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Veritas presenta l’attività del 2013: per la prima volta in Italia certificata la filiera del riciclo del vetro

Martellago è il Comune più virtuoso, ottimo risultato della municipalità di Chirignago-Zelarino

Cinque milioni di euro risparmiati sulle bollette dei rifiuti per i veneziani e la raccolta differenziata inizia a dare frutti concreti: Veritas ha presentato ieri il dato 2013 del riciclo. A guidare la speciale classifica è Martellago, che ha raggiunto la ragguardevole percentuale del 78,32. Sul podio ci sono Spinea e Meolo, tutti Comuni in cui opera Veritas.

Tra i più virtuosi, però, c’è anche la Municipalità di Chirignago-Zelarino, che l’anno scorso ha chiuso al nono posto con il 72,79 per cento di materiali riciclati. Un dato notevole se si pensa che la popolazione è quasi la stessa di quella di San Donà che però la raccolta differenziata in maniera accurata l’ha cominciata sette anni prima. La terraferma mestrina nel complesso è al 54,80, contro il 26,84 del centro storico, Murano e Burano. Il dato comunale è quindi del 43,17 per cento ma in crescita.

I commenti. «Senza questo dato di riciclo la bolletta dei veneziani sarebbe stata ben più cara», osserva Andrea Razzini, direttore generale di Veritas. «Tutto nasce dalla necessità di non conferire più in discarica, ma poi ci sono anche risvolti come il risparmio. Più di metà Paese conferisce ancora in discarica, il 60 per cento degli inglesi o il 35 per cento dei francesi. Venezia non lo fa più o quasi, calcolando che il 3-4 per cento di materiali, date le caratteristiche, deve ancora andarci. E noi, con la chiusura di Fusina, non bruceremo neppure più i rifiuti».

«Questa è la via maestra da seguire», sottolinea l’assessore all’Ambiente Gianfranco Bettin, «andando a ridurre la produzione di rifiuti e migliorandone poi la raccolta. Si responsabilizza la gente con i cassonetti a calotta, e il modello Venezia inizia a essere seguito da molti». Entro maggio sarà anche ultimata la distribuzione dei cassonetti a calotta nel centro di Mestre.

Certificazione. Per la prima volta in Italia è stata certificata la filiera del riciclo di vetro. Lo ha fatto Veritas Bureau, specializzata proprio in certificazioni. Se si prendono le municipalità di Favaro e Chirignago-Zelarino, il vetro raccolto nelle campane verdi viene portato a Fusina, dove viene pesato e selezionato, eliminando corpi estranei.

Quindi il vetro viene trattato in loco, poi trasferito alla Ecopaté di Musile. I frammenti vanno poi alla Owens Illinois di San Polo di Piave che trasforma il riciclato in nuovi contenitori. Il tutto in meno di 100 chilometri.

Risparmi. Nel 2013 sono state raccolte da Veritas, tra i Comuni in cui opera, 44.254 tonnellate di vetro per poi produrre 120 milioni di nuove bottiglie. Ciò ha permesso il risparmio di 6 milioni di litri di petrolio e 90 mila tonnellate di materie prime come sabbia, soda e carbonati per produrre vetro ex novo con un recupero energetico di 54 mila Mwh ed evitato l’immissione in atmosfera di 570 tonnellate di Co2.

Obiettivo. «Ad ogni conferimento in ecocentro regaleremo una di queste nuove bottiglie con relativo tappo», promette Andrea Razzini. «Poi, l’obiettivo è quello di migliorare ancor più la raccolta, perché nei sacchi di immondizia ci finisce ancora troppo vetro. L’Italia è il primo produttore di vino al mondo, la richiesta di bottiglie è elevatissima e le aziende produttrici risparmiano se usano vetro riciclato. Così sono costrette a importarlo. Una migliore raccolta differenziata può portare molti vantaggi. E altri importanti effetti economici li potremo vedere nel corso dei prossimi anni».

