa 900 metri quadri di negozi. Ci guadagna anche la vicina parrocchia che in cambio dell’uso di una parte di terreni per la viabilità di cantiere, otterrà spazi per le attività dei giovani della zona. «Il proprietario delle due aree interessate aveva acquisito dei diritti edificatori da lungo tempo. La C2rs è stata adottata nel marzo 2010 e nell’esaminarla abbiamo tenuto in considerazione sia l’unica osservazione pervenuta sia le richieste della Municipalità. Il Peep risale a decenni fa e può essere attuato da subito dal privato al 70 per cento mentre il restante 30 per cento è destinato a gara», dicono i tecnici. «Con questo programma la Favorita ottiene quello che non ha finora avuto: una piazza, un centro civico, spazi per parcheggi. I vecchi piani, disarticolati, producevano un impatto negativo sul’area mentre un piano coordinato evita ogni impatto sulla Favorita», dice l’assessore. Anche i privati hanno collaborato con l’aiuto dello studio Mocci e Zanetti. Puntano ora su costruzioni di massimo tre piani per alloggi a basso costo ed alta efficienza energetica, destinati all’edilizia convenzionata «di cui c’è grandissimo bisogno in città».

Mitia Chiarin

 

PROTESTE DEI RESIDENTI

«Una campagna urbana che bisogna preservare»

Il programma per la Favorita, però non piace a tutti. «Chiediamo che l’amministrazione si impegni a risolvere alcuni problemi che non possiamo credere possano essere legati esclusivamente alla realizzazione dell’intervento nell’area Maccatrozzo: parcheggi a servizio della polisportiva Terraglio, di Fisiosport e della scuola, la sistemazione dell’area retrostante la Chiesa di Santa Maria del Carmelo», scrivono un gruppo di cittadini della zona, volti noti alcuni per la militanza nel Pd o in associazioni del territorio.

Il malcontento nasce dalla sensazione di trovarsi di fronte all’ennesimo progetto urbanistico inevitabile perché basato su diritti acquisiti dei costruttori, scrivono in una lettera al giornale Diego Saccon, Angelo Pistilli, Antonino Stiná, Chiara Carraro, Dina Carraro, Giuseppe Mian. Dopo le lamentele per la crescita dell’area Aev Terraglio, ora si teme l’impatto dello sviluppo nell’area Maccatrozzo.

«Un luogo che oggi è di fatto campagna urbana, di gran pregio ambientale e paesaggistico. Ci viene detto che il proponente ha maturato diritti di eseguire tale intervento e che l’unico spazio rimasto sia una mitigazione di quanto previsto, nel tentativo di portare a casa qualche beneficio per la comunità. Ma», scrivono, «siamo preoccupati perché stante le condizioni economiche, non solo della nostra città, e la precarietà ambientale della città e del nostro territorio, non si capisce il motivo per cui siano stati concessi i permessi a stravolgere un territorio, che ha una sua caratteristica particolare, di campagna semiurbana, a fronte di investimenti immobiliari di incerta efficacia. Non ci sembra di rilevare in città una tensione abitativa tale da richiedere la realizzazione di nuove abitazioni». I cittadini, quindi, chiedono al Comune di «evitare questa nuova lottizzazione verificando quali siano i diritti effettivamente acquisiti dal proponente questo intervento, l’ennesimo volto a consumare suolo nella nostra città». E si chiede un confronto istituzionale con sindaco e assessori.

(m.ch.)

 

IL SORPASSO

Ben 2,80 euro per percorrere 20 chilometri, il pedaggio da Padova a Mestre è aumentato del 350%

di Paolo Tessadri, “Il Fatto Quotidiano”, 22 gen. 2014

È forse il tratto autostradale più caro al mondo: 2,80 euro per percorrere 20 chilometri. Dal primo gennaio 2014 il pedaggio da Padova a Mestre è aumentato del 350 per cento. Un salasso per i pendolari con la conseguenza che le auto hanno intasato le strade statali e comunali. Spesso gli aumenti sono dovuti agli stipendi d’oro o per pagare debiti o una gestione scellerata dei concessionari autostradali.

