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CASALE SUL SILE – «Dobbiamo aspettare altri 10 anni per sapere cosa c’è sotto l’ex mega discarica in via del Carmine?». Non molla la presa il comitato sorto a Conscio di Casale in difesa dell’ambiente e della salute dei cittadini. Ed è grazie alla loro pressante azione se nei prossimi giorni sono previsti i primi carotaggi del terreno dell’ex discarica.

Il terreno, di proprietà di Enrico Cerello, verrà sottoposto ad alcuni carotaggi eseguiti dalla ditta specializzata Chelab, di Resana, dopo l’accordo a cui sono giunti Comune, Provincia e lo stesso proprietario che pagherà le spese delle analisi.

Sono stati individuati i siti per i carotaggi e soltanto dopo avere in mano i risultati delle analisi il Comune potrà decidere se in quel sito è possibile realizzare un impianto a biogas.

Intanto, i residenti di via del Carmine protestano: «Vogliamo sapere se le falde fratiche sono state inquinate dalla montagna di ceneri industriali che sono accatastate nell’area da anni. Queste ceneri, nelle giornate ventose, vengono disperse nell’aria».

Sono state anche raccolte 3000 per avviare la bonifica dell’area sequestrata. La discarica era stata posta sotto sequestro nel 2002 dopo che è stata scoperta la presenza di rifiuti speciali non assimilabili al trattamento di materiali inerti. A distanza di 13 anni tutto è fermo.

(nd)

 

Gazzettino – Mira. Duecento chili di vongole vietate

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12

apr

2015

MIRA – Due pescatori abusivi finiscono nella rete del nucleo Natanti dei carabinieri

Sono stati bloccati lungo il canale Cunetta: avevano già dei precedenti

Il profitto innanzitutto, alla faccia dei colleghi pescatori che si comportano regolarmente e sui quali ricadono comunque conseguenze negative.

Eppoi nessuna remora di esporre i consumatori a possibili rischi per la salute a causa del potenziale contenuto di metalli pesanti, diossine o altre sostanze pericolose contenute nei molluschi.

I militari del Nucleo Natanti Carabinieri di Venezia hanno sorpreso nella giornata di venerdì scorso due pescatori abusivi con quasi 200 chilogrammi di vongole raccolte in zona vietata, precisamente lungo il canale Cunetta – Verto nord, in comune di Mira, adiacente al Canale dei Petroli di Marghera e molto vicino alla centrale idroelettrica di Fusina.

Nel corso dell’operazione predisposta con una motovedetta civetta e in abiti civili, i militari hanno sorpreso due persone di Chioggia già note per tale tipo di pesca abusiva, che con un barchino stavano raccogliendo molluschi in zona vietata per motivi igienico sanitari.

Con la classica attrezzatura chiamata «giostra» avevano già riempito diverse ceste con oltre 180 chilogrammi di vongole. I militari hanno identificato i due pescatori abusivi e li hanno successivamente accompagnati nella caserma di San Zaccaria, dove è stato loro notificato l’atto del sequestro dell’imbarcazione, dell’attrezzatura da pesca e del prodotto pescato abusivamente. I due chioggiotti sono stati deferiti all’Autorità giudiziaria per danneggiamento aggravato dei fondali lagunari. I pescatori sono due habitué. Ad ottobre del 2014 erano già stati «pescati» per l’identico motivo e sullo stesso posto. A febbraio e marzo di quest’anno erano nuovamente stati sorpresi sempre in zona, anche se non erano stati trovati in possesso di vongole pescate abusivamente. Le vongole sono state rigettate in acqua ancora vive.

Vittorino Compagno

 

Nuova Venezia – Discarica “benedetta” dalla legge

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10

apr

2015

Mira. Nel Testo unico per l’ambiente la pirite non è un rifiuto. La Corte Costituzionale boccia l’articolo

MIRA . Erano riusciti addirittura ad arrivare in Parlamento, dove era stata approvata un norma, all’interno del Testo unico per l’ambiente, con la quale si declassavano da rifiuti a sottoprodotti le ceneri di pirite, che a tonnellate si trovavano e si trovano ancora stoccate sui terreni di Dogaletto della società milanese, con sede operativa a Este, “Veneta Row Material srl”. Terreni che stanno lungo la Romea.