Simone Bianchi

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Il consigliere regionale di Verso Nord ha una sua proposta radicale sul problema delle tariffe autostradali esplose dopo gli aumenti del 1 gennaio

VENEZIA. Concessioni lunghe, concessioni corte, proroghe inusuali, regalie. Il sistema autostradale veneto si presenta dal punto di vista normativo come un puzzle i cui pezzi non si combinano. «L’unica certezza è che tutti i costi del dedalo amministrativo e legislativo si scaricano sugli utenti, cioè su famiglie e imprese, sotto forma di pedaggi. Di fatto, è una vera e propria tassa occulta che pesa non solo sui Veneti ma su tutti coloro che hanno anche solo la ventura di attraversare la nostra regione». Diego Bottacin, consigliere regionale di Verso Nord ed esponente veneto di Scelta Civica, non è rimasto alla finestra a guardare la bufera scatenata dai rincari dei pedaggi autostradali di inizio anno. Mentre la gran parte dei soggetti in campo si è esercitata nella consueta danza delle “dichiarazioni a caldo”, Bottacin ha dedicato un po’ di tempo a studiare i documenti e a raccogliere informazioni.

Intanto consigliere, come si sbroglia questa matassa, se mai è possibile?

Se ne esce solo azzerando tutte le concessioni in atto e introducendo l’unico sistema che garantisce il miglior rapporto tra servizio reso e prezzo pagato. Cioè la concorrenza. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti deve organizzare delle gare a evidenza pubblica a cui possano partecipare i potenziali gestori, per lo meno a livello europeo. Invece mi sembra che stiamo andando in direzione opposta.

Cosa vuol dire?

Due cose, una generale e una di dettaglio per il Veneto. La prima: per avere un mercato efficiente e una reale competizione, le concessioni devono essere relativamente brevi, diciamo 10 anni. Invece, nel 2007 il governo ha esteso il tempo delle concessioni da un massimo di 30 anni a un massimo di 50 anni. Affidando la concessione per cinquanta anni si taglia via la concorrenza e si lascia tutto lo spazio per una gestione “contrattata” tra regolatore e concessionario. Chi può dire oggi come si evolverà, nell’arco dei prossimi cinquanta anni, il traffico, la tecnologia, il fabbisogno di investimenti su questa tratta? Tutte materie che dovranno di volta in volta essere decise per via amministrativa, lasciando quindi un enorme potere discrezionale al regolatore cui forse non dispiace restare esposto per tanto tempo al rischio di essere “catturato” dal concessionario a cui chiede in cambio continui adeguamenti del canone di concessione, come ha fatto dal 2006 a oggi.

E’ un sistema perfetto, no?

Già, un sistema geneticamente congegnato per condizionare la politica. Un sistema i cui attori sono abituati a contrattare, negoziare e mercanteggiare in un traffico continuo di favori in cambio di potere. Non sorprende che tale ordinamento delle concessioni lasci ampi spazi alle clientele, non sia immune alla corruzione e riconosca nella competizione per il mercato il principale nemico da sconfiggere.

La questione veneta?

Per l’autostrada Brescia-Padova la proroga della concessione al 2026 è stata giustificata dalla decisione di costruire nuove tratte (nello specifico la Valdastico A31) che erano previste nelle concessioni originarie, risalenti agli anni Settanta, peraltro “assegnate” allora senza gara e senza corrispettivo. Faccio notare che nel frattempo con la sentenza della Corte Costituzionale del 21 febbraio 2011 si è ribadito che qualsiasi opera, atto o progetto dell’arteria non possa essere realizzato senza la preventiva intesa con la provincia autonoma di Trento. Ciò in rispetto dovuto allo Statuto Regionale del Trentino-Alto Adige ed alle sue norme di attuazione. Lascio immaginare le conseguenze. Per quanto riguarda la Mestre-Padova Est, la concessione è stata prorogata di 23 anni nel 2008 affidandola al Cav, cioè la società partecipata a metà da Anas e dalla Regione Veneto che gestisce anche il passante e la tangenziale. Faccio notare che nel dicembre 2009, quando Cav è subentrata a Società Autostrade della Serenissima Spa ha versato a quest’ultima 70 milioni di euro per non meglio precisate migliorie. Perché, se si trattava di soldi sostanzialmente non dovuti? E perché continuano a essere soci le Camere di Commercio di Venezia e Padova e l’Autorità portuale di Venezia, accanto a Gavio e Mantovani, in una società che non gestisce più un bel niente?

