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Comunicato stampa coordinamento No Inceneritore Fusina 21-04-2021

I comitati tornano ad accerchiare Veritas alla vigilia della Liberazione

 

E’ prevista per sabato 24 aprile la nuova iniziativa di protesta indetta dai comitati e dalle associazioni che si battono contro l’inceneritore di Fusina: dalle ore 9.30 alle ore 12.00 si svolgerà un presidio che andrà letteralmente ad accerchiare la sede centrale di Veritas Spa in via Porto di Cavergnago a Mestre.

 

Eloquente lo slogan della manifestazione, “Tutte le Veritas che non sai”, che preannuncia un sit-in pacifico ma molto determinato a riaffermare con forza tutte le ragioni del no e le alternative possibili.

Saranno allestite 5 stazioni tematiche con tanto di pannelli informativi riguardanti gli impatti ambientali e sanitari dell’inceneritore, le alternative all’attuale gestione del ciclo dei rifiuti, le conseguenze per il clima, il pericolo PFAS, le reali motivazioni, gli interessi economici e le responsabilità politiche che stanno dietro a questo progetto e che continuano ad essere tenute nascoste da Veritas e soci.

Oltre al nutrito schieramento di associazioni e comitati metropolitani, ormai da due anni impegnati in questa difficile vertenza, particolarmente qualificante sarà la presenza di ISDE (Medici per l’Ambiente) insieme a molti medici e pediatri del territorio, promotori nei mesi scorsi dell’appello pubblico al Presidente regionale Zaia per l’avvio dei biomonitoraggi. Importante e nutrita sarà anche la presenza dei giovani di Fridays for Future, già protagonisti alcuni mesi fa con l’occupazione della stessa sede di Veritas, che torneranno a ribadire l’urgenza di una vera transizione ecologica in contrapposizione alle ingannevoli politiche “green” di facciata.

Infine significativa sarà la partecipazione di delegazioni dei comitati padovani mobilitati contro il revamping dell’inceneritore patavino gestito da Hera, e dei movimenti vicentini impegnati sul fronte del grave inquinamento da PFAS. Un modo per significare non solo lo stretto rapporto di collaborazione tra le diverse organizzazioni, ma anche le sempre più chiare connessioni tra gestione delle bonifiche dei territori inquinati e le attuali politiche di potenziamento degli inceneritori per lo smaltimento di fanghi e rifiuti contaminati. Una sinergia che troverà ulteriore conferma il giorno dopo, il 25 aprile a Vicenza, dove il movimento NO PFAS ha organizzato un presidio nei pressi del Tribunale in vista dell’avvio del processo contro l’azienda Miteni e i responsabili del disastro ambientale.

Il programma della manifestazione prevede una serie di interventi sui principali temi a partire dalle ore 10.00; in contemporanea si svolgeranno laboratori per bambini e adulti e sarà possibile approfondire e discutere presso le diverse stazioni; a seguire, al termine della mattinata, la catena umana che circonderà la sede di Veritas.

“In questi mesi difficili condizionati dalle limitazioni anti Covid non siamo stati fermi – dichiarano alcuni esponenti dei comitati – ci siamo concentrati sul ricorso al TAR che andrà ad udienza di merito il 23 giugno, abbiamo approfondito molti aspetti tecnici, dato avvio ad inchieste di cui vedremo i risultati nei prossimi mesi, intrecciato importanti relazioni con altri movimenti e organizzazioni. Ora è il momento di tornare in piazza e lo facciamo non casualmente alla vigilia della Festa della Liberazione; perché il miglior modo di ricordare la fine del nazifascismo e di dare valore alla Costituzione nata dalla Resistenza, è quello di lottare ogni giorno e in ogni dove contro i soprusi, per la difesa della libertà e dei diritti universali, in questo caso per il diritto alla salute, ad un ambiente sano, e a un futuro sicuro per tutti. Invitiamo i cittadini e le cittadine del veneziano a vincere le paure, e a tornare ad essere protagonisti della difesa del proprio territorio partecipando in prima persona alla manifestazione di sabato prossimo”.

I comitati sottolineano che la manifestazione è autorizzata e si svolgerà nel pieno rispetto delle norme anti contagio.

 

Manifestazione promossa da: Comitato Opzione Zero, Medicina Democratica, Assemblea contro il rischio chimico Marghera, Malacaigo, Ambiente Venezia, Ecoistituto Alex Langer, Eddyburg, Cobas autorganizzati Comune di Venezia, Società della cura Venezia, Quartieri in Movimento, Mira 2030, FFF Venezia-Mestre, Forum dell’Aria, Comitato Difesa Ambiente e Territorio Spinea, Marghera libera e pensante, WWF Venezia, Comitato No Grandi Navi, Associazione Valore Ambiente, Associazione APIO onlus, Coordinamento associazioni ambientaliste Mares Mogliano, Associazione Progetto Nascere meglio Mestre, Casa del Popolo Cà Luisa, Movimento Decrescita Felice – circolo di Venezia – PFAS-Land, Comitato 0 PFAS Padova, ISDE Medici per l’Ambiente, Tutta la Città Insieme

 

 

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Sabato 24 aprile dalle ore 9.30-12.00

sede centrale di Veritas via Porto di Cavergnago Mestre

TUTTA LA VERITAS CHE NON SAI

presidio di protesta e proposta

contro l’inceneritore di Fusina

 

La pianura Padana è uno dei posti più inquinati del mondo, e guarda caso una delle aree più colpite dal Covid. Politici e amministratori ci ricordano ogni giorno che (giustamente) la salute viene prima di tutto; in nome della salute i Governi hanno preso decisioni che fino a un anno fa sembravano impossibili. Ma intanto gli stessi continuano con la devastazione e il saccheggio dei territori, con l’autorizzazione di impianti inquinanti.

E’ il caso del nuovo inceneritore di Fusina gestito da Ecoprogetto-Veritas per bruciare rifiuti e fanghi contaminati da PFAS; e autorizzato pochi mesi fa dalla Regione governata dalla Giunta Zaia con il benestare del Sindaco di Venezia Brugnaro e di molti altri Sindaci della zona.