Una norma inserita proprio durante le indagini veneziane che vedevano tra gli imputati, oltre al milanese Piergiorgio Sacco, il titolare della società proprietaria della discarica, che allora era la “Veneta Mineraria”, anche il dirigente del settore Ecologia della Provincia Alessandro Pavanato, colui che nonostante la pericolosità aveva autorizzato la società a stoccare le ceneri di pirite senza alcuna particolare precauzione.

Concluse le indagini, durante il processo il giudice, accogliendo una richiesta del pubblico ministero Giorgio Gava, aveva inviato gli atti alla Corte costituzionale, sollevando un quesito costituzionale sulla legittimità dell’articolo in questione.

In attesa della risposta, il processo si è concluso con la prescrizione e gli imputati sono stati prosciolti, ma alla fine la decisione della Corte, che ha bocciato quell’articolo ritenendolo anticostituzionale, ha permesso allo stesso pubblico ministero di avviare un nuovo procedimento per i reati di aver costituito un deposito incontrollato di rifiuti pericolosi, in pratica una discarica abusiva.

Nel frattempo infatti, nulla è cambiato se non il nome della società e il rappresentante legale: è finito sotto processo, infatti, Sergio Spinoglio per la “Veneta Row Material”. Ma le montagne di ceneri di pirite alte parecchi metri sono ancora allo stesso posto e hanno continuato a inquinare terreni, corsi d’acqua e falde sotterranee, come hanno spiegato due giorni fa alla giudice Bello i tecnici dell’Arpav e il proprietario dei terreni confinanti la discarica, Giuseppe Pavanetto. Si è costituito parte civile e ha raccontato che sul campo più vicino alla discarica l’erba si è seccata e non cresce più nulla. Ha sostenuto che più capi di bestiame delle sue stalle sono morti a causa dell’inquinamento e ha giurato di aver visto decine di gabbiani e di anatre appoggiarsi sulle montagne di ceneri e poi morire.

Marco Ostoich dell’Arpav ha spiegato che la pioggia provoca il dilavamento e la cenere di pirite, che contiene arsenico, cadmio, nichel e altri metalli pericolosi, finisce nel canale Finarda, che a sua volta scarica direttamente in laguna. Non solo, l’Arpav ha avviato anche un sondaggio per stabilire se le acque di falda, a varie profondità sotto la discarica, siano inquinate o meno e le prime risposte confermano una grave contaminazione.

Il terreno era stato posto sotto sequestro, ma in seguito alla dichiarazione della prescrizione nel precedente processo è stato restituito e nel frattempo la proprietà non ha speso un euro per risolvere il grave problema.

A spendere più di 700 mila euro è stato il Comune di Mira che infatti si è costituito parte civile per recuperare almeno quella cifra, ma quello sforzo non è bastato per smaltire migliaia di tonnellate di terre rosse e inquinanti che hanno cominciato a essere stoccate a Dogaletto dalla fine degli anni Sessanta, allora arrivavano direttamente dal Petrolchimico di Porto Marghera come scarti di produzione.

Giorgio Cecchetti

 

Nuova Venezia – I veleni di Dogaletto finiscono in laguna

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9

apr

2015

Mira. Nuova udienza e nuove verità al processo per la discarica di pirite. Marco Ostoich (Arpav): «Situazione indecente»

MIRA «La situazione a Dogaletto è indecente, c’è un deposito di tonellate di ceneri di pirite, un rifiuto pericoloso, che quando piove il dilavamento trasporta e disperde nei canali circostanti e tutto poi finisce in laguna». A raccontarlo, ieri in udienza risponderndo alle domande del pubblico ministero di Venezia Giorgio Gava, è stato il funzionario dell’Arpav Marco Ostoich. E nelle ceneri di pirite c’è l’arsenico, il cadmio, il ferro, il nichel e tanti altri materiali pesanti e pericolosi. Ha testimoniato anche Giuseppe Pivotto, un agricoltore che con i suoi terreni confina con la discarica e che con il Comune di Mira, la Provincia, la Regione, il ministero dell’Ambiente, il Wwf e Legambiente, si è costituito parte civile.