Però il governatore veneto e tutta la Lega continuano a ripetere che le autostrade del Nord sono gestite bene e che noi paghiamo le inefficienze e gli sprechi del Sud. Concorda?

Inefficienze? Sprechi? Gestioni opache? Da quando risultiamo immuni? Ricordo solo alcune recenti indagini della magistratura e alcuni processi che hanno riguardato il sistema degli appalti legati alle infrastrutture regionali, tra cui proprio la Venezia Padova con tanto di condanne e sentenze passate in giudicato. Agitare la bandierina del campanile può far colpo sui distratti, ma non cambia la realtà. Oltre tutto stiamo parlando di strutture che producono poltrone, con consigli di amministrazione che nel recente passato sono arrivati fino a 20 membri, praticamente delle assemblee. Senza contare che le società concessionarie in mano agli enti pubblici proliferano una pletora di società partecipate di dubbia utilità e che spesso causano consistenti perdite di esercizio.

A chi giova?

Faccia lei. Di sicuro non agli utenti delle autostrade. Che siano imprese di trasporto, pendolari o turisti, loro pagano i costi non del servizio, ma delle aziende di gestione che, ripeto, sono quasi tutte pubbliche. Al contrario, dovrebbe essere il mercato a selezionare l’operatore in grado di offrire il servizio qualitativamente più alto al costo più basso.

Altro problema è la frammentazione del sistema. In Veneto ci sono 5 gestori per meno di 500 chilometri di autostrade.

L’estrema frammentazione del sistema, combinata con il regime delle concessioni di cui sopra, sta mostrando oggi tutti i suoi limiti. Non permette economie di scala e rende impossibile la programmazione unitaria degli investimenti. Fra l’altro ci troviamo di fronte a gestori pubblici, come nel caso della Brescia-Padova, del Cav, di Autostrade del Brennero e di Autovie Venete e gestori privati quali Autostrade per l’Italia. Ognuno di questi ha esigenze differenti, come si vede chiaramente dalle richieste di adeguamento dei pedaggi.

Ecco, torniamo ai pedaggi. Si aspettava rincari del 300% sulla Dolo-Padova?

Io non mi aspettavo niente. Sono il presidente Zaia e l’assessore Chisso che dovevano sapere a cosa stavamo andando in corso. E secondo me lo sapevano. Perché è chiaro che la concessione di 23 anni sul Passante è anomala, in quanto singolarmente corta. Se è possibile ottenere come abbiamo visto, concessioni fino a 50 anni, perché la Regione ha accettato un piano di ammortamento della durata inferiore alla metà? Fra l’altro con l’Anas che bussa alle porte per chiedere la restituzione dei fondi messi per la costruzione, come pattuito. Stiamo parlando di 350 milioni di euro già versati e di altri 700 milioni di euro da reperire a breve. Le oggettive difficoltà a recuperare in fretta questi fondi costringono il gestore a operare gli aumenti sui pedaggi, cioè a tassare imprese, lavoratori e famiglie. L’anno scorso il Passante è aumentato del 13,55%, quest’anno del 6,26% e la Padova Dolo di quasi il 300%. Se Zaia e Chisso non erano a conoscenza di questa situazione è meglio che cambino mestiere.

Daniele Ferrazza

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TV7 Triveneta – Truffe autostradali?

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19

gen

2014

MIRA – Il comitato “Opzione Zero” vuole andare fino in fondo: in settimana spedirà alla Corte dei Conti e alla Procura un dossier sulla gestione finanziaria del Passante.