Gli inceneritori sono classificati come impianti insalubri di prima categoria, dunque altamente pericolosi per l’ambiente e per la salute. Dai loro camini e dai loro scarichi escono tonnellate di veleni ogni anno. Inoltre lo smaltimento dei rifiuti negli inceneritori (o nelle discariche) impedisce di attuare l’economia circolare e favorisce il global warming.

La lotta contro l’inceneritore di Fusina è lunga e difficile ma si può vincere. Il 23 giugno è atteso il giudizio del TAR Veneto sul ricorso presentato dai comitati. Il 24 aprile, alla vigilia della Festa della Liberazione, il fronte No Inceneritore Fusina torna ad “assediare” Veritas per riaffermare il diritto alla salute e a un ambiente sano. Un presidio di protesta e proposta articolato in 5 stazioni tematiche che circonderà la sede centrale della società per svelare la vera natura e i rischi del nuovo impianto. Previsti anche alcuni laboratori per bambini e adulti.

Svuoteremo il sacco delle verità nascoste su impatti ambientali e sanitari, gestione del ciclo dei rifiuti, conseguenze per il clima, PFAS, e interessi economici.

In piazza comitati e associazioni da tutto il territorio metropolitano, Friday for Future, genitori, bambini, medici e pediatri, delegazioni di comitati da Padova e Vicenza.

 

La partecipazione non si delega, si pratica!

Vieni al presidio, circondiamo Veritas!

 

Manifestazione promossa da: Comitato Opzione Zero, Medicina Democratica, Assemblea contro il rischio chimico Marghera, Malacaigo, Ambiente Venezia, Ecoistituto Alex Langer, Eddyburg, Cobas autorganizzati Comune di Venezia, Società della cura Venezia, Quartieri in Movimento, Mira 2030, FFF Venezia-Mestre, Forum dell’Aria, Comitato Difesa Ambiente e Territorio Spinea, Marghera libera e pensante, WWF Venezia, Comitato No Grandi Navi, Associazione Valore Ambiente, Associazione APIO onlus, Coordinamento associazioni ambientaliste Mares Mogliano, Associazione nascere meglio Mestre, Casa del Popolo Cà Luisa, Movimento Decrescita Felice – circolo di Venezia – PFAS-Land, Comitato 0 PFAS Padova, ISDE Medici per l’Ambiente

 

N.B.: la partecipazione alle manifestazioni è consentita anche in zona rossa e da fuori Comune. Durante tutta la manifestazione raccomandiamo di indossare la mascherina e di prendere tutte le precauzioni anti contagio

 

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Comunicato stampa coordinamento No Inceneritore Fusina 20 marzo 2021

Biomonitoraggi: chi ha paura della verità?

Da mesi medici, pediatri, associazioni e comitati che si battono contro l’inceneritore di Fusina sostenuti da migliaia di cittadini chiedono con forza a Regione, ULSS e Comuni di impegnarsi concretamente per avviare una campagna di biomonitoraggio nel territorio metropolitano per valutare la presenza di diossine nel latte materno e di metalli pesanti nelle unghie dei bambini; due parametri importanti per determinare il livello di inquinamento di fondo da microinquinanti organici e inorganici nel nostro territorio. Ma ad oggi tutte le strade sembrano sbarrate.

Il 18 marzo durante il Consiglio Comunale di Spinea la maggioranza di centro-destra ha bocciato una mozione presentata dalle opposizioni che chiedeva all’amministrazione di attivarsi anche autonomamente per avviare i biomonitoraggi. Secondo la Sindaca Martina Vesnaver le emergenze sarebbero “ben altre” riferendosi a quella sanitaria causata dal Covid, evidentemente ignorando il fatto che inquinamento ambientale e salute sono strettamente correlati. Ma il rifiuto del Comune di Spinea è solo l’ultimo in ordine di tempo.

Infatti, lo scorso 4 dicembre nel corso di una manifestazione promossa da comitati alla sede della protezione civile a Marghera, gli assessori regionali alla sanità Manuela Lanzarini e all’ambiente Gianpaolo Bottacin avevano promesso un impegno concreto e a breve termine rispetto a questa richiesta; addirittura il Consiglio Regionale nella seduta del 17 dicembre 2020 aveva approvato una mozione che impegna la giunta regionale in tal senso. Promesse e impegni che per ora dalla Giunta Zaia sono rimasti inevasi. Silenzio anche dal Dipartimento di Prevenzione dell’ULSS 3 di Venezia, sollecitata dai comitati con una lettera ufficiale inviata a fine 2020.

L’amministrazione comunale capeggiata dal Sindaco Brugnaro sta facendo anche di peggio: dopo aver rinviato più volte la discussione in consiglio comunale, ora la mozione delle minoranze giace insabbiata nella commissione ambiente.

A Mira la mozione presentata da alcune forze di opposizione andrà in discussione nei prossimi mesi ma non sarà facile ottenere il benestare dalla maggioranza di centro-sinistra, che già si era espressa a favore dell’inceneritore.

“E’ inammissibile che sui biomonitoraggi le amministrazioni e gli enti pubblici continuino a fare orecchie da mercante – attaccano alcuni esponenti del fronte No Inceneritore Fusina – Non voler indagare il livello di accumulo di sostanze tossiche e persistenti come diossine, metalli e PFAS nella popolazione, e in particolare in quella infantile, costituisce un’omissione grave e colpevole. Una scelta chiaramente dettata dal timore di riscontrare livelli elevati di contaminazione che a quel punto metterebbero in discussione scelte pericolose e sbagliate come quella di aver dato il via libera al nuovo inceneritore di Veritas. Eppure amministratori e politicanti di ogni risma si sgolano ogni giorno a ripetere che la salute viene prima di tutto. Ma se la salute è una priorità questa vale sempre e non solo quando si parla di Covid, di vaccini e di norme restrittive. Ad oggi le uniche esperienze di biomonitraggio sono state promosse dal basso e di tasca propria da comitati e associazioni come a Forlì, a Torino, Monselice e Maniago; e tutte le volte i risultati delle analisi sul vivente hanno dimostrato come in realtà l’inquinamento ambientale sia ben più grave di quanto ci viene raccontato, soprattutto nei dintorni di impianti velenosi come gli inceneritori. Riteniamo che sia un dovere inderogabile delle istituzioni indagare lo stato di salute della popolazione e attuare scelte conseguenti a tutela delle persone. Ma se non vedremo fatti concreti a breve, siamo pronti a tornare in piazza e se serve ad attivarci autonomamente”.

