Nuova Venezia – Marcon. Via gli ultimi fusti velenosi. Nuova Esa pulita dai rifiuti
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18
giu
2014
Marcon. Sono state incenerite 86 tonnellate di pentasolfuro, ieri i camion ne hanno caricate altre 14. Il sindaco Follini: «Sito bonificato entro il 2014»
MARCON Ha lasciato ieri i cancelli dell’ex Nuova Esa di Marcon l’ultimo camion carico di fusti del nocivo “pentasolfuro di fosforo”, identificato come prioritario allo smaltimento da parte di Arpav e dal comando provinciale dei vigili del fuoco dopo l’incendio avvenuto nel giugno 2012. Ieri pomeriggio ad assistere all’evento erano presenti, tra gli altri, il sindaco di Marcon, Andrea Follini, assieme agli assessori alla Protezione civile e all’Urbanistica, Mauro Scroccaro e Guido Scroccaro, il sindaco di Mogliano, Carola Arena, il dirigente regionale settore Ambiente Alessandro Benassi e il direttore di Veneto Acque Alberto Vielmo. Attualmente sono state incenerite 86 tonnellate di pentasolfuro, suddivise tra l’impianto del gruppo Hera-F3 di Ravenna e l’impianto Mida di Crotone, dove sono diventate energia elettrica. Ieri pomeriggio di tonnellate ne sono partite altre 14, le ultime destinate al centro di smaltimento di Crotone che provvederà alla termodistruzione entro il 30 luglio per un totale di 100 tonnellate di pentasolfuro, tante ce n’erano all’interno del cosiddetto capannone“C”. «Si è giunti a questa positiva conclusione grazie anche ad aziende che hanno al loro interno personale altamente qualificato», spiega il Comune, «i dipendenti di Cfm Srl di Marghera, ditta che ha strutturato l’intera fase cantieristica, coadiuvati da Mauro Begato, un’attenta direzione lavori sotto il chimico ambientalista Stefano Raccanelli e la verifica del coordinatore alla sicurezza Francesco Chiacchiaretta, i quali hanno portato a termine un’operazione tutt’altro che facile. Gli stessi ora stanno seguendo anche la messa in sicurezza dei restanti rifiuti, la quale stabilizzerà il pericolo per l’incolumità pubblica ». Veneto Acque lavora per presentare alla Regione e ai Comuni di Marcon e Mogliano il piano di smaltimento per i restanti rifiuti. «L’obiettivo », spiega Follini, «è fare in modo che entro il 2014 il sito sia definitivamente pulito. Veneto Acque ha avuto sul groppone un intervento delicato, che ha svolto in modo esemplare. Adesso la messa in sicurezza continuerà fino a fine estate, poi si dovrà portare via il resto, fermo restando che a luglio ci sarà una nuova tappa in tribunale legata alla gestione del sito». I milioni a disposizione stanziati dalla Regione sono due, ne sono stati spesi circa 500 mila. «D’ora in poi, al contrario di chimiha preceduto», commenta il sindaco di Mogliano, Carola Arena, «ci saremo e saremo presenti nello spirito di collaborazione nel quale crediamo».
Marta Artico
Nuova Venezia – Marcon. Area Nuova Esa. Oggi vengono tolti gli ultimi fusti tossici.
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17
giu
2014
MARCON – Ci siamo. Questo pomeriggio alle 15.45 uscirà dai cancelli dell’ex Fornace di Marcon (ex area Nuova Esa) l’ultimo dei camion che in questi mesi, in diverse tranche, hanno avviato all’incenerimento il pentasolfuro di fosforo. Un momento importante per i cittadini e per l’amministrazione. I primi fusti di materiale pericoloso hanno iniziato a lasciare l’ex impianto di rifiuti speciali nel mese di aprile. Si conclude la prima fase di messa in sicurezza ed asporto rifiuti, avviata dalla Regione a mezzo della sua società Veneto Acque spa, sotto il controllo dei Noe dei carabinieri e della magistratura veneziana. I carichi in questi mesi hanno perso la via di Ravenna, dove si trova uno dei due centri di smaltimento, e la via della Francia, a seconda della dimensione dei fusti. Nest Ambiente srl, capogruppo di una cordata di imprese, si è data da fare proprio con i fusti dei pentasolfuro, per prepararli al viaggio verso i centri di smaltimento specializzati. Ora si porterà via quanto ancora all’interno e pianificherà cosa ne sarà del sito una volta liberato da tutto il materiale.
