Segui @OpzioneZero Gli aggiornamenti principali anche su Facebook e Twitter. Clicca su "Mi piace" o "Segui".

Questo sito utilizza cookie di profilazione, propri o di terze parti per rendere migliore l'esperienza d'uso degli utenti. Continuando la navigazione acconsenti all'uso dei cookie. Per maggiori informazioni cliccare qui



Sostieni la battaglia contro l'inceneritore di Fusina, contribuisci alle spese legali per il ricorso al Consiglio di Stato. Versamento su cc intestato a Opzione Zero IBAN IT12C0501812101000017280280 causale "Sottoscrizione per ricorso Consiglio di Stato contro inceneritore Fusina" Per maggiori informazioni cliccare qui

Gazzettino – Porto Marghera, gli occhi della mafia

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

7

mag

2013

Il business dei rifiuti che fa gola alla mafia

GRANDI OPERE «Ambiente sotto attacco»

NELLA NOSTRA REGIONE – Illegalità, un business da due miliardi

COSTOSO – Il Passante di Mestre

Tra il 2007 e il 2011 nei vari depositi e stabilimenti per il trattamento di rifiuti della zona si è registrato un solo incendio. Nel 2012 sono schizzati a 5 e, a inizio 2013, ce n’è già stato un altro. «Questo non vuol dire di per sè che sia opera della criminalità – spiega Gianni Belloni, coordinatore dell’Osservatorio -, ma è un segnale, come molti altri, da tenere sott’occhio».
Dei 2 miliardi di euro che costituiscono i ricavi delle attività illegali nel Veneto (tra droga, contraffazioni, sfruttamento sessuale) il traffico di rifiuti vale 149 milioni di euro e colloca il Veneto al primo posto in Italia. Ecco perché le antenne vanno tenute sempre sollevate. Anche nei confronti degli altri attacchi all’ambiente: quelli perfettamente legali che approfittano dell’assenza delle istituzioni, in questo caso della Regione Veneto che ha un Piano dei trasporti fermo al 1990 e il Ptrc ancora da rinnovare (Piano Territoriale Regionale di Coordinamento). In questo vuoto i project financing, affidati ai soliti gruppi imprenditoriali connessi alla politica, come Mantovani e altri, nascono come funghi anche per grandi opere che l’Osservatorio giudica inutili se non dannose e sicuramente più costose per la collettività (Mose, ma soprattutto autostrade e passanti vari, per non parlare di ospedali). E in queste opere «il rischio d’impresa è scaricato sull’utente» come i pendolari che sborsano il 10% dello stipendio mensile per pagare l’autostrada. (e.t.)

 

OSSERVATORIO   «La Regione ritiri quella delibera»

L’ALLARME «Alles, c’è il rischio salti il sistema dei controlli»

La criminalità non è imbattibile, anzi la ricerca del centro studi Transcrime (tra l’Università Cattolica di Milano e quella di Trento) boccia i mafiosi come imprenditori, dato che la profittabilità delle loro aziende è in linea con quella delle imprese legali se non addirittura peggiore, per colpa di una gestione inefficiente, e nonostante le intimidazioni verso il personale, i fornitori e i concorrenti. La crescita dell’azienda infiltrata (di solito in settori a bassa tecnologia, alta intensità di manodopera e alto coinvolgimento di risorse pubbliche) non è un obiettivo per il mafioso imprenditore, continua la ricerca riportata nel quaderno dell’Osservatorio ambiente legalità Venezia, al contrario egli mira a diversificare gli investimenti, anche per evitare confische e sequestri.
La criminalità, insomma, si può battere anche perché distrugge l’economia invece di svilupparla. Certo che è indispensabile non aprirle varchi. E l’assessore Gianfranco Bettin ieri ha ribadito che un varco pericolosissimo è costituito dal permesso che la Giunta Regionale, senza nemmeno passare per il Consiglio, ha aperto con l’autorizzazione al potenziamento dell’impianto Alles: la società partecipata da Mantovani potrà aumentare moltissimo la tipologia di rifiuti da trattare a Malcontenta ma soprattutto potrà importarli da fuori regione.