Ilario Simonaggio, segretario della Cgil trasporti del Veneto ha fatto i conti in tasca ai signori dell’asfalto. “In Veneto per 300 chilometri abbiamo avuto, sino a pochi anni fa, 150 consiglieri di amministrazione, spalmati su sei società”. Non che la situazione sia migliorata di molto. Da sei società ora sono calate a cinque in attività, perché il tratto Venezia-Padova è stato inglobato dalla Cav, la Concessioni autostradali venete, che gestisce il Passante di Mestre. Intanto il suo ad, Lino Brentan, è stato condannato in primo grado a quattro anni per corruzione. Per gli inquirenti, l’ad spezzettava gli appalti per non dover fare la gara e affidava i lavori direttamente alle imprese, in cambio di mazzette. Non che sia andata meglio alla Mantovani, una delle più grandi imprese edili italiane e costruttrice del Passante di Mestre. L’ad Piergiorgio Baita, soprannominato “Mr. Appalto”, è finito in manette con Claudia Minutillo, ex segretaria di Giancarlo Galan. Ha già patteggiato a un anno e dieci mesi per frode fiscale e ora i magistrati sono sulle tracce dei fondi neri. Tuttavia la società autostradale Venezia-Padova non è stata sciolta e ha presentato, in consorzio con altre imprese, il progetto per la costruzione di altre due autostrade: la Nogare-Mare Adriatico e il traforo delle Torricelle a Verona. Sempre con la finanza di progetto: le società private ci mettono i soldi per la costruzione in cambio ottengono una concessione anche quarantennale e con i pedaggi ripagano i debiti e fanno profitti. Così si sta costruendo la Pedemontana Veneta, una superstrada a pagamento. Mentre attende la cosiddetta Romea commerciale, un corridoio autostradale da Orte, nel Lazio, fino a Dolo (Venezia), un’opera da 9,8 miliardi di euro e 396 chilometri. Arteria contestata da agricoltori e ambientalisti. È un’opera inutile e dannosa, dicono: dal 2007 il traffico è diminuito del 30 per cento sulle reti autostradali italiane. Però il Cipe ha dato via libera al progetto preliminare. Alla fine, le società autostradali nel Nord-est saranno più prima. Ma chi deve tirarsi fuori dai debiti è la Brescia-Padova, la Serenissima. Sommersa dai debiti per aver creato decine di società fallimentari, la società incassa un milione di euro al giorno di pedaggi ma ha un buco di centinaia di milioni. Gli ex vertici di Serenissima e della controllata Serenissima Costruzioni sono indagati dalla Direzione distrettuale antimafia di Venezia: il sospetto è che abbiano seppellito materiali pericolosi e fanghi inquinanti sotto l’asfalto. Ormai la Serenissima non è più governata da Comuni e Province: quasi tutte le azioni pubbliche sono state vendute e l’azionista di maggioranza è Intesa Sanpaolo, in società con Astaldi costruzioni, Gavio e Mantovani.

Non è un mistero che Intesa e Gavio siano interessate a costruire e a gestire nuove e vecchie autostrade, soprattutto in vista dell’Expo 2015 a Milano. Ma le rogne, per Serenissima, non sono finite. Finora ha avuto il prolungamento della concessione fino al 2015, ma per ottenerne una nuova occorre che si passi alla realizzazione della Valdastico Nord fino a Trento. Ma i trentini non vogliono quell’autostrada.