(m.a.)
Nuova Venezia – Mirano. Inquinato il laghetto dei Molini di Sotto.
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17
giu
2014
Mirano. Una chiazza di schiuma bianca ha impegnato per ore domenica notte vigili del fuoco e Arpav
MIRANO – Allarme ambientale domenica sera in pieno centro storico a Mirano. Alcuni residenti e diversi cittadini a passeggio nella zona di via Barche, molto frequentata soprattutto di sera, hanno notato della schiuma montare al bacino dei Molini di Sotto, subito dopo il salto d’acqua dell’ex opificio, oggi in rovina. Immediato l’allarme, con l’invio sul posto di vigili del fuoco, forze dell’ordine e tecnici dell’Arpav, l’Agenzia regionale per l’ambiente, che hanno avviato tutte le procedure per ridurre il possibile danno ambientale, cercando anche di individuare la fonte dell’inquinamento. Dalle prime indagini, l’episodio sarebbe simile a quello capitato a gennaio di un anno fa. Allora la comparsa di schiuma bianca al bacino delle Barche fu successiva allo sversamento di inquinanti registrato poco prima lungo il Rio Vernice a Noale, dunque a monte del bacino, poi arrivato ai Molini di Mirano attraverso il corso del Muson. Si scoprì poi che l’origine dell’inquinamento era uno sversamento accidentale di acque sporche provenienti da una ditta di detergenti, finiti nel corso d’acqua a causa di un guasto alle vasche di raccolta interne allo stabilimento. Domenica tecnici e soccorritori hanno subito prelevato alcuni campioni d’acqua dal bacino dei Molini, per analizzarlo ed escludere guai seri al fiume e all’ecosistema, attivandosi anche per individuare la fonte dei prodotti sversati ed eventuali responsabilità. Troppo tardi per intervenire con panne e prodotti assorbenti, si confida ora nel naturale assorbimento degli inquinanti, che sarebbero comunque in quantità inferiore rispetto a quelle del 2013. Tecnici e vigili del fuoco hanno lavorato per circa due ore ai margini della piazza, dalle 20 alle 22, sotto gli occhi incuriositi di decine di passanti e residenti. Il bacino dei Molini di Sotto in via Barche a Mirano.
Filippo De Gaspari
Gazzettino – Mirano. Chiazze di schiuma al bacino dei Molini.
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17
giu
2014
IL CASO – Chiazze di schiuma al bacino dei Molini. Il “fenomeno” fa arrabbiare i miranesi
MIRANO – Non è la prima volta che accade, ed è soprattutto questo ad aver fatto infuriare domenica sera moltissimi miranesi. Ancora una volta vaste chiazze di schiuma sono comparse in via Barche al bacino dei Molini di Sotto. Sullo specchio d’acqua c’era una grande quantità di liquido bianco: attorno alle 20 sono arrivati carabinieri, vigili del fuoco e tecnici dell’Arpav. La mente è tornata ad un anno e mezzo fa quando una ditta di detersivi e cosmetici con sede a Noale non riuscì a tamponare la fuoriuscita provocando anche la moria di un centinaio di pesci. Stessa storia? Certezze non ce ne sono, i tecnici sono al lavoro con analisi approfondite. Ieri si è attivata anche la Polizia Locale, la schiuma è scomparsa ma i liquidi inquinanti sono ormai diluiti nel Muson.
(g.pip.)
Gazzettino – Marcon. Nuova Esa, martedi’ parte l’ultimo camion di veleni.
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10
giu
2014
Martedì 17 giugno, alle ore 15.45, uscirà dall’ex stabilimento della Nuova Esa di Marcon l’ultimo camion carico di pentasolfuri.