La documentazione mira a ricostruire i movimenti di Cav, Regione e altri enti coinvolti: «La gestione è poco trasparente – spiega il presidente Mattia Donadel – con una lievitazione dei costi poi scaricata sui cittadini. Il Passante è stato pagato coi nostri soldi e ora quel costo dobbiamo pagarlo di nuovo noi, con l’aumento dei pedaggi».

Intanto il comitato intende organizzare per il 22 febbraio una grande manifestazione al vecchio casello di Dolo Roncoduro. Per ricorsi e class action contro l’aumento delle tariffe, sono già avviati i contatti con una legale veneziana.

(g.pip.)

 

IN AUTOSTRADA – Il sindaco di Spinea: «Rischiamo il collasso della viabilità locale»

Gli automobilisti lamentano troppa rigidità sulle tariffe agevolate

PROTESTE – Il casello di Spinea e il Passante. Continuano le lamentale dopo gli aumenti delle tariffe

L’ALLARME – Checchin: «Così salta la viabilità locale»

Il sindaco di Spinea: «Abbiamo riscontrato un aumento del traffico sulla viabilità locale. Lo schema viario pensato quando è stato realizzato il Passante ora rischia di saltare».

I pendolari protestano chiedendo sconti più estesi, i sindaci evidenziano l’aumento del traffico sulle strade interne. Venti giorni dopo l’aumento delle tariffe sulla Mirano-Padova, sono queste le due questioni che tengono ancora banco. Cav ha proposto per i pendolari un abbonamento Telepass Family a tariffa agevolata: 40% di sconto per chi compie almeno 20 accessi autostradali in un mese. Il numero di abbonamenti sottoscritti non è ancora stato reso noto, l’unica cosa certa è il malumore di chi è rimasto escluso dagli sconti proposti. A protestare sono i residenti padovani che fanno la tratta inversa (gli sconti infatti sono rivolti solo a chi vive a Mirano, Spinea, Mira, Dolo, Pianiga) ma non solo: negli ultimi giorni sono emerse pure le lamentele dei pendolari della Mirano-Padova che non escono a Padova Est bensì a Padova Zona Industriale oppure a Padova Ovest. Per chi usa gli altri due caselli padovani, infatti, non è previsto alcuno sconto.

«Se volete risparmiare vi conviene prendere il casello del Passante a Spinea» si sono sentiti rispondere agli sportelli Cav.

Ricapitolando: Mirano-Padova Est è passata da 80 cent a 2.80 euro (1.70 con gli sconti), mentre Mirano-Padova Zona Industriale da 90 cent a 2.90 euro e Mirano-Padova Ovest da 1.60 a 3.60 euro. L’unica speranza è legata ad un nuovo piano di sconti esteso a tutti i pendolari: il ministro Lupi e il governatore Zaia hanno aperto a questa ipotesi, ma si preannunciano tempi lunghi.

Per risparmiare, dunque, molti automobilisti si riversano sulle strade interne: a temere una congestione della viabilità ordinaria sono soprattutto i sindaci di Mirano e Spinea, che nei giorni scorsi hanno chiesto a Cav i dati sui flussi d’accesso ai due caselli prima e dopo l’introduzione delle nuove tariffe. «Abbiamo riscontrato un aumento del traffico sulla viabilità locale, soprattutto sulla camionabile – sottolinea il sindaco di Spinea, Silvano Checchin – Lo schema viario pensato quando è stato realizzato il Passante ora rischia di saltare».