«La delibera rischia di far saltare il sistema collaudato di controlli pubblici sul ciclo dei rifiuti tossici, che ora è pressoché un ciclo locale – afferma Bettin -. Con una Variante urbanistica, imposta d’imperio al piano regolatore dell’area industriale, si consente l’arrivo di rifiuti tossici e pericolosi da ovunque, creando un precedente per altre imprese analoghe ad Alles. Il rischio di aprirsi ad avventurieri e a criminali viene così moltiplicato da questa che di fatto è una inquietante, pericolosa deregulation di tutta l’area».

Perciò ieri l’Osservatorio ha ribadito la richiesta alla Regione di annullare quella delibera, mentre il Comune ricorrerà al Tar per chiederne la sospensiva. E questa sera a Marghera, alle 20.30 in municipio, si terrà un’assemblea pubblica, organizzata dall’Assemblea permanente contro il rischio chimico per contrastare il progetto. (e.t.)

 

Il primo studio dell’”Osservatorio ambiente legalità” dedicato al traffico illegale di rifiuti

Il porto di Venezia è uno degli scali maggiormente utilizzati per l’esportazione di rifiuti: scaglie e cascami della fabbricazione di ghisa, ferro e acciaio, avanzi di materie plastiche, pneumatici, carta. È un traffico in costante aumento che non sente crisi, anche perché il Veneto è tra le regioni con il maggior numero di impianti di deposito e trattamento dei rifiuti.
Questo non significa che stiamo parlando i traffici illegali, anzi sicuramente la maggior parte degli operatori è onesta e preparata e porta ricchezza al territorio, «e allo stesso modo la nostra attenzione su Porto Marghera non significa che sia diventata terra di criminali ma è determinata dal fatto che qui una stagione diversa, di riqualificazione di industrie pulite, è già iniziata e non vogliamo che si torni indietro». Così Gianfranco Bettin ha spiegato il senso dell’Osservatorio Ambiente Legalità Venezia che ieri mattina in Municipio a Mestre ha presentato il primo quaderno prodotto, dedicato alle ecomafie e ai rifiuti, in senso ampio del termine, perché sporca il territorio non solo chi commercia illegalmente i veleni ma pure chi lo riempie di cemento e di asfalto.
L’Osservatorio, coordinato da Gianni Belloni (ha anche un comitato scientifico curato da Laura Fregolent) è promosso da Legambiente Veneto con il sostegno e la collaborazione dell’assessorato comunale all’Ambiente.
Nel rapporto Dia 2011 (la Direzione investigativa antimafia) si legge che la mafia si è infiltrata «oltre che nel Veneto Orientale e a Venezia, a Porto Marghera nel traffico di rifiuti». Anche se non parliamo solo di ecomafie (’ndrangheta, camorra e Cosa Nostra) che si prendono il 50% della torta, mentre il resto è in mano a criminali locali, a volte alleati con gruppi stranieri.
L’Osservatorio serve a raccogliere e mettere insieme i dati e le esperienze di diversi soggetti che si occupano di difesa dell’ambiente, comprese le forze dell’ordine e la magistratura, per creare un database immediatamente consultabile, perché la prevenzione è la migliore delle tattiche contro le attività illegali. «Vogliamo creare sentinelle ambientali» ha spiegato Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto.
E le prime sentinelle in servizio, tra le quali anche docenti universitari di Venezia e di Padova, hanno lavorato per un anno e mezzo per produrre questo primo rapporto. Che parla di nuovi traffici illegali di rifiuti: sono quasi scomparse le rotte verso Sud, fatte di illegalità conclamata, e sono state sostituite da sistemi camuffati alla perfezione da trasporti legali verso il Nord Italia (Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Trentino, Friuli) e, da lì, alla volta di Germania, Austria, Danimarca e naturalmente Cina che ha una grande fame di materiali per le proprie industrie. Anche in questo caso la legalità è la norma ma l’illegalità si diffonde. Lo dimostra l’incremento dei sequestri effettuati dall’Agenzia delle dogane nel corso di operazioni interforze, come l’Operazione Serenissima che ha sgominato un traffico di rifiuti tossici spediti con bolle false, che venivano utilizzati come fonti di energia o per produrre giocattoli e materiali informatici che poi venivano rivenduti, “puliti”, anche in Italia.