Ad annunciarlo è stato lo stesso sindaco di Marcon Andrea Follini, più che soddisfatto di come sta procedendo l’opera di bonifica dell’area di via Fornace in cui, per anni, sono rimasti giacenti oltre seimila tonnellate di rifiuti, molti dei quali assai pericolosi.
I lavori per la rimozione dei pentasolfuri, la sostanza che Arpav e Vigili del fuoco hanno classificato tra le più pericolose per tipologia e stato di conservazione presenti nel sito, sono iniziati il 28 ottobre dell’anno scorso, grazie al cantiere messo in piedi da Veneto Acque Spa, per conto della Regione Veneto e attraverso il quale i rifiuti sono stati avviati agli impianti di smaltimento specializzati. La prossima settimana si concluderà, dunque, la prima fase dell’operazione risanamento dell’ex stabilimento, quella che gli amministratori locali, ma soprattutto gli oltre 15mila abitanti del territorio marconese, auspicavano da tempo. Ricordiamo che l’incendio scoppiato esattamente due anni fa nell’area dell’ex stabilimento provocò parecchia tensione tra gli abitanti del posto, perché i più ebbero in quel frangente consapevolezza, pur sapendo da tempo dell’esistenza di tale sito, di essere davvero vicini ad una «bomba» ad alto potenziale.
Fortunatamente, in quella circostanza, le fiamme si fermarono prima di intaccare le sostanze più pericolose, grazie anche al tempestivo intervento dei Vigili del fuoco, ma quell’episodio non lasciò nessuno tranquillo, tanto meno il sindaco e l’intero consiglio comunale di Marcon che hanno iniziato da subito a sollecitare l’avvio della bonifica.
Conclusa la prima fase, che verrà a costare all’incirca mezzo milione di euro, ci sarà, poi, da portare via anche quei rifiuti ritenuti meno pericolosi (plastiche, terre, copertoni, bombolette spray, idrocarburi, ecc..), ma pur sempre ingombranti. «Per allontanare ciò che rimane – ha spiegato il sindaco – utilizzeremo il milione e mezzo di euro che ancora ci rimane del finanziamento regionale, anche se sarà un’operazione che si potrà fare con più tranquillità trattandosi di rifiuti che non comportano rischi per la salute pubblica».
Mauro De Lazzari
Nuova Venezia – Mestre. Domenica in bici contro lo smog.
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3
giu
2014
La denuncia: «Mestre soffoca». Manifestazione del Cocit in difesa della salute
In città, anche se con toni e iniziative meno incisivi del passato, continua la preoccupazione per gli effetti nocivi dell’inquinamento, in particolare quello della tangenziale. Proteste che dopo l’apertura del Passante e l’addio alle targhe alterne si sono spente. Ma il direttivo del Cocit, coordinamento delle associazioni contro il traffico della tangenziale, continua a promuovere iniziative di sensibilizzazione. Domenica prossima 8 giugno si torna a manifestare sotto lo slogan di “Mestre soffoca”. Cocit ,Terraglio e Dintorni, Co.Bi.Ter e associazione “I Sette Nani” promuovono una pedalata ecologica, tra verde e cemento che partirà alle 16 da Forte Carpenedo e toccherà le zone più vicine alla tangenziale di Mestre (via Vallon, Borgo Forte, via Terraglietto e Terraglio, via Borgo Pezzana, via Bella, via Caravaggio e via del Gazzato) con arrivo verso le 17.30 al Parco Hayez alla Cipressina. Seguirà un dibattito organizzato dalle associazioni per informare i cittadini sull’impatto prodotto dallo smog della tangenziale sulla salute con l’illustrazione dei dati dello studio epidemiologico dell’Università di Padova, realizzato lo scorso anno. E si farà il punto su tante questioni, ancora aperte. Dall’impatto acustico (le barriere fonoassorbenti, denuncia il Cocit, sono «insufficienti e incomplete »; sulle opere di mitigazione previste dal progetto di tangenziale “verde”.