 

Alleanza in chiave europea tra il notabile ex andreottiano e il ministro lombardo. Un asse politico corroborato da interessi comuni che agita le truppe cielline e spacca il partito di Alfano in Piemonte. Ma l’intesa viaggia spedita sulla Orte-Mestre

Viaggia ad altissima velocità, lungo i 396 km dell’autostrada Orte-Mestre l’accordo per le Europee  tra l’europarlamentare Vito Bonsignore e il ministro ai Trasporti Maurizio Lupi. I due pezzi da novanta del Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano sarebbero ormai pronti a correre a braccetto nella corsa per Bruxelles (gli elettori potranno indicare fino a tre preferenze) attraverso un asse che poggia su una comune visione politica sorretta dalla mastodontica opera pubblica da quasi 10 miliardi di euro che il ministro ha recentemente sbloccato, la cui progettazione è stata affidata alla Gefip, la holding dell’ex notabile andreottiano in Piemonte.

I due si preparano a condurre una battaglia difficile per Ncd, che dovrà raggiungere il quorum del 4% a livello nazionale per ottenere una rappresentanza nel Parlamento Europeo, ma che hanno deciso di combattere insieme, anche per arginare i tanti competitor che non aspettano altro di rosicchiare consensi nei rispettivi feudi. Da una parte Bonsignore, ex Udc poi Pdl, vicepresidente Ppe uscente, vuole consolidare la propria golden share su un partito che in Piemonte vive giorni di grande apprensione, anche a causa delle note vicende che hanno coinvolto Palazzo Lascaris e piazza Castello, il ministro, per contro, cerca di rafforzarsi a Milano e affrancarsi definitivamente dall’ombra dell’altro uomo forte di Comunione e Liberazione, ovvero Roberto Formigoni, governatore della Lombardia per tre mandati, oggi con un’immagine fortemente ammaccata dalle inchieste della magistratura che lo hanno costretto alle dimissioni. Anche perché, pare, Lupi continui a coltivare il sogno di sostituire Giuliano Pisapia a Palazzo Marino e riportare il Comune di Milano sotto le insegne del centrodestra. Sullo sfondo l’eterna lotta tra i due galletti ciellini per conquistare la leadership del movimento.

Ma questa alleanza, al momento ancora in itinere, sta agitando non solo la galassia degli eredi di don Giussani – sia Giampiero Leo sia Silvio Magliano non sono proprio estimatori storici di “Bombo” -, ma anche e soprattutto nel Ncd piemontese. Le mosse di don Vito da Bronte stanno creando più d’un malumore all’interno dell’esigua truppa degli alfaniani piemontesi al punto che i due assessori regionali Michele Coppola e Claudia Porchietto, hanno platealmente disertato la riunione organizzata nel quartier generale di via Piffetti dall’eurodeputato, con un ospite d’onore come Giuseppe Scopelliti, governatore della Calabria e coordinatore dei circoli di Ncd in Italia. Entrambi imputano al coordinatore regionale e numero uno alla Camera Enrico Costa di essersi troppo appiattito sulle posizioni di Bonsignore, di avergli consegnato le chiavi di casa, anzi addirittura di aver messo la sede del partito addirittura in casa del capataz: delegando alla sua oliata macchina l’organizzazione del partito sul territorio.

link articolo

 

INTERRROGAZIONE DI CENTENARO: «IL SINDACO CHIARISCA»

«Si faccia chiarezza in merito all’effettiva necessità di realizzare il by pass di Campalto». Dopo la presa di posizione del Comitato By pass, che saputo dell’abbandono da parte di Save del progetto del Quadrante di Tessera ha immediatamente chiesto l’accantonamento, dal momento che tra le due opere c’è stretta connessione, anche del progetto della mini tangenziale di Campalto, è ora la volta del vice presidente del consiglio comunale Saverio Centenaro, che ha presentato un’interrogazione al sindaco Giorgio Orsoni per porre all’attenzione del primo cittadino le medesime perplessità sollevate dal comitato campaltino.