 

Comitato Opzione Zero, Medicina Democratica, Assemblea contro il rischio chimico Marghera, Malacaigo, Ambiente Venezia, Ecoistituto Alex Langer, Eddyburg, Cobas autorganizzati Comune di Venezia, Società della cura Venezia, Quartieri in Movimento, Mira 2030, FFF Venezia-Mestre, Forum dell’Aria, Comitato Difesa Ambiente e Territorio Spinea, Marghera libera e pensante, WWF Venezia, Comitato No Grandi Navi, Associazione Valore Ambiente, Associazione APIO onlus, Coordinamento associazioni ambientaliste Mares Mogliano, Associazione nascere meglio Mestre, Casa del Popolo Cà Luisa, Movimento Decrescita Felice – circolo di Venezia

 

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Comunicato stampa Opzione Zero 13 febbraio 2021

“Veneto City: ora dare avvio alla riconversione ecologica”

Veneto City era un pezzo di un disegno più ampio che avrebbe sfigurato il territorio.

La vera occasione non è di trovare l’ennesimo progetto speculativo da approvare senza confronto con la cittadinanza

Ora stop all’inceneritore e via alla riconversione ecologica dei territori. A Roncoduro proposta per un grande Bosco di Pianura.

L’archiviazione di Veneto City dimostra una volta di più la natura tutta speculativa di un progetto che fin dall’inizio abbiamo denunciato e contrastato duramente. Faceva parte di tutti quei progetti che avevano come unico obiettivo di sfigurare la Riviera del Brenta in nome di uno sviluppo economico di cui già oggi cominciamo a pagare il prezzo.

Ora si torna ai vecchi piani norma, alla vecchia programmazione del PRG dove erano individuati sia terreni ad uso artigianale che terreni ad uso agricolo. “Bene ha fatto l’amministrazione di Dolo a deliberare per la rescissione dell’accordo di programma e speriamo proceda quanto prima anche l’amministrazione di Pianiga– afferma il Comitato Opzione Zero – anche se con un po’ di coraggio in più questa scelta si sarebbe potuta fare 5 anni prima. Infatti poco dopo l’insediamento della Giunta Polo avevamo ottenuto un incontro con l’amministrazione per spiegare come l’accordo fosse già allora annullabile a causa del non rispetto delle clausole da parte del proponente; ad esempio per quanto riguarda l’incompletezza della documentazione progettuale, la mancata realizzazione delle opere pubbliche, il mancato versamento di parte degli oneri pattuiti. Comunque meglio tardi che mai. Ora attendiamo di verificare bene tutti i passaggi formali, e poi valuteremo quale decisione prendere in merito al ricorso al TAR. Il dibattimento è previsto nei prossimi mesi, e per ora lo manteniamo attivo”.

La vera occasione ora non è quella di dare spazio all’ennesimo progetto speculativo da approvare senza confronto con la cittadinanza in fretta e furia come è stato fatto con Veneto City. E’ comunque scioccante pensare che la pianificazione a cui si continua a fare riferimento sia quella del 1999. In più di vent’anni la situazione è decisamente cambiata e non è possibile continuare a pensare ad uno sviluppo insostenibile dal punto di vista ambientale e sociale.

Si tratta di ripensare ad un altro modello di pianificazione che metta davvero fine al consumo di suolo, alla devastazione ambientale, agli impianti nocivi: “Dobbiamo ripartire dalla riconversione ecologica delle produzioni e dei territori, la crisi climatica e ambientale ce lo impongono – concludono gli esponenti del comitato – Quella vasta zona della Riviera del Brenta potrebbe diventare per esempio un grande bosco di pianura a compensazione della cementificazione e del disordine urbanistico operati in questi anni. Ma nelle aree già compromesse o abbandonate potrebbero trovare spazio anche filiere di recupero dei rifiuti, la vera alternativa all’inceneritore di Veritas, un ecomostro pericolosissimo figlio della stessa logica che ha partorito Veneto City”.

 

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Comunicato stampa congiunto 30 gennaio 2021

Inceneritore Fusina: il TAR Veneto accoglie l’istanza cautelare, nessuna sospensiva immediata dell’autorizzazione, ma sentenza di merito a giugno

Nel tardo pomeriggio di ieri è stata resa nota l’Ordinanza del TAR Veneto in merito alla richiesta dei comitati di sospendere l’autorizzazione dell’inceneritore di Fusina in attesa della decisione finale che potrà accogliere o respingere il ricorso depositato a dicembre dagli ambientalisti.

Il provvedimento dei giudici amministrativi accoglie l’istanza cautelare dei comitati motivata dalla necessità di limitare i rischi per l’ambiente e per la salute dei cittadini. Questo accoglimento non si traduce però nel blocco dell’unico forno attualmente esistente e funzionante (la linea 1), bensì nella fissazione a brevissima scadenza (il 23 giugno) dell’udienza di merito, cioè dell’udienza nella quale si deciderà con una sentenza se l’impianto potrà andare avanti o se sarà azzerato.

Per i comitati e le associazioni del fronte No Inceneritore Fusina si tratta di un primo risultato positivo: “Questa vicenda rischiava di trascinarsi per anni, invece la scelta di andare a dibattimento in tempi così rapidi, inconsueti per questo tipo di procedimenti, non lascia spazio a chi come Veritas pensava di approfittare delle lungaggini burocratiche tipiche del sistema italiano per avvantaggiarsi sul piano operativo affrettando la realizzazione delle linee 2 e 3. L’ordinanza chiarisce anche come le questioni poste dai comitati sono tutt’altro che pretestuose o propagandistiche come affermano le controparti, ma anzi sono talmente fondate e articolate da richiedere un adeguato approfondimento tecnico. Infine è significativo che finalmente venga riconosciuta la presenza dei PFAS nei fanghi di depurazione civile e non solo nei percolati di discarica, una questione che abbiamo posto da mesi e dimostrato in sede di ricorso con analisi alla mano, nonostante la Regione Veneto abbia volutamente ignorato il problema”.