Gabriele Pipia

 

 

Il sindaco attacca il Cav dopo gli aumenti. Saranno messi rilevatori del traffico

Schierati i vigili urbani in viale Venezia per multare i transiti vietati dei camion 

MIRANO «Nessuno utilizza più l’autostrada. Con gli aumenti d’inizio anno Cav ha preso un granchio, noi invece ci stiamo subendo il traffico». Come volevasi dimostrare. Ospite in trasmissione di un’emittente locale insieme al collega di Spinea Silvano Checchin, Maria Rosa Pavanello esprime tutte le sue preoccupazioni per gli effetti già visibili del rincaro dei pedaggi in A4 e A57, tanto da spingersi a passare dalle minacce ai fatti: pronte le pattuglie dei vigili a presidio delle strade più frequentate dai pendolari.

«La gente non sta più entrando a Vetrego, ma non lo sta facendo neppure a Spinea. Se Cav aveva bisogno di recuperare l’investimento del Passante con gli introiti dei caselli, sta ottenendo l’effetto contrario: sono tutti sulle nostre strade».

L’invasione è graduale, ma già si vede. E Mirano non ha neppure le contromisure necessarie per farvi fronte.

«Non abbiamo risposte dal punto di vista delle mitigazioni e aspettiamo ancora i soldi delle compensazioni. Stileremo una lista, l’ennesima, di tutto ciò che manca e la denunceremo pubblicamente: barriere, ma anche il consolidamento dei fondi stradali, uno per tutti quello di via Porara».

Sul nuovo traffico a Mirano, però Pavanello, sa che per fare la voce grossa ci vogliono dati certi. Così, entro fine mese, il sindaco passerà all’azione. Ha già ordinato di mettere due rilevatori di flussi in viale Venezia, con i quali misurerà per un breve arco di tempo il transito dei veicoli lungo la Sp 81, la camionabile che di fatto, secondo le prime verifiche, sembra diventata l’alternativa di molti all’autostrada. Qui si riversano non solo le auto in arrivo da Spinea, ma anche tutto il traffico locale, che punta poi dritto a via Cavin di Sala e via Noalese, direzione Padova. Il Comune dispone già degli apparecchi elettronici, basterà posizionarli nei punti prestabiliti, forse già la prossima settimana: nel giro di qualche giorno avrà a disposizione numeri e grafici di passaggi veicolari alle porte del centro. Dati dei flussi alla mano, il sindaco avrà la scusa per schierare i vigili, come già minacciato una settimana fa. Già preallertato il comando della polizia locale, a febbraio i controlli saranno continui. L’obiettivo è non transigere sui passaggi vietati, in particolare dei Tir, ma anche creare una sorta di ostruzionismo che scoraggi gli automobilisti ad attraversare Mirano.

«La città non può sobbarcarsi tutti i problemi», conclude Pavanello, «siamo l’unico comune a non aver ancora visto un euro e ci tocca pure subire traffico e smog. Ci hanno imposto un Passante con la scusa di liberare i paesi dal traffico, ce lo ritroviamo deserto e con il centro città più intasato di prima».

Filippo De Gaspari

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CAMPAGNA LUPIA – Il Consiglio comunale di Campagna Lupia approva la convenzione con i Comuni di Campolongo Maggiore, Camponogara, Fossò, Mira, Stra e Vigonovo per la realizzazione di itinerari cicloturistici in Riviera del Brenta. I Comuni si impegnano, quindi, a collaborare per studiare dei percorsi volti a favorire il turismo in Riviera. L’idea era stata oggetto anche di un master con l’Università Ca’ Foscari. L’iniziativa prevede anche di sfruttare il servizio di trasporto biciclette della ferrovia Mestre-Adria.

Verranno attivati dei tavoli di confronti con tutti i portatori di interessi, sia nell’ambito turistico e sia con i venditori di biciclette. Con questa convenzione si mira a svolgere in modo coordinato i servizi rientranti nel progetto “Itinerari cicloturistici”, creare un efficace rapporto fra le istituzioni locali e i soggetti interessati allo sviluppo del progetto, coinvolgere le associazioni locali permettendo l’adesione di altri soggetti.