 

il progetto preliminare

Un oleodotto sottomarino lungo 12 chilometri. Che porterebbe il greggio dal porto off shore in Adriatico a Marghera, passando sotto l’abitato di Malamocco. Ma in caso di fessurazione del tubo, con un vento di scirocco moderato (5 metri al secondo) la fuoriuscita di idrocarburi sarebbe pari a 133 tonnellate in sette ore. E invaderebbe non soltanto l’Adriatico ma l’intera laguna sud, per via delle correnti. Un rischio possibile, ben previsto dai progettisti del nuovo porto d’altura.

Nel progetto preliminare del nuovo terminal plurimodale off shore, redatto dalla società Tethis e dalla Mantovani (con il coordinamento del Consorzio Venezia Nuova) l’ipotesi di incidente è ben prevista. E simulata con i vari scenari di venti e di correnti. La macchia blu negli elaborati si dirige rapidamente verso la laguna. E potrebbe avere conseguenze drammatiche per la pesca, per l’ambiente costiero e per la vita delle spiagge e delle barene. È’ uno dei punti critici della nuova grande opera che interessa la laguna, in questi giorni all’esame del Consiglio comunale. L’Ufficio Ámbiente del Comune ha già espresso valutazioni critiche e dubbi sugli impatti dell’opera. Il nuovo porto in mare, sponsorizzato da Autorità portuale e Regione, ben visto da Magistrato alle Acque e anche dal Comune, ha un costo previsto di due miliardi e mezzo di euro. La prima parte – terminal petroli e diga foranea di portezione – viene realizzata dal Magistrato alle Acque-Consorzio Venezia Nuova con fondi della Legge Speciale. La parte commrciale, che prevede la creazione nello stesso sito di un terminal per le grandi portacontainer transoceaniche, sarà invece finanziata dall’Autorità portuale e dai privati. Ma adesso sul tavolo c’è la Valutazione di impatto ambientale e soprattutto l’utilità di una opera del genere in periodi di grande crisi. Oltre al costo delle infrastrutture si discute degli impatti sull’ambiente. I pescatori hanno già protestato duramente, temendo una ulteriore riduzione del pescato. Comitati e ambientalisti annunciano ricorsi in tutte le sedi. Dal 1973 la Legge Speciale prevede l’allontanamento del traffico petrolifero dalla laguna. Direttiva mai attuata. Adesso, con la riduzione dei traffici e dei depositi a Marghera è stato progettato il nuovo off shore.

Nel settembre del 2011 la progettazione preliminare è stata affidata dal Magistrato alle Acque a Tethis e alla Mantovani. Il progetto prevede di realizzare la grande strutttura in mare aperto, 12 chilometri al largo di fronte a Malamocco. Di collegare poi Marghera con l’oleodotto e trasportare i container con le merci su chiatte.(a.v.)

link articolo

 

Domani convegno in municipio con Di Tella e Pirazzoli.

I comitati: «Far luce sulla grande opera» 

«Vi spieghiamo perché anche con il Mose Venezia sarà allagata».

Dopo un periodo di tregua, i comitati antidighe tornano all’attacco. E aprono l’offensiva sul funzionamento del sistema di paratoie che sta per essere installato alle bocche di porto. A Punta Sabbioni i cassoni sono già sul fondo – la Nuova ne ha documentato per la prima volta l’interno, qualche giorno fa – si può passare a piedi dall’isola artificiale del bacàn a Punta Sabbioni sotto il livello del mare nei cunicoli di servizio. Tra qualche giorno arriveranno da Marghera (area Pagnan) le prime paratoie, costruite a Monfalcone, con le cerniere assemblate.

«Ma il meccanismo non sarà sufficiente a salvare Venezia»,

dice Paolo Pirazzoli, ricercatore del Cnr francese e dell’Ipcc, l’istituto intergovernativo che studia l’aumento del livello dei mari.

«Il livello degli oceani crescerà molto, più del previsto, e le paratoie dovranno essere sempre chiuse».