Comprendiamo, anche se non risponde pienamente alle nostre aspettative, la motivazione con la quale il giudice del TAR, nell’accogliere – e sottolineiamo ACCOGLIERE – la nostra istanza cautelare, ha deciso di non sospendere immediatamente la funzionalità della linea 1 ma di rinviare al prossimo 23 giugno la decisione di merito, nella quale riponiamo la massima fiducia e aspettativa. Questo non vuol dire che rimarremo fermi in questi quattro mesi ad aspettare la sentenza. Se anche fosse vero (ma così non è) che fermare la linea 1 comprometterebbe il sistema di gestione dei rifiuti del bacino veneziano, è invece evidente ormai a tutti come il livello di inquinamento ambientale a cui siamo arrivati, e in modo particolare nell’area padana, è tale da richiedere una radicale e immediata inversione delle politiche di gestione dei rifiuti (e più in generale di tutte le attività produttive e dei servizi), perché non ci sono più margini di tolleranza per ulteriori incrementi delle emissioni in atmosfera. L’attuale situazione determina già oggi gravi conseguenze sulla salute dei cittadini in termini di numero di morti premature e di incidenza di gravi malattie, Covid-19 compreso. Basti pensare che la linea 1 da sola emette in un anno una quantità di polveri sottili pari a quella emessa da oltre 197.000 caldaie domestiche. Per non parlare dall’incenerimento di rifiuti contenenti PFAS, che come è stato documentato nelle relazioni allegate al ricorso, e come riconosciuto anche dal Comitato Tecnico regionale per la valutazione di impatto ambientale, rischia di aumentare la diffusione di queste sostanze altamente tossiche nel suolo e nelle acque. Le alternative concrete ci sono, le normative comunitarie impongono di adottarle adesso; in un momento come quello attuale drammatico ma allo stesso tempo ricco come non mai di opportunità, ci sono anche le risorse economiche e le tecnologie per metterle in atto.

Al contrario, puntare strategicamente sull’incenerimento, investendo milioni di euro, significa continuare ad aumentare le emissioni velenose per i prossimi decenni, una scelta insensata e da irresponsabili che risponde solo alle logiche di profitto di chi gestisce gli impianti di smaltimento.

Per i comitati la battaglia contro l’inceneritore di Fusina rimane lunga e difficile, e tante sono le iniziative da mettere in campo: sul piano giuridico, della mobilitazione e della continua sensibilizzazione della popolazione, ma anche dell’inchiesta e della elaborazione delle concrete soluzioni alternative alle politiche ormai totalmente insostenibili portate avanti dalla Regione e da Veritas/Ecoprogetto. L’ordinanza cautelare del TAR rappresenta una spinta importante ad andare avanti con ancora più determinazione.

 

Comitato Opzione Zero, Medicina Democratica, Assemblea contro il rischio chimico Marghera, Malacaigo, Ambiente Venezia, Ecoistituto Alex Langer, Eddyburg, Cobas autorganizzati Comune di Venezia, Laboratorio Venezia, Quartieri in Movimento, Mira 2030, FFF Venezia-Mestre, Forum dell’Aria, Comitato Difesa Ambiente e Territorio Spinea, Marghera libera e pensante, WWF Venezia, Comitato No Grandi Navi, Associazione Valore Ambiente, Associazione APIO onlus , Coordinamento associazioni ambientaliste Mares Mogliano, Associazione Progetto Nascere meglio Mestre, Casa del Popolo Cà Luisa, Extinction Rebellion Venezia

 

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Comunicato stampa congiunto 15 gennaio 2021

Rifiuti: bollette più care per le scelte sbagliate di Veritas

Veritas accusa i comitati di essere responsabili dell’aumento delle bollette dei rifiuti a causa delle proteste contro il nuovo impianto di Fusina. Pronta la replica del fronte No Inceneritore: “Si tratta di dichiarazioni evidentemente risibili che denotano un certo nervosismo della dirigenza di Veritas dopo il deposito del nostro ricorso al TAR e dopo l’importante presa di posizione di Italia Nostra.

I veri motivi dell’aumento della TARI sono da ricercarsi nelle scelte industriali sbagliate e senza visione fatte in questi anni da Veritas su mandato dei Comuni soci, nella scarsa innovazione dei processi produttivi e probabilmente anche in una gestione poco attenta dei costi generali del servizio”.

Particolarmente grave per i comitati la decisione di puntare sulla produzione di CSS e in definitiva sull’incenerimento:

“La scelta strategica di produrre Combustibile Solido Secondario (CSS) dal rifiuto residuo per poi bruciarlo nella centrale a carbone di Enel era erronea già in partenza non solo per motivi ambientali, ma anche per ragioni economiche. L’accordo raggiunto con Enel nel 2007 e poi rinnovato nel 2013 stava in piedi solo grazie agli incentivi economici erogati dallo Stato (i cosiddetti “certificati verdi”), dunque in definitiva dai contribuenti. Quell’accordo inoltre non teneva in considerazione il già conclamato problema dei cambiamenti climatici che presto o tardi avrebbe potuto portare alla messa in discussione della produzione di energia da carbone. Ora, con la chiusura della centrale e il venir meno del “doping” dei certificati verdi il “castello” economico costruito intorno all’impianto di Ecoprogetto rischia di crollare. Del resto se il tanto decantato CSS fosse un combustibile così pregiato e conveniente, questo sarebbe sostenuto da una domanda di mercato che invece non c’è. Infatti ci troviamo nella situazione unica e paradossale in cui un produttore di “combustibile” per piazzare la sua merce è costretto a pagare gli acquirenti affinché lo ricevano e lo smaltiscano.

A fronte di questa situazione, con il nuovo impianto, Veritas continua a puntare sul CSS aumentando la produzione, e sull’incenerimento finalizzato alla generazione di energia elettrica “incentivata”, invece che su riduzione dei rifiuti, riciclo e energie rinnovabili pulite. Una scelta evidentemente assurda, senza futuro ed estremamente pericolosa i cui costi economici, ambientali e sanitari vengono già oggi scaricati sui cittadini. D’altra parte è ormai chiaro che l’investimento di circa 100 milioni di euro necessari per la realizzazione degli interventi proposti e autorizzati non sarà coperto con anticipo di capitale proprio (di Veritas o dei soci privati), ma tramite finanziamenti bancari e comunque attraverso il rincaro delle bollette.