E ancora la necessità di ridurre il consumo di suolo in un’area come quella tra Terraglio e Zelarino che negli ultimi dieci anni ha vissuto una fortissima urbanizzazione con l’arrivo di numeri megastore e centri commerciali. Ela necessità, quindi, oggi di interventi di ricucitura urbana, emersi dal dibattito anche su lottizzazioni mandate avanti dal Comune, come quella in area Maccatrozzo. «Il nostro quartiere è un’area violentata da strade, ferrovie, canali che frammentano la struttura urbana e la vita dei suoi cittadini. La qualità della vita si ottiene anche riunendo ciò che oggi è spezzato », dicono le associazioni Al termine del dibattito, i cittadini potranno rimanere alla festa nel parco Hayez organizzata dall’associazione culturale “I Sette Nani”.
(m.ch.)
Nuova Venezia – Mira. Raccolte 15 tonnellate di rifiuti
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12
mag
2014
Pulizia della laguna, cavanisti al lavoro con 50 imbarcazioni e 130 persone
Oltre 50 imbarcazioni e 130 persone hanno dato vita ieri a Malcontenta, Dogaletto e Giare dalle 7 del mattino a sera alla quinta giornata di pulizia della laguna organizzata dall’Associazione Cavanisti e dai cacciatori in accordo con Veritas e il comune di Mira. Sono state raccolte 15 tonnellate di rifiuti di tutti i tipi: mobilio, cisterne, pneumatici, sacchetti di immondizia. Materiale per lo più depositato dai fiumi e dalle maree all’interno delle barene.
«È stato un grande un successo per la Giornata per la laguna», spiega per i cavanisti di Malcontenta e Giare il presidente Gianni Marchiori, «50 imbarcazioni con 130 partecipanti circa, hanno raccolto nei canali e nelle barene del comune di Mira e di Venezia (zona Moranzani e Fusina) circa 15 tonnellate di rifiuti abbandonati di tutti i tipi depositati in quattro cassoni messi a disposizione da Veritas. La raccolta è stata eseguita anche negli argini con trattori e carri. Tutte le associazioni presenti hanno collaborato in modo unitario mettendo a disposizione uomini e mezzi. Grande anche la partecipazione dei cittadini che hanno scoperto la bellezza della nostra laguna nelle aree di Giare Dogaletto e Malcontenta».
Soddisfatto il comune di Mira fra i promotori dell’iniziativa. «Proprio per la finalità che la anima, cioè la pulizia e la valorizzazione dell’ambienta lagunare», ha osservato l’assessore all’ambiente Maria Grazia Sanginiti, «la manifestazione è a pieno titolo inserita tra le iniziative che a livello europeo si stanno svolgendo in questi giorni. Si tratta di un riconoscimento importante per tutti i volontari che vi partecipano che ringrazio vivamente per il loro impegno». Con l’iniziativa specifica di ieri, l’Associazione Cavanisti ha aderito anche alla Prima giornata per la pulizia dell’Europa “Let’s Clean Up Europe!”. Si tratta di un progetto promosso dalla Commissione Europea.