Nella sostanza si punta alla creazione di una rete informativa che descriva le peculiarità del territorio, i suoi aspetti culturali, artistici ed enogastronomici, la creazione di una rete di contatti con tutti coloro che hanno interesse alla moltiplicazione del numero dei ciclisti: rivenditori, ma anche albergatori, titolari di aziende agrituristiche, associazioni ambientaliste e culturali.

Emanuele Compagno

 

IL CASO

di Paola Gasbarri – Cobas Sanità Venezia

Ha fatto bene l’assessore Bettin a revocare la concessione all’impresa di onoranze funebri all’interno della struttura ospedaliera

Cobas Sanità rileva con favore l’intervento dell’assessore all’Ambiente del Comune di Venezia, Gianfranco Bettin, finalizzato alla revoca della concessione all’impresa di onoranze funebri, all’interno dell’Ospedale dell’Angelo di Mestre. Con la scusa del meccanismo del project financing, purtroppo, il mercato del “caro estinto” – e cioè la possibilità che Asl, ospedali, Comuni favoriscano il lavoro di alcune imprese, prassi dichiarata illecita da alcune sentenze del Tar e Consiglio di Stato – sembrava proprio esser rientrata dalla finestra.

«I negozi non vengono più visti come fonte di reddito fine a se stessi, ma come un servizio ulteriore che migliora la qualità dell’offerta ospedaliera», aveva dichiarato Piergiorgio Baita, vicepresidente della Veneta sanitaria, poco dopo l’attivazione del nuovo ospedale di Mestre. Servizio, non business? Infatti: Alla pasticceria Santi si possono ordinare orzo, ginseng e cioccolata calda, ma non un caffè. La tazzina resta esclusiva dell’altro bar H Group, sempre nella hall. E molti clienti sono ancora costretti a fare mezza colazione da una parte, mezza dall’altra. Gli interessi privati stanno di fatto devastando la sanità pubblica. Tutto è divenuto un affare che, con il sistema degli appalti e subappalti, sta determinando dei costi ormai non più controllabili. La gestione di tutto questo denaro oggi lega politica, imprenditoria, multinazionali e banche. Cobas Sanità chiede infine chiarimenti circa quel 5% dell’impresa funebre dell’Ospedale dell’Angelo che risulta appartenere all’Ocral dell’Asl 12 Veneziana. Gli Organismi per attività culturali, ricreative e assistenziali, promossi all’interno delle Aziende, sono previsti dall’articolo 11 della legge 300/1970 – “Statuto dei lavoratori”, e sono gestiti a maggioranza dai “rappresentanti dei lavoratori”. Che cosa c’entrano questi affari poco chiari, con gli interessi dei lavoratori e con le loro rappresentanze? Il sindacato deve tornare a vivere soltanto dei soldi dei suoi iscritti e non di enti bilaterali o altre forme di finanziamento pubblico o privato. I lavoratori hanno il diritto di farsi rappresentare da chi vogliono e la legge deve garantire il diritto di ogni organizzazione sindacale a concorrere liberamente alla rappresentanza dei lavoratori. Se il sindacato non dipende solo dalle quote dei lavoratori, sarà un sindacato sempre più ricattabile e in mano alle controparti.

 

RINCARI AUTOSTRADALI »DOPO IL VERTICE

Aiscat apre a riduzioni dei pedaggi del 20% ai veicoli leggeri: autostrasportatori insoddisfatti. Zaia a colloquio con il ministro