Per mesi abbiamo chiesto di fermare l’iter di approvazione dell’inceneritore per discutere in modo approfondito su come ridurre la produzione dei rifiuti, migliorare la raccolta differenziata a Venezia e in molti Comuni dell’area metropolitana, per ragionare sulle alternative tecnologiche che consentono il recupero di materia anche dalle frazioni di rifiuto più difficili, in modo da chiudere davvero il ciclo dei rifiuti. La stessa Comunità Europea, con le nuove Direttive in materia di economia circolare (di recente recepite a livello nazionale), impone ai Paesi membri di svoltare con decisione verso questo obiettivo escludendo dal concetto di recupero l’incenerimento, che viene invece equiparato allo smaltimento in discarica; e ciò indipendentemente dal fatto che il calore prodotto in fase di combustione sia utilizzato o meno per la produzione di energia.

Regione, Comuni e Veritas hanno scelto di andare nella direzione diametralmente opposta, ora ciascuno deve assumersi la propria responsabilità di fronte alla comunità. Per parte nostra continueremo ad esercitare i nostri diritti di liberi cittadini, a smascherare le fandonie, e a difenderci dalla minaccia di questo ecomostro con tutti i mezzi a disposizione”.

Comitato Opzione Zero, Medicina Democratica, Assemblea contro il rischio chimico Marghera, Malacaigo, Ambiente Venezia, Ecoistituto Alex Langer, Eddyburg, Cobas autorganizzati Comune di Venezia, Laboratorio Venezia, Quartieri in Movimento, Mira 2030, FFF Venezia-Mestre, Forum dell’Aria, Comitato Difesa Ambiente e Territorio Spinea, Marghera libera e pensante, WWF Venezia, Comitato No Grandi Navi, Associazione Valore Ambiente, Associazione APIO onlus, Coordinamento associazioni ambientaliste Mares Mogliano, Associazione Progetto Nascere meglio Mestre, Società della Cura Venezia, Casa del Popolo Cà Luisa, PFAS Land, Extiction Rebellion Venezia

 

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Comunicato stampa congiunto 5 gennaio 2021

Depositato ricorso al TAR contro l’inceneritore di Fusina

Dopo mesi di iniziative e di appelli inascoltati alle Autorità regionali e nazionali, come promesso i comitati e le associazioni del fronte NO Inceneritore si sono rivolti alla magistratura del TAR del Veneto per chiedere l’annullamento dei provvedimenti regionali che hanno autorizzato l’avvio del nuovo e contestato impianto di Veritas – Ecoprogetto. Il ricorso è stato notificato il 28 dicembre 2020 e successivamente depositato al TAR. L’istanza è densa di motivazioni, e corredata da decine di documenti tecnici e scientifici tra cui anche quattro importanti relazioni, due delle quali firmate dall’ex Dirigente ARPAV Ing. Franco Rigosi, una dal Presidente nazionale dell’ISDE (Medici per l’Ambiente) Dr. Agostino Di Ciaula, e una dal naturalista Dott. Luca Giunti.

“L’elaborazione del ricorso è stato un processo difficile e impegnativo – affermano alcuni esponenti dei comitati – sia per la complessità dell’argomento, sia per l’incredibile confusione creata da Ecoprogetto in fase istruttoria e avvallata dalla Regione Veneto. Il lavoro è il frutto di mesi di analisi e ricerche da parte dei legali, di attivisti esperti dei comitati supportati da tecnici, anche di fuori regione, che hanno condiviso la causa e messo a disposizione la loro autorevole professionalità a titolo gratuito. Riteniamo fondate le argomentazioni esposte, e sono svariati i punti di contestazione a partire da numerose violazioni di norme nazionali ed europee in materia di tutela ambientale e di economia circolare, nonché questioni più specifiche come ad esempio il problema dell’incenerimento dei fanghi di depurazione civile contaminati da PFAS). Ora il progetto e l’operato delle Amministrazioni sarà valutato dal TAR presso il quale è stata avanzata anche la richiesta di una sospensiva in attesa del giudizio di merito”

“Gli approfondimenti svolti in questi mesi ci hanno convinto ancora di più del fatto che questo progetto è estremamente pericoloso per la salute e per l’ambiente – proseguono i comitati – ci preoccupano in particolare le reali potenzialità dell’impianto e la volontà sempre più evidente di fare di questo inceneritore uno dei più importanti centri di smaltimento dei fanghi a livello regionale, probabilmente insieme all’inceneritore di Padova oggetto anche questo di revamping. Ci preoccupano però anche l’ambiguità e il pressapochismo con cui è stato gestito tutto l’iter procedurale, perché se questi sono i presupposti, le garanzie su una futura gestione trasparente e corretta dell’impianto sono molto dubbie”.

Il ricorso vero e proprio è firmato da alcune associazioni come Medicina Democratica, il Comitato Opzione Zero, l’Associazione Progetto Nascere Meglio di Mestre, oltre che da alcuni residenti della zona di Malcontenta. Esso tuttavia è sostenuto da tutte le organizzazioni del vasto fronte che si oppone al progetto e da tantissimi cittadini che in questi mesi si sono mobilitati e hanno appoggiato le iniziative dei comitati.

Il coordinamento No Inceneritore lancia infine un appello: “Il ricorso depositato rappresenta una tappa importante nella lotta per fermare l’ecomostro di Veritas, ma questo da solo non basta, è necessario continuare con le mobilitazioni, con la elaborazione di proposte alternative, e con il lavoro di inchiesta per smascherare gli interessi e i poteri che stanno dietro a questa operazione. Le difficoltà causate dal Covid sono pesanti, ma chiediamo ugualmente ai cittadini del territorio metropolitano di continuare a seguirci anche tramite la pagina facebook e il canale instagram dedicati, perché del resto la crisi ecologica che ha scatenato la pandemia è precisamente il risultato di questo modello di “sviluppo”. Soprattutto chiediamo loro di partecipare alle iniziative e di sostenerci anche economicamente perché le spese sono ingenti. Per contribuire al ricorso è possibile fare fin da subito un versamento sul cc intestato a Opzione Zero con causale “ricorso TAR no inceneritore Fusina” (IBAN IT 64L0359901899050188525842); sarà attivata inoltre una piattaforma specifica per le donazioni”.