Vincenzo Di Tella, ingegnere della Tecnomare autore di un progetto alternativo al Mose (le paratoie a gravità) insiste nel dire che il Mose è impattante, antieconomico. E in condizioni di mare agitato potrebbe avere qualche problema, come già scritto dai ricercatori franco-canadesi della società Principia, consultati dal Comune qualche anno fa. Critiche che erano state allora respinte dal Consorzio Venezia Nuova e dal presidente del Magistrato alle Acque Patrizio Cuccioletta. «Il Mose incontra il mare» è il titolo del convegno che si apre domattina a Ca’ Loredan, sede del municipio, a partire dalle 9.30. Partecipano le associazioni ambientaliste come Italia Nostra, Ambiente Venezia, Lipu, Wwf. E due parlamentari, Giulio Marcon di Sinistra e Libertà e Marco Da Villa di Cinquestelle. Hanno aderito anche i gruppi consiliari di Federazione della Sinistra, Movimento Cinquestelle, Lista In Comune, Gruppo Misto. Un dibattito pubblico sul Mose dopo mesi di silenzio. E proprio quando i lavori della grande opera sono giunti in fase cruciale. Conclusa la posa delle dighe foranee e dei cassoni al Lido, dell’isola artificiale che ospiterà gli edifici di controllo, della conca di navigazione a Malamocco e dei porti rifugio a Punta Sabbioni e a Ca’ Roman, a ridosso dell’oasi del Wwf.

«Sarà l’occasione per discutere della nostra petizione al Parlamento europeo sottoscritta da 12.500 veneziani»,

dice Luciano Mazzolin,

«e delle inchieste che hanno portato all’arresto dell’ex presidente della Mantovani Piergiorgio Baita».

(a.v.)

link articolo

 

ASSEMBLEA PERMANENTE CONTRO IL RISCHIO CHIMICO

La giunta regionale del Veneto ha approvato il revamping di ALLES.

Ciò significa trasformare Marghera nella “pattumiera” d’Italia concentrando nel nostro territorio stoccaggio e smaltimento di rifiuti tossico-nocivi di 70 tipologie diverse, rifiuti speciali pericolosi, rifiuti che arriveranno anche dal resto d’Italia e dall’estero.

Con questa decisione, la giunta regionale permette ad Alles di aumentare le polveri sottili e l’inquinamento acustico del 30%, cioè di incrementare il proprio giro di affari, e quindi il proprio guadagno, a spese della nostra salute! In pratica la Regione ha venduto ad Alles la nostra pelle!

Alles appartiene a Mantovani SPA, la Mantovani attualmente al centro dell’inchiesta sulla cricca mangia-appalti che da oltre 20 anni realizza tutte le grandi opere nel nostro territorio e molte altre altrove, la Mantovani il cui amministratore delegato si trova oggi in carcere per aver costituito un sistema finalizzato all’evasione fiscale per milioni di euro dopo aver ricevuto, praticamente in monopolio, una montagna di denaro pubblico.

Il Comune e la Provincia di Venezia avevano già espresso parere negativo al potenziamento di Alles e così anche i medici pediatri, che da anni sono costretti a constatare un aumento costante di asma e malattie respiratorie nei bambini.

Dalle Istituzioni ai cittadini, molti avevano chiesto alla Regione di bocciare questo progetto che apre la strada ad una trasformazione di Porto Marghera nel maggiore centro di trattamento e stoccaggio dei peggiori veleni.

Come abitanti di questo territorio non accettiamo che la nostra salute venga messa a repentaglio per garantire il business dei grandi trafficanti di rifiuti. Chi vive a Marghera e dintorni sta già pagando un prezzo sanitario altissimo in termini di malattie per l’inquinamento.

A Marghera vogliamo le bonifiche non i rifiuti.

L’oltraggio del presidente Zaia a questa città non passerà! Impediremo ai camion carichi di rifiuti tossici di arrivare a Marghera. Bloccare questo progetto è ancora possibile, la lotta vincente contro il progetto di riapertura dell’inceneritore SG31 ne è la dimostrazione.

L’ASSEMBLEA PERMANENTE CONTRO IL RISCHIO CHIMICO invita tutti i cittadini a partecipare ad un’assemblea pubblica per comprendere meglio quale sia la situazione e costruire tutti insieme le prossime iniziative di protesta .