Alessandro Abbadir
Nuova Venezia – Mestre “Stop a nuove superstrade”
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7
mag
2014
Duemila firme in Comune
Consegnate ieri al sindaco Orsoni contro la “Castellana bis” e il “Terraglio Ovest”
«Trenta aziende e l’ultima fetta di campagna rischiano di sparire, mobilitiamoci»
Si sono presentati in via Palazzo, ieri mattina, e hanno posizionato davanti al municipio di Mestre un allegro gazebo con balle di fieno, ortaggi prodotti dall’agricoltura biologica e un banchetto con pane, salame e vino rosso. Un pezzo di campagna, l’ultimo rimasto tra Venezia e Mogliano, riprodotto in centro a Mestre dal comitato “Zona Cemento Limitato” e l’associazione Difesa ambientale di Mogliano per ribadire il no alla previsione di realizzare due nuove super strade, la Castellana bis e il Terraglio Ovest. Duemila firme contrarie ai progetti sono state consegnate al sindaco Giorgio Orsoni davanti al municipio. Le due associazioni si erano già mobilitate nel 2011 con il risultato di «rimandare la realizzazione delle nuove strade e spostarle in linea progettuale dalla zona di via Gatta, a sud del Dese, all’area di via Tarù e di via Marignana, a nord del Dese; una beffa per quanti si erano invece schierati per la non realizzazione delle due nuove arterie stradali», spiegano. In terra veneziana non sono soli: contro i due progetti sono nati comitati anche a Zelarino e Trivignano legati in particolare al Partito Democratico, che governa la città con Orsoni. La petizione segnala la necessità di salvare queste zone di campagna, le ultime rimaste, evitando una nuova cementificazione che potrebbe mettere a rischio anche l’attività di una trentina di aziende, B&be attività del biologico, gestite anzitutto da giovani, che rischiano di vedersi impedire l’azione «dai vincoli imposti dalle nuove strade che impediscono per 500 metri il consumo per l’uomo di prodotti agricoli ». Altri temi toccati dai comitati, per motivare il loro no alle due nuove viabilità il rischio idrogeologico della zona di via Marignana e Gatta e la necessità di favorire una mobilità pubblica diversa. Sostengono infatti il completamento del progetto della metropolitana di superficie con la realizzazione della fermata di Marocco (via Gatta) sulla linea Venezia -Udine e della fermata Trivignano- Olmo di Martellago sulla linea dei Bivi. «I Comuni di Scorzè, Mogliano e Preganziol hanno già detto di no ai progetti e la Provincia di Treviso sta puntando sul Terraglio Est. Ora attendiamo che prendano analoghe decisioni il Comune di Venezia, che inserisce le due strade nel suo Piano della Mobilità e la Provincia di Venezia», hanno spiegano i rappresentanti del comitato che hanno invitato il sindaco Orsoni a tenere conto del no dei cittadini. «La popolazione si è dimostrata sensibile alle problematiche emerse ed ha evidenziato l’effettiva saturazione edilizia dell’area della terraferma, manifestandosi contraria all’idea di spendere ingenti somme di denaro pubblico per collegare le aree commerciali in espansione e favorire quindi interessi privati, a scapito del piccolo commercio delle aree urbane e periurbane ». In alternativa alle nuove strade i comitati propongono di creare in questi terreni un parco agro-paesaggistico, che consenta un uso diverso del territorio. Temi che verranno riproposti il prossimo 18 maggio nella biciclettata ”Pedalando la Campagna” dove peraltro si visiteranno le aziende agricole biologiche locali, fermandosi per il pranzo al Forte Mezzacapo.
Mitia Chiarin
Nuova Venezia – Pianiga. I canali Pionca e Serraglio inquinati da idrocarburi
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30
apr
2014
PIANIGA. Inquinamento da idrocarburi sui canali Pionca, Serraglio e su alcune canalette consorziali fra i territori comunali di Pianiga e Mira Taglio. A dare l’allarme sono stati alcuni residenti che hanno sentito un forte odore di gasolio provenire dal Serraglio. Stessa situazione è stata registrata anche per il canale Pionca, dove si è vista una grossa chiazza oleosa galleggiare sulla superficie dell’acqua.
Sono arrivati sul posto dopo le segnalazioni pompieri e tecnici degli enti preposti ai controlli. Sui corsi d’acqua sono state apposte pannellature per evitare che la macchia si propagasse a tutte le canalette collegate. Non si sono verificate fortunatamente morie di pesci come in un primo tempo si era temuto. La causa dell’inquinamento, dai primi rilievi, potrebbe essere dovuta al lavaggio di cisterne adibite al contenimento di carburante. Intanto preoccupa, in comune di Mira, sul canale Taglio, la presenza sempre più visibile della Ludwigia Grandiflora, una pianta infestante velenosa e tropicale.
(a.ab.)