VENEZIA – Segnali concreti di apertura alla richiesta di sconti per i pendolari delle autostrade rivolta dal ministro Maurizio Lupi alle concessionarie della rete aderenti all’Aiscat. In assenza di dichiarazioni ufficiali, fonti societarie lasciano intendere che l’orientamento è quello di accogliere la proposta del titolare dei Trasporti: pedaggi abbassati del 20% per i pendolari, così da attenuare l’impatto dei rincari che tante proteste hanno sollevato. Ma il sì sarà accompagnato da una «rigida» definizione degli utenti pendolari – Lupi l’ha circoscritta a coloro che compiono almeno 40 viaggi al mese entro la distanza di 50 km – che includerà soltanto auto e moto. Al momento non si prevedono agevolazioni per il traffico pesante: l’Aiscat teme che ciò (sommato alla flessione della domanda da parte dei veicoli leggeri) comporterebbe un marcato calo di introiti ai caselli esponendola così al rischio di danno erariale nei confronti dello Stato che eroga la concessione. La risposta definitiva al ministro, in ogni caso, non sarà immediata («Sono in corso verifiche tecniche e simulazioni contabili») né l’entrata in vigore degli sconti a febbraio, caldeggiata dall’esecutivo, pare scontata. Per gli autostrasportatori – oggettivamente penalizzati dagli aumenti – è stato avviato un tavolo ad hoc, coordinato dal sottosegretario Rocco Girlanda; l’Unione europea riconosce ai camionisti riduzioni massime del 13% e le associazioni di categoria scalpitano e segnalano che il primo incontro ministeriale «non ha registrato alcun passo avanti». Sul versante politico e amministrativo, va segnalato l’incontro romano tra Lupi e Luca Zaia. Il governatore del Veneto, che nei giorni scorsi ha speso parole di apprezzamento per l’esponente del Governo, ha garantito pieno sostegno alla politica di sconti, auspicando un allungamento dei tempi di concessione che permetterebbe alle società di spalmare su un arco più campio (e quindi meno oneroso) i debiti contratti per gli investimenti: esemplare, in tal senso, il caso della Cav (50% Regione, 50% Anas) la cui concessione sul tratto Padova-Venezia è limitata 23 anni a fronte della pesante esposizione finanziaria legata alla costruzione del Passante. Anche l’altro leader del leghismo veneto, Flavio Tosi, nella veste di presidente dell’Autostrada Brescia-Padova, incontrerà a breve Lupi per discutere il sistema trariffario.

E proprio al Carroccio è diretto l’attacco di Stefano Valdegamberi: «I pedaggi potrebbero facilmente scendere del 15-20% facendo luce e pulizia nella gestione delle concessionarie, tutte in mano leghista», accusa il consigliere di Futuro popolare; che scandisce i nomi e le percentuali: «A capo della Brescia-Verona-Padova (ritocchi del +1,4%) c’è Tosi; presidente della A4, che alla Brescia-Padova sovrintende, è dal 1998 Attilio Scheck, anche lui della Lega. Autovie Venete hanno rincarato del 7% e hanno come vicepresidenti i leghisti Matteo Piasente e Ivano Faoro. Anche la Cav (da 0,80 a 2,80 euro nel tratto Mirano-Mestre) è a guida leghista, con Tiziano Bembo.

Punge anche Antonino Pipitone (Idv): «Roma ha tolto le castagne dal fuoco alla Regione Veneto ora il pallino torna a Zaia, speriamo faccia finalmente la sua parte».

Filippo Tosatto

 

Gazzettino – Riviera. Nascono gli itinerari cicloturistici.

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17

gen

2014

CAMPAGNA LUPIA – Siglato l’accordo tra Comuni

Il consiglio comunale approva la convenzione con i Comuni di Campolongo Maggiore, Camponogara, Fossò, Mira, Stra e Vigonovo per la realizzazione di itinerari cicloturistici in Riviera del Brenta. I Comuni si impegnano, quindi, a collaborare per studiare dei percorsi volti a favorire il turismo in Riviera. L’iniziativa è quella di sfruttare anche il servizio di trasporto biciclette della ferrovia Mestre-Adria. Verranno attivati dei tavoli di confronti con tutti i portatori di interessi, sia nell’ambito turistico e sia con i venditori di biciclette. Con questa convenzione si mira a svolgere in modo coordinato i servizi rientranti nel progetto «Itinerari cicloturistici», creare un efficace rapporto fra le istituzioni locali e i soggetti interessati allo sviluppo del progetto, coinvolgere le associazioni locali permettendo l’adesione di altri soggetti.

(e.com.)

 

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