ASSEMBLEA CITTADINA

MARTEDI 7 MAGGIO ore 20.30 Municipio di Marghera

ASSEMBLEA PERMANENTE CONTRO IL RISCHIO CHIMICO – http://margheraonline.it/ – pagina facebook “assemblea permanente contro il pericolo chimico a Marghera”

 

Gazzettino – Marghera, No ad Alles, Dal Corso scrive a Zaia

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

28

apr

2013

Chiesto un incontro urgente al governatore veneto: «Inspiegabile l’ok alla Mantovani»

La protesta contro il potenziamento dell’impianto di Alles spa a Malcontenta si muove su due binari. Da un lato un’assemblea cittadina, promossa per martedì 7 maggio alle 20.30 in Municipio a Marghera, dall’assemblea permanente contro il rischio chimico. Dall’altro, quello del confronto istituzionale: il presidente della Municipalità Flavio Dal Corso, infatti, ieri ha inoltrato una lettera al presidente regionale Luca Zaia per chiedere alla sua Giunta di incontrare una rappresentanza municipale.

«Ci appare inspiegabile – scrive Dal Corso a Zaia – come siano state accolte tutte le richieste di Alles che è una società del gruppo Mantovani sotto inchiesta.»

Dal Corso fa presente a Zaia come l’autorizzazione regionale

«costituisce un rischio concreto per Porto Marghera di divenire nuovamente polo d’attrazione per attività pericolose e inquinanti. Riteniamo tale decisione inaccettabile, grave e pericolosa per la salute dei cittadini e dei lavoratori della zona industriale e in contrasto con la prospettiva del rilancio del polo di Porto Marghera con attività pulite, prospettiva sostenuta a parole anche dalla Regione».

L’assemblea permanente, intanto, chiama a raccolta tutti i cittadini contro potenziamento di Alles.

«Non accettiamo che la nostra salute venga messa a repentaglio per garantire il business dei grandi trafficanti di rifiuti. Per questo – sollecita l’assemblea permanente – invitiamo tutti i cittadini a partecipare all’assemblea pubblica del 7 maggio per costruire le prossime iniziative di protesta.»

 

 

LA MOBILITAZIONE –  Il 3 maggio ambientalisti e Comune riuniti al municipio di Marghera

MARGHERA

«Il via libera al revamping della Alles (gruppo Mantovani): uno schiaffo alla volontà di rinascita green di Porto Marghera».

Parte la mobilitazione contro il decreto della giunta regionale che autorizza il revamping dell’impianto Alles, nonostante i pareri fortemente contrari di Comune e Provincia di Venezia. Ca’ Farsetti ricorrerà al Tar. Dopo l’assessore Bettin lo conferma anche il vicesindaco Sandro Simionato. E il mondo ambientalista si mobilita. Legambiente Veneto parteciperà all’assemblea del 3 maggio prossimo presso la sala della Municipalità di Marghera con l’Osservatorio ambiente e legalità, l’assessorato all’Ambiente del Comune di Venezia e l’assemblea contro il rischio chimico di Marghera. La giunta regionale con la delibera numero 488 del 10 aprile ha dato giudizio favorevole di compatibilità ambientale (che costituisce variante urbanistica e comporta la dichiarazione di pubblica utilità, urgenza ed indifferibilità dei lavori) e ha rilasciato l’autorizzazione integrata ambientale del progetto di revamping dell’impianto di ricondizionamento di rifiuti speciali anche pericolosi di proprietà della ditta Alles Spa – Azienda Lavori Lagunari Escavo Smaltimenti. La commissione regionale Via, nel settembre 2012, aveva dato parere favorevole.

«Un elemento molto preoccupante è il via libera all’arrivo di rifiuti anche da zone esterne all’ambito lagunare e al sito di interesse nazionale di Porto Marghera. Una decisione che contrasta con la nuova vocazione – produzioni sostenibili e rilancio industriale nel segno della green economy – di Porto Marghera già teatro in passato di peculiari incroci di interessi economici-ambientali con conseguente devastazione territoriale»,

dice Luigi Lazzaro di Legambiente Veneto.

«Siamo pronti ad ogni iniziativa finalizzata ad assecondare una precisa speranza. Una Marghera – ed un’intera città – libere dall’inquinamento, dove le nuove generazioni possano costruire il loro futuro senza paure»,

avvisa Federico Camporese di Sel Mestre.

link articolo

 

Gazzettino – Marghera. Si annuncia mobilitazione contro Alles

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

27

apr

2013

MARGHERA – In risposta al “sì” della Regione, in municipio il 3 maggio un incontro sul rilancio dell’area