Nuova Venezia – “Grandi navi, filtri ai fumi neri”
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29
apr
2014
Studio ambientalista «Grandi navi servono filtri anti fumi neri»
Lo studio ambientalista. Appello a Renzi delle categorie economiche: «Non toccate la Marittima»
Industriali e sindacati uniti contro la presa di posizione delle istituzioni locali
VENEZIA. Obbligo di carburanti a basso contenuto di zolfo. E filtri antiparticolato nei camini delle navi e dei vaporetti. Sono le due richieste che i comitati “No Grandi Navi” e Ambiente Venezia hanno inviato al premier Matteo Renzi, in vista del comitatone di domani a Roma. «Per noi le navi devono andare fuori dalla laguna», ha detto il docente di Economia di Ca’ Foscari Giuseppe Tattara, «ma intanto i veneziani e i turisti hanno diritto a respirare un’aria pulita». Tra i responsabili dell’inquinamento dell’aria, secondo i comitati, ci sono le emissioni delle grandi navi. E ieri in municipio sono stati presentati gli studi e le proposte di Nabu, l’organizzazione europea che ha lanciato il programma “Clean air port”, “Aria pulita nei porti”. Il ricercatore Axel Friedrich con un gruppo di volontari si è munito di rilevatore geyser e ha misurato domenica pomeriggio la quantità di particelle sottili (Pm 2,5) presenti nell’aria della laguna al passaggio delle due grandi navi Msc Fantasia e Costa Magica.
«I vaporetti in qualche modo inquinano più delle navi», ha esordito il professore. Spiegando che, ovviamente, il numero dei mezzi Actv e grande, la loro presenza continua e capillare in città. Ma quando passano le grandi navi «il picco raggiunge una quota di 160 mila particellle per centimetro cubo», quasi dieci volte il massimo consentito. Che fare? L’esponente di Nabu spiega cosa si è fatto a Berlino e in altri porti tedeschi. «I combustibili usati dalle navi», ha detto ieri Friedrick, «sono altamente inquinanti perché composti di olio combustibile pesante, un carburante che sulla terra dovrebbe essere smaltito come rifiuto pericoloso. L’olio può contenere percentuali di zolfo 3500 volte superiori a quelle del gasolio per auto, e le navi non hanno alcun filtro».
Vengono emesse nell’aria e sparse nel territorio sostanze pericolose come il nerofumo, i biossidi di zolfo e gli ossidi di azoto». Carburanti puliti, dunque. Imposti dalle autorità sanitarie e non lasciati alla «volontarietà». E filtri speciali che possano abbattere le sostanze pericolose. Per un vaporetto il filtro costa circa 5 mila euro. Per una nave da crociera arriva a quasi un milione di euro. «Un costo che le compagnie potrebbero sostenere sui circa 375 milioni di euro per costruire una nuova nave. Ma che poi potrebbe rientrare come pubblicità positiva». «L’importante», ha detto Tommaso Cacciari, «è che a pagare siano coloro che inquinano e non coloro che respirano l’aria sporca, siano essi veneziani o turisti». Insieme all’allarme per «l’emergenza fumi» i comitati hanno inviato al premier Renzi un appello affinché la questione delle grandi navi sia risolta al più presto.
«Lasciando le Grandi navi fuori della laguna e evitando lo scavo di nuovi canali, che sarebbe deleterio per l’equilibrio lagunare già compromesso da erosione e opere sbagliate negli ultimi cinquant’anni». No al Contorta, dunque. E nemmeno al canale “retroGiudecca”, il canale proposto da Vtp che trasformerebbe la laguna in un tratto di autostrada. Al premier Renzi hanno scritto ieri anche le categorie economiche veneziane. Come già avevano fatto alla vigilia del vertice interministeriale di due mesi fa industriali, sindacati e associazioni di categoria hanno sottoscritto un documento comune che hanno inviato al capo del governo.