 

Comitato Opzione Zero, Medicina Democratica, Assemblea contro il Rischio Chimico Marghera, Malacaigo, Ambiente Venezia, Ecoistituto Alex Langer, Eddyburg, Cobas autorganizzati Comune di Venezia, Società della Cura Venezia, Quartieri in Movimento, Mira 2030, FFF Venezia-Mestre, Forum dell’Aria, Comitato Difesa Ambiente e Territorio Spinea, Marghera Libera e Pensante, WWF Venezia, Comitato No Grandi Navi, Associazione Valore Ambiente, Associazione APIO Onlus , Coordinamento associazioni ambientaliste Mares Mogliano, Associazione Progetto Nascere Meglio Mestre, Casa del Popolo Cà Luisa, Extinction Rebbellion Venezia

 


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L’autorizzazione della Regione non ci ferma, la battaglia per bloccare l’inceneritore prosegue!!

Inoltriamo qui di seguito il comunicato stampa di oggi. Qui il link per vedere il servizio del TGR riguardante l’appello di oltre 60 medici e pediatri:

https://www.facebook.com/NoInceneritoreFusina/videos/939471219915438

E’ attiva la nuova pagina facebook: ogni giorno informazioni sulla vertenza, sul tema dei rifiuti del clima e della tutela dell’ambiente. Metti “mi piace” e aiutaci a diffondere i contenuti: https://www.facebook.com/NoInceneritoreFusina

 

 

Comunicato Stampa Congiunto 24 novembre 2020

Comitati denunciano: fanghi bruciati subito nell’inceneritore di Fusina

Fanghi contaminati da PFAS bruciati subito nell’inceneritore: 8000t nella linea L1, altrettanti nella linea L2

Si sgretolano fin da subito le promesse propagandistiche di Veritas, della Regione e dei Sindaci.

L’incenerimento dei fanghi è il vero business di questo impianto.

Comitati pronti a denunce e diffide per chi minaccia la salute dei cittadini.

“Fanghi contaminati da PFAS e da altre sostanze tossiche subito nel forno L1. Altro che principio di precauzione, qui si sperimenta sulla pelle delle persone. L’inceneritore di Fusina deve ancora partire ma il castello di fandonie costruito da Veritas e soci sull’assenza di rischi per la salute e sulla presunta eco-compatibilità dell’impianto si sta già sgretolando” questa la denuncia secca dei comitati e delle associazioni No Inceneritore a pochi giorni dalla pubblicazione dell’autorizzazione finale rilasciata dalla Regione Veneto.

Il Provvedimento autorizzativo unico regionale (PAUR), pubblicato nel bollettino ufficiale il 6 novembre scorso, parla infatti chiaro: oltre al CSS e ai rifiuti legnosi, nella linea L1 potranno essere bruciate 8000 ton/anno di fanghi di depurazione, e altrettanti nella linea L2 appena sarà pronta. Ma non basta, perché i fanghi, essendo rifiuti speciali, potranno arrivare anche da fuori Regione.

La decisione contenuta nel provvedimento smentisce nei fatti le promesse fatte dall’assessore regionale Gianpaolo Bottacin, il quale a luglio di quest’anno aveva dichiarato pubblicamente il blocco della linea L3 (in realtà solo posticipata), quella che da progetto sarebbe dedicata al trattamento ed essiccamento dei fanghi e dei percolati di discarica. La sospensione della Linea L3 era stata giustificata in pompa magna proprio per il fatto che l’incenerimento dei fanghi contenenti PFAS “è un’operazione che dovrà essere effettuata con tecnologie preventivamente validate dalla comunità scientifica nazionale” (comunicato nr. 1034/220 della Regione Veneto).

La questione era già stata posta dai comitati con le osservazioni allo Studio di Impatto Ambientale, evidenziando- documenti scientifici alla mano – come i famigerati PFAS siano sostanze molto pericolose per la salute e per l’ambiente, difficilmente scomponibili anche a temperature ben più elevate di quelle raggiunte negli inceneritori.

Gli approfondimenti svolti dai comitati fanno emergere chiaramente come il vero core-business dell’impianto di Veritas sia proprio l’incenerimento dei fanghi contaminati dai PFAS, un problema particolarmente grave in Veneto a causa dell’inquinamento di acque e suoli nei territori del vicentino, del padovano e del veronese provocato dall’azienda Miteni. In effetti, questo proposito risulta evidente non solo dalla lettura approfondita della documentazione progettuale, ma anche da dichiarazioni ufficiali rilasciate sia dal Presidente che dal Direttore di Veritas. Del resto, è un fatto che Veritas fa parte integrante di Vivereacqua, il consorzio dei gestori idrici del Veneto, che, come il Commissario delegato per l’emergenza PFAS, ha già espresso l’intenzione di risolvere il problema dei fanghi inquinati tramite incenerimento.

A pochi giorni dall’appello a fermare l’inceneritore e ad avviare i biomonitoraggi inviata da oltre 60 medici e pediatri al Presidente Zaia, il suo silenzio è un segno inequivocabile del reale livello di attenzione per la salute dei cittadini da parte della Regione Veneto, della maggior parte dei Sindaci metropolitani, e dei proponenti.

Pronta la reazione del fronte No Inceneritore: “Diffidiamo pubblicamente la Regione, Ecoprogetto Venezia e i Sindaci metropolitani a non avviare l’impianto e a non bruciare i fanghi. Chiediamo al Ministro dell’Ambiente di intervenire immediatamente e di adottare gli opportuni provvedimenti mantenendo fede agli impegni presi proprio sul tema dell’incenerimento dei fanghi. Quanto al bando pubblicato da Veritas per la realizzazione della linea L2, avvisiamo le ditte intenzionate a partecipare che riterremo responsabile anche chi assumerà l’incarico di costruire il nuovo forno. Agiremo in tutte le sedi legali per tutelare la salute del cittadini”.