In piazza contro Alles

Battaglia di Legambiente, Sel e Idv sull’impianto di Malcontenta

Non si spengono, in città, gli echi suscitati dall’approvazione da parte della Giunta regionale al “revamping” dell’impianto di Malcontenta. Approvazione contestata, ieri, anche dal coordinatore per Venezia e Mestre di Sinistra Ecologia e Libertà Federico Camporese e dal capogruppo dell’Italia dei Valori in Municipalità a Marghera, Antonio De Dea. Per venerdì 3 maggio nella sala di piazza Municipio, Legambiente Veneto ha promosso una conferenza per discutere di possibili strade di rinascita di Porto Marghera in collaborazione con l’Osservatorio ambiente e legalità, l’assessorato comunale all’Ambiente e l’assemblea contro il rischio chimico. Obiettivo? Reagire allo «schiaffo, inferto dalla Giunta regionale, alla volontà di rinascita green di Porto Marghera».

«La commissione Via regionale, il cui parere è stato decisivo nell’approvazione del progetto,

– scrive, in una nota, Luigi Lazzaro di Legambiente –

è di nomina politica. La composizione lascia dubbi sulla fondatezza dei suoi pareri. Non siedono in commissione geologi, trasportisti o biologi come richiede la legge regionale».

Sta di fatto che la Giunta ha accolto il «sì» della commissione con un giudizio di compatibilità ambientale che, precisa Legambiente,

«costituisce variante allo strumento urbanistico comunale e comporta la dichiarazione di pubblica utilità e, quindi, di urgenza e di indifferibilità dei lavori nell’impianto della ditta Alles s.p.a. il cui capitale è di proprietà della ditta Mantovani oggi al centro delle cronache giudiziarie».

Contesta la decisione della Giunta Zaia, appunto, Camporese (Sel).

«Con il via libera a questa scelta, la Lega e i suoi alleati confermano di non essere orientati alla cura del territorio. Di verde, forse, le sono rimasti solo i fazzoletti nei taschini dei propri dirigenti. Siamo pronti – scrive Camporese – a sostenere ogni mobilitazione che scongiuri questo rischio e sveli le ipocrisie e le contraddizioni delle forze politiche del governo regionale».

De Dea (Idv) chiede, invece, che vengano promosse una manifestazione cittadina di protesta e un’indagine epidemiologica

«degli effetti inquinanti sulla salute dei cittadini prima di assumere decisioni avventuriere».

 

Lanciare un segnale forte alla Giunta Zaia. Perché capisca che Marghera non diventerà la discarica italiana. Ad annunciare manifestazioni di protesta contro la decisione dell’esecutivo, a guida leghista, che governa in Regione di approvare il revamping di Alles di Malcontenta, sono sia l’Assemblea permanente dei cittadini contro il rischio chimico sia il Partito Democratico di Marghera. Una protesta anche con cui far giungere a Palazzo Balbi un «no» collettivo grande quanto il desiderio di Marghera e Malcontenta di chiudere con un passato di discariche ed inquinamento.
Un «no» espresso, appunto, dal coordinatore del PD di Marghera, Tonino Cossidente che, annunciando una manifestazione, parla di «approvazione spregiudicata da parte di una giunta regionale senza scrupoli». «

Questa decisione, però, non sorprende: abbiamo sempre denunciato che – scrive Cossidente in una nota – la Regione antepone gli interessi della comunità ad interessi di profitto di una società della galassia Mantovani che oggi è all’attenzione della Magistratura.»

Il potenziamento, secondo lui, avrà un impatto non solo per gli inquinanti che verranno prodotti durante il trattamento ma anche con l’aumento del traffico pesante.

«Marghera – conclude Cossidente – non può essere appetibile solo per speculazioni o profitti, bisogna riprendere la mobilitazione per salvare il territorio e riprogettarne il futuro in positivo.»

La decisione della Giunta Zaia viene bocciata dal presidente della Municipalità di Marghera, Flavio Dal Corso che la definisce

«inaccettabile, grave e pericolosa per la salute dei cittadini e dei lavoratori della zona industriale e in contrasto con la prospettiva della bonifica delle aree inquinate, della riconversione dei cicli produttivi inquinanti e del rilancio produttivo del polo di Porto Marghera con attività pulite, ecocompatibili e sostenibili».