«Le istituzioni locali non hanno ritenuto di considerare le istanze che rappresentiamo», attaccano i rappresentanti di categoria, tra cui il presidente di Unindustria Matteo Zoppas, il presidente della Camera di commercio Giuseppe Fedalto e quelli di artigiani e commercianti, esponenti di Cgil, Cisl e Uil. La preoccupazione espressa insieme da industriali e rappresentanti dei lavoratori è quella che si arrivi a una «sospensione delle attività croceristiche senza aver individuato una soluzione strutturale definitiva». Lo stesso motivo per cui Vtp appoggiata dalle aziende portuali aveva presentato un ricorso al Tar contro la riduzione dei passaggi in canale della Giudecca ordinata dalla Capitaneria, accolto dal Tar. «Disposti alle alternative», dicono, «ma la centralità della Marittima non può essere messa in discussione».
Alberto Vitucci
VERTICE A PALAZZO CHIGI – Domani pomeriggio è convocato a Roma il Comitatone
Sala verde, ore 15.30. La riunione del Comitatone si terrà domani a palazzo Chigi, presieduta dal premier Matteo Renzi (in foto). Non si riuniva da tre anni, e adesso il sindaco Orsoni ha chiesto e ottenuto la convocazione per parlare «in sede istituzionale» di soluzioni alternative al passaggio delle grandi navi davanti a San Marco. Riunioni preparatorie in queste ore in Capitaneria e al Magistrato alle Acque, ente che fa per legge da segretario al Comitato misto. Saranno esaminati i sette progetti alternativi presentati nei mesi scorsi. Tra cui i nuovi canali Contorta (Autorità portuale) e retro Giudecca (Vtp), l’ipotesi Marghera (studio D’Agostino), le soluzioni per il nuovo terminal in bocca di Lido, fuori della Laguna (De Piccoli, Claut, Fabbri, Boato).
l’intervento
di Roberto D’Agostino – Architetto
Nuova Marittima a Marghera per il rilancio dell’economia
I sindacati si sono compattamente espressi per il mantenimento dell’attuale Stazione Marittima, che dovrà essere raggiunta attraverso lo scavo di canali alternativi a quello della Giudecca, e contro una nuova Stazione Marittima a Marghera destinata “a occupare banchine commerciali, a far sbarcare i passeggeri tra container, cumuli di carbone e rottami ferrosi, e a configgere con le destinazioni industriali di Porto marghera”. È una presa di posizione forte in favore del mantenimento degli attuali livelli occupazionali e della difesa di possibili sviluppi di Porto Marghera. Sarebbe una posizione condivisibile se le cose stessero come sono raccontate, male cose non stanno così.
I nuovi canali. Nonostante la difesa che ne fanno autorevoli esponenti dell’economia e delle istituzioni cittadine e nonostante che forse verranno addirittura licenziati dal governo, questi canali assurdi non verranno mai realizzati. Essi rappresentano infatti ipotesi così offensive dell’intelligenza, della cultura, della storia e della dignità della città che, qualora ne fosse davvero prospettata la realizzazione, solleverebbero una ondata anche internazionale di proteste talmente forte che ne bloccherebbe certamente l’iter. Si tratta di una facile previsione a fronte di scelte che ricalcano esattamente, nelle motivazioni e negli esiti possibili, quelle fatte all’epoca dello scavo del canale dei Petroli. Insistere su questa idea vuole dire aprire conflitti, rimandare le decisioni, rendere precaria nel frattempo la vita del Porto, indebolirne nell’incertezza le capacità di sviluppo, deprimere l’occupazione. Le banchine che verrebbero occupate dal nuovo porto a Marghera sono dismesse da anni o in via di dismissione; le aree retrostanti sono abbandonate o in via di abbandono e non hanno nessuna prospettiva industriale: possono essere lasciate nell’attuale stato di degrado, che rappresenta anche un intollerabile degrado per tutta la città (benchè l’abitudine ci impedisca di accorgercene), oppure possono diventare un’occasione irripetibile per riqualificare tutto il waterfront di Mestre con conseguenze anche economiche inimmaginabili. Non vi sarebbe alcun conflitto con le attività industriali, al contrario: purchè si pensi a Porto Marghera come