«Nel campo che confina con le montagne di pirite l’erba si è seccata e non cresce più», ha spiegato il contadino, «mi sono morte alcune mucche e con i miei occhi ho visto decine di gabbiani morti dopo essersi appoggiati su quelle montagne di terra rossa».

Sul banco degli imputati, per rispondere di aver costituito una discarica di rifiuti pericolosi che ha inquinato le acque e i campi circostanti a Dogaletto di Mira, e di getto pericoloso di cose c’è il milanese Sergio Spinoglio, di 70 anni. Stando alle accuse, la polvere di pirite, quando piove, viene trasportata dall’acqua nei fossi, nei vicini corsi d’acqua, in particolare scola nel canale Finarda, il quale a sua volta sversa l’inquinamento direttamente in laguna.

I fatti contestati all’anziano titolare della milanese «Veneta Row Mineral srl», che però ha sede operativa ad Este in provincia di Padova, vanno dal settembre 2011 a tutto il 2013.

Ieri, numerosi i testimoni, tra questi l’ex dirigente del comune Marina Pacchiani e il dirigente regionale Giovanni Artico, finito in carcere il 4 giugno dello scorso anno nell’ambito dell’inchiesta sulla corruzione per il Mose e per il quale alcune settimane fa la Procura ha depositato gli atti in attesa della richiesta di rinvio a giudizio. Per conto della Regione Artico aveva seguito gli incontri per l’accordo di programma tra enti coinvolti e società che gestiva la discarica.

Incalzato dalle domande degli avvocati Roberto Chiaia e Arianna Tosoni ha sostenuto che alla fine l’accordo era saltato a causa dell’atteggiamento dilatorio dell’imputato. Prossima udienza prevista per il mese di settembre.

Il sito, accanto alla Romea e vicino alla laguna, in cui si trovano i depositi di ceneri di pirite nasce a metà anni Sessanta in piena attività di Porto Marghera. Le ceneri di pirite infatti, altro non sarebbero che scarti di lavorazione dell’area del Petrolchimico. All’epoca venne autorizzato un deposito temporaneo di ceneri di pirite che si trasformò in definitivo. Vennero portate fino ad un massimo di 1 milione e 200 mila metri cubi di ceneri, su un’area di 77 mila metri quadrati a ridosso della Romea. A metà degli anni Novanta parte delle ceneri, che seppur inquinanti hanno un valore nel campo dell’edilizia, vennero conferite a dei cementifici. Ne sono rimasti 750 mila metri cubi.

Giorgio Cecchetti

 

SCORZÈ/MARTELLAGO – Il comitato si è opposto per anni alla realizzazione della struttura autostradale

Giornata di lutto da parte del Comitato CappellaVive per l’apertura odierna del casello autostradale dopo anni di lavori e una spesa di decine di milioni.

«Asfalto a go-go disseminato di lampioni, viadotto chilometrico, rotatorie ogni 500 metri, acquitrini a iosa.» Scrivono in un comunicato i portavoce che avevano iniziato la loro battaglia ancora prima della costruzione del Passante Autostradale di Mestre- «70 milioni, in aggiunta a quelli del Passante per trasformare un’oasi degna di un parco naturale in asfalto, viadotti, rotatorie, acquitrini e smog».

A nulla è valsa la battaglia quasi trentennale, sin dal 1990, degli abitanti della piccola frazione di Scorzè per salvare una zona documentata oltre 1500 anni fa. Al suo posto il casello autostradale che occupa circa 30 ettari oltre agli svincoli sino a Martellago.

L’area è stata scavata in profondità anche 3-4 metri. Portato via il terreno buono, scrive il Comitato, per bonificare il parco di San Giuliano a Mestre.

Nell’area di Cappella, invece , sono arrivati migliaia di metri cubi di fanghi del vallone Moranzani velocemente asfaltati. E ora manca il terreno per le dune e i terrapieni per contenere le tracimazioni del Dese.