Come a dire che la Regione, da una parte, indica «a parole» per la zona industriale un futuro «pulito» mentre, nei fatti, – attacca Dal Corso – la affossa in una prospettiva di pattumiera d’Italia. «Come Municipalità, avevamo chiesto alla Giunta Regionale di non recepire il parere positivo della commissione Via regionale e di negare qualsiasi autorizzazione al potenziamento dell’impianto di Alles spa. Richieste cadute nel vuoto. Continueremo – conclude Dal Corso – ad opporci a tale autorizzazione considerato che ciò ripropone, di fatto, Porto Marghera come localizzazione della filiera produttiva per lo stoccaggio, il trattamento e lo smaltimento di rifiuti civili e industriali, speciali, pericolosi e tossico-nocivi.»

 

 

Pubblicato il decreto che autorizza il potenziamento degli impianti dell’azienda del gruppo Mantovani

Tratteranno rifiuti e fanghi pericolosi: la Municipalità e gli ambientalisti pronti alle barricate

MARGHERA – Lo scorso 10 aprile la Giunta regionale presieduta da Luca Zaia – su proposta dell’assessore all’Ambiente, Maurizio Conte – ha approvato il progetto di revamping che prevede il potenziamento dell’impianto di Alles spa (del gruppo Mantovani) di «ricondizionamento di rifiuti speciali anche pericolosi». Il sì della Giunta regionale tiene conto del parere favorevole dato dalla Commissione regionale per il Via (Valutazione impatto ambientale) al progetto di Alles, malgrado fosse stato bocciato per incompatibilità ambientale e urbanistica dal Consiglio comunale e dal Consiglio provinciale. Ma, dopo la pubblicazione sul Bollettino della Regione del via libera al progetto di Alles, il Comune di Venezia ha subito annunciato di essere pronto a far ricorso al Tar e ad ogni altro livello necessario.

«La delibera della Giunta regionale», spiega l’assessore comunale alle Politiche Ambientali, Gianfranco Bettin, «prevede la possibilità di trattare 180 mila tonnellate annue di rifiuti, il raddoppio della capacità di stoccaggio che passa da 6 mila a 12 mila tonnellate, l’aumento dei codici accettati, che passano dagli attuali 20 a 70, molti dei quali relativi a rifiuti pericolosi come fanghi, rifiuti fangosi, ceneri pesanti, scarti di mescole, terre e rocce contenenti sostanze pericolose, fanghi prodotti da trattamenti fisico-chimici con sostante pericolose e molti altri. Come se non bastasse, l’autorizzazione prevede la possibilità di conferire all’impianto di Alles rifiuti provenienti anche dall’esterno del bacino lagunare, con il rischio di fare, perciò, di Marghera la pattumiera d’Italia, in pieno disprezzo con quanto prevede il vigente Piano regolatore urbanistico».

Dura anche la presa di posizione del presidente della Municipalità di Marghera, Flavio Dal Corso:

«La decisione della Giunta regionale», dice, «è oltraggiosa e non rispetta questa città che con l’approvazione di questo progetto subirà un ulteriore attacco alle sue già precarie condizione di salute. L’Arpav ha stimato un aumento delle polveri sottili e rumori del 30% e gli stessi pediatri di Mestre e Marghera avevano chiesto al presidente Zaia di bloccare il progetto. Invece Zaia l’ha approvato, aprendo così la strada al business dei rifiuti a Marghera, con un precedente pericolosissimo che premia, oltre tutto, fa parte del gruppo Mantovani il cui presidente è sotto inchiesta. Noi, comunque, ci batteremo fino in fondo perché questo progetto non diventi mai operativo».

Il consigliere comunale, Beppe Caccia, rincara la dose e definisce l’autorizzazione al progetto di Alles

«un atto di inaudita arroganza da parte di Mantovani spa e della Regione. Sarebbero queste le politiche industriali e ambientali della Giunta di Zaia, Chisso e Conte, che dovrebbero riconvertire e riqualificare il polo di Porto Marghera?», si chiede Caccia. «Ma non s’illudano, la loro arroganza troverà tutte le possibili barricate, formali e materiali».

Pure l’associazione Vas (Verdi Ambiente Società) di Venezia definisce «grave» la decisione della Giunta regionale

«perché sia il Comune, sia la Provincia di Venezia avevano detto no a questo progetto che prevede la possibilità di conferire all’impianto rifiuti provenienti anche dall’esterno del bacino lagunare».