 

Comitato Opzione Zero, Medicina Democratica, Assemblea contro il rischio chimico Marghera, Malacaigo, Ambiente Venezia, Ecoistituto Alex Langer, Eddyburg, Cobas autorganizzati Comune di Venezia, Laboratorio Venezia, Quartieri in Movimento, Mira 2030, FFF Venezia-Mestre, Forum dell’Aria, Comitato Difesa Ambiente e Territorio Spinea, Marghera libera e pensante, WWF Venezia, Comitato No Grandi Navi, Valore Ambiente Mirano, Associazione APIO onlus, Coordinamento associazioni ambientaliste Mares Mogliano, Casa del Popolo Cà Luisa, Eddyburg, Associazione nascere meglio Mestre

 

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SECONDO APPELLO DEI PEDIATRI

Tre mesi fa come pediatri di Venezia, Mestre e Comuni limitrofi abbiamo rivolto alle Autorità Competenti un appello perché fosse fermato l’iter di approvazione per la messa in funzione a Fusina di tre inceneritori, dotati di una capacità molto superiore alle esigenze del nostro territorio. E questo in un momento in cui tutte le Nazioni cercano ed utilizzano vie alternative per lo smaltimento dei rifiuti, proprio perché sono noti gli effetti inquinanti della combustione (vedi Direttive U.E. 2008). Il principio di PRECAUZIONE, presente nella Dichiarazione di Rio del 1992 e ratificato dall’Unione Europea, si applica fino a quando il rischio di effetti negativi su ambiente e salute non possa essere escluso con certezza scientifica. Al momento gli studi sugli inceneritori di nuova generazione sono insufficienti, e comunque evidenziano già che al fine di ridurre le emissioni, le temperature devono essere più elevate, liberando particelle più piccole e quindi più pericolose. E quello che sappiamo con certezza è che i POPS (inquinanti persistenti non biodegradabili) prodotti dall’incenerimento vengono trasportati nell’aria anche molto lontano, vengono introdotti nel corpo umano con il respiro, l’acqua e il cibo, e una volta entrati vengono smaltiti dopo anni, e a volte mai. L’assorbimento comincia per il bambino già nel ventre materno, e prosegue dopo la nascita ed oltre l’adolescenza, con effetti tanto più devastanti quanto più l’organismo è in via di sviluppo. Infatti tra i molti EFFETTI NOCIVI ci sono quelli sul sistema nervoso, sul sistema endocrino (agiscono come ormoni, ingannando gli organi), sull’albero respiratorio ancora in formazione e in generale su tutte le cellule, creando le condizioni per i tumori che si svilupperanno nell’età adulta. Si calcola che il 25% degli adulti e il 33% dei bambini sotto i 5 anni sia affetto da patologie riconducibili a fattori ambientali, mentre 1 decesso ogni 4 viene attribuito al vivere o lavorare in ambiente malsano (dati del G7 Ambiente del 2017). Sappiamo che un’associazione locale di genitori, sostenuta da oltre 1000 firme, da tempo chiede invano che vengano eseguiti due BIOMONITORAGGI di facile realizzazione e di basso costo, per i quali sono già disponibili sia i volontari sia i laboratori attrezzati per l’esecuzione. Si tratta di verificare la presenza di diossina nel latte materno e di metalli pesanti nelle unghie dei bambini (come fatto recentemente per l’inceneritore di Forlì).

Questi dati sono indici sensibili del livello di inquinamento di un territorio ed è imprescindibile conoscerli prima di affrontare un nuovo possibile impatto ambientale.

Il 26/5/2020 più di 350 Organizzazioni di 90 paesi, che rappresentano OLTRE 40 MILIONI DI SANITARI di tutto il mondo, hanno inviato un appello ai leaders del G20 (tra cui il nostro ministro Conte) chiedendo che medici e scienziati, come erano stati ascoltati per l’emergenza COVID, fossero ora seguiti per l’emergenza di clima e inquinamento. La lettera dice che abbiamo affrontato l’epidemia con corpi già indeboliti dall’inquinamento e invita i governi ad un drastico cambio di rotta, citando espressamente gli inceneritori come causa di morte e malattia. Questo appello mondiale è stato firmato anche dalla FNOMCeO, la federazione che rappresenta TUTTI i medici italiani.

Ma nonostante le preoccupazioni espresse a livello mondiale l’iter per gli inceneritori procede inesorabilmente, in pieno agosto, verso l’approvazione.

Quindi come pediatri e medici sentiamo che il nostro dovere deontologico è avvertire la popolazione di quanto sta accadendo, e invitarla a porsi le nostre DOMANDE :

Perché questa fretta?

Perché si ignora il principio che la salute deve essere la priorità di qualsiasi amministrazione?

Perché si progettano impianti super-potenti, se si afferma di non volerli utilizzare?

Perché non si ascoltano proposte alternative, già applicate nel resto d’Europa?

Perché non vengono fatti i semplici biomonitoraggi chiesti dalle famiglie?

Cosa si teme di scoprire?

Invitiamo nonni e genitori, mentre guardano i loro bambini correre felici e inconsapevoli, a decidere di difendere la loro salute, attuale e futura.

 

PEDIATRI CHE ADERISCONO ALL’APPELLO 

Angela Barachino
Francesca Beccaro
Marina Beneforti
Silvia Callegaro
Camilla Caprioglio
Cinzia Cecchinato
Loredana Cosmo
Sandra Cozzani
Mario Cutrone
Cinzia Dario
Dania El Mazloum
Enrico Ferrara
Silvia Girotto
Lucia Magagnato
Lidia Marchesini
Maria Gabriella Medico
Paolo Monetti
Giovanni Montesanto
Silvia Palatron
Maria Pellosio
Caterina Pelloso
Giovanni Battista Pozzan
Paolo Regini
Maria Scalzone
Andrea Schiavon
Flavio Semenzato
Annarosa Tessari
Vittorio Urbani
Francesco Vidal

 

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Comunicato stampa congiunto 12 agosto 2020

Inceneritore: decisione nefanda in stile prima Repubblica

 

Come da copione e nella peggiore tradizione da prima repubblica l’autorizzazione arriva a ferragosto.

Comitati pronti alla mobilitazione e al blocco dei camion in autunno.