«Con l’abbandono dell’interesse di Marchi/Save dal Quadrante di Tessera – scrive il consigliere del Pdl – viene meno la primaria necessità del by-pass di Campalto, in quanto ritenuto strategico allo sviluppo di Tessera. Sviluppo più che mai rientrato sia a causa della crisi economica, quanto per il disinteresse  di investitori e per la crisi e conseguente cessione del Casinò. Poichè su questa questione è necessario fare chiarezza sulla necessità di mantenere in essere questa opera – prosegue Centenaro – anche alla luce dell’effettiva prospettiva di espansione urbanistica di Campalto, si chiede al sindaco di sapere sulla scorta di quali certi presupposti di espansione urbanistica ritiene ancora indispensabile il by pass di Campalto, per avere conferma se l’iter del progetto rispetta tutta la normativa vigente e se davvero risulta non indispensabile la redazione della Valutazione Ambientale Strategica».

(Mau.D.L.)

 

Gazzettino – Piano casa, frenata del Governo

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24

gen

2014

VENETO – I ministeri Cultura e Ambiente hanno riscontrato criticità nella legge regionale e chiesto chiarimenti

Le contestazioni: eccessivo consumo di suolo e Comuni penalizzati. Oggi esame a Palazzo Chigi

Il Piano Casa Ter della Regione Veneto oggi potrebbe essere impugnato dal Governo davanti alla Corte costituzionale. Tante le “criticità” riscontrate nella legge 32 dello scorso novembre da due ministeri – Beni attività culturali e Ambiente – e riferite lunedì scorso a Venezia dall’Ufficio per l’esame di legittimità della legislazione regionale. L’impugnazione dipenderà da come saranno valutate le controdeduzioni inviate mercoledì dal segretario generale della Programmazione della Regione, Tiziano Baggio. Ma l’aspetto curioso è che di questo stop, Palazzo Balbi non ha fatto parola: l’annuncio è arrivato dall’opposizione con una nota di Bruno Pigozzo (Pd). Così sintetizzabile: quelle di Palazzo Chigi sono le stesse nostre contestazioni.

Ecco le criticità messe per iscritto in tre cartelle dall’Ufficio del Dipartimento per gli Affari regionali.

Primo: in Veneto con il Piano Casa Ter si rischia di consumare ancora troppo suolo facendo solo del male ai veneti. “La possibilità consentita dalle disposizioni della legge regionale di continuare ad edificare, in deroga ai parametri dello strumento urbanistico comunale, non può avere quale riflesso che un ulteriore aumento del consumo del suolo, con una dispersione insediativa che diviene fonte di costo per le imprese e per i cittadini”.

Secondo: il Piano Casa Ter esclude interventi di ampliamento solo nel caso di pericolosità idraulica. Da Palazzo Chigi fanno notare che andavano escluse anche le aree connotate da “pericolosità idrogeologica”.

Terzo: i Comuni con il Piano casa Ter non contano più niente. Ma questo “svuotamento delle competenze in materia urbanistica” potrebbe violare l’articolo 118 della Costituzione”.

Quarto: obiettivo del Piano Casa dovrebbe essere la riqualificazione, ma le norme approvate in Veneto vanno ben oltre, al punto di “modificare l’assetto paesaggistico complessivo del suolo”.

E ancora: aver escluso dagli ampliamenti edilizi i centro storici “ma non anche le aree e gli immobili sottoposti a vincolo paesaggistico”.

E poi permettere di alzare i palazzi del 40 per cento finendo così “per cambiare l’architettura della città”, alterando “sensibilmente lo sky line del territorio”. Per non dire dell’eliminazione dell’obbligo di rispettare la sagoma esistente dell’edificio.