Senza parlare delle barriere di mitigazione ambientale per le quali pare che non ci siano più soldi. »

Renzo Favaretto

 

OGGI L’INAUGURAZIONE – Si attende il governatore Zaia ma anche la protesta dei comitati

GRANDI OPERE – Verrà aperto oggi al traffico dopo anni di lavori il nuovo casello autostradale di Martellago e Scorzè

MARTELLAGO – Tutto pronto per l’inaugurazione, oggi alle 12, e, a ruota, per l’apertura del casello di Martellago-Scorzè e della nuova viabilità di adduzione, «ulteriore passo per il completamento delle opere complementari del Passante» per dirla con Tiziano Bembo, presidente di Cav, che ha finanziato i lavori realizzati da Pdm.

Anche se sulla cerimonia, prevista nel piazzale di stazione a sud in corrispondenza della carreggiata est per Trieste, e a cui è atteso anche il Governatore Luca Zaia, incombono lo sciopero degli esattori Ugl e la manifestazione di protesta di CappellaVive e del Comitato Procomplanare, che sarà presente «per ribadire la contrarietà a un’opera esempio di spreco di danaro e di suolo agricolo e poco utile».

Giudizio opposto a quello del sindaco di Scorzè, Mestriner e di Martellago, Barbiero, che rileva anche come la nuova variante alla Sr 245 Castellana, lunga 5,4 km, con cui avviene il collegamento con la viabilità ordinaria, toglierà il traffico dal centro. A diamante rovesciato con semibarriere d’esazione a cavallo del Passante, la stazione è a elevata automazione: 6 le piste di entrata e 8 di uscita. Tra le opere spicca il cavalcavia sul Passante e sul Dese a 3 luci, lungo 480 metri.

(n.der.)

 

L’opera complementare al Passante è un bypass del centro abitato lungo due chilometri e mezzo

Il sindaco Conte ha criticato il costo di 11 milioni e chiesto alla Regione maggior impegno per i treni

Quarto respira con meno traffico

QUARTO – È stata aperta ieri la nuova circonvallazione Est di Quarto che sgraverà il centro dal traffico di attraversamento e dalle tante automobili dirette, specialmente in estate, verso le spiagge. Si tratta di un’opera complementare del Passante di Mestre, realizzata da Veneto Strade. Al taglio del nastro oltre alle autorità locali, in testa il sindaco, Silvia Conte assieme all’assessore alla Mobilità, Radames Favaro, hanno partecipato l’assessore regionale alle Infrastrutture, Marialuisa Coppola, l’assessore al Lavoro Elena Donazzan, l’assessore alla Caccia Daniele Stival e ancora il commissario prefettizio della provincia di Venezia, Castelli e il vicepresidente di Veneto Strade, Leonardo Muraro.

La circonvallazione est, che parte dalla rotonda di via Resistenza, sarà gestita dalla Provincia secondo l’accordo già siglato; al comune spetta invece la gestione della pista ciclabile. L’apertura permette di effettuare un riordino della viabilità, con il passaggio di alcune strade da provinciali a comunali, intervenendo con rallentatori e piste pedonali. Il palco è stato posizionato ai piedi della nuova rampa cavalcavia di via Claudia Augusta, l’antica strada romana. Il nuovo tratto stradale è lungo due chilometri e mezzo, si sviluppa interamente nel comune altinte e costituisce un bypass al centro abitato. Il costo è stato di oltre 11 milioni di euro, che si aggiungono all’altro pezzo dell’infrastruttura giù aperto. Un’opera attesa da molto, tanto che al taglio del nastro erano presenti anche l’ex sindaco, Loredano Marcassa e l’ex vicesindaco Gianni Bianchini.

Pungente il sindaco di Quarto e candidata in Regione, Silvia Conte, la quale ha apprezzato l’apertura, ma ha anche ricordato il costo molto alto e auspicato che d’ora in poi si pensi a dare anche maggiori servizi, vedi alla voce trasporto ferroviario. «C’è bisogno di un ripensamento di quello che vogliamo sia il Veneto futuro», ha esordito, «non solo grandi opere ma servizi».