La scelta di bruciare rifiuti conviene solo a Veritas e ai suoi soci privati Bioman e Agrilux.

La decisione è tutta politica e trasversale, Lega e PD i maggiori responsabili.

Il rinvio della terza linea è solo un tatticismo, ma i fanghi potranno essere bruciati fin da subito nelle linee L1 e L2.

Il progetto rimane sostanzialmente invariato con tutto il suo carico di veleni.

Continua la campagna dei lenzuoli “Andrà tutto in fumo”. Al via anche la sottoscrizione per il ricorso al TAR.

 

Veritas, i Sindaci e tutti gli sponsor politici dell’inceneritore di Fusina sostengono che questo impianto sarà all’avanguardia della tecnica, addirittura migliorerà l’ambiente e non sarà rischioso per la salute. Eppure, invece che farsene un vanto in campagna elettorale, continuano a far di tutto per nasconderlo sotto il tappeto. La riprova è l’autorizzazione finale data ieri dalla Conferenza dei Servizi, con in testa Regione, Comune di Venezia e Città Metropolitana: proprio a ferragosto quando si pensa che la maggior parte delle persone sia in vacanza o distratta. “Ce lo aspettavamo e stavamo monitorando la situazione –affermano i comitati – del resto tutta questa vicenda per come si delinea e per come è stata portata avanti è all’altezza delle peggiori porcate da “prima Repubblica”. La nostra lotta ora entra nel vivo: ci prepariamo ad una grande mobilitazione in autunno e siamo pronti a bloccare i camion in ingresso all’impianto. Non possiamo permettere che ci avvelenino in questo modo”.

Per il fronte ambientalista contrario al progetto la decisione è gravissima ed è tutta politica: “La gestione dei rifiuti è un falso problema. Questo progetto è nato e pensato per soddisfare interessi economici molto forti sulla pelle dei cittadini; ed è frutto di precise scelte politiche compiute da quei partiti e da quegli amministratori che hanno scelto convintamente questa strada, rifiutando il confronto con i cittadini e con i comitati che fin da subito hanno proposto alternative più sostenibili, rapide e vantaggiose. La riprova di questo atteggiamento l’abbiamo avuto poche settimane fa, quando di fronte alla pressante richiesta di migliaia di genitori e di molte associazioni di avviare subito e prima dell’avvio dell’inceneritore un biomonitoraggio sulla presenza di diossine nel latte materno e di metalli pesanti sulle unghie dei bambini, la politica è rimasta quasi completamente in silenzio per paura di doversi confrontare una volta di più con dati che comprovano il grave stato di inquinamento generalizzato in cui versa il nostro territorio”.

L’inceneritore ha dunque dei nomi e dei cognomi, affermano gli ambientalisti: “Si chiamano Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, sostenitori della Giunta regionale il cui loquace presidente Luca Zaia si appresta a firmare il decreto finale senza nemmeno dire una parola. Ma si chiamano anche Partito Democratico, che con i suoi consiglieri regionali e con molti dei suoi Sindaci è stato fin da subito tra i tifosi più sfegatati dell’inceneritore, insieme al Sindaco fuksia di Venezia Luigi Brugnaro. Non va dimenticato nemmeno il Governo Conte (targato PD-M5S e Italia Viva), che con il Ministro dell’ambiente Sergio Costa avrebbe potuto e dovuto avocare a sé la valutazione di impatto ambientale e invece ha scelto di fare come Ponzio Pilato, tralasciando tra l’altro di rispondere alle richieste di incontro fatte dai comitati. Viste le imminenti elezioni regionali e comunali, il nostro appello è quello di non votare per chi, a vario titolo, si è reso responsabile di questo scempio”.

Sugli aspetti tecnici i comitati attendono di valutare attentamente l’autorizzazione unica, e in particolare quanto emergerà dall’autorizzazione integrata ambientale: “In ogni caso ribadiamo che il progetto rimane sostanzialmente quello proposto inizialmente, con tutto il suo carico di fumi velenosi, acque contaminate, e scorie tossiche da smaltire in discariche speciali. Quanto alla terza linea, si tratta solo di un posticipo, per altro già previsto dal cronoprogramma di Veritas, ma a quanto pare i fanghi saranno bruciati fin da subito nella linea L1 e poi a seguire nella linea L2. Questo è quanto si evince dalla documentazione ufficiale presentata fuori tempo massimo da Ecoprogetto con le integrazioni del 5 maggio (Allegato 5) ma che tutti si guardano bene dal rendere noto”.

Sul piano della mobilitazione sono molte le azioni messe in cantiere da associazioni e comitati: “Questa vertenza sarà lunga e difficile, ma siamo fiduciosi di riuscire a bloccare l’ecomostro. Stiamo già lavorando al ricorso al TAR, che sarà molto corposo e per il quale è già aperta la raccolta fondi (tramite bonifico su IBAN IT64L0359901899050188525842 intestato a Opzione Zero, causale “ricorso TAR inceneritore Fusina”) e insistiamo nel richiedere i biomonitoraggi. Ma ci stiamo preparando anche a forti azioni di protesta e di mobilitazione in autunno, e alla campagna di boicottaggio contro Veritas. Nel frattempo chiediamo ai cittadini contrari all’inceneritore ad aderire alla campagna “Andrà tutto in fumo” esponendo le lenzuola dai balconi (prenotabili via mail scrivendo a noinceneritorefusina@gmail.com). Infine, per chi non lo ha ancora fatto, è importante firmare la petizione (on line su change.orgoppure su carta contattando i comitati del territorio).

 

Comitato Opzione Zero, Medicina Democratica, Assemblea contro il rischio chimico Marghera, Malacaigo, Ambiente Venezia, Ecoistituto Alex Langer, Eddyburg, Cobas autorganizzati Comune di Venezia, Laboratorio Venezia, Quartieri in Movimento, Mira 2030, FFF Venezia-Mestre, Forum dell’Aria, Comitato Difesa Ambiente e Territorio Spinea, Marghera libera e pensante, WWF Venezia, Comitato No Grandi Navi, Associazione Valore Ambiente, Associazione APIO onlus , Coordinamento associazioni ambientaliste Mares Mogliano, Associazione nascere meglio Mestre, Casa del Popolo Cà Luisa

 

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