Insomma, quelli sollevati a Roma non sono dettagli. E Bruno Pigozzo, che con i colleghi del Pd giusto la settimana scorsa ha presentato una proposta di legge per correggere il Piano Casa Ter, non può che condividere l’intervento di Palazzo Chigi. «È proprio per le stesse osservazioni formulate ora dal Consiglio dei ministri che lo scorso novembre abbiamo contro il nuovo Piano Casa». Soluzioni? Pigozzo, vicepresidente della commissione Urbanistica, non ha dubbi: «La maggioranza prenda atto della proposta di modifica al Piano che abbiamo depositato e si proceda velocemente alla sua approvazione».

Una curiosità. Pochi minuti dopo la notizia dello stop romano data da Pigozzo, nelle redazioni è arrivato un altro annuncio: il convegno sul Piano Casa che lunedì ad Asiago vedrà come relatori il vicepresidente della Regione Marino Zorzato e il presidente della commissione Bilancio Costantino Toniolo. Per i geometri partecipanti, il convegno comporterà tre crediti formativi. Qualsiasi cosa dica oggi il Consiglio dei ministri?

 

Pigozzo (Pd) anticipa l’opposizione e il possibile ricorso del Consiglio dei ministri

Il vicepresidente Zorzato: «Operazione di partito contro l’economia e le famiglie»

VENEZIA – Scintille sul Piano casa del Veneto, finito nel mirino del Governo Letta. «Il Consiglio dei ministri ha formulato una serie di puntuali osservazioni sul testo legislativo regionale, individuando le maggiori criticità proprio nei nodi che noi del Pd avevamo sollevato in sede di discussione e che ci hanno indotto a votare contro», anticipa Bruno Pigozzo, vicepresidente della commissione Urbanistica a Palazzo Ferro-Fini. In effetti, l’esecutivo di Palazzo Chigi si riunirà oggi ma il democratico ne prevede le mosse: «Il Governo punta l’indice sul fatto che il Piano consente di continuare ad edificare in deroga ai parametri urbanistici comunali, con aumento ulteriore del consumo del suolo. Contemporaneamente, una delle obiezioni centrali che vengono da Roma mette in rilievo lo svuotamento delle competenze dei Comuni in materia urbanistica, cosa che potrebbe essere valutata come violazione dell’articolo 118 della Costituzione. Non da ultimo, si osserva che questo Piano contiene norme che non garantiscono una piena tutela sul versante paesaggistico». Morale della favola: si profila un’impugnazione davanti alla Corte Costituzionale che azzopperebbe il provvedimento…

«Noi non vogliamo affossarlo, resta uno strumento importante per il sistema economico veneto», commenta Pigozzo «ma l’unica via d’uscita è correggerlo con misure oculate e rispettose degli enti locali e del territorio, non basta una circolare di Zorzato per cambiare la legge, abbiamo presentato precise proposte di modifica, ci auguriamo vengano approvate rapidamente».

Irritata la reazione di Marino Zorzato, “padre” del Piano casa e vicepresidente della Regione: «Noto che il Pd è già informato su ciò che farà il Consiglio dei ministri, perciò si tratta di un’operazione di partito, magari concordata con i soliti sindaci di Venezia e Padova, non di una valutazione tecnica. Se ci sarà il ricorso alla Consulta, la sentenza arriverà tra un anno e mezzo, creando incertezza e disagi a decine di migliaia di famiglie: è questo l’obiettivo della sinistra? Il Piano, lo dicono le categorie, ha salvato 7 mila imprese edilizie e 11 mila posti di lavoro. Chi risponde del danno all’economia e ai cittadini?».

Restano i dubbi costituzionali sulla sottrazione ai sindaci delle facoltà di valutare l’impatto ambientale delle costruzioni e la loro coerenza rispetto alla programmazione comunale… «Non è così, un passaggio del Piano prevede esplicitamente la possibilità dei Comuni di opporsi ad ampliamenti incompatibili per volume, carico urbanistico o assenza di opere di urbanizzazione. L’Anci, infatti, non ha impugnato nulla. Chi danneggia il Veneto a scopi di propaganda ne risponderà ai cittadini».

Filippo Tosatto

 

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