Una frecciatina anche all’ex assessore Renato Chisso, «assessore alle infrastrutture e alla mobilità, ma di mobilità collettiva ne abbiamo vista ben poca. Abbiamo strade nuove, ma treni?».

Conte ha ricordato Nane Cristo, al secolo Giovanni Simoncin, l’anziano artigiano e artista 95enne costruttore stampi per la caccia amico di Hemingway che fu suo cliente di cui ieri si sono svolti i funerali, dedicando a lui l’impegno futuro per la tutela del territorio.

Sviluppo sostenibile e salvaguardia del territorio sono state anche le parole utilizzate da Muraro. L’assessore Coppola ha sottolineato come la circonvallazione est e in particolare il manufatto sopra la Claudia Augusta sia una sfida vinta dalla Regione, «un’opera concordata e condivisa con il territorio».

Marta Artico

 

Nuova circonvallazione. Addio code per il mare

Con il taglio del nastro di ieri mattina, Quarto d’Altino dice addio alle code in direzione mare. L’apertura dell’attesa circonvallazione Est, infatti, è scattata ieri, giusto in tempo per il fine settimana di Pasqua che darà il via alle fughe verso le spiagge, supplizio dei residenti della zona di viale Kennedy e Resistenza. Per l’inaugurazione, con la sindaca e gli assessori comunali sono arrivati a Quarto i rappresentati di Provincia, Regione e Veneto Strade.

«Questa strada è stata proposta dall’ex sindaco Marcassa come opera complementare al Passante – spiega la sindaca Silvia Conte – L’apertura arriva un po’ in ritardo ma siamo contenti di inaugurarla prima di Pasqua».

Chiede però di rivedere il modello di sviluppo: «Abbiamo visto realizzare molte strade, di cui non sempre sono chiari i benefici. Ora la Regione metta lo stesso impegno per migliorare i servizi di trasporto».

L’assessore regionale Isi Coppola ha illustrato nel dettaglio l’intervento, costato alla Regione circa 11 milioni di euro: il nuovo tratto stradale, lungo circa 2,5 chilometri costituisce un bypass al centro di Quarto collegando, attraverso l’intera rete di circonvallazioni, la viabilità legata al Passante e alla tangenziale con Portegrandi. «C’è sempre una grande attenzione per il rispetto dell’ambiente in cui si va a costruire – dice Coppola – In particolare per questa strada che incrocia via Claudia Augusta, dove sono venuti alla luce reperti straordinari. Si è lavorato anche sulla mitigazione per ridurre l’impatto visivo».

Ma la circonvallazione non piace a tutti. Lewis Trevisan, segretario della Lega, si fa portavoce della protesta dei commercianti altinati: «Sono preoccupati perché questa nuova strada dirotterà le auto direttamente verso Jesolo e porterà via quel poco che resta del commercio di via Roma».

Il primo tratto della nuova strada è in via Colombera, poi però continua attraverso i campi fino a «scavalcare» con un ponte via Claudia Augusta e sbucare su via Marconi. Nel progetto sono previsti anche tre tratti di pista ciclabile.

All’incontro era presente anche Cesare Castelli, commissario della Provincia (ente che prenderà in carico la strada), l’assessore regionale Elena Donazzan e Leonardo Muraro, vicepresidente di Veneto Strade. «Dobbiamo trovare il giusto equilibrio tra mobilità ed economia, nella salvaguardia del territorio» dice Muraro. Al termine dell’inaugurazione, don Gianpiero Lauro ha dato la benedizione alla nuova strada che è stata quindi aperta al traffico.

 

SPINEA – A Spinea, quest’anno, si proverà con la danza della pioggia. È ancora su qualche temporale in più che fa affidamento il comitato «Difesa Ambiente e Territorio» di Spinea che ieri ha commentato i dati sullo smog rilevati dalla centralina Arpav.

La settimana scorsa, infatti, è stata superata la soglia di legge di 35 giorni annuali di sforamento dei livelli di Pm10, che come spiega il comitato, rappresenta «quel bonus previsto dalla normativa in materia di inquinamento che, una volta superato, rende la città “fuorilegge” sullo smog».