a un luogo di attività produttive legate prevalentemente alla logistica, alla produzione green, a una reindustrializzazione sostenibile, cioè come a una parte di città articolata, vivibile e di qualità, in analogia a quanto accade in tantissime aree industriali in giro per il mondo, e non come luogo di cumuli di carbone e di materiali ferrosi. Lo stesso conflitto dei traffici turistici con quelli commerciali è identico al conflitto, che pare non preoccupi, che si avrebbe nella realizzazione del Canale Contorta. Infine, la difesa, l’aumento e la qualificazione dei livelli occupazionali. Chiedo scusa per l’osservazione moraleggiante ma i sindacati, soprattutto quelli veneziani, dovrebbero ben sapere che la difesa dell’esistente è il modo più certo per perdere tutto. Oggi siamo di fronte a un’alternativa: spendere qualche centinaio di milioni di euro per scavare nuovi canali distruttivi della laguna allo scopo di lasciare dal punto di vista economico le cose come stanno: soluzione che aprirà conflitti destinati a distruggere progressivamente proprio quello status quo che si vuole difendere. Oppure, cogliere l’occasione del ripensamento necessario della situazione esistente per immaginare un modello di sviluppo destinato a migliorare gli assetti della città e a operare un vero rilancio dell’economia: e questo è ciò che accadrebbe con la realizzazione della nuova marittima a Marghera. Verrebbero mantenuti i posti di lavoro (oltre che le rendite) oggi esistenti e si creerebbero nuove importanti opportunità lavorative nella riqualificazione portuale dell’attuale stazione Marittima; si avvierebbe il recupero di aree industriali dismesse e degradate con ricadute economiche per tutta la città; la stessa realizzazione della Nuova Marittima, delle attività del retro porto e di riconversione della stazione attuale attiverebbe lavori di riqualificazione in aree da recuperare per centinaia di milioni di euro e per diecine di imprese. Come è possibile che Venezia nelle sue forze economiche, politiche, amministrative e nelle sue rappresentanze sociali non colga l’occasione che ha di fronte?
Il pd «Coniugare lavoro e salvaguardia con le alternative»
Tutte le soluzioni sul tappeto vanno valutate. Su questo ilPd veneziano è adesso compatto. Ma le sfumature sono diverse. I segretari comunale (Emanuele Rosteghin) e provinciale (Marco Stradiotto) hanno diffuso ieri una breve nota in cui plaudono all’iniziativa del premier Renzi di convocare per domani il Comitatone. «Solo così si garantisce un pieno coinvolgimento della città e degli enti locali», scrivono i due segretari, «ribadiamo la necessità non più rinviabile di non far transitare le grandi navi dal bacino San Marco e dal canale della Giudecca, ma anche la necessità di arrivare a una scelta trasparente che sappia coniugare ambiente e lavoro, come richiesto dal Consiglio comunale e dal Senato della Repubblica. La tecnica deve mettere la politica in grado si scegliere». Più netta la posizione, accompagnata da una lettera-appello a Renzi, di un gruppo di iscritti del Pd che si sono occupati negli ultimi anni di questioni di salvaguardia. Guanni Fabbri, Marco Zanetti, Antonio Rusconi, Andreina Zitelli, Giorgio Nardo, Enzo Castelli, Roberto Vianello, Franco Migliorini e Serena Ragno ricordano le conclusioni a cui è giunto il gruppo di lavoro del Pd sulla questione grandi navi. E l’indicazione di valutare dal punto di vista occupazionale, economico e ambientale, le alternative presentate. «Il Porto deve adeguarsi alla città», scriveva il gruppo del Pd qualche settimana fa, «la Stazione Marittima può mantenere funzioni portuali importanti, ma solo di navi compatibili con la laguna. Le altre devono andare fuori». Qualche diversità di veduta nel partito di maggioranza relativa che governa in città. E sostiene la maggioranza del sindaco Giorgio Orsoni, negli ultimi mesi schierato contro l’ipotesi del Porto di scavare il nuovo canale Contorta, a favore invece del terminal alternativo a Marghera.
(a.v.)
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