Sulla stessa lunghezza d’onda l’Assemblea permanente di Marghera contro il rischio chimico prende una netta posizione contro il via libera della Giunta regionale ad Alles e annuncia nuove mobilitazione e iniziative di protesta contro Alles e Zaia. Infine, il consigliere comunale dell’Udc, Simone Venturini, ha presentato un’interrogazione in cui chiede al sindaco

«quali azioni intenda intraprendere per ostacolare e impedire che Marghera si trasformi in pattumiera d’Italia».

Gianni Favarato

link articolo

 

Gazzettino – Marghera. Alles, via libera dalla Regione

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

25

apr

2013

Sì al colosso dei rifiuti a Marghera. Comune al Tar contro la Regione

Arrivato l’ok all’amplimento dell’impianto di trattamento di rifiuti tossico nocivi

BETTIN: «PRONTI ALLE BARRICATE»

Bettin: subito ricorso al Tar

La rabbia dell’assessore: «Una scelta anti democratica, troveranno le barricate»

«Vogliamo che i rifiuti se ne vadano al più presto»

«La Regione vuole fare di Marghera la pattumiera d’Italia» afferma l’assessore comunale all’Ambiente Gianfranco Bettin, «ma troverà le barricate», sia legali con un immediato ricorso al Tar, sia fisiche con i cittadini che impediranno i lavori, annunciano il consigliere comunale di “In Comune” Beppe Caccia, e tanti altri ambientalisti, cittadini e rappresentanti delle istituzioni, compresi Flavio Dal Corso, presidente della Municipalità di Marghera e Simone Venturini, capogruppo dell’Udc in Comune. Si è saputo ieri, perché pubblicato il 23 aprile nel Bollettino ufficiale, che la Giunta regionale lo scorso 10 aprile ha approvato, su proposta dell’assessore leghista Maurizio Conte, il progetto di Alles, società controllata dal gruppo Mantovani, per l’ampliamento di un piccolo impianto per il trattamento di rifiuti che possiede a Malcontenta: con questa autorizzazione diventerà un mini-colosso e, soprattutto, potrà ricevere e trattare rifiuti anche pericolosi da fuori laguna, quindi da tutta Italia; potrà trattare 180 mila tonnellate annue di rifiuti, raddoppiare la capacità di stoccaggio (da 6 mila a 12 mila tonnellate), aumentare i codici accettati, che passano dagli attuali 20 a 70, molti dei quali relativi a rifiuti pericolosi (fanghi, rifiuti fangosi, ceneri pesanti, scarti di mescole, terre e rocce contenenti sostanze pericolose, fanghi prodotti da trattamenti fisico-chimici con sostante pericolose e molti altri). E altro fatto gravissimo, continua Bettin, è che «si tratta di una scelta lesiva della democrazia» perché il Piano regolatore comunale la vieta, ma la Regione, grazie all’approvazione della Commissione Via (i cui componenti sono quasi tutti di nomina regionale), impone dall’alto una Variante urbanistica.
Tutto ciò nonostante Comune e Provincia avessero nettamente bocciato il progetto:

«Arpav ha stimato un aumento delle polveri sottili e tumori del 30%, e gli stessi pediatri di Mestre-Marghera hanno chiesto al presidente Luca Zaia di bloccare il progetto

– commenta Roberto Trevisan dell’Assemblea permanente contro il rischio chimico di Marghera, appoggiato anche da Vas (Verdi Ambiente Società) -:

è un precedente pericolosissimo che può garantire ad altre ditte di lavorare con i rifiuti tossici a Marghera».

Caccia, infine, sottolinea che

«tutto ciò avviene nel momento in cui proprio Mantovani SpA è al centro delle inchieste giudiziarie che hanno, per la prima volta, messo sotto accusa il sistema di potere che ha gestito le scelte infrastrutturali e ambientali regionali. Sarebbe questo il “nuovo corso” inaugurato dal presidente Carmine Damiano, il poliziotto chiamato a ripulire la facciata dell’impresa di costruzioni e malaffare? Sarebbero queste le politiche industriali e ambientali della giunta di Zaia, Chisso e Conte, che dovrebbero riconvertire e riqualificare il polo di Porto Marghera?».

E.T.

 

Copyrights © 2012-2015 by Opzione Zero

Per leggere la Privacy policy cliccare qui