Il 35esimo giorno è scattato il 24 marzo, martedì scorso, alla stazione di rilevamento di via Roma, che analizza la presenza di polveri sottili in una zona in cui il traffico supera i 10 mila veicoli al giorno (52 microgrammi di concentrazioni di Pmi 10 per metro cubo su un limite di 50). Solo due giorni più tardi rispetto al 2014, quando «il semaforo rosso» è scattato il 22 marzo.

«Notizia non proprio positiva per Spinea, considerando che il 2014 era stato un anno eccezionalmente negativo per lo smog e che solo grazie alle particolarissime condizioni climatiche e dei livelli record di pioggia non ha sfiorato la drammaticità» spiegano dalle pagine del blog del comitato.

Il Veneto è uno dei territori con maggiore inquinamento atmosferico a causa dell’alta concentrazione di traffico, attività produttive e di popolazione. E con 65 superamenti, lo scorso anno Spinea è risultata la terza città più inquinata della regione, tenendosi alle spalle anche una grande città come Padova. Il Comune è intervenuto con provvedimenti di limitazione del traffico e di contenimento delle temperature negli edifici pubblici e privati che resteranno validi fino al 30 aprile 2015.

(M.Fus.)

 

SCORZÈ – Mercoledì dopo mezzogiorno aprirà il casello del Passante Martellago-Scorzè e qualcuno non sarà contento. Quel qualcuno è il comitato Cappella Vive, tra i più critici verso questo progetto e ora ancora più insoddisfatto per quanto non è stato fatto.

«Inizieranno quei problemi che abbiamo denunciato», spiega il portavoce Vittorio Pellizzato, «inquinamento atmosferico e acustico che dovremmo sopportare oltre al traffico sulle strade ordinarie. Mancano le dune, le barriere fisse, gli alberi e avremo circa 45 mila metri quadri di acquitrini».

Un’opera da 70 milioni di euro. «Ora ci sarà solo asfalto» prosegue Pellizzato «laddove c’era un’oasi tranquilla e a ottobre si vedevano arrivare le oche selvatiche che sostavano e ripartivano. E poi era diventato l’habitat naturale per martin pescatori, picchi verdi e rossi, lepri, fagiani, volpi e tanta altra flora e fauna. Hanno trasformato una superficie del genere in una striscia di catrame, con viadotti, rotatorie, smog: poi si parla di qualità del territorio. Sono stati spesi 70 milioni di euro per asfaltare l’area verde di Cappella e Martellago, lì da 1500 anni».

Pellizzato punta il dito anche su come si sono svolti i lavori e agli interventi mancanti. «Nel cantiere» osserva «si è scavato altro terreno di grande pregio per portarlo altrove e si sono creati vasti acquitrini a nord del Dese. Perché tutto questo? Per contenere le acque erano previste delle dune lunghe 1200 metri e alte 5 ma manca il materiale per farle. Le barriere e la fascia boschiva? Mancano pure quelle».

Alessandro Ragazzo

 

MARCON – È stato ufficialmente consegnato ieri pomeriggio il cantiere per la seconda fase di pulizia dell’area dell’ex Nuova Esa alla ditta Cfm di Marghera. È stata così avviata la seconda fase dei lavori che prevede la rimozione di altri 410.000 chilogrammi circa di rifiuti di varia natura tra vernici, morchie, materiali chimici miscelati, la cui reale composizione si avrà dopo la fase di caratterizzazione, che dovrà essere preliminare al nuovo asporto.

Un intervento importante quindi che riguarderà l’allontanamento di una ulteriore tranche di materiale pericoloso, rispettando una scala di priorità elaborata ancora nel 2012 dall’Arpav e dai vigili del fuoco.

Sei mesi il tempo a disposizione. L’attività sarà meno complessa della prima fase di lavoro, terminata lo scorso 17 giugno con la partenza dell’ultimo carico di pentasolfuri, in quanto il materiale è stato già tutto messo in sicurezza e reinfustato. Presenti ieri alla consegna i responsabili di Veneto Acque, della Cfm e del Comune.

«Si tratta», ha commentato il sindaco, «di un altro importantissimo tassello verso la definitiva soluzione del problema».

(m.a